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La grande stagione dell’acquerello inglese. Da Turner a Burne-Jones
Con questa mostra si intende documentare uno fra i più originali contributi che la produzione artistica inglese ha fornito al contesto culturale europeo tra il XVIII e il XIX secolo.
Comunicato stampa
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Il Museo d’Arte della città di Ravenna organizza, in collaborazione con il Williamson Art Gallery & Museum di Birkenhead, un progetto espositivo dedicato alla stagione d’oro dell’acquerello inglese. Con questa mostra si intende documentare uno fra i più originali contributi che la produzione artistica inglese ha fornito al contesto culturale europeo tra il XVIII e il XIX secolo. Le opere, circa un centinaio, provengono interamente dalla collezione del Williamson Art Gallery & Museum, che comprende acquerelli di alcuni dei più grandi esponenti del genere come John Robert Cozens, Thomas Girtin, J.M. W. Turner, Thomas Gainsborough, e notevoli lavori di figura di artisti meno noti come William James Müller, William Turner of Oxford e William Wyld, per la prima volta esposti nelle sale di un museo italiano.
La grande stagione dell’acquerello si colloca storicamente nell’arco temporale tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo e senza dubbio la scuola inglese è quella che ne coglie e interpreta al meglio le caratteristiche di genere, dotandolo di una valenza pittorica a tutti gli effetti. Il sentimento della natura e la pittura di paesaggio sono i temi che animano il dibattito estetico nell’Inghilterra del Settecento e l’acquerello viene ad essere una tecnica pittorica dominante che rispecchia, come una cartina tornasole, i fermenti romantici del sublime e del pittoresco, interpretandone i canoni.
Gli artisti del tempo, sulle vie del Gran Tour, restano suggestionati da panorami, città e antiche rovine: gli scenari paesaggistici e di “peasant life” vengono assunti a mitico ideale di un’esistenza di campagna semplice e invidiabile. E’ questa una ricerca che sfocia nella rappresentazione del paesaggio rustico, soggetto trattato con successo soprattutto da Gainsborough, le cui vedute sono prive di specificità topografica, rivelandosi fortemente evocative della campagna e della vita rurale. In larga parte questa ricerca spinge gli artisti in Italia, e molto spesso a Roma, dove il paesaggio naturale e la ricchezza di testimonianze del passato sono una inesauribile fonte di ispirazione come quelle dipinte, ad esempio, da Smith (The Falls of Tivoli, s.d. ) o da W. J. Müller ( Venice, s.d.). Il viaggio come ricerca di soggetto pittoresco è ciò che muove John Robert Cozens tra la Svizzera e la campagna romana, portandolo a realizzare molteplici versioni dei medesimi soggetti, in particolare Tivoli, Paestum e le vedute del lago Albano. Le scene di montagna e natura selvaggia raccolte nei viaggi attraverso le Alpi si traducono in interpretazioni pittoriche del gusto del “sublime” dipinte da John Constable nel raffigurare gli scenari del Leicestershire, o nelle Layer Marney Towers (s.d.) dell’Essex. Ma non è necessariamente il viaggio la fonte di ispirazione privilegiata: Paul Sandby è senza dubbio uno degli esponenti più significativi del genere e nelle scene cittadine o di interno che dipinge, è il personaggio ad aver il ruolo principale, sulla scia della novella e dell’anedottica. Anche per W. Turner il pittoresco e il sublime sono le categorie estetiche di riferimento, la sua attenzione si concentra sulla luce come entità atmosferica, la luce come esplosione di energia che si manifesta nei fenomeni naturali di tempesta o nelle eruzioni vulcaniche come in The Gulf of Naples (Vesuvius angry). La pittura romantica di paesaggio trova un motivo d’ispirazione fondamentale nelle rovine medievali di castelli e abbazie - An unidentified Ruined Priory di John Sell Cotman – motivo fortemente evocativo di sentimenti nostalgici verso un mondo sentito come perduto; sono altresì le caratteristiche topografiche del territorio inglese a costituire un elemento fondamentale negli sviluppi della scuola del paesaggio e nell’interesse per le vedute, che si rintraccia ad esempio nel Paesaggio gallese di Nicholson. Il percorso espositivo darà conto anche dell’evoluzione del genere nel corso del tardo XIX secolo con i lavori preraffaeliti di Edward Coley Burne-Jones, che recuperano motivi d’ispirazione nei temi biblici, così come in quelli medievali e classici, interpretando il genere all’insegna della purezza della forma.
La mostra sarà corredata da un catalogo, edito da Electa, bilingue (italiano e inglese), con completa documentazione iconografica e apparati, oltre ai saggi di Hugh Belsey, direttore della Gainsborough’s House, Colin Simpson, direttore del Williamson Art Gallery and Museum di Birkenhead e Claudio Spadoni.
Dopo la sede del Museo d’Arte della città di Ravenna, l’esposizione sarà ospitata, dal luglio 2004, presso la Gainsborough’s House di Sudbury.
La grande stagione dell’acquerello si colloca storicamente nell’arco temporale tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo e senza dubbio la scuola inglese è quella che ne coglie e interpreta al meglio le caratteristiche di genere, dotandolo di una valenza pittorica a tutti gli effetti. Il sentimento della natura e la pittura di paesaggio sono i temi che animano il dibattito estetico nell’Inghilterra del Settecento e l’acquerello viene ad essere una tecnica pittorica dominante che rispecchia, come una cartina tornasole, i fermenti romantici del sublime e del pittoresco, interpretandone i canoni.
Gli artisti del tempo, sulle vie del Gran Tour, restano suggestionati da panorami, città e antiche rovine: gli scenari paesaggistici e di “peasant life” vengono assunti a mitico ideale di un’esistenza di campagna semplice e invidiabile. E’ questa una ricerca che sfocia nella rappresentazione del paesaggio rustico, soggetto trattato con successo soprattutto da Gainsborough, le cui vedute sono prive di specificità topografica, rivelandosi fortemente evocative della campagna e della vita rurale. In larga parte questa ricerca spinge gli artisti in Italia, e molto spesso a Roma, dove il paesaggio naturale e la ricchezza di testimonianze del passato sono una inesauribile fonte di ispirazione come quelle dipinte, ad esempio, da Smith (The Falls of Tivoli, s.d. ) o da W. J. Müller ( Venice, s.d.). Il viaggio come ricerca di soggetto pittoresco è ciò che muove John Robert Cozens tra la Svizzera e la campagna romana, portandolo a realizzare molteplici versioni dei medesimi soggetti, in particolare Tivoli, Paestum e le vedute del lago Albano. Le scene di montagna e natura selvaggia raccolte nei viaggi attraverso le Alpi si traducono in interpretazioni pittoriche del gusto del “sublime” dipinte da John Constable nel raffigurare gli scenari del Leicestershire, o nelle Layer Marney Towers (s.d.) dell’Essex. Ma non è necessariamente il viaggio la fonte di ispirazione privilegiata: Paul Sandby è senza dubbio uno degli esponenti più significativi del genere e nelle scene cittadine o di interno che dipinge, è il personaggio ad aver il ruolo principale, sulla scia della novella e dell’anedottica. Anche per W. Turner il pittoresco e il sublime sono le categorie estetiche di riferimento, la sua attenzione si concentra sulla luce come entità atmosferica, la luce come esplosione di energia che si manifesta nei fenomeni naturali di tempesta o nelle eruzioni vulcaniche come in The Gulf of Naples (Vesuvius angry). La pittura romantica di paesaggio trova un motivo d’ispirazione fondamentale nelle rovine medievali di castelli e abbazie - An unidentified Ruined Priory di John Sell Cotman – motivo fortemente evocativo di sentimenti nostalgici verso un mondo sentito come perduto; sono altresì le caratteristiche topografiche del territorio inglese a costituire un elemento fondamentale negli sviluppi della scuola del paesaggio e nell’interesse per le vedute, che si rintraccia ad esempio nel Paesaggio gallese di Nicholson. Il percorso espositivo darà conto anche dell’evoluzione del genere nel corso del tardo XIX secolo con i lavori preraffaeliti di Edward Coley Burne-Jones, che recuperano motivi d’ispirazione nei temi biblici, così come in quelli medievali e classici, interpretando il genere all’insegna della purezza della forma.
La mostra sarà corredata da un catalogo, edito da Electa, bilingue (italiano e inglese), con completa documentazione iconografica e apparati, oltre ai saggi di Hugh Belsey, direttore della Gainsborough’s House, Colin Simpson, direttore del Williamson Art Gallery and Museum di Birkenhead e Claudio Spadoni.
Dopo la sede del Museo d’Arte della città di Ravenna, l’esposizione sarà ospitata, dal luglio 2004, presso la Gainsborough’s House di Sudbury.
20
marzo 2004
La grande stagione dell’acquerello inglese. Da Turner a Burne-Jones
Dal 20 marzo al 27 giugno 2004
arte moderna
Location
MAR – MUSEO D’ARTE DELLA CITTA’
Ravenna, Via Di Roma, 13, (Ravenna)
Ravenna, Via Di Roma, 13, (Ravenna)
Biglietti
intero euro 8, ridotto euro 6
Orario di apertura
martedì – giovedì 9 – 13 /15 - 18, venerdì 9- 13/ 15 – 21. sabato e domenica 10 – 19, chiuso il lunedì
Vernissage
20 Marzo 2004, ore 18
Editore
ELECTA
Autore