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La montagna. Linguaggi, immagini e tempo dall’Ottocento ai giorni nostri
Sono stati due albi di un anonimo fotografo, viaggiatore tra ottocento e novecento, a ispirare questa mostra alla Galleria Il Chiostro di Saronno, che riassume la dedizione alla tematica della montagna da parte dei principali momenti artistici a cavallo tra i secoli.
Comunicato stampa
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Artisti in mostra: Arcangelo, Raffaele Bonuomo, Giannetto Bravi, Alfredo Casali, Filippo De Pisis, Francesco De Rocchi, Luigi Erba, Carlo Fornara, Marco Di Giovanni, Francesco Filippini, Ferdinando Greco, Helise Hinnen, Silvia Lelli, Marcovinicio, Franco Marrocco, Roberto Masotti, Emilio Longoni, Gianni Maffi, Giancarlo Ossola, Tullio Pericoli, Federico Piccari, Pietro Sala, Giulio Aristide Sartorio, Vittorio Sella, Mario Sironi, Giandomenico Spreafico, Alberto Storari, Arturo Tosi
Sono stati due albi di un anonimo fotografo, viaggiatore tra ottocento e novecento, a ispirare questa mostra alla Galleria Il Chiostro di Saronno, che riassume la dedizione alla tematica della montagna da parte dei principali momenti artistici a cavallo tra i secoli, da quando la montagna ha cominciato a essere fotografata, ovvero nella seconda metà dell’800, Alpi austriache, svizzere, italiane sono ritratte nei due volumi, fissando luoghi per l’epoca inesplorati o raccontando località allora tra le più esclusive per l’aristocrazia.
Mostra che si svolge tra fotografia appunto, ma anche pittura e video.
L’Ottocento è rappresentato in pittura da Emilio Longoni Lago glaciale, da una scena di Giulio Aristide Sartorio Corvé sul Pasubio, e da due disegni, il primo di Carlo Fornara, che ritrae con tecnica grafica divisionista il monte Gridone della sua amata Val Vigezzo, il secondo di Francesco Filippini (“Busto di ragazza e paesaggio” 1872-74); ma il secolo della scoperta della fotografia è rappresentato anche da precoci esempi di annerimento diretto (aristotipo) del pioniere dell’alpinismo Vittorio Sella (“Monte Koruldu dal vallone Zena”, 1890), da due immagini- collage della fotografa svizzera Elise Hinnen sulla cittadina di Arosa (stampe all’albumina), e dal ritratto di Luigi Amedeo di Savoia, figura iconica nell’esplorazione italiana, al quale si assegna un ruolo centrale nella divulgazione della passione della montagna presso il grande pubblico.
La prima parte del Novecento è rappresentata in pittura fino agli anni Quaranta da Mario Sironi, Francesco De Rocchi (“Capanno in montagna”1939), Filippo de Pisis (“Paesaggio cadorino” 1926), e Arturo Tosi, tutti autori per i quali il tema montano non è solo un soggetto affascinante da indagare, ma è una dichiarazione di poetica.
La fotografia in questa fase intermedia è rappresentata da una stampa ai sali d’argento di Giandomenico Spreafico (“Immensità” 1974- Pian della Neve- Adamello), per poi passare al digitale di Pietro Sala (“Sciatori”), Raffaele Bonuomo (“Val di Mello” 2016), Gianni Maffi con i dittici alle Tre Cime di Lavaredo (2012), Luigi Erba con un dittico “Montebasso-Bellano” 2007-2021, quest’ultima ottenuta digitalizzando una foto-matrice analogica.
Salendo quindi in un contesto contemporaneo la mostra include dipinti di Giancarlo Ossola Crepuscolo, 2001, Tullio Pericoli con la poetica “sorgente”, Ferdinando Greco con Le montagne e il lago nero, Alfredo Casali e Marco Di Giovanni, che in vetta vivono il loro studio atelier, poi Franco Marocco con la serie bianco neve de L’eco del bosco, Alberto Storari con le ultime mappe alpine e Federico Piccari, che alle montagne e allo Yeti ha dedicato una serie di misteriosi ritratti. Le uniche sculture in mostra sono Montagna santa (1986) e La montagna di origano (1988) di mano di Arcangelo, che al paesaggio del Sud ha dedicato cicli importanti non solo pittorici, ma anche plastici, perché le sue “mani toccano la terra”, dando forma a quel sacro che sottende alla sua ricerca.
Di una certa complessità è il video “Al Bordo” di Silvia Lelli , a cui fa da contraltare la suggestione romantica della composizione video “Le 100 vedute del monte Agaro” di Roberto Masotti.
Come è evidente la mostra esprime quanto l’immagine sia mutata nel tempo, in base alle varie materie utilizzate, nei vari generi, complessivamente con profonde analogie e differenziazioni soprattutto in relazione ai mezzi tecnologici che hanno determinato le tipologie dei linguaggi. La montagna qui ha una sua centralità visiva e referenziale sempre al di là, anzi nettamente in contrapposizione all’ iconografia edonistica da imagerie. Montagna come visione, analisi e pensiero nel tempo e con il tempo.
Sono stati due albi di un anonimo fotografo, viaggiatore tra ottocento e novecento, a ispirare questa mostra alla Galleria Il Chiostro di Saronno, che riassume la dedizione alla tematica della montagna da parte dei principali momenti artistici a cavallo tra i secoli, da quando la montagna ha cominciato a essere fotografata, ovvero nella seconda metà dell’800, Alpi austriache, svizzere, italiane sono ritratte nei due volumi, fissando luoghi per l’epoca inesplorati o raccontando località allora tra le più esclusive per l’aristocrazia.
Mostra che si svolge tra fotografia appunto, ma anche pittura e video.
L’Ottocento è rappresentato in pittura da Emilio Longoni Lago glaciale, da una scena di Giulio Aristide Sartorio Corvé sul Pasubio, e da due disegni, il primo di Carlo Fornara, che ritrae con tecnica grafica divisionista il monte Gridone della sua amata Val Vigezzo, il secondo di Francesco Filippini (“Busto di ragazza e paesaggio” 1872-74); ma il secolo della scoperta della fotografia è rappresentato anche da precoci esempi di annerimento diretto (aristotipo) del pioniere dell’alpinismo Vittorio Sella (“Monte Koruldu dal vallone Zena”, 1890), da due immagini- collage della fotografa svizzera Elise Hinnen sulla cittadina di Arosa (stampe all’albumina), e dal ritratto di Luigi Amedeo di Savoia, figura iconica nell’esplorazione italiana, al quale si assegna un ruolo centrale nella divulgazione della passione della montagna presso il grande pubblico.
La prima parte del Novecento è rappresentata in pittura fino agli anni Quaranta da Mario Sironi, Francesco De Rocchi (“Capanno in montagna”1939), Filippo de Pisis (“Paesaggio cadorino” 1926), e Arturo Tosi, tutti autori per i quali il tema montano non è solo un soggetto affascinante da indagare, ma è una dichiarazione di poetica.
La fotografia in questa fase intermedia è rappresentata da una stampa ai sali d’argento di Giandomenico Spreafico (“Immensità” 1974- Pian della Neve- Adamello), per poi passare al digitale di Pietro Sala (“Sciatori”), Raffaele Bonuomo (“Val di Mello” 2016), Gianni Maffi con i dittici alle Tre Cime di Lavaredo (2012), Luigi Erba con un dittico “Montebasso-Bellano” 2007-2021, quest’ultima ottenuta digitalizzando una foto-matrice analogica.
Salendo quindi in un contesto contemporaneo la mostra include dipinti di Giancarlo Ossola Crepuscolo, 2001, Tullio Pericoli con la poetica “sorgente”, Ferdinando Greco con Le montagne e il lago nero, Alfredo Casali e Marco Di Giovanni, che in vetta vivono il loro studio atelier, poi Franco Marocco con la serie bianco neve de L’eco del bosco, Alberto Storari con le ultime mappe alpine e Federico Piccari, che alle montagne e allo Yeti ha dedicato una serie di misteriosi ritratti. Le uniche sculture in mostra sono Montagna santa (1986) e La montagna di origano (1988) di mano di Arcangelo, che al paesaggio del Sud ha dedicato cicli importanti non solo pittorici, ma anche plastici, perché le sue “mani toccano la terra”, dando forma a quel sacro che sottende alla sua ricerca.
Di una certa complessità è il video “Al Bordo” di Silvia Lelli , a cui fa da contraltare la suggestione romantica della composizione video “Le 100 vedute del monte Agaro” di Roberto Masotti.
Come è evidente la mostra esprime quanto l’immagine sia mutata nel tempo, in base alle varie materie utilizzate, nei vari generi, complessivamente con profonde analogie e differenziazioni soprattutto in relazione ai mezzi tecnologici che hanno determinato le tipologie dei linguaggi. La montagna qui ha una sua centralità visiva e referenziale sempre al di là, anzi nettamente in contrapposizione all’ iconografia edonistica da imagerie. Montagna come visione, analisi e pensiero nel tempo e con il tempo.
11
marzo 2022
La montagna. Linguaggi, immagini e tempo dall’Ottocento ai giorni nostri
Dall'undici marzo al 30 aprile 2022
arte moderna
Location
Il Chiostro Arte Contemporanea
Saronno, Viale Santuario, 11, (VA)
Saronno, Viale Santuario, 11, (VA)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-12.30, giovedì pomeriggio 15.30-18.30. Altri pomeriggi su appuntamento
Sito web
Autore
Curatore