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La Grande Peste. Genova 1656-1657
La mostra si presenta come una storia fatta di testimonianze dirette, rimandi storici e letterari che aiutano lo spettatore a comprendere il quadro completo della tragedia che colpì Genova, che alla vigilia della peste era una città importante, ricca e attiva, capitale di una Repubblica indipendente che estende il suo dominio su tutto l’arco della Riviera e sull’isola della Corsica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Grande peste del 1656/57 è stata, per l’immenso numero delle vittime “la maggior sciagura che abbia mai patito
Genova” (F. Casoni, annalista); per le gesta di carità ed eroismo “una delle pagine più gloriose della storia benefica della
nostra città” (Card. G. Siri)
La mostra è un invito ai nostri visitatori a prendere in mano questa tragica storia.
È un tema forte, quello della peste, che ha ispirato alla grande letteratura - da Tucidide a Teocrito, da
Boccaccio a Manzoni, da Defoe a Camus – pagine di rara potenza drammatica.
È un tema tragico che celebri pittori come Tiziano, Tintoretto, Poussin, Cerano, Tiepolo, Gros, Mignard, o i
nostri liguri del ‘600: Fiasella e Carlone, hanno rappresentato con scene impressionanti.
È un tema austero e solenne che anche l’architettura ha consacrato con mille chiese e monumenti,
alcuni dei quali famosi ed insigni, citiamo tra i molti, a Venezia la chiesa del Redentore del grande
Palladio e la basilica della Salute, capolavoro del Longhena; a Vienna la maestosa Collegiata di S. Carlo,
opera del Fisher von Erlach, uno dei massimi architetti del Barocco tedesco.
Ma la peste non è solo un tema che fa cultura, è tema che ispira serie riflessioni morali.
Il racconto di tragedie senza nome, di dolori infiniti, l’esempio di centinaia di uomini e di donne,
generosi fino al martirio, che sfidano la morte per il bene dei fratelli, non possono lasciarci indifferenti.
Della grande peste di Genova del 1656/57 abbiamo una notevole e ricca documentazione, la mostra
vuole però presentare la storia di questo drammatico evento che colpì Genova attraverso quelli che, già
padre Romano da Calice nel suo libro “La Grande Peste. Genova 1656/57”, chiamò i “testimoni” che
hanno vissuto in prima persona e che hanno lasciato una documentazione spesso unica e straordinaria.
Per citarne alcuni: Padre Antero Maria Micone da San Bonaventura, agostiniano scalzo, padre
Maurizio Taxil da Tolone, frate cappuccino profumiere e Giò Bartolomeo Campasso, benemerito
notaio della Repubblica di Genova.
“Tra le memorie così varie e così solenni d’un infortunio generale, può essa far primeggiare quella d’un uomo perché
quest’uomo ha ispirato sentimenti ed azioni più memorabili ancora dei mali; stamparlo nelle menti come un sunto di tutti
quei guai perché in tutti l’ha spinto e intromesso, guida, soccorso, esempio, vittima volontaria; d’una calamità per tutti far
quest’uomo come un’impresa; nominarla da lui come una conquista, o una scoperta”.
ALESSANDRO MANZONI
I Promessi Sposi, cap. XXXI
La mostra si presenta quindi come una storia fatta di testimonianze dirette, rimandi storici e letterari
che aiutano lo spettatore a comprendere il quadro completo della tragedia che colpì Genova, che alla
vigilia della peste era una città importante, ricca e attiva, capitale di una Repubblica indipendente che
estende il suo dominio su tutto l’arco della Riviera e sull’isola della Corsica. Genova: costruita ad
anfiteatro attorno al suo porto, da sempre epicentro di tutte le sue attività e circondata da due cinte di
mura: le mura vecchie, ristrette ed ormai consunte e le mura nuove, superbe e possenti, lunghe 12,550 Km e
terminate appena vent’anni prima della nostra peste.
Preservata dalla precedente peste del 1630, chiamata comunemente Peste manzoniana, Genova, 26-27
anni dopo, fu colpita, decimata e quasi distrutta da quella micidiale del 1656/57 che colpì in modo più o
meno violento anche altre due grandi città d’Italia: Napoli e Roma.
“Mentre sul principio dell’anno 1656 nell’Italia tutta si godeva, (mercé la Divina bontà), perfetta salute, fu questa felicità
interrotta dal contagio nel mese di Marzo scopertosi in alcune ville e nella stessa Città Metropoli della Sardinia, non
contento di vomitare il suo veleno in quest’isola, corse ad infettare primieramente la città di Napoli, d’indi s’inoltrò ai
danni di Roma e, penetrato poi nella città di Genova, in quel tempo piena di numerosissimo popolo, ne fece strage sì
grande, che nel mese di Luglio del’anno seguente con memoria deplorabile si vide quasi vuota d’habitatori”.
G.B. CAMPASSO
Compendio de decreti de Ser.mi Collegi et Ill.mo Magistrato di Sanità con insertione di leggi de consegli della Ser.ma
Rep.ca per preservare e liberare la città e dominio dalla peste negli anni 1656-57
Con questo austero e solenne periodo secentesco, il benemerito notaio Giò Bartolomeo Campasso,
annuncia uno dei più luttuosi avvenimenti di tutta la storia di Genova: la grande peste del 1656/57.
I FRATI CAPPUCCINI “FRATI DELLA PESTE DEL FUOCO”
Dopo appena centocinquant’anni dall’origine della loro riforma circa mille Cappuccini erano già morti a
servizio degli appestati. Se Alessandro Manzoni ha dedicato ai Cappuccini, volontari della carità e della
morte nel lazzaretto di Milano, un monumento letterario che “forse non morrà”, non lo fu senza un segreto e giusto disegno della provvidenza che ha ispirato il suo genio perché tanto eroismo non
rimanesse completamente ignorato.
“L’opera ed il cuore di que’ frati meritano se ne faccia memoria con ammirazione, con tenerezza, con quella specie di
gratitudine che è dovuta, come in solido, per i gran servizi resi da uomini a uomini, e più dovuta a quelli che non se la
propongono per ricompensa”.
ALESSANDRO MANZONI
I Promessi sposi, Cap. XXXI
Nella grande peste di Genova i frati cappuccini ebbero un ruolo notevole. I cappuccini erano giunti in
Liguria, forse su sollecitazione di Caterina Cybo verso il 1530 e si misero subito a servire
all’Ospedaletto di San Colombano, fondato dal discepolo di Caterina Fieschi, Ettore Vernazza, gli
“incurabili”, cioè i malati rifiutati da tutti gli ospedali, soprattutto colpiti dalla nuova peste, cioè la
sifilide.
“Da allora i Cappuccini di Liguria sembra che non abbiano avuto altra missione che questa, cioè di consolare i sofferenti
negli ospedali, nelle carceri, nei lazzaretti, sui campi di battaglia. A somiglianza del Serafico Patriarca S. Francesco, essi
posero le loro tende accanto agli asili del dolore, per vivere della vita di chi piange”.
P. FRANCESCO SAVERIO MOLFINO
I cappuccini genovesi, Genova 1912
Per arginare e circoscrivere il contagio si fece ricorso, da parte della Repubblica, anche ad un mezzo
nuovo e straordinario: i cosiddetti “profumi”. Dalla Francia era giunta la notizia che alcuni frati
cappuccini avevano inventato dei profumi molto efficaci per disinfettare case e città. Il padre Maurizio
Taxil da Tolone giunse così a Genova e arruolò altri venti profumieri che, uniti a quelli venuti dalla
Francia, divise in quattro squadre ad ognuna delle quali assegnò per capo un frate Cappuccino.
Ma le pagine più eroiche i Cappuccini le scrissero nei lazzaretti. Nei lazzaretti avevano già servito con
straordinario fervore nelle pesti del 1579-1580 e del 1630-1632. Quando scoppiò la peste del 1656/57,
essi furono i primi a offrirsi i primi ad essere chiamati ed i primi ad entrare nel lazzaretto della Foce.
La mostra prevede la collaborazione con diverse realtà del territorio nazionale per prestiti ed eventi
collaterali. Sarà infatti collegato un ciclo di eventi, conferenze che affronteranno il tema della peste a
360°: dal punto di vista storico-documentario, letterario-artistico e scientifico.
EVENTI:
Giovedì 20 aprile h. 18.00
L'Ufficio di sanità della Repubblica di Genova: un disperato argine alle epidemie di peste in età
moderna
Paolo Calcagno, DAFIST Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia, Università degli Studi di Genova
Navi, topi e pestilenze: la diffusione del morbo e i traffici marittimi nel Mediterraneo
Luca Lo Basso, DAFIST Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia, Università degli Studi di Genova
Modera l’incontro Francesca Nepori, Biblioteca Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Genova
Giovedì 27 aprile h. 18.00
La peste nel 1600: rimedi tradizionali popolari, erboristici e medici
Frate Ezio Battaglia, Antica Farmacia Erboristica S. Anna dei frati Carmelitani Scalzi
Giovedì 4 maggio h. 18.00
La peste nella letteratura da Tucidide all’età moderna
Giuseppe Tamagno, docente di Letteratura Latina Medievale
Giovedì 11 maggio h. 18.00
I sotterranei di Genova e la peste. Studi, ricerche ed eslporazioni del Centro Studi Sotterranei a Genova
Roberto Bixio, Speleologo, componente del Direttivo della Commissione Cavità Artificiali della U.I.S. - Union
Internationale de Spéléologie.
Andrea De Pascale, Archeologo, Direttore Scientifico del Centro Studi Sotterranei di Genova, Conservatore del Museo
Archeologico del Finale.
Stefano Saj, Architetto, Presidente del Centro Studi Sotterranei di Genova, Direttore Responsabile di Opera Ipogea –
Journal of Speleology in Artificial Cavities.
Giovedì 18 maggio h. 18.00
Paleopatologia: le epidemie di peste nel passato
Ezio Fulcheri, Università degli Studi di Genova
Le nuove pesti: quando le relazioni si ammalano
Roberto Ceccarelli, medico infettivologo e microbiologo
Giovedì 25 maggio h. 18.00
La peste nell’Archivio dei Cappuccini di Genova
Simonetta Ottani, archivista
Libri sulla peste nella biblioteca dei Cappuccini di Genova
Veronica Archelite, Biblioteca Provinciale dei Frati Minori Cappuccini, Genova
Libri di erboristeria, farmacologia e medicina naturale nella biblioteca provinciale dei cappuccini di
Genova
Valentina Galante, Biblioteca San Francesco della Vigna, Venezia
Modera l’incontro Anna Giulia Cavagna, già Universita degli Studi di Genova
Giovedì 8 Giugno h. 18.00
Presentazione libro “Emanuele Brignole e l’Albergo dei Poveri di Genova”
Annamaria de Marini, autrice
Giovedì 15 giugno h. 18.00
Presentazione libro “Il convento dei Cappuccini di Genova - Pontedecimo, Quattrocento anni di storia
in Val Polcevera”
a cura di Silvana Ozzano per l’Associazione ITA KWE Flavio Quell’Oller - Onlus
Accompagna all’organo Federico Diomeda
Domenica 18 giugno h. 17.00
Le romanze del cuore Concerto lirico del Soprano Antonella Fontana, al pianoforte il Maetro Dennis
Ippolito
Martedì 11 aprile h. 18.00
Suggestioni dal passato: il “gran contagio” nelle interpretazioni di ivo Vassallo e Alberto Cerchi
Un incontro con due artisti che hanno rappresentato in modo personale e originale lo scenario
genovese della peste del XVII secolo
Tra le opere esposte:
ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA
Ms. 265
- a. descrizioni molto sommarie delle pestilenze in Genova negli anni 1383, 1438,1439,1598
- f. Elenco dei Lazzaretti in funzione fuori Genova dal 3 luglio 1656 al 1 gennaio 1657
Ms. 280
Elenco nominativo dei contagiati e dei morti nella sola città di Genova dal 16 al 26 giugno 1657
ARCHIVIO PROVINCIALE FRATI CAPPUCCINI DI GENOVA
Cronaca F Raccolta della vita, successi ed altre cose seguite nella Provincia di Genova dall’anno
1646 sin all’anno presente 1665 fatte da fr. Bernardo da Porto Maurizio, Ministro provinciale di
Genova, riferite come le ha o vedute o udite. in 8°, fogli 47.
Cronaca Q (senza titolo) in 8°, fogli 155.
ARCHIVIO DELL’OSPEDALE DI S. ANDREA (Duchessa di Galliera)
Giò Bartolomeo Campasso ms. Fondo Generale
Compendio de decreti de Ser.mi Collegi et Ill.mo Magistrato di Sanità con insertione di leggi de
consegli della Ser.ma Rep.ca per preservare e liberare la città e dominio dalla peste negli anni
1656-57, Genova 1669, in 4°, fogli 286 (pagg.579).
BIBLIOTECA PROVINCIALE FRATI MINORI CAPPUCCINI DI GENOVA
TOULON M. , Trattato politico da pratticarsi ne' tempi di peste, circa gl'ordini communi, e particolari
dell'infermarie, purgationi, e quarantene. Nel quale si risponde a chi contradice a' profumi. ... Composto dal
padre Mauritio da Tolone sacerdote capuccino ... E tradotto da vn religioso dell'istesso ordine, In Genoua,
1661
ANTERO MARIA, Li lazaretti della citta', e riuiere di Genoua del 1657. Ne quali oltre à successi particolari
del contagio si narrano l'opere virtuose di quelli che sacrificorno se stessi alla salute del prossimo, e si danno le
regole di ben gouernare vn popolo flagellato dalla peste. Descritti dal R.P. Antero Maria da S. Bonauentura
.., In Genoua, 1658
ALIZERI B. , Della peste cioé della sua natura, e de' rimedj per la preservazione, e per la cura della medesima.
Trattato di Bartolommeo Alizeri, fisico, e medico de primarj nel grande spedale di Pammatone di Genova. .., In
Genova, 1721
MURATORI L. , Del governo della peste e delle maniere di guardarsene, trattato di Lodovico Antonio Muratori
... diviso in politico, medico, ed ecclesiastico, ... coll'utilissima giunta della relazione della peste di Marsiglia,
.., In Pesaro, 1743
P. Ambrogio Olivieri da Novi, Capp.no
Storia delle opere insigni di misericordia corporali e spirituali praticate con zelo apostolico e carità eroica da’
RR.PP. Cappuccini di pressochè ogni provincia assistendo gli appestati in tutte le parti del mondo cattolico e acattolico, in 4° pp. 568
Genova” (F. Casoni, annalista); per le gesta di carità ed eroismo “una delle pagine più gloriose della storia benefica della
nostra città” (Card. G. Siri)
La mostra è un invito ai nostri visitatori a prendere in mano questa tragica storia.
È un tema forte, quello della peste, che ha ispirato alla grande letteratura - da Tucidide a Teocrito, da
Boccaccio a Manzoni, da Defoe a Camus – pagine di rara potenza drammatica.
È un tema tragico che celebri pittori come Tiziano, Tintoretto, Poussin, Cerano, Tiepolo, Gros, Mignard, o i
nostri liguri del ‘600: Fiasella e Carlone, hanno rappresentato con scene impressionanti.
È un tema austero e solenne che anche l’architettura ha consacrato con mille chiese e monumenti,
alcuni dei quali famosi ed insigni, citiamo tra i molti, a Venezia la chiesa del Redentore del grande
Palladio e la basilica della Salute, capolavoro del Longhena; a Vienna la maestosa Collegiata di S. Carlo,
opera del Fisher von Erlach, uno dei massimi architetti del Barocco tedesco.
Ma la peste non è solo un tema che fa cultura, è tema che ispira serie riflessioni morali.
Il racconto di tragedie senza nome, di dolori infiniti, l’esempio di centinaia di uomini e di donne,
generosi fino al martirio, che sfidano la morte per il bene dei fratelli, non possono lasciarci indifferenti.
Della grande peste di Genova del 1656/57 abbiamo una notevole e ricca documentazione, la mostra
vuole però presentare la storia di questo drammatico evento che colpì Genova attraverso quelli che, già
padre Romano da Calice nel suo libro “La Grande Peste. Genova 1656/57”, chiamò i “testimoni” che
hanno vissuto in prima persona e che hanno lasciato una documentazione spesso unica e straordinaria.
Per citarne alcuni: Padre Antero Maria Micone da San Bonaventura, agostiniano scalzo, padre
Maurizio Taxil da Tolone, frate cappuccino profumiere e Giò Bartolomeo Campasso, benemerito
notaio della Repubblica di Genova.
“Tra le memorie così varie e così solenni d’un infortunio generale, può essa far primeggiare quella d’un uomo perché
quest’uomo ha ispirato sentimenti ed azioni più memorabili ancora dei mali; stamparlo nelle menti come un sunto di tutti
quei guai perché in tutti l’ha spinto e intromesso, guida, soccorso, esempio, vittima volontaria; d’una calamità per tutti far
quest’uomo come un’impresa; nominarla da lui come una conquista, o una scoperta”.
ALESSANDRO MANZONI
I Promessi Sposi, cap. XXXI
La mostra si presenta quindi come una storia fatta di testimonianze dirette, rimandi storici e letterari
che aiutano lo spettatore a comprendere il quadro completo della tragedia che colpì Genova, che alla
vigilia della peste era una città importante, ricca e attiva, capitale di una Repubblica indipendente che
estende il suo dominio su tutto l’arco della Riviera e sull’isola della Corsica. Genova: costruita ad
anfiteatro attorno al suo porto, da sempre epicentro di tutte le sue attività e circondata da due cinte di
mura: le mura vecchie, ristrette ed ormai consunte e le mura nuove, superbe e possenti, lunghe 12,550 Km e
terminate appena vent’anni prima della nostra peste.
Preservata dalla precedente peste del 1630, chiamata comunemente Peste manzoniana, Genova, 26-27
anni dopo, fu colpita, decimata e quasi distrutta da quella micidiale del 1656/57 che colpì in modo più o
meno violento anche altre due grandi città d’Italia: Napoli e Roma.
“Mentre sul principio dell’anno 1656 nell’Italia tutta si godeva, (mercé la Divina bontà), perfetta salute, fu questa felicità
interrotta dal contagio nel mese di Marzo scopertosi in alcune ville e nella stessa Città Metropoli della Sardinia, non
contento di vomitare il suo veleno in quest’isola, corse ad infettare primieramente la città di Napoli, d’indi s’inoltrò ai
danni di Roma e, penetrato poi nella città di Genova, in quel tempo piena di numerosissimo popolo, ne fece strage sì
grande, che nel mese di Luglio del’anno seguente con memoria deplorabile si vide quasi vuota d’habitatori”.
G.B. CAMPASSO
Compendio de decreti de Ser.mi Collegi et Ill.mo Magistrato di Sanità con insertione di leggi de consegli della Ser.ma
Rep.ca per preservare e liberare la città e dominio dalla peste negli anni 1656-57
Con questo austero e solenne periodo secentesco, il benemerito notaio Giò Bartolomeo Campasso,
annuncia uno dei più luttuosi avvenimenti di tutta la storia di Genova: la grande peste del 1656/57.
I FRATI CAPPUCCINI “FRATI DELLA PESTE DEL FUOCO”
Dopo appena centocinquant’anni dall’origine della loro riforma circa mille Cappuccini erano già morti a
servizio degli appestati. Se Alessandro Manzoni ha dedicato ai Cappuccini, volontari della carità e della
morte nel lazzaretto di Milano, un monumento letterario che “forse non morrà”, non lo fu senza un segreto e giusto disegno della provvidenza che ha ispirato il suo genio perché tanto eroismo non
rimanesse completamente ignorato.
“L’opera ed il cuore di que’ frati meritano se ne faccia memoria con ammirazione, con tenerezza, con quella specie di
gratitudine che è dovuta, come in solido, per i gran servizi resi da uomini a uomini, e più dovuta a quelli che non se la
propongono per ricompensa”.
ALESSANDRO MANZONI
I Promessi sposi, Cap. XXXI
Nella grande peste di Genova i frati cappuccini ebbero un ruolo notevole. I cappuccini erano giunti in
Liguria, forse su sollecitazione di Caterina Cybo verso il 1530 e si misero subito a servire
all’Ospedaletto di San Colombano, fondato dal discepolo di Caterina Fieschi, Ettore Vernazza, gli
“incurabili”, cioè i malati rifiutati da tutti gli ospedali, soprattutto colpiti dalla nuova peste, cioè la
sifilide.
“Da allora i Cappuccini di Liguria sembra che non abbiano avuto altra missione che questa, cioè di consolare i sofferenti
negli ospedali, nelle carceri, nei lazzaretti, sui campi di battaglia. A somiglianza del Serafico Patriarca S. Francesco, essi
posero le loro tende accanto agli asili del dolore, per vivere della vita di chi piange”.
P. FRANCESCO SAVERIO MOLFINO
I cappuccini genovesi, Genova 1912
Per arginare e circoscrivere il contagio si fece ricorso, da parte della Repubblica, anche ad un mezzo
nuovo e straordinario: i cosiddetti “profumi”. Dalla Francia era giunta la notizia che alcuni frati
cappuccini avevano inventato dei profumi molto efficaci per disinfettare case e città. Il padre Maurizio
Taxil da Tolone giunse così a Genova e arruolò altri venti profumieri che, uniti a quelli venuti dalla
Francia, divise in quattro squadre ad ognuna delle quali assegnò per capo un frate Cappuccino.
Ma le pagine più eroiche i Cappuccini le scrissero nei lazzaretti. Nei lazzaretti avevano già servito con
straordinario fervore nelle pesti del 1579-1580 e del 1630-1632. Quando scoppiò la peste del 1656/57,
essi furono i primi a offrirsi i primi ad essere chiamati ed i primi ad entrare nel lazzaretto della Foce.
La mostra prevede la collaborazione con diverse realtà del territorio nazionale per prestiti ed eventi
collaterali. Sarà infatti collegato un ciclo di eventi, conferenze che affronteranno il tema della peste a
360°: dal punto di vista storico-documentario, letterario-artistico e scientifico.
EVENTI:
Giovedì 20 aprile h. 18.00
L'Ufficio di sanità della Repubblica di Genova: un disperato argine alle epidemie di peste in età
moderna
Paolo Calcagno, DAFIST Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia, Università degli Studi di Genova
Navi, topi e pestilenze: la diffusione del morbo e i traffici marittimi nel Mediterraneo
Luca Lo Basso, DAFIST Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia, Università degli Studi di Genova
Modera l’incontro Francesca Nepori, Biblioteca Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Genova
Giovedì 27 aprile h. 18.00
La peste nel 1600: rimedi tradizionali popolari, erboristici e medici
Frate Ezio Battaglia, Antica Farmacia Erboristica S. Anna dei frati Carmelitani Scalzi
Giovedì 4 maggio h. 18.00
La peste nella letteratura da Tucidide all’età moderna
Giuseppe Tamagno, docente di Letteratura Latina Medievale
Giovedì 11 maggio h. 18.00
I sotterranei di Genova e la peste. Studi, ricerche ed eslporazioni del Centro Studi Sotterranei a Genova
Roberto Bixio, Speleologo, componente del Direttivo della Commissione Cavità Artificiali della U.I.S. - Union
Internationale de Spéléologie.
Andrea De Pascale, Archeologo, Direttore Scientifico del Centro Studi Sotterranei di Genova, Conservatore del Museo
Archeologico del Finale.
Stefano Saj, Architetto, Presidente del Centro Studi Sotterranei di Genova, Direttore Responsabile di Opera Ipogea –
Journal of Speleology in Artificial Cavities.
Giovedì 18 maggio h. 18.00
Paleopatologia: le epidemie di peste nel passato
Ezio Fulcheri, Università degli Studi di Genova
Le nuove pesti: quando le relazioni si ammalano
Roberto Ceccarelli, medico infettivologo e microbiologo
Giovedì 25 maggio h. 18.00
La peste nell’Archivio dei Cappuccini di Genova
Simonetta Ottani, archivista
Libri sulla peste nella biblioteca dei Cappuccini di Genova
Veronica Archelite, Biblioteca Provinciale dei Frati Minori Cappuccini, Genova
Libri di erboristeria, farmacologia e medicina naturale nella biblioteca provinciale dei cappuccini di
Genova
Valentina Galante, Biblioteca San Francesco della Vigna, Venezia
Modera l’incontro Anna Giulia Cavagna, già Universita degli Studi di Genova
Giovedì 8 Giugno h. 18.00
Presentazione libro “Emanuele Brignole e l’Albergo dei Poveri di Genova”
Annamaria de Marini, autrice
Giovedì 15 giugno h. 18.00
Presentazione libro “Il convento dei Cappuccini di Genova - Pontedecimo, Quattrocento anni di storia
in Val Polcevera”
a cura di Silvana Ozzano per l’Associazione ITA KWE Flavio Quell’Oller - Onlus
Accompagna all’organo Federico Diomeda
Domenica 18 giugno h. 17.00
Le romanze del cuore Concerto lirico del Soprano Antonella Fontana, al pianoforte il Maetro Dennis
Ippolito
Martedì 11 aprile h. 18.00
Suggestioni dal passato: il “gran contagio” nelle interpretazioni di ivo Vassallo e Alberto Cerchi
Un incontro con due artisti che hanno rappresentato in modo personale e originale lo scenario
genovese della peste del XVII secolo
Tra le opere esposte:
ARCHIVIO DI STATO DI GENOVA
Ms. 265
- a. descrizioni molto sommarie delle pestilenze in Genova negli anni 1383, 1438,1439,1598
- f. Elenco dei Lazzaretti in funzione fuori Genova dal 3 luglio 1656 al 1 gennaio 1657
Ms. 280
Elenco nominativo dei contagiati e dei morti nella sola città di Genova dal 16 al 26 giugno 1657
ARCHIVIO PROVINCIALE FRATI CAPPUCCINI DI GENOVA
Cronaca F Raccolta della vita, successi ed altre cose seguite nella Provincia di Genova dall’anno
1646 sin all’anno presente 1665 fatte da fr. Bernardo da Porto Maurizio, Ministro provinciale di
Genova, riferite come le ha o vedute o udite. in 8°, fogli 47.
Cronaca Q (senza titolo) in 8°, fogli 155.
ARCHIVIO DELL’OSPEDALE DI S. ANDREA (Duchessa di Galliera)
Giò Bartolomeo Campasso ms. Fondo Generale
Compendio de decreti de Ser.mi Collegi et Ill.mo Magistrato di Sanità con insertione di leggi de
consegli della Ser.ma Rep.ca per preservare e liberare la città e dominio dalla peste negli anni
1656-57, Genova 1669, in 4°, fogli 286 (pagg.579).
BIBLIOTECA PROVINCIALE FRATI MINORI CAPPUCCINI DI GENOVA
TOULON M. , Trattato politico da pratticarsi ne' tempi di peste, circa gl'ordini communi, e particolari
dell'infermarie, purgationi, e quarantene. Nel quale si risponde a chi contradice a' profumi. ... Composto dal
padre Mauritio da Tolone sacerdote capuccino ... E tradotto da vn religioso dell'istesso ordine, In Genoua,
1661
ANTERO MARIA, Li lazaretti della citta', e riuiere di Genoua del 1657. Ne quali oltre à successi particolari
del contagio si narrano l'opere virtuose di quelli che sacrificorno se stessi alla salute del prossimo, e si danno le
regole di ben gouernare vn popolo flagellato dalla peste. Descritti dal R.P. Antero Maria da S. Bonauentura
.., In Genoua, 1658
ALIZERI B. , Della peste cioé della sua natura, e de' rimedj per la preservazione, e per la cura della medesima.
Trattato di Bartolommeo Alizeri, fisico, e medico de primarj nel grande spedale di Pammatone di Genova. .., In
Genova, 1721
MURATORI L. , Del governo della peste e delle maniere di guardarsene, trattato di Lodovico Antonio Muratori
... diviso in politico, medico, ed ecclesiastico, ... coll'utilissima giunta della relazione della peste di Marsiglia,
.., In Pesaro, 1743
P. Ambrogio Olivieri da Novi, Capp.no
Storia delle opere insigni di misericordia corporali e spirituali praticate con zelo apostolico e carità eroica da’
RR.PP. Cappuccini di pressochè ogni provincia assistendo gli appestati in tutte le parti del mondo cattolico e acattolico, in 4° pp. 568
31
marzo 2017
La Grande Peste. Genova 1656-1657
Dal 31 marzo al 02 luglio 2017
arte antica
Location
MUSEO BENI CULTURALI CAPPUCCINI
Genova, Viale 4 Novembre, 5, (Genova)
Genova, Viale 4 Novembre, 5, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle 15.00 alle 18.30; giovedì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.30. Chiuso nei giorni di Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 2 e 24 giugno
Vernissage
31 Marzo 2017, ore 18