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La libertat de la Joia
La quinta edizione di “Pensieri preziosi” presenta, attraverso l’opera di sette artisti di rilievo internazionale, la gioielleria contemporanea spagnola sviluppatasi nell’ambito della Scuola Massana di Barcellona.
Comunicato stampa
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La quinta edizione di “Pensieri preziosi” presenta, attraverso l’opera di sette artisti di rilievo internazionale, la gioielleria contemporanea spagnola sviluppatasi nell’ambito della Scuola Massana di Barcellona.
Con “La libertat de la Joia” continua quindi - dopo l’importante rassegna “Gioielli d’Autore – Padova e la Scuola dell’oro” e “Gioielli Natura”, la mostra che lo scorso anno ha presentato Dorothea Prühl e la Scuola Superiore di Halle - un percorso, tutto padovano, volto ad analizzare e far conoscere il gioiello d’arte.
Operazione culturale questa, perseguita dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, di estrema importanza e di largo respiro, in quanto in Italia non esiste ancora una profonda cultura della contemporaneità e il gioiello inteso quale espressione artistica è una forma espressiva ancora troppo poco conosciuta e valorizzata.
“La libertat de la Joia” si terrà presso l’Oratorio di san Rocco dal 19 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010.
Tra gli artisti presenti in mostra vi è Manuel Capdevila (1910 – 2006) a cui si deve una nuova concezione di gioiello e la creazione, nel 1959, della sezione di gioielleria, presso la Scuola Massana di Barcellona. Manuel Capdevila, orafo e pittore, maturato in un ambiente di avanguardia dominato dalle figure di Dalì e di Mirò, segna profondamente le basi di quella che verrà definita la Scuola di Barcellona, condizionando lo stile, l’evoluzione e il linguaggio della gioielleria contemporanea catalana. I suoi gioielli assumono forme surreali, realizzati utilizzando materiali insoliti come legni modellati dall’acqua e dal tempo, lacche coloratissime, sassi, pietre conchiglie, ramoscelli e fili cuciti. Un gioiello quindi dalla struttura libera e dalle forme fantasiose, con echi di linguaggi provocatori quali quello dada, surrealista, materico e informale.
Ramon Puig Cuyàs è l’attuale direttore del dipartimento di gioielleria della Scuola di Barcellona. Egli concepisce il gioiello come una vera e propria filosofia di vita, un riflesso del proprio pensiero interiore. Sensazioni, emozioni, sogni, desiderio di conoscenza e di scoperta si riflettono nei suoi gioielli, strumenti, insieme, di comunicazione ed espressione creativa. Nel corso del tempo la sua opera si sviluppa in vari filoni tematici. Dal viaggio quale percorso di conoscenza e memoria alla natura, agli orizzonti infiniti al mare, al cosmo e all’uomo con le sue contraddizioni. Nei suoi lavori, fatti di materiali trovati, si intravvede una sorta di adesione all’arte povera o pop con una declinazione, però, del tutto personale e lontana da strategie troppo meditate o razionali.
Gemma Draper presenta gioielli che articolano elementi diversi utilizzando materiali naturali e poveri come il legno, la pietra, il corno, l’argilla assimilandoli a smalti e plastiche. Le sue spille-collane, doppie spille o oggetti per la mano escono dalle categorie classiche del manufatto orafo. Artista concettuale segue le emozioni, il suono delle parole, affascinata dal senso del frammento pervenendo ad effetti disorientanti e molto particolari.
I gioielli di Grego García Tevar sono memoria catturata e riproposta nel tentativo di risvegliare il bambino che esiste in noi. Attraverso la costruzione e l’assemblaggio l’artista svolge una vera e propria narrazione che vuole provocare emozione, dialogo ed empatia con l’osservatore e col fruitore. Il gioiello diventa simbolo del corpo che mostra chi siamo. Carta, silicone, metalli preziosi e non, oggetti raccolti e regalati per creare un linguaggio personale ed unico. Un giocattolo del corpo che suscita memorie antiche, una sensazione quasi magica, dove niente ha lo stesso significato e dove l’astratto si rende visibile attraverso la materia.
Xavier Ines Monclús usa un linguaggio narrativo che diviene processo della memoria dove immagini del quotidiano, case, oggetti, animali, rappresentano giocosamente un piccolo universo. Toccato da movimenti come Surrealismo, Dada, Pop Art, Costruttivismo, l’artista riesce a donarci immagini divertenti, non prive però di una certa malinconia e un chiaro invito alla riflessione. Con materiali quali argento, legno, bronzo, immagini laminate e molto colore invita il pubblico a condividere la sua visione della vita.
Javier Moreno Frías è il più giovane degli artisti che espongono. A 26 anni ha già saputo avviare un percorso di ricerca assolutamente autonomo. Tema conduttore dei suoi lavori è il corpo umano visto come connettore fisico tra noi e l’ambiente, patrimonio di unicità individuale, strumento di affermazione nella società dell’apparenza ma anche di facile obsolescenza. Ad esso si aggiunge il tema del luogo dello svago dove il corpo si esibisce, si consuma e trasforma la propria individualità in un’identità di massa. Natura e artificio sono riflessi anche dai materiali utilizzati quali plastiche e resine, avorio e/o corallo ricostruiti, falsi ma vero-simili, facilmente accessibili e funzionali.
Per Silvia Walz il principio ispiratore della sua opera è il mondo della natura che osserva nel variare dei suoi aspetti ma anche i luoghi e le emozioni della quotidianità e delle relazioni tra persone. I suoi gioielli sono spille, bracciali e collane, proposti quali veri e propri talismani. Indagando le potenzialità di materiali come carta, tessuti, plastiche, resine ceramica, vetro, smalto, argento e oro manipola sapientemente la materia passando dal pensiero all’azione: “penso con le mani”, afferma l’artista. Gli esiti sono ricchi contrasti cromatici che emulano i giochi di luce, ombre e colori.
“La libertat de la Joia” presenta quindi una Scuola, la Massana di Barcellona, che, grazie ai suoi principi, favorisce la crescita di personalità libere, artisti pieni e vivaci che lavorano in maniera autonoma e indipendente, tanto che non è possibile parlare di un vero e proprio stile catalano. Tuttavia numerosi sono gli aspetti che inducono a vedere negli orafi maturati intorno alla Scuola una matrice e un’identità comune: una spiccata tendenza all’innovazione; la ricerca concettuale e l’utilizzo della metafora, una grande freschezza ed energia; la tendenza alla bellezza attraverso l’uso del colore, la commistione di materiali diversi e un ricercato equilibrio delle forme; l’utilizzo di materiale non prezioso e di oggetti trovati, la scelta frequente della tecnica dell’assemblaggio o della costruzione; la profonda convinzione che il gioiello è uno dei mezzi più particolari, personali e fantasiosi, per condividere col mondo il proprio pensiero e le proprie emozioni.
La mostra e il catalogo sono curati da Mirella Cisotto Nalon. Il catalogo, bilingue, è edito da Editoriale Programma - Padova con testi di Mirella Cisotto Nalon, Luisa Bazzanella Dal Piaz, Graziella Folchini Grassetto, Elena Giora, Alessandra Possamai Vita. Traduzione in lingua inglese di Gabriel Walton.
Con “La libertat de la Joia” continua quindi - dopo l’importante rassegna “Gioielli d’Autore – Padova e la Scuola dell’oro” e “Gioielli Natura”, la mostra che lo scorso anno ha presentato Dorothea Prühl e la Scuola Superiore di Halle - un percorso, tutto padovano, volto ad analizzare e far conoscere il gioiello d’arte.
Operazione culturale questa, perseguita dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, di estrema importanza e di largo respiro, in quanto in Italia non esiste ancora una profonda cultura della contemporaneità e il gioiello inteso quale espressione artistica è una forma espressiva ancora troppo poco conosciuta e valorizzata.
“La libertat de la Joia” si terrà presso l’Oratorio di san Rocco dal 19 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010.
Tra gli artisti presenti in mostra vi è Manuel Capdevila (1910 – 2006) a cui si deve una nuova concezione di gioiello e la creazione, nel 1959, della sezione di gioielleria, presso la Scuola Massana di Barcellona. Manuel Capdevila, orafo e pittore, maturato in un ambiente di avanguardia dominato dalle figure di Dalì e di Mirò, segna profondamente le basi di quella che verrà definita la Scuola di Barcellona, condizionando lo stile, l’evoluzione e il linguaggio della gioielleria contemporanea catalana. I suoi gioielli assumono forme surreali, realizzati utilizzando materiali insoliti come legni modellati dall’acqua e dal tempo, lacche coloratissime, sassi, pietre conchiglie, ramoscelli e fili cuciti. Un gioiello quindi dalla struttura libera e dalle forme fantasiose, con echi di linguaggi provocatori quali quello dada, surrealista, materico e informale.
Ramon Puig Cuyàs è l’attuale direttore del dipartimento di gioielleria della Scuola di Barcellona. Egli concepisce il gioiello come una vera e propria filosofia di vita, un riflesso del proprio pensiero interiore. Sensazioni, emozioni, sogni, desiderio di conoscenza e di scoperta si riflettono nei suoi gioielli, strumenti, insieme, di comunicazione ed espressione creativa. Nel corso del tempo la sua opera si sviluppa in vari filoni tematici. Dal viaggio quale percorso di conoscenza e memoria alla natura, agli orizzonti infiniti al mare, al cosmo e all’uomo con le sue contraddizioni. Nei suoi lavori, fatti di materiali trovati, si intravvede una sorta di adesione all’arte povera o pop con una declinazione, però, del tutto personale e lontana da strategie troppo meditate o razionali.
Gemma Draper presenta gioielli che articolano elementi diversi utilizzando materiali naturali e poveri come il legno, la pietra, il corno, l’argilla assimilandoli a smalti e plastiche. Le sue spille-collane, doppie spille o oggetti per la mano escono dalle categorie classiche del manufatto orafo. Artista concettuale segue le emozioni, il suono delle parole, affascinata dal senso del frammento pervenendo ad effetti disorientanti e molto particolari.
I gioielli di Grego García Tevar sono memoria catturata e riproposta nel tentativo di risvegliare il bambino che esiste in noi. Attraverso la costruzione e l’assemblaggio l’artista svolge una vera e propria narrazione che vuole provocare emozione, dialogo ed empatia con l’osservatore e col fruitore. Il gioiello diventa simbolo del corpo che mostra chi siamo. Carta, silicone, metalli preziosi e non, oggetti raccolti e regalati per creare un linguaggio personale ed unico. Un giocattolo del corpo che suscita memorie antiche, una sensazione quasi magica, dove niente ha lo stesso significato e dove l’astratto si rende visibile attraverso la materia.
Xavier Ines Monclús usa un linguaggio narrativo che diviene processo della memoria dove immagini del quotidiano, case, oggetti, animali, rappresentano giocosamente un piccolo universo. Toccato da movimenti come Surrealismo, Dada, Pop Art, Costruttivismo, l’artista riesce a donarci immagini divertenti, non prive però di una certa malinconia e un chiaro invito alla riflessione. Con materiali quali argento, legno, bronzo, immagini laminate e molto colore invita il pubblico a condividere la sua visione della vita.
Javier Moreno Frías è il più giovane degli artisti che espongono. A 26 anni ha già saputo avviare un percorso di ricerca assolutamente autonomo. Tema conduttore dei suoi lavori è il corpo umano visto come connettore fisico tra noi e l’ambiente, patrimonio di unicità individuale, strumento di affermazione nella società dell’apparenza ma anche di facile obsolescenza. Ad esso si aggiunge il tema del luogo dello svago dove il corpo si esibisce, si consuma e trasforma la propria individualità in un’identità di massa. Natura e artificio sono riflessi anche dai materiali utilizzati quali plastiche e resine, avorio e/o corallo ricostruiti, falsi ma vero-simili, facilmente accessibili e funzionali.
Per Silvia Walz il principio ispiratore della sua opera è il mondo della natura che osserva nel variare dei suoi aspetti ma anche i luoghi e le emozioni della quotidianità e delle relazioni tra persone. I suoi gioielli sono spille, bracciali e collane, proposti quali veri e propri talismani. Indagando le potenzialità di materiali come carta, tessuti, plastiche, resine ceramica, vetro, smalto, argento e oro manipola sapientemente la materia passando dal pensiero all’azione: “penso con le mani”, afferma l’artista. Gli esiti sono ricchi contrasti cromatici che emulano i giochi di luce, ombre e colori.
“La libertat de la Joia” presenta quindi una Scuola, la Massana di Barcellona, che, grazie ai suoi principi, favorisce la crescita di personalità libere, artisti pieni e vivaci che lavorano in maniera autonoma e indipendente, tanto che non è possibile parlare di un vero e proprio stile catalano. Tuttavia numerosi sono gli aspetti che inducono a vedere negli orafi maturati intorno alla Scuola una matrice e un’identità comune: una spiccata tendenza all’innovazione; la ricerca concettuale e l’utilizzo della metafora, una grande freschezza ed energia; la tendenza alla bellezza attraverso l’uso del colore, la commistione di materiali diversi e un ricercato equilibrio delle forme; l’utilizzo di materiale non prezioso e di oggetti trovati, la scelta frequente della tecnica dell’assemblaggio o della costruzione; la profonda convinzione che il gioiello è uno dei mezzi più particolari, personali e fantasiosi, per condividere col mondo il proprio pensiero e le proprie emozioni.
La mostra e il catalogo sono curati da Mirella Cisotto Nalon. Il catalogo, bilingue, è edito da Editoriale Programma - Padova con testi di Mirella Cisotto Nalon, Luisa Bazzanella Dal Piaz, Graziella Folchini Grassetto, Elena Giora, Alessandra Possamai Vita. Traduzione in lingua inglese di Gabriel Walton.
19
dicembre 2009
La libertat de la Joia
Dal 19 dicembre 2009 al 14 marzo 2010
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ORATORIO DI SAN ROCCO
Padova, Via Santa Lucia, (Padova)
Padova, Via Santa Lucia, (Padova)
Orario di apertura
9.30-12.30, 15.30-19.00 - Chiusura: tutti i lunedì; 25, 26 dicembre 2009, 1 gennaio 2010
Sito web
padovacultura.padovanet.it
Ufficio stampa
STUDIO LAVIA
Autore
Curatore