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La Magia del multiplo nell’era del digitale
Tutti gli artisti, in un modo eterogeneo che spazia dalla figurazione più lirica alla cerebralità più minimale, hanno in comune l’amore per il multiplo e le sue implicazioni democratiche: il magico dell’arte può e deve raggiungere tutti. È compito della società accoglierlo a braccia tese e fare di tutto perchè ciò accada
Comunicato stampa
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Durante la prima parte del XX secolo, artisti dotati di forti personalità e geniale creatività hanno infranto norme, limiti e confini da secoli considerati sacri e inviolabili. Futuristi, Cubisti e Dadaisti hanno mescolato le tecniche, servendosi del collage, degli inserimenti fotografici, ritagli di giornale, materiali vari e diversi, artificiali o naturali, umili o nobili, creando opere d’arte a metà strada tra pittura e scultura.
Estremamente significativa per i suoi effetti eversivi e dirompenti, è l’invenzione da parte di Marcel Duchamp, del ready-made, con il quale l’artista non esegue l’opera personalmente, ma usa oggetti precostruiti, che non devono più essere considerati in base al fine per cui sono stati inizialmente realizzati, ma solo per la loro nuova funzione e per i loro nuovi significati. L’artista non viene più considerato tale per la sua abilità manuale, ma per le sue doti creative, per il suo estro, per la sua abilità nell’ideare e trasmettere concetti ed emozioni universali. Già qualche anno prima, l’Art Nouveau aveva contribuito a dare pari dignità a tutte le discipline artistiche, elevando contemporaneamente il livello qualitativo della produzione industriale, che muoveva i primi passi. Di lì a breve, la tecnologia ha permesso agli artisti di creare un oggetto capace di portare la magia dell’arte nelle case di tutti: il multiplo. Ai tempi dell’Art Nouveau l’idea di poter produrre la bellezza della modernità, spargendola così ai quattro venti, è piaciuta moltissimo agli artisti. Dopo oltre cent’anni dai giorni in cui artisti come William Morris o René Lalique istituirono aziende che immediatamente riscossero un enorme successo, il multiplo d’arte è stabilmente divenuto l’estensione ideale di un concetto di bellezza orizzontale, per un’idea di arte che possa raggiungere tutti. Malgrado il secolo scorso abbia visto notevoli cadute di stile nelle serigrafie dozzinali di artisti anche quotati, è sempre più evidente il ritorno di un interesse per questo mercato, più aperto di quello super esclusivo di quello originale artistico. Tanto che oggi il mercato dell’arte sta avendo il sopravvento sulla critica d’arte: non è più il riconoscimento degli storici e degli studiosi a determinare il successo di un artista, quanto piuttosto un’accorta politica commerciale, gestita dai galleristi, dai collezionisti e dagli operatori di mercato, grazie a un uso massiccio dei mass media e delle più moderne tecniche di marketing. L’opera d’arte è diventato un prodotto da vendere: l’artista deve distinguersi dalla massa anonima dei suoi colleghi e farsi notare dai possibili acquirenti. Alla corsa per raggiungere un pubblico vasto ma esclusivo si aggregano i magistrali Indaco Design, i quali producono oggetti per la vita di tutti i giorni incentrati sulla forza dell’equilibrio tra estetica e funzione: cioccolatini ergonomici che selezionano solo particolari papille gustative, borse modulari che si trasformano in un’installazione scultorea, scatole da scarpe in gres porcellanato con cui cucinare al forno, e gioielli dall’innovativo binomio porcellana/platino. Altri artisti invece sfoggiano un ritorno alle tecniche di stampa tradizionale, come l’egiziano Fathi Hassan, che pur partecipando a biennali internazionali con installazioni molto originali, quando utilizza il multiplo lo fa in una maniera rigorosamente classica, che ci ricorda di geroglifici dei suoi illustri antenati.
In questo vivace marasma di oggettistica esclusiva, c’è chi utilizza la praticità del multiplo per diffondere il suo messaggio concettuale e provocatorio, come Stefano Pasquini, che si fa fotografare affogato in un bicchier d’acqua, o ritrae il figlio Nicola come un mini-manga da collezione. Oppure come Dragoni Russo che, mediante l'utilizzo di diversi mezzi espressivi, indagano contesti prelevati dalla quotidianità, lavorando sulla ricerca di un'identità di coppia, sul rituale familiare, sul doppio, sui giochi di ruolo e in generale sulle dinamiche comportamentali proprie del rapporto interpersonale.
Gino Gariselli utilizza invece le risorse esistenti, siano esse idee o marchi, esperienze o oggetti coordinati, modi di vivere un ambiente o materiali reperibili per procedere alla loro ripulitura da ogni superfetazione o inutile contaminazione: nascono così prototipi di complementi d'arredo, apparecchi d' illuminazione, interni di negozi e di abitazioni. L'essenziale e l'idea originale diventano così la base per creare, sviluppare, approfondire con coerenza e rigore. Il risultato finale è naturale, logico, semplice da leggere e lineare, ma derivato da un perfetto controllo di ogni particolare. Giulia Casula usa disegno, fotografia e video-installazione per realizzare interventi site-specific eseguendo le sue opere sia con frammenti di realtà, sia con materiale d'archivio, su cui interviene. Come il progetto "Les mousine", installazione di cartamodelli a due e tre dimensioni; lavoro in progress che è un multiplo, è un fai-da-te, ma anche un gioco con il quale si possono decidere materiali, colore e taglia a seconda delle dimensioni che si desiderano. Al divertimento invece si dedica Thomas Hoffman, che ha creato la Tom’s Company per portare le sue opere allegre e multiformi nelle case di tutti: «ogni giorno la vita ci offre delle esperienze colorate e nello stesso tempo bizzarre. Io voglio trasporle artisticamente in modo da condividerle con altri», dice l'artista. Marco Ficarra utilizza il multiplo del linguaggio dei fumetti per riportarci in una realtà sociale diversa, che ci fa ripensare al nostro ruolo nella società.
Tutti questi artisti, in un modo eterogeneo che spazia dalla figurazione più lirica alla cerebralità più minimale, hanno in comune l’amore per il multiplo e le sue implicazioni democratiche: il magico dell’arte può e deve raggiungere tutti. È compito della società accoglierlo a braccia tese e fare di tutto perchè ciò accada.
Ronnie del Moste
Estremamente significativa per i suoi effetti eversivi e dirompenti, è l’invenzione da parte di Marcel Duchamp, del ready-made, con il quale l’artista non esegue l’opera personalmente, ma usa oggetti precostruiti, che non devono più essere considerati in base al fine per cui sono stati inizialmente realizzati, ma solo per la loro nuova funzione e per i loro nuovi significati. L’artista non viene più considerato tale per la sua abilità manuale, ma per le sue doti creative, per il suo estro, per la sua abilità nell’ideare e trasmettere concetti ed emozioni universali. Già qualche anno prima, l’Art Nouveau aveva contribuito a dare pari dignità a tutte le discipline artistiche, elevando contemporaneamente il livello qualitativo della produzione industriale, che muoveva i primi passi. Di lì a breve, la tecnologia ha permesso agli artisti di creare un oggetto capace di portare la magia dell’arte nelle case di tutti: il multiplo. Ai tempi dell’Art Nouveau l’idea di poter produrre la bellezza della modernità, spargendola così ai quattro venti, è piaciuta moltissimo agli artisti. Dopo oltre cent’anni dai giorni in cui artisti come William Morris o René Lalique istituirono aziende che immediatamente riscossero un enorme successo, il multiplo d’arte è stabilmente divenuto l’estensione ideale di un concetto di bellezza orizzontale, per un’idea di arte che possa raggiungere tutti. Malgrado il secolo scorso abbia visto notevoli cadute di stile nelle serigrafie dozzinali di artisti anche quotati, è sempre più evidente il ritorno di un interesse per questo mercato, più aperto di quello super esclusivo di quello originale artistico. Tanto che oggi il mercato dell’arte sta avendo il sopravvento sulla critica d’arte: non è più il riconoscimento degli storici e degli studiosi a determinare il successo di un artista, quanto piuttosto un’accorta politica commerciale, gestita dai galleristi, dai collezionisti e dagli operatori di mercato, grazie a un uso massiccio dei mass media e delle più moderne tecniche di marketing. L’opera d’arte è diventato un prodotto da vendere: l’artista deve distinguersi dalla massa anonima dei suoi colleghi e farsi notare dai possibili acquirenti. Alla corsa per raggiungere un pubblico vasto ma esclusivo si aggregano i magistrali Indaco Design, i quali producono oggetti per la vita di tutti i giorni incentrati sulla forza dell’equilibrio tra estetica e funzione: cioccolatini ergonomici che selezionano solo particolari papille gustative, borse modulari che si trasformano in un’installazione scultorea, scatole da scarpe in gres porcellanato con cui cucinare al forno, e gioielli dall’innovativo binomio porcellana/platino. Altri artisti invece sfoggiano un ritorno alle tecniche di stampa tradizionale, come l’egiziano Fathi Hassan, che pur partecipando a biennali internazionali con installazioni molto originali, quando utilizza il multiplo lo fa in una maniera rigorosamente classica, che ci ricorda di geroglifici dei suoi illustri antenati.
In questo vivace marasma di oggettistica esclusiva, c’è chi utilizza la praticità del multiplo per diffondere il suo messaggio concettuale e provocatorio, come Stefano Pasquini, che si fa fotografare affogato in un bicchier d’acqua, o ritrae il figlio Nicola come un mini-manga da collezione. Oppure come Dragoni Russo che, mediante l'utilizzo di diversi mezzi espressivi, indagano contesti prelevati dalla quotidianità, lavorando sulla ricerca di un'identità di coppia, sul rituale familiare, sul doppio, sui giochi di ruolo e in generale sulle dinamiche comportamentali proprie del rapporto interpersonale.
Gino Gariselli utilizza invece le risorse esistenti, siano esse idee o marchi, esperienze o oggetti coordinati, modi di vivere un ambiente o materiali reperibili per procedere alla loro ripulitura da ogni superfetazione o inutile contaminazione: nascono così prototipi di complementi d'arredo, apparecchi d' illuminazione, interni di negozi e di abitazioni. L'essenziale e l'idea originale diventano così la base per creare, sviluppare, approfondire con coerenza e rigore. Il risultato finale è naturale, logico, semplice da leggere e lineare, ma derivato da un perfetto controllo di ogni particolare. Giulia Casula usa disegno, fotografia e video-installazione per realizzare interventi site-specific eseguendo le sue opere sia con frammenti di realtà, sia con materiale d'archivio, su cui interviene. Come il progetto "Les mousine", installazione di cartamodelli a due e tre dimensioni; lavoro in progress che è un multiplo, è un fai-da-te, ma anche un gioco con il quale si possono decidere materiali, colore e taglia a seconda delle dimensioni che si desiderano. Al divertimento invece si dedica Thomas Hoffman, che ha creato la Tom’s Company per portare le sue opere allegre e multiformi nelle case di tutti: «ogni giorno la vita ci offre delle esperienze colorate e nello stesso tempo bizzarre. Io voglio trasporle artisticamente in modo da condividerle con altri», dice l'artista. Marco Ficarra utilizza il multiplo del linguaggio dei fumetti per riportarci in una realtà sociale diversa, che ci fa ripensare al nostro ruolo nella società.
Tutti questi artisti, in un modo eterogeneo che spazia dalla figurazione più lirica alla cerebralità più minimale, hanno in comune l’amore per il multiplo e le sue implicazioni democratiche: il magico dell’arte può e deve raggiungere tutti. È compito della società accoglierlo a braccia tese e fare di tutto perchè ciò accada.
Ronnie del Moste
04
luglio 2008
La Magia del multiplo nell’era del digitale
Dal 04 al 07 luglio 2008
design
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
Location
GALLERIA L’ARTE
Molinella, Corso Giuseppe Mazzini, 160, (Bologna)
Molinella, Corso Giuseppe Mazzini, 160, (Bologna)
Orario di apertura
Tutti i giorni 9-12:30, 16-19:30 e 21-24
Vernissage
4 Luglio 2008, ore 21
Autore