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La ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina
Al Museo Bilotti, una rilettura del percorso dell’artista a partire dall’opera di Land Art più grande al mondo. A cura di Massimo Recalcati
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Alberto Burri, chiamato a realizzare un intervento per la
ricostruzione del paese distrutto dal terremoto nella Valle del Belice del 1968, decide di
intervenire sulle macerie della città di Gibellina, creando l’opera di Land Art più grande al
mondo. Le ricopre di un sudario bianco, di un’enorme gettata di cemento che ingloba i
resti e riveste, in parte ricalcandola, la planimetria della vecchia Gibellina.
La mostra, al Museo Carlo Bilotti dal 23 marzo al 9 giugno 2019, è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali. Curato da Massimo Recalcati con il coordinamento scientifico di Alessandro
Sarteanesi, prodotto e realizzato da Magonza editore, il progetto espositivo itinerante La
ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina, partendo da questo
grande intervento, risale il percorso dell'artista con una selezione di lavori esemplari, letti
in relazione alla poetica della ferita, tema che nell’interpretazione di Massimo Recalcati
attraversa la sua intera opera, incidendo la materia, disegnando strappi, lacerazioni,
crettature, bruciature, giungendo sino a declinazioni inedite che pensano ad una genesi e
a un processo di carattere spirituale.
La mostra è patrocinata dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, dalla
Regione Lazio e dalla Regione Sicilia, dal Comune di Gibellina e dalla Fondazione
Orestiadi con un prestito della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Dopo la
tappa romana l'esposizione sarà riallestita da giugno ad ottobre al MAG Museo Alto
Garda a Riva del Garda in collaborazione con il MART Museo di Arte Moderna e
Contemporanea di Trento e Rovereto.
Culmine del percorso interpretativo sono le fotografie in bianco e nero di Aurelio
Amendola sul Grande Cretto. Fotografo che per eccellenza ha raccolto le immagini di
Burri, dei suoi lavori e dei processi creativi, Amendola ha realizzato gli scatti in due
riprese, nel 2011 e nel 2018, a completamento avvenuto dell’opera (2015). Nel percorso
inoltre, il video di Petra Noordkamp – prodotto e presentato nel 2015 dal Guggenheim
Museum di New York, in occasione della grande retrospettiva The Trauma of Painting –
filma in un racconto poetico e di grande sapienza tecnica l’opera di Burri e il paesaggio
circostante.
Alcune opere uniche dell’artista, veri e propri capolavori, inoltre, estendono non solo ai
Cretti ma anche ai Sacchi, ai Legni, ai Catrami, alle Plastiche e a una selezione di opere
grafiche la lettura proposta dal celebre psicanalista. È una ferita che è dappertutto, che
trema ovunque. Una scossa, un tormento, un precipitare di fessurazioni infinite ed
ingovernabili. Come scrive Recalcati in Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina, nei
Legni la ferita è generata dal fuoco e dalla carbonizzazione del materiale ma, soprattutto,
dal resto che sopravvive alla bruciatura. Nelle Combustioni, lo sgretolamento della
materia, la manifestazione della sua umanissima friabilità, della sua più radicale
vulnerabilità, viene restituita con grande equilibrio poetico e formale. È ciò che avviene
anche con le Plastiche dove, ancora una volta, è sempre l’uso del fuoco a infliggere su di
una materia debole ed inconsistente come la plastica, l’ustione della vita e della morte.
In occasione della mostra sarà realizzato dalla casa editrice Magonza un importante
volume stampato su carta di pregio e di grande formato con testimonianze e ricerche
inedite su Alberto Burri, la sua opera e Il Grande Cretto di Gibellina. Un nuovo testo di
Massimo Recalcati raccoglierà gli sviluppi ulteriori della sua ricerca, insieme a interventi di
storici dell'arte quali Gianfranco Maraniello e Aldo Iori. Sarà inoltre organizzata una
conferenza ad hoc tenuta da Massimo Recalcati che sarà occasione di una riflessione
ampia sull'opera di Alberto Burri e sulla mostra.
Il Museo Carlo Bilotti ha sede nell'antica Aranciera di Villa Borghese, nota nel Settecento
come Casino dei Giuochi d'Acqua per la presenza di fontane e ninfei. Accoglie le opere di
arte contemporanea donate alla città di Roma da Carlo Bilotti, imprenditore italo-
americano e collezionista di fama internazionale. La raccolta comprende un consistente
nucleo di dipinti e sculture di Giorgio de Chirico, affiancato da opere di Gino Severini, Andy
Warhol, Mimmo Rotella, Larry Rivers e Giacomo Manzù. Negli anni successivi alla sua
apertura il Museo si è arricchito di opere di Consagra, Dynys, Greenfield-Sanders e Pucci.
Le sale del pianoterra e alcune sale del primo piano ospitano mostre temporanee.
ricostruzione del paese distrutto dal terremoto nella Valle del Belice del 1968, decide di
intervenire sulle macerie della città di Gibellina, creando l’opera di Land Art più grande al
mondo. Le ricopre di un sudario bianco, di un’enorme gettata di cemento che ingloba i
resti e riveste, in parte ricalcandola, la planimetria della vecchia Gibellina.
La mostra, al Museo Carlo Bilotti dal 23 marzo al 9 giugno 2019, è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali. Curato da Massimo Recalcati con il coordinamento scientifico di Alessandro
Sarteanesi, prodotto e realizzato da Magonza editore, il progetto espositivo itinerante La
ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina, partendo da questo
grande intervento, risale il percorso dell'artista con una selezione di lavori esemplari, letti
in relazione alla poetica della ferita, tema che nell’interpretazione di Massimo Recalcati
attraversa la sua intera opera, incidendo la materia, disegnando strappi, lacerazioni,
crettature, bruciature, giungendo sino a declinazioni inedite che pensano ad una genesi e
a un processo di carattere spirituale.
La mostra è patrocinata dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, dalla
Regione Lazio e dalla Regione Sicilia, dal Comune di Gibellina e dalla Fondazione
Orestiadi con un prestito della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Dopo la
tappa romana l'esposizione sarà riallestita da giugno ad ottobre al MAG Museo Alto
Garda a Riva del Garda in collaborazione con il MART Museo di Arte Moderna e
Contemporanea di Trento e Rovereto.
Culmine del percorso interpretativo sono le fotografie in bianco e nero di Aurelio
Amendola sul Grande Cretto. Fotografo che per eccellenza ha raccolto le immagini di
Burri, dei suoi lavori e dei processi creativi, Amendola ha realizzato gli scatti in due
riprese, nel 2011 e nel 2018, a completamento avvenuto dell’opera (2015). Nel percorso
inoltre, il video di Petra Noordkamp – prodotto e presentato nel 2015 dal Guggenheim
Museum di New York, in occasione della grande retrospettiva The Trauma of Painting –
filma in un racconto poetico e di grande sapienza tecnica l’opera di Burri e il paesaggio
circostante.
Alcune opere uniche dell’artista, veri e propri capolavori, inoltre, estendono non solo ai
Cretti ma anche ai Sacchi, ai Legni, ai Catrami, alle Plastiche e a una selezione di opere
grafiche la lettura proposta dal celebre psicanalista. È una ferita che è dappertutto, che
trema ovunque. Una scossa, un tormento, un precipitare di fessurazioni infinite ed
ingovernabili. Come scrive Recalcati in Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina, nei
Legni la ferita è generata dal fuoco e dalla carbonizzazione del materiale ma, soprattutto,
dal resto che sopravvive alla bruciatura. Nelle Combustioni, lo sgretolamento della
materia, la manifestazione della sua umanissima friabilità, della sua più radicale
vulnerabilità, viene restituita con grande equilibrio poetico e formale. È ciò che avviene
anche con le Plastiche dove, ancora una volta, è sempre l’uso del fuoco a infliggere su di
una materia debole ed inconsistente come la plastica, l’ustione della vita e della morte.
In occasione della mostra sarà realizzato dalla casa editrice Magonza un importante
volume stampato su carta di pregio e di grande formato con testimonianze e ricerche
inedite su Alberto Burri, la sua opera e Il Grande Cretto di Gibellina. Un nuovo testo di
Massimo Recalcati raccoglierà gli sviluppi ulteriori della sua ricerca, insieme a interventi di
storici dell'arte quali Gianfranco Maraniello e Aldo Iori. Sarà inoltre organizzata una
conferenza ad hoc tenuta da Massimo Recalcati che sarà occasione di una riflessione
ampia sull'opera di Alberto Burri e sulla mostra.
Il Museo Carlo Bilotti ha sede nell'antica Aranciera di Villa Borghese, nota nel Settecento
come Casino dei Giuochi d'Acqua per la presenza di fontane e ninfei. Accoglie le opere di
arte contemporanea donate alla città di Roma da Carlo Bilotti, imprenditore italo-
americano e collezionista di fama internazionale. La raccolta comprende un consistente
nucleo di dipinti e sculture di Giorgio de Chirico, affiancato da opere di Gino Severini, Andy
Warhol, Mimmo Rotella, Larry Rivers e Giacomo Manzù. Negli anni successivi alla sua
apertura il Museo si è arricchito di opere di Consagra, Dynys, Greenfield-Sanders e Pucci.
Le sale del pianoterra e alcune sale del primo piano ospitano mostre temporanee.
22
marzo 2019
La ferita della bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina
Dal 22 marzo al 09 giugno 2019
arte contemporanea
Location
MUSEO CARLO BILOTTI – ARANCIERA DI VILLA BORGHESE
Roma, Viale Fiorello La Guardia, 4, (Roma)
Roma, Viale Fiorello La Guardia, 4, (Roma)
Orario di apertura
Ottobre - maggio: da martedì a venerdì e festivi ore 10.00 - 16.00 (ingresso consentito fino alle 15.30). Sabato e domenica ore 10.00 -
19.00 (ingresso consentito fino alle 18.30). Giorni di chiusura: 1 maggio
Giugno - settembre: da martedì a venerdì e festivi ore 13.00 – 19.00 (ingresso fino alle 18.30). Sabato e domenica ore 10.00 - 19.00 (ingresso consentito fino alle 18.30)
Vernissage
22 Marzo 2019, ore 18.30
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore