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La forma del Rinascimento: Donatello Andrea Bregno Michelangelo e la scultura a Roma nel Quattrocento
Il volume si compone di venti saggi scientifici scritti dai maggiori esperti internazionali sulla scultura della Rinascenza e riguardanti le opere in esposizione nella relativa mostra.
Comunicato stampa
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Il 6 luglio alle ore 18.00 nel quattrocentesco cortile loggiato del Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma sarà presentato il catalogo/volume: “La forma del Rinascimento: Donatello, Andrea Bregno, Michelangelo e la scultura a Roma nel Quattrocento”. L’elegante catalogo si pone a corollario della relativa mostra inaugurata il 15 giugno scorso e organizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, diretta da Rossella Vodret, dal Comitato Nazionale Andrea Bregno, con la collaborazione della Fabbrica di San Pietro. In mostra 35 opere, tra marmi e bronzi, molte delle quali poco note al grande pubblico, che raccontano gli splendori della scultura rinascimentale. L’importante rassegna, curata da Claudio Strinati e Claudio Crescentini, indaga un tema complesso e poco rappresentato, quello del nuovo linguaggio plastico che scaturisce a cavallo tra ‘400 e ‘500 dal genio di Donatello, Andrea Bregno e Michelangelo.
Il volume si compone di venti saggi scientifici scritti dai maggiori esperti internazionali sulla scultura della Rinascenza e riguardanti le opere in mostra.
All’evento saranno presenti il prof. Vittorio Sgarbi Soprintendente per i Musei e le Gallerie statali della città di Venezia, il dott. Maurizio Fallace Direttore generale del Ministero Beni Culturali, il prof. Antonio Paolucci Direttore Musei Vaticani e il prof. Alessandro Zuccari Ordinario Università la Sapienza. Avrebbe dovuto essere presente anche Mons. Domenico Segalini, vescovo della Diocesi suburbicaria di Palestrina, ma impegni improrogabili impediscono la sua partecipazione e proprio dalla diocesi prenestina provengono tre delle opere in mostra ed eccellentemente descritte nel Catalogo. Si tratta della statua di San Giovanni Battista proveniente dal Santuario della Madonna del Buon Consiglio in Genazzano, attribuita ad Andrea Bregno e che faceva parte dell’antico fonte battesimale posto sotto il pulpito della chiesa, ristrutturata in occasione del Giubileo del 1475; il Leone Reggistemma conservato nella Parrocchiale di Santa Maria Maddalena in Capranica Prenestina opera attribuita a Michelangelo e ultimata da un suo allievo e poi l’inedito e affascinante altorilievo del Vento marino che è forse il pezzo più avvincente dell’intera mostra e a cui è dedicata un’intera sala del percorso espositivo.
Proprio quest’opera attualmente esposta al Museo Diocesano di Palestrina ma proveniente anch’essa dalla chiesa di S. Maria Maddalena in Capranica,conosciuta da sempre agli addetti ai lavori, ora grazie allo studio attento e appassionato dell’architetto Cesare Panepuccia, che ne ha stabilito l’autografia michelangiolesca, andrà ad arricchire il percorso artistico del genio di Caprese.
Tra le fonti consultate da Panepuccia enorme importanza rivestono le visite pastorali e gli inventari delle opere appartenute alla Diocesi, in cui, fin dal ‘700, l’altorilievo appare sempre attribuito con certezza a Michelangelo. Lo studioso afferma inoltre, che il possibile committente del “Vento marino” michelangiolesco, vada ricercato tra i signori che a cavallo della seconda metà del sec. XV e della prima metà del secolo successivo detenevano la piccola signoria di Capranica Prenestina, allora il presunto personaggio di rilievo che in qualche modo può essere stato legato ad un rapporto di commissione con Michelangelo, deve essere individuato tra i membri della famiglia Capranica discendenti dei noti cardinali Domenico e Angelo.
La scultura raffigura il profilo di un giovinetto in atto di soffiare venti tempestosi, la testa del giovane Vento marino è scolpita in altorilievo su un piccolo blocco di marmo. Il capo della mitologica figura greca fuoriesce da una nuvola sinuosa addensata nella parte inferiore e da un fondo con superficie scabra. I capelli sono scolpiti a larghe ciocche aggrumate e ondeggianti verso la fronte, mentre nella nuca e sul collo i ciuffi seguono le linee girali dei lobi del padiglione dell’orecchio quasi a confondersi con esso.
L’altorilievo tra gli anni 1754 e 1835, risultava incassato nel muro sull’architrave interno al portale della sagrestia vecchia, rivolto verso levante e quindi con il volto girato a settentrione, quasi a voler ricordare i venti che spirano nell’altura di Capranica in direzione di Monte Guadagnolo.
Dunque esso potrebbe raffigurare, secondo Panepuccia, il Vento principale che spira da ovest cioè Zefiro, dolce, gentile e benefico, portatore di fiori particolarmente gradito perché annuncia la primavera e la bella stagione, tutto ciò potrebbe alludere all’annunzio di un nuovo avvio della ricostruenda chiesa e ristrutturazione del vicino palazzo di famiglia, all’inizio della rinnovata signoria e all’auspicio di un imminente e prospero periodo, con un soffio di vento nuovo e favorevole per Giuliano Capranica dopo la perdita della moglie Marta Porcari, per la quale l’artista fiorentino aveva già realizzato il famoso “Cristo risorto” di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Ed è proprio lei che, secondo il Panepuccia, rappresenta le trait d’union tra Michelangelo, Giuliano Capranica e Metello Varj, nipote della stessa Marta Porcari.
Visto l’interesse che la mostra sta suscitando negli ambienti culturali sarebbe auspicabile che dopo la chiusura dell’evento a Roma le opere, provenienti dalla diocesi di Palestrina, possano essere esposte nel comprensorio prenestino per permettere anche una visione fuori dalla capitale. Per questo progetto il direttore scientifico del Museo Diocesano di Palestrina Peppino Tomassi e il direttore dell’Ufficio Beni Culturali Cesare Panepuccia stanno lavorando in accordo con la suddetta Curia affinché possa essere organizzato un convegno e una mostra nella diocesi suburbicaria per il mese di ottobre prossimo in occasione del ritorno in sede delle opere, con la presentazione di un nuovo volume che accoglierà un ulteriore contributo dello stesso architetto Cesare Panepuccia dal titolo “Le sculture michelangiolesche nell’area prenestina”.
Il volume si compone di venti saggi scientifici scritti dai maggiori esperti internazionali sulla scultura della Rinascenza e riguardanti le opere in mostra.
All’evento saranno presenti il prof. Vittorio Sgarbi Soprintendente per i Musei e le Gallerie statali della città di Venezia, il dott. Maurizio Fallace Direttore generale del Ministero Beni Culturali, il prof. Antonio Paolucci Direttore Musei Vaticani e il prof. Alessandro Zuccari Ordinario Università la Sapienza. Avrebbe dovuto essere presente anche Mons. Domenico Segalini, vescovo della Diocesi suburbicaria di Palestrina, ma impegni improrogabili impediscono la sua partecipazione e proprio dalla diocesi prenestina provengono tre delle opere in mostra ed eccellentemente descritte nel Catalogo. Si tratta della statua di San Giovanni Battista proveniente dal Santuario della Madonna del Buon Consiglio in Genazzano, attribuita ad Andrea Bregno e che faceva parte dell’antico fonte battesimale posto sotto il pulpito della chiesa, ristrutturata in occasione del Giubileo del 1475; il Leone Reggistemma conservato nella Parrocchiale di Santa Maria Maddalena in Capranica Prenestina opera attribuita a Michelangelo e ultimata da un suo allievo e poi l’inedito e affascinante altorilievo del Vento marino che è forse il pezzo più avvincente dell’intera mostra e a cui è dedicata un’intera sala del percorso espositivo.
Proprio quest’opera attualmente esposta al Museo Diocesano di Palestrina ma proveniente anch’essa dalla chiesa di S. Maria Maddalena in Capranica,conosciuta da sempre agli addetti ai lavori, ora grazie allo studio attento e appassionato dell’architetto Cesare Panepuccia, che ne ha stabilito l’autografia michelangiolesca, andrà ad arricchire il percorso artistico del genio di Caprese.
Tra le fonti consultate da Panepuccia enorme importanza rivestono le visite pastorali e gli inventari delle opere appartenute alla Diocesi, in cui, fin dal ‘700, l’altorilievo appare sempre attribuito con certezza a Michelangelo. Lo studioso afferma inoltre, che il possibile committente del “Vento marino” michelangiolesco, vada ricercato tra i signori che a cavallo della seconda metà del sec. XV e della prima metà del secolo successivo detenevano la piccola signoria di Capranica Prenestina, allora il presunto personaggio di rilievo che in qualche modo può essere stato legato ad un rapporto di commissione con Michelangelo, deve essere individuato tra i membri della famiglia Capranica discendenti dei noti cardinali Domenico e Angelo.
La scultura raffigura il profilo di un giovinetto in atto di soffiare venti tempestosi, la testa del giovane Vento marino è scolpita in altorilievo su un piccolo blocco di marmo. Il capo della mitologica figura greca fuoriesce da una nuvola sinuosa addensata nella parte inferiore e da un fondo con superficie scabra. I capelli sono scolpiti a larghe ciocche aggrumate e ondeggianti verso la fronte, mentre nella nuca e sul collo i ciuffi seguono le linee girali dei lobi del padiglione dell’orecchio quasi a confondersi con esso.
L’altorilievo tra gli anni 1754 e 1835, risultava incassato nel muro sull’architrave interno al portale della sagrestia vecchia, rivolto verso levante e quindi con il volto girato a settentrione, quasi a voler ricordare i venti che spirano nell’altura di Capranica in direzione di Monte Guadagnolo.
Dunque esso potrebbe raffigurare, secondo Panepuccia, il Vento principale che spira da ovest cioè Zefiro, dolce, gentile e benefico, portatore di fiori particolarmente gradito perché annuncia la primavera e la bella stagione, tutto ciò potrebbe alludere all’annunzio di un nuovo avvio della ricostruenda chiesa e ristrutturazione del vicino palazzo di famiglia, all’inizio della rinnovata signoria e all’auspicio di un imminente e prospero periodo, con un soffio di vento nuovo e favorevole per Giuliano Capranica dopo la perdita della moglie Marta Porcari, per la quale l’artista fiorentino aveva già realizzato il famoso “Cristo risorto” di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Ed è proprio lei che, secondo il Panepuccia, rappresenta le trait d’union tra Michelangelo, Giuliano Capranica e Metello Varj, nipote della stessa Marta Porcari.
Visto l’interesse che la mostra sta suscitando negli ambienti culturali sarebbe auspicabile che dopo la chiusura dell’evento a Roma le opere, provenienti dalla diocesi di Palestrina, possano essere esposte nel comprensorio prenestino per permettere anche una visione fuori dalla capitale. Per questo progetto il direttore scientifico del Museo Diocesano di Palestrina Peppino Tomassi e il direttore dell’Ufficio Beni Culturali Cesare Panepuccia stanno lavorando in accordo con la suddetta Curia affinché possa essere organizzato un convegno e una mostra nella diocesi suburbicaria per il mese di ottobre prossimo in occasione del ritorno in sede delle opere, con la presentazione di un nuovo volume che accoglierà un ulteriore contributo dello stesso architetto Cesare Panepuccia dal titolo “Le sculture michelangiolesche nell’area prenestina”.
06
luglio 2010
La forma del Rinascimento: Donatello Andrea Bregno Michelangelo e la scultura a Roma nel Quattrocento
06 luglio 2010
presentazione
Location
PALAZZO VENEZIA
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Vernissage
6 Luglio 2010, ore 18
Autore
Curatore