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La formica argentina. Lampade artistiche
In mostra, fino al 2 maggio, 33 nuove sculture luminose dello studio maRAMEo, liberamente ispirate al mondo della natura. In contemporanea con “Babel, Festival della Parola in Valle d’Aosta”.
Con il patrocinio del Comune di Aosta e la collaborazione di Casa Ferie San Cristoforo (Ollomont – AO).
Comunicato stampa
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Lampade che aspettano un cenno
di
Peppe Stamegna
Il bla bla della sera
www.peppestamegna.blogspot.it
Queste lampade ti fissano e aspettano un cenno, un invito a sederti per osservarle meglio, davanti, di dietro e di fronte. Magari anche dall’alto. Io l’ho fatto qualche tempo fa, che poi, all’improvviso, spinto da un impulso di euforia, mi sono alzato dalla sedia con la voglia di toccarle. Tocco la pietra leccese, rugosa al tatto e soffice alla vista, e ti rimane sulle dita quella sensazione di deserto caldo. Metallo, pietra, carta, me li immagino mentre scappano verso le spiagge d’inverno a cercare i resti dell’estate, del mare, del temporale di ieri. Questo pare che facciano i materiali che compongono le lampade dello studio Marameo. Quel pesce là, quello che sta passando davanti ai nostri occhi per poi scomparire un secondo dopo, quel pesce furbo colorato, quello di sicuro ha fatto solo il minimo sforzo per ricrearsi laggiù in spiaggia. E c’è quella libellula che proietta i nostri occhi verso quella stanza di nuvola, dove riposare e aspettare altri sogni.
La bambina che imparò a volare danza blu e raccoglie farfalle di pensieri, evita gli aquiloni che continuano a volare incerti nel movimento, per arrivare su quella parete eccitata, fino a un secondo fa era soltanto orfana e sola.
Alcune lampade mi fanno un po’ paura, soprattutto quelle che scendono dai soffitti; con quei tentacoli perfetti, misurati nella luce per donarci uno spazio d’attesa, al di sotto, prima della terra.
Messe tutte insieme queste lampade, da comodino, da parete, da soffitto, da divano, da libro, da letto d’amore, sì, tutte queste lampade messe in uno spazio formano una casa, anzi, una storia da illustrare. Sarebbe leggero passeggiare tra quelle forme morbide, allora quelle pietre assumerebbero d’incanto silenzi umani. Farebbero entrare tutti, mostrandoli diversi, forse autentici, e alla fine, l’ultimo che andrebbe a dormire, spegnendo l’ultima lampada, avrebbe una scossa di pace tra le dita.
Claudio una volta mi ha detto che sono le lampade a decidere le case dove abitare, e io gli credo, anzi, lo immaginavo già, e pensavo alla potenza evocativa che tale magia potesse procurare ai genitori adottivi di queste belle lampade. Perché una volta scelta la dimora queste lampade diventano casalinghe, e aspettano che i coinquilini si vadano a collocare intorno a loro, per sbrigare le faccende umane, facendosi illuminare o coccolare, a deciderlo magari ci penserà la notte, o il mattino. Forse il cielo in transito di quel momento.
Peppe Stamegna
Il regno magico di Claudio & Barbara
di
Rita Corona
Nel 1998, in Puglia, Claudio Muolo e Barbara Longo fondano lo Studio maRAMEo, dando inizio a un sodalizio artistico in continuità con la scelta di vivere in un percorso spirituale alla ricerca della bellezza e dell'armonia.
Comincia qui la produzione di lampade artistiche, pezzi unici nei quali il processo creativo avanza insieme a quello della coscienza.
Claudio e Barbara, pur non avendo mai adottato una tecnica artigianale in maniera filologico-accademica, sono affascinati dai contenuti ricchissimi che le tradizioni artigianali riassumono, come bagaglio di esperienza che affonda le radici nell'origine stessa dalla storia umana.
La creazione di lampade diventa subito, per loro, scelta vitale, gesto d'amore ed esigenza espressiva; il prodotto finale è il veicolo necessario per portare alla luce significanti capaci di dialogare facilmente con il tempo presente, in quanto oggetti d'uso quotidiano, da chiunque fruibili.
Claudio, formatosi alla fotografia, avvezzo a sublimare nel bianco e nero le sue intuizioni metafisiche, traspone nella progettazione delle lampade la conoscenza maturata in fatto di studio delle ombre, prima ancora che delle luci, per muovere le sottili corde dell'anima e attivare un effetto di risonanza poetica. Così, la ricerca visiva che attiene alla fotografia, si espande dal piano bidimensionale alla variegata danza luminosa nello spazio tridimensionale, in una costante ricerca di equilibrio tra le parti.
Barbara, maestro d’arte dal talento innato, sensibile al mondo dell'infanzia e consapevole dei movimenti e dello svolgimento delle linee, controlla il disegno e l'evoluzione della forma spingendo l'elemento ludico nella direzione della leggerezza.
Dice Claudio: “Le lampade prendono vita attraverso materiali che da sempre mi/ci appartengono, sono materiali che il mare già mi regalava sulla spiaggia della mia infanzia, la stessa su cui continuiamo a raccogliere la materia prima del nostro lavoro...c'entra in qualche modo il discorso del recupero, ma non in maniera assoluta; ad esempio, le materie plastiche sono decisamente escluse dal campionario, non contenendo quelle tracce di ingegno umano - la suggestione del millenario lavorio manuale dell'uomo - che si ritrovano invece impresse nei residui di antiche terrecotte, ridotti dall'azione delle onde, o nei frammenti di vetro... spesso l'idea di ciascuna lampada comincia a prendere forma nella mia testa già in fase di raccolta, in modo spontaneo, con lampi mercuriali d'intuizione, durante queste passeggiate a mare, specie in inverno; dentro di me c'è il vuoto, e fuori il punto d'incontro fra tre linee coordinate: la battigia, dove finisce la terra, inizia il mare e si ricongiunge al cielo, nell'infinito dell'orizzonte. Qui provo una leggera vertigine ascoltando l'eco sottile di popoli lontani che si sono incontrati e fusi, favoriti dalla congiuntura; la nostra regione ha da sempre una vocazione proprio geografica ad agevolare gli incontri. Certo, questa fase è solo una delle componenti del processo creativo; le nostre lampade contengono davvero molto lavorio...personalmente, forse, mi sento vittima postuma di quell'horror vacui che nel 'seicento fece fiorire l'esplosione di bellezza che sopravvive nelle nostre terre; ed è in laboratorio che, con altra velocità ed energia, interviene Vulcano a fare il lavoro lento, paziente e preciso, con l'impiego del fuoco, del metallo (di recupero, anche questo) e di poca attrezzatura auto costruita...alla fine, i giochi delle ombre tra i riflessi di luce, amplificati da pennacchi e cupole, mi sembra che portino le tracce di quel sangue orientale e arabo che nei cognomi delle nostre famiglie ancora si legge chiaramente”.
Claudio e Barbara sembrano voler riannodare i legami con la migliore tradizione, saldare le fratture, senza in alcun modo rinnegare il proprio tempo; per continuare anzi, con tecnica inedita e da autodidatti, una narrazione affascinante senza che nulla vada perduto; per essere sì moderni, ma radicati. E dunque troviamo evidenti i richiami alle filigrane arabeggianti, ai giochi di colore dei vetri Tiffany, alla delicatezza dei rosoni gotici, al gusto un po’ dada e caricaturale nelle figure umane e animali stilizzate, e una miscellanea di rimandi alla memoria che tutto ha osservato, tutto digerito, fatto proprio e filtrato con grazia per far passare da un’epoca all’altra piccoli preziosi dettagli che, come molecole, si ricompongono in una vita nuova. Essi pescano dalla memoria femminile di stanze ombrose la ritrosia dei pizzi, ritagli immersi in un diafano velo di cartapesta, e proseguono il lavoro delle nonne adottando il rame come materiale più idoneo per estenderlo a loro volta, nella medesima modalità certosina di lavorazione.
Le loro lampade sono piene di magia, una magia scherzosa che gioca a rimpiattino, riflessa da vetri e metallo filigranato, e provocano il sentimento misterioso delle cupole trapuntate nelle notti d'oriente, che ci culla nella vaghezza poetica e nello stupore di palpiti onirici.
Mare, cielo e terra rivivono nel verde bottiglia che gioca con la spuma della carta, nel rosso delle terrecotte e nei bianchi dei pizzi; a fare da basamento, per dare peso ma con leggerezza, la memoria della sabbia della battigia, compressa nella pietra leccese, consumata e modellata come dal vento. Il tutto reso armoniosamente solidale dall'abbraccio delicato del rame.
Chi apprezza le figure oniriche di Lele Luzzati, ritroverà la morbida innocenza di quel mondo impigliata tra le mutevoli maglie di rame delle opere di Claudio e Barbara, bolle iridescenti, splendide esperienze irripetibili.
Rita Corona
17
aprile 2013
La formica argentina. Lampade artistiche
Dal 17 aprile al 02 maggio 2013
arte contemporanea
Location
SALETTA D’ARTE
Aosta, Via Xavier De Maistre, 5, (Aosta)
Aosta, Via Xavier De Maistre, 5, (Aosta)
Orario di apertura
10,00-13,30 15,00-20,00. Tutti i giorni.
Vernissage
17 Aprile 2013, h.18,00
Autore
Curatore