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La fragole del Baltico. Arte contemporanea dalla Lettonia
Careof ospita una rassegna di arte contemporanea lettone, organizzata da kim? Contemporary Art Centre, Riga. Una selezione di dieci artisti, per lo più nati intorno al 1980 e abbraccia personalità artistiche distinte e media diversi: pittura e scultura, video e arte applicata, fotografia e suono.
Comunicato stampa
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LE FRAGOLE DEL BALTICO
Arte contemporanea dalla Lettonia
Mostra organizzata da kim? Contemporary Art Centre, Riga, in collaborazione con Careof, Milano
Artisti: Ēriks Apaļais, Jānis Avotiņš, Ieva Epnere, Kaspars Groševs, Ieva Kraule, Inga Meldere, Daria Melnikova,
Ieva Rubeze, Krišs Salmanis, Ola Vasiljeva
A cura di Simone Menegoi e Zane Onckule
9 giugno - 17 luglio 2015
lunedì – venerdì 15.00 – 18.30
9 giugno ore 19.00, inaugurazione accompagnata da una performance di Kaspars Groševs
Sede: Careof, La Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano
Le fragole del Baltico è una rassegna di arte contemporanea lettone. Inizialmente progettata come complemento della padiglione della Lettonia all’Expo di Milano, è sopravvissuta alla sfortunata cancellazione del padiglione all’ultimo momento.
Le fragole del Baltico presenta una selezione di dieci artisti, per lo più nati intorno al 1980, quasi tutti al loro esordio in Italia: Ēriks Apaļais, Jānis Avotiņš, Ieva Epnere, Kaspars Groševs, Ieva Kraule, Inga Meldere, Daria Melnikova, Ieva Rubeze, Krišs Salmanis and Ola Vasiljeva. La mostra non cerca la propria unità in un medium o in una tesi; si è formata a partire dal lavoro degli artisti. La sua cornice complessiva è semplicemente quella di una presentazione di opere recenti, già esistenti o create appositamente per la mostra, che abbraccia senza soluzione di continuità personalità artistiche distinte e media diversi: pittura e scultura, video e arte applicata, fotografia e suono. Il titolo, la cui ambizione è di essere al tempo stesso poetico e ironico, è stato suggerito dalla vaga (e vagamente esotica) percezione dei Paesi baltici in Europa meridionale come di contrade gelide, sotto i cui cieli grigi un frutto come la fragola non potrebbe mai maturare. Di fatto, le fragole e altri berries rallegrano regolarmente le tavole dei Lettoni dall’inizio dell’estate fino a tutta la ricca stagione autunnale; e l’arte contemporanea, che, a parte uno o due nomi, spesso neppure collegati al loro paese d’origine, è poco nota in Italia, è altrettanto vitale e presente.
Se la mostra non ha una tesi o un medium a fare da cornice, è nondimeno abbastanza compatta, e non solo in termini anagrafici. Rispecchia un gusto; il gusto dei curatori, naturalmente, ma anche un gusto più elusivo e difficile da definire, condiviso dalle ultime generazioni di artisti lettoni. Alcuni elementi tendono a ripresentarsi, benché in forme molto diverse. Ad esempio, un’inclinazione a rivisitare il passato, sia esso personale e familiare o storico, come nei dipinti e nelle piccole sculture in gesso di Inga Meldere, che evocano vivaci storie brevi, o nella serie di fotografie di Ieva Epnere che raffigurano studenti che portano fiori ai loro professori il primo Settembre, obbedendo a una consuetudine nata in epoca sovietica. Un forte sentimento del paesaggio, del tempo atmosferico, dell’alternanza delle stagioni, che si ritrova in alcuni degli arguti, ingegnosi video di Krišs Salmanis. Una malinconia diffusa, che aleggia nei dipinti rarefatti e meditativi di Ēriks Apaļais e nei disegni di Jānis Avotiņš, cartoline anonime da località misteriose, affiancati dal dipinto di una coppia spettrale. Un particolare tipo di humour, impassibile e leggermente assurdo, un esempio del quale è l’antologia video di “guaritori televisivi” lettoni degli anni Novanta associata a una colonna sonora di rumore bianco, realizzata da Ieva Rubeze. Il gusto per la decorazione, le arti applicate e per tutto ciò che è fatto a mano, che accomuna la tuta da ginnastica fatta a maglia da Kaspars Groševs, concepita come abito da inaugurazione; l’allestimento creato da Ieva Kraule per un banchetto da fiaba, con piatti di ceramica che raffigurano facce di commensali da cartone animato e stoffe dipinte con motivi di dolciumi; l’interpretazione letterale di Daria Melnikova della misura e della (de)composizione con immagini bruciate e tuttavia intatte, una ciotola di ceramica rotta già all’origine, o un foglio di carta quadrettata disegnato a mano. E infine un’elusiva idea di domesticità, così come la disegnano le costellazioni di oggetti di Ola Vasiljeva, punteggiati di buffe gag: una porta che diventa una lavagna da un lato e una bacheca dall’altro, due assemblaggi di gusto dada che includono scarpe di vetro, un tappeto bianco su cui è preferibile non camminare, ma disegnato con motivi di scarpe.
Allo scopo di amplificare quest’aspetto di domesticità, e di dare alla mostra la forma di una sorta di interno, i curatori si sono orientati verso un allestimento il cui gusto è meno prossimo a quello del white cube anglosassone del XX secolo che a quello del salon ottocentesco o delle case-studio degli artisti in seguito trasformate in museo, come quella della coppia modernista formata da Romans Suta e Alexandra Beļcova a Riga. Un allestimento che include muri colorati e tende, un sofà e una poltrona, piante in vaso - una caratteristica immancabile di case, studi e perfino spazi espositivi lettoni - e che suggerisce di leggere le opere (le fragole di questo “cestino”) come evocazioni e sostituti del mobilio e di altri articoli della vita di ogni giorno.
---
Simone Menegoi (1970) è un critico e curatore che vive a Verona e Milano. Dal 2005 cura mostre in spazi privati e pubblici, in Italia e all’estero. Fra le mostre recenti: The Camera’s Blind Spot II, Extra City Kunsthal, Anversa, 2015; The Warm Statues. Sculpture – Body – Action, 1945-2013, Museo Marino Marini (Firenze), 2014; Michael E. Smith, Triennale di Milano, 2014; The Camera’s Blind Spot. Sculpture - Photography: Recent Examples, Museo d’Arte della Provincia di Nuoro, 2013; LE SILENCE Une fiction, Nouveau Musée National de Monaco, 2012; Bouvard and Pecuchet’s Compendious Quest for Beauty (co-curata con Chris Sharp), David Roberts Art Foundation (Londra), 2012. I suoi testi sono apparsi nelle pubblicazioni di numerose istituzioni internazionali, fra cui il Tel Aviv Art Museum, il Ludwig Museum (Budapest), il New Museum (New York), la Fondazione Galleria Civica di Trento, il Kunstforum Aachen, il Camden Arts Centre (Londra), la Fondazione Prada (Milano e Venezia). Scrive regolarmente per il sito di Arforum.
Zane Onckule (1982) è una curatrice, occasionalmente critica e, dal 2010, direttrice del programma presso il kim? Contemporary Art Centre di Riga. Ha organizzato, curato e co-curato mostre e programmi collaterali di eventi, così come pubblicazioni e altri materiali a stampa in collaborazione con un gran numero di artisti, curatori e teorici. È stata una dei commissari del padiglione lettone alla 55a Biennale di Venezia, organizzato in collaborazione con Art in General di New York. Fra le sue mostre recenti, Ulla von Brandenburg, Sink Down Mountain, Raise Up Valley (2015), kim? Contemporary Art Centre, Riga; Lily's Pool (2015), Art in General, New York; Ola Vasiljeva, Jargot (2014), Art in General, New York e Little Vera, doppia personale di Sanya Kantarosvky ed Ella Kruglyanskaya (2014), kim? Contemporary Art Centre, Riga.
Careof è un’organizzazione non profit per la promozione della ricerca artistica contemporanea. È formata da persone che credono nel valore dell’arte come risorsa e capacità di costruire significati e apprendimento cognitivo. Con passione incoraggia la sperimentazione culturale in tutte le sue forme, in particolare il lavoro dei giovani artisti. Sviluppando un ricco programma espositivo e didattico, servizi di documentazione sulle arti visive e un centro di residenze per creativi, l’organizzazione si pone come interlocutore privilegiato fra artisti, curatori, critici e pubblico non specializzato.
kim? Contemporary Art Centre (Riga), fondato nel 2009, offre una ampia gamma di attività, fra cui mostre, conferenze, dibattiti, pubblicazioni legate all’arte, alla teoria e a questioni sociali recenti, presentate attraverso un corpus locale e internazionale di idee, valori, individui. kim? sostiene lo sviluppo di personalità emergenti della cultura come artisti, teorici, curatori, filosofi, traduttori, pensatori provenienti da differenti campi del sapere, con l’obiettivo di creare un contesto reattivo nei confronti del loro lavoro e di rendere determinate pratiche critiche accessibili a un pubblico più vasto. Nel 2013 kim?, in collaborazione con Art in general di New York, ha diretto il Padiglione lettone alla 55.a Biennale di Venezia. La lista dei partner recenti nell’organizzazione di mostre, sia presso kim? che in altre sedi internazionali, include il Moderna Museet Malmö, Art in General (New York), Garage Museum of Contemporary Art (Mosca). Nel 2015 kim?, in collaborazione con KW Institute for Contemporary Art (Berlino), ISCP International Studio & Curatorial Program (New York) e Gasworks, Gallery, Studios and International Residency Programme (Londra) ha lanciato il primo kim? Residency Award.
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Si ringraziano: Temnikova & Kasela Gallery, Antoine Levi Gallery
Sponsor: Ministero della Cultura della Repubblica di Lettonia, State Culture Capital Foundation, VKN
Arte contemporanea dalla Lettonia
Mostra organizzata da kim? Contemporary Art Centre, Riga, in collaborazione con Careof, Milano
Artisti: Ēriks Apaļais, Jānis Avotiņš, Ieva Epnere, Kaspars Groševs, Ieva Kraule, Inga Meldere, Daria Melnikova,
Ieva Rubeze, Krišs Salmanis, Ola Vasiljeva
A cura di Simone Menegoi e Zane Onckule
9 giugno - 17 luglio 2015
lunedì – venerdì 15.00 – 18.30
9 giugno ore 19.00, inaugurazione accompagnata da una performance di Kaspars Groševs
Sede: Careof, La Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano
Le fragole del Baltico è una rassegna di arte contemporanea lettone. Inizialmente progettata come complemento della padiglione della Lettonia all’Expo di Milano, è sopravvissuta alla sfortunata cancellazione del padiglione all’ultimo momento.
Le fragole del Baltico presenta una selezione di dieci artisti, per lo più nati intorno al 1980, quasi tutti al loro esordio in Italia: Ēriks Apaļais, Jānis Avotiņš, Ieva Epnere, Kaspars Groševs, Ieva Kraule, Inga Meldere, Daria Melnikova, Ieva Rubeze, Krišs Salmanis and Ola Vasiljeva. La mostra non cerca la propria unità in un medium o in una tesi; si è formata a partire dal lavoro degli artisti. La sua cornice complessiva è semplicemente quella di una presentazione di opere recenti, già esistenti o create appositamente per la mostra, che abbraccia senza soluzione di continuità personalità artistiche distinte e media diversi: pittura e scultura, video e arte applicata, fotografia e suono. Il titolo, la cui ambizione è di essere al tempo stesso poetico e ironico, è stato suggerito dalla vaga (e vagamente esotica) percezione dei Paesi baltici in Europa meridionale come di contrade gelide, sotto i cui cieli grigi un frutto come la fragola non potrebbe mai maturare. Di fatto, le fragole e altri berries rallegrano regolarmente le tavole dei Lettoni dall’inizio dell’estate fino a tutta la ricca stagione autunnale; e l’arte contemporanea, che, a parte uno o due nomi, spesso neppure collegati al loro paese d’origine, è poco nota in Italia, è altrettanto vitale e presente.
Se la mostra non ha una tesi o un medium a fare da cornice, è nondimeno abbastanza compatta, e non solo in termini anagrafici. Rispecchia un gusto; il gusto dei curatori, naturalmente, ma anche un gusto più elusivo e difficile da definire, condiviso dalle ultime generazioni di artisti lettoni. Alcuni elementi tendono a ripresentarsi, benché in forme molto diverse. Ad esempio, un’inclinazione a rivisitare il passato, sia esso personale e familiare o storico, come nei dipinti e nelle piccole sculture in gesso di Inga Meldere, che evocano vivaci storie brevi, o nella serie di fotografie di Ieva Epnere che raffigurano studenti che portano fiori ai loro professori il primo Settembre, obbedendo a una consuetudine nata in epoca sovietica. Un forte sentimento del paesaggio, del tempo atmosferico, dell’alternanza delle stagioni, che si ritrova in alcuni degli arguti, ingegnosi video di Krišs Salmanis. Una malinconia diffusa, che aleggia nei dipinti rarefatti e meditativi di Ēriks Apaļais e nei disegni di Jānis Avotiņš, cartoline anonime da località misteriose, affiancati dal dipinto di una coppia spettrale. Un particolare tipo di humour, impassibile e leggermente assurdo, un esempio del quale è l’antologia video di “guaritori televisivi” lettoni degli anni Novanta associata a una colonna sonora di rumore bianco, realizzata da Ieva Rubeze. Il gusto per la decorazione, le arti applicate e per tutto ciò che è fatto a mano, che accomuna la tuta da ginnastica fatta a maglia da Kaspars Groševs, concepita come abito da inaugurazione; l’allestimento creato da Ieva Kraule per un banchetto da fiaba, con piatti di ceramica che raffigurano facce di commensali da cartone animato e stoffe dipinte con motivi di dolciumi; l’interpretazione letterale di Daria Melnikova della misura e della (de)composizione con immagini bruciate e tuttavia intatte, una ciotola di ceramica rotta già all’origine, o un foglio di carta quadrettata disegnato a mano. E infine un’elusiva idea di domesticità, così come la disegnano le costellazioni di oggetti di Ola Vasiljeva, punteggiati di buffe gag: una porta che diventa una lavagna da un lato e una bacheca dall’altro, due assemblaggi di gusto dada che includono scarpe di vetro, un tappeto bianco su cui è preferibile non camminare, ma disegnato con motivi di scarpe.
Allo scopo di amplificare quest’aspetto di domesticità, e di dare alla mostra la forma di una sorta di interno, i curatori si sono orientati verso un allestimento il cui gusto è meno prossimo a quello del white cube anglosassone del XX secolo che a quello del salon ottocentesco o delle case-studio degli artisti in seguito trasformate in museo, come quella della coppia modernista formata da Romans Suta e Alexandra Beļcova a Riga. Un allestimento che include muri colorati e tende, un sofà e una poltrona, piante in vaso - una caratteristica immancabile di case, studi e perfino spazi espositivi lettoni - e che suggerisce di leggere le opere (le fragole di questo “cestino”) come evocazioni e sostituti del mobilio e di altri articoli della vita di ogni giorno.
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Simone Menegoi (1970) è un critico e curatore che vive a Verona e Milano. Dal 2005 cura mostre in spazi privati e pubblici, in Italia e all’estero. Fra le mostre recenti: The Camera’s Blind Spot II, Extra City Kunsthal, Anversa, 2015; The Warm Statues. Sculpture – Body – Action, 1945-2013, Museo Marino Marini (Firenze), 2014; Michael E. Smith, Triennale di Milano, 2014; The Camera’s Blind Spot. Sculpture - Photography: Recent Examples, Museo d’Arte della Provincia di Nuoro, 2013; LE SILENCE Une fiction, Nouveau Musée National de Monaco, 2012; Bouvard and Pecuchet’s Compendious Quest for Beauty (co-curata con Chris Sharp), David Roberts Art Foundation (Londra), 2012. I suoi testi sono apparsi nelle pubblicazioni di numerose istituzioni internazionali, fra cui il Tel Aviv Art Museum, il Ludwig Museum (Budapest), il New Museum (New York), la Fondazione Galleria Civica di Trento, il Kunstforum Aachen, il Camden Arts Centre (Londra), la Fondazione Prada (Milano e Venezia). Scrive regolarmente per il sito di Arforum.
Zane Onckule (1982) è una curatrice, occasionalmente critica e, dal 2010, direttrice del programma presso il kim? Contemporary Art Centre di Riga. Ha organizzato, curato e co-curato mostre e programmi collaterali di eventi, così come pubblicazioni e altri materiali a stampa in collaborazione con un gran numero di artisti, curatori e teorici. È stata una dei commissari del padiglione lettone alla 55a Biennale di Venezia, organizzato in collaborazione con Art in General di New York. Fra le sue mostre recenti, Ulla von Brandenburg, Sink Down Mountain, Raise Up Valley (2015), kim? Contemporary Art Centre, Riga; Lily's Pool (2015), Art in General, New York; Ola Vasiljeva, Jargot (2014), Art in General, New York e Little Vera, doppia personale di Sanya Kantarosvky ed Ella Kruglyanskaya (2014), kim? Contemporary Art Centre, Riga.
Careof è un’organizzazione non profit per la promozione della ricerca artistica contemporanea. È formata da persone che credono nel valore dell’arte come risorsa e capacità di costruire significati e apprendimento cognitivo. Con passione incoraggia la sperimentazione culturale in tutte le sue forme, in particolare il lavoro dei giovani artisti. Sviluppando un ricco programma espositivo e didattico, servizi di documentazione sulle arti visive e un centro di residenze per creativi, l’organizzazione si pone come interlocutore privilegiato fra artisti, curatori, critici e pubblico non specializzato.
kim? Contemporary Art Centre (Riga), fondato nel 2009, offre una ampia gamma di attività, fra cui mostre, conferenze, dibattiti, pubblicazioni legate all’arte, alla teoria e a questioni sociali recenti, presentate attraverso un corpus locale e internazionale di idee, valori, individui. kim? sostiene lo sviluppo di personalità emergenti della cultura come artisti, teorici, curatori, filosofi, traduttori, pensatori provenienti da differenti campi del sapere, con l’obiettivo di creare un contesto reattivo nei confronti del loro lavoro e di rendere determinate pratiche critiche accessibili a un pubblico più vasto. Nel 2013 kim?, in collaborazione con Art in general di New York, ha diretto il Padiglione lettone alla 55.a Biennale di Venezia. La lista dei partner recenti nell’organizzazione di mostre, sia presso kim? che in altre sedi internazionali, include il Moderna Museet Malmö, Art in General (New York), Garage Museum of Contemporary Art (Mosca). Nel 2015 kim?, in collaborazione con KW Institute for Contemporary Art (Berlino), ISCP International Studio & Curatorial Program (New York) e Gasworks, Gallery, Studios and International Residency Programme (Londra) ha lanciato il primo kim? Residency Award.
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Si ringraziano: Temnikova & Kasela Gallery, Antoine Levi Gallery
Sponsor: Ministero della Cultura della Repubblica di Lettonia, State Culture Capital Foundation, VKN
09
giugno 2015
La fragole del Baltico. Arte contemporanea dalla Lettonia
Dal 09 giugno al 17 luglio 2015
arte contemporanea
performance - happening
serata - evento
giovane arte
performance - happening
serata - evento
giovane arte
Location
CAREOF – FABBRICA DEL VAPORE
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 15.00 - 18.30
Vernissage
9 Giugno 2015, ore 19.00
Autore
Curatore