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La filosofia del bello. Moda e modi di essere nell’Italia della Belle Epoque
Mondanità e costume della Bella Epoque a Civitanova.
Comunicato stampa
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Mondanità e costume della Bella Epoque a Civitanova.
Ritratti e opere mai esposte di De Nittis, Boldini, Caprile e Zandomeneghi in mostra fino a novembre per La filosofia del Bello.
Troppo poco tradurre “la bella età”. In Italia il periodo storico compreso tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 accoglieva in sé un rifiorire di passioni, di brividi, di sogni e di speranze, di effimero e di estetico. Immaginate dalla Francia all'Italia un fermento e una spinta verso il nuovo: il progresso e il benessere stavano cambiando le abitudini ed i comportamenti della società. La rete ferroviaria velocizza gli spostamenti, l'arte vede spuntare la decorazione, l'eccesso. Le esposizioni universali mostravano quanto di più straordinario e strabiliante esistesse nel mondo: dalla scienza alla tecnica, passando per le arti applicate, lontane parenti del design contemporaneo. La donna con i suoi vezzi, smorfie e vanità diventa la protagonista di questo periodo in cui l'apparenza regna sovrana, in cui la moda segue le tendenze e la volontà di creare qualcosa di nuovo, di impareggiabile, di unico. Ed è proprio attraverso gli oggetti della donna borghese che si può raccontare la Belle Epoque: il lusso, l'eleganza, l'esclusività, la stravaganza, il capriccio, la seduzione. Un'arte che è già comunicazione e che entra di forza nel ventesimo secolo.
“La filosofia del bello” ripercorre attraverso la pittura, la scultura e le arti applicate degli anni '20 e '30 un immaginario di delicatezza e bellezza che va al di là della sfera estetica, fino a diventare quasi un “dogma della fede”. Le opere, circa quaranta, provenienti da Fondazioni, collezioni private e pinacoteche, regalano un'istantanea di quel mondo passato, fatto di cappelli francesi, guanti, ritratti di uomini immortalati come dandy e come femme fatale, sculture dalle forme voluttuose, ventagli liberty e parure da toilette. Tutti oggetti che accompagneranno le opere pittoriche in mostra insieme a una selezione di abiti d'epoca originali della Sartoria Arianna, restaurati per l'occasione. Intorno a questo vero e proprio altare dell'eleganza si snoda il percorso espositivo fatto di ritratti maschili e femminili di protagonisti del bel mondo, realizzati dai maggiori specialisti di quel genere. Boldini, De Nittis, Giacomo Grosso, l’ungherese Laszlo, Vittorio Corcos, Von Lenbach hanno saputo cogliere nelle loro tele lo spirito di una epoca attraverso il languore delle pose, l’eleganza degli abiti, la cura dei particolari, la seduzione affidata gli sguardi: sono stati loro i maggiori ritrattisti del jet set internazionale legato al tempo in cui era sufficiente mostrare il proprio biglietto da visita per attraversare tutte le frontiere europee, come ricorda il vecchio duca Sostene nel romanzo “A Dio piacendo” di Jan d’Ormesson. “Seguendo il filone delle mostre degli anni passati – spiega il Professor Stefano Papetti - la mostra si sofferma sulla ritrattistica in Italia dal 1880 al 1910 per mettere in evidenza come anche i pittori registrino una esasperata voglia di bellezza che si esprime fisicamente nella ricercatezza degli abiti e degli ornamenti. E' in questo periodo che nasce però la moda come fenomeno sociale e attività economica: la Regina Margherita promuove gli orafi italiani e la sartoria italiana. E' un momento in cui la moda non è solo apparenza ma anche sostanza”. Poteva bastare un cappellino dal colore sbagliato, un gesto malaccorto con il ventaglio o, per un gentiluomo, lasciare cadere il monocolo o non avere una gardenia all’occhiello del frac per decretare l’insuccesso mondano di una persona e dare inizio così alla sua lenta e progressiva discesa nella scala sociale.
Ritratti e opere mai esposte di De Nittis, Boldini, Caprile e Zandomeneghi in mostra fino a novembre per La filosofia del Bello.
Troppo poco tradurre “la bella età”. In Italia il periodo storico compreso tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 accoglieva in sé un rifiorire di passioni, di brividi, di sogni e di speranze, di effimero e di estetico. Immaginate dalla Francia all'Italia un fermento e una spinta verso il nuovo: il progresso e il benessere stavano cambiando le abitudini ed i comportamenti della società. La rete ferroviaria velocizza gli spostamenti, l'arte vede spuntare la decorazione, l'eccesso. Le esposizioni universali mostravano quanto di più straordinario e strabiliante esistesse nel mondo: dalla scienza alla tecnica, passando per le arti applicate, lontane parenti del design contemporaneo. La donna con i suoi vezzi, smorfie e vanità diventa la protagonista di questo periodo in cui l'apparenza regna sovrana, in cui la moda segue le tendenze e la volontà di creare qualcosa di nuovo, di impareggiabile, di unico. Ed è proprio attraverso gli oggetti della donna borghese che si può raccontare la Belle Epoque: il lusso, l'eleganza, l'esclusività, la stravaganza, il capriccio, la seduzione. Un'arte che è già comunicazione e che entra di forza nel ventesimo secolo.
“La filosofia del bello” ripercorre attraverso la pittura, la scultura e le arti applicate degli anni '20 e '30 un immaginario di delicatezza e bellezza che va al di là della sfera estetica, fino a diventare quasi un “dogma della fede”. Le opere, circa quaranta, provenienti da Fondazioni, collezioni private e pinacoteche, regalano un'istantanea di quel mondo passato, fatto di cappelli francesi, guanti, ritratti di uomini immortalati come dandy e come femme fatale, sculture dalle forme voluttuose, ventagli liberty e parure da toilette. Tutti oggetti che accompagneranno le opere pittoriche in mostra insieme a una selezione di abiti d'epoca originali della Sartoria Arianna, restaurati per l'occasione. Intorno a questo vero e proprio altare dell'eleganza si snoda il percorso espositivo fatto di ritratti maschili e femminili di protagonisti del bel mondo, realizzati dai maggiori specialisti di quel genere. Boldini, De Nittis, Giacomo Grosso, l’ungherese Laszlo, Vittorio Corcos, Von Lenbach hanno saputo cogliere nelle loro tele lo spirito di una epoca attraverso il languore delle pose, l’eleganza degli abiti, la cura dei particolari, la seduzione affidata gli sguardi: sono stati loro i maggiori ritrattisti del jet set internazionale legato al tempo in cui era sufficiente mostrare il proprio biglietto da visita per attraversare tutte le frontiere europee, come ricorda il vecchio duca Sostene nel romanzo “A Dio piacendo” di Jan d’Ormesson. “Seguendo il filone delle mostre degli anni passati – spiega il Professor Stefano Papetti - la mostra si sofferma sulla ritrattistica in Italia dal 1880 al 1910 per mettere in evidenza come anche i pittori registrino una esasperata voglia di bellezza che si esprime fisicamente nella ricercatezza degli abiti e degli ornamenti. E' in questo periodo che nasce però la moda come fenomeno sociale e attività economica: la Regina Margherita promuove gli orafi italiani e la sartoria italiana. E' un momento in cui la moda non è solo apparenza ma anche sostanza”. Poteva bastare un cappellino dal colore sbagliato, un gesto malaccorto con il ventaglio o, per un gentiluomo, lasciare cadere il monocolo o non avere una gardenia all’occhiello del frac per decretare l’insuccesso mondano di una persona e dare inizio così alla sua lenta e progressiva discesa nella scala sociale.
15
luglio 2011
La filosofia del bello. Moda e modi di essere nell’Italia della Belle Epoque
Dal 15 luglio al 06 novembre 2011
arte moderna e contemporanea
Location
AUDITORIUM SANT’AGOSTINO
Civitanova Marche, Corso Annibal Caro, (Macerata)
Civitanova Marche, Corso Annibal Caro, (Macerata)
Biglietti
3 euro
Ingresso libero fino a 14 anni, gruppi, scolaresche e portatori di handicap con accompagnatore.
Orario di apertura
dal 15 luglio al 31 agosto tutti i giorni eccetto il lunedì 19.00 – 24.00
Dal 1 settembre al 6 novembre: ven. sab. dom. 17.00 – 20.00.
Autore
Curatore