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LA NASCITA DI MILLE INFERNI
La ricerca dell’artista si fonda su una profonda riflessione sulla nascita, come atto di separazione. Il risultato sono opere realizzate interamente con la tecnica del merletto a macchina e dell’intreccio a mano che raccontano l’esistenza di ogni individuo nel suo continuo mutare nel tempo.
Comunicato stampa
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La nascita di mille inferni
La notte dalle ali nere venne amata dal vento e depose un uovo d’argento nel grembo dell’oscurità.
La luce pertiene al figlio, l’oscurità alla madre e alla generazione.
[Frammenti Orfici 70-84]
Qual è la linea di confine tra il nascere e il mancare?
Quanti atti di morte e rinascita dobbiamo compiere nell’arco della nostra esistenza per vivere davvero? E cosa significa venire alla luce, se non far sì che qualcosa resti nell’ombra?
Nelle sue opere Elisabetta Cameli avvia una riflessione profonda sulla nascita, come primigenio atto di separazione e scaturigine di eterni conflitti.
Scendendo nelle prigioni della Rocca, si entra infatti in un territorio ctonio, infernale e al contempo intimo e racchiuso, al confine tra la dimensione cavernicola e quella uterina. Questo spazio riconduce alla sensazione di “Regressus ad Uterum”, ovvero un mistico ritorno allo stato primordiale dell’essere. La caverna rappresenta il Grembo della Terra in cui si consuma un inizio ed una fine, un luogo di morte e di rinascita.
Proprio dall’ispirazione di questo luogo nasce “La nascita di mille inferni”; la scultura posta al centro della sala ci mostra una genesi conflittuale e riflette sul principio di dicotomia incluso in quello di nascita. L’artista, andando a lavorare sull’idea dello spazio cavo come spazio contemporaneamente vuoto e pieno, realizza un’opera che ci indica la doppiezza del dentro e fuori, diventando un’allegoria dell’utero materno. La scultura si compone di due parti, cave appunto, il cui interno si può scorgere grazie alla trasparenza del merletto. In essa l’artista, attraverso l’uso delle corde avvolte, richiama parti del corpo vive e in divenire, che diventano anche il legame indissolubile tra le due parti. Quest’opera è rappresentazione dell’atto in cui è contenuto il passaggio dall’individualità alla dualità, come rapporto di separazione.
La tecnica del merletto a macchina e dell’intreccio a mano permettono a Elisabetta Cameli di ottenere delle trame che alternano trasparenze e consistenze, così come nella serie dei quattro “Burial Clothes” che si legano, come una sorta di capitolo successivo, alla scultura. Queste opere simboleggiano le pagine di vita del diario personale di ogni individuo e raccontano l’esistenza con il suo continuo mutare nel tempo. Questi tessuti di merletto diventano come delle pelli, in cui le corde sono rappresentazione di ciò che c’è dentro di noi e vuole emergere. Le opere, come vere e proprie ecdisi, costituiscono ciò che resta di noi dopo un processo di morte e rinascita, dunque di separazione. Queste spoglie tessili costituiscono un modo per preservare l’esperienza del proprio vissuto mostrando le lacerazioni, le perdite e i conflitti che ci portano alla consapevolezza di chi siamo, verso la necessaria ricerca della nostra identità.
Lucrezia Caliani
La notte dalle ali nere venne amata dal vento e depose un uovo d’argento nel grembo dell’oscurità.
La luce pertiene al figlio, l’oscurità alla madre e alla generazione.
[Frammenti Orfici 70-84]
Qual è la linea di confine tra il nascere e il mancare?
Quanti atti di morte e rinascita dobbiamo compiere nell’arco della nostra esistenza per vivere davvero? E cosa significa venire alla luce, se non far sì che qualcosa resti nell’ombra?
Nelle sue opere Elisabetta Cameli avvia una riflessione profonda sulla nascita, come primigenio atto di separazione e scaturigine di eterni conflitti.
Scendendo nelle prigioni della Rocca, si entra infatti in un territorio ctonio, infernale e al contempo intimo e racchiuso, al confine tra la dimensione cavernicola e quella uterina. Questo spazio riconduce alla sensazione di “Regressus ad Uterum”, ovvero un mistico ritorno allo stato primordiale dell’essere. La caverna rappresenta il Grembo della Terra in cui si consuma un inizio ed una fine, un luogo di morte e di rinascita.
Proprio dall’ispirazione di questo luogo nasce “La nascita di mille inferni”; la scultura posta al centro della sala ci mostra una genesi conflittuale e riflette sul principio di dicotomia incluso in quello di nascita. L’artista, andando a lavorare sull’idea dello spazio cavo come spazio contemporaneamente vuoto e pieno, realizza un’opera che ci indica la doppiezza del dentro e fuori, diventando un’allegoria dell’utero materno. La scultura si compone di due parti, cave appunto, il cui interno si può scorgere grazie alla trasparenza del merletto. In essa l’artista, attraverso l’uso delle corde avvolte, richiama parti del corpo vive e in divenire, che diventano anche il legame indissolubile tra le due parti. Quest’opera è rappresentazione dell’atto in cui è contenuto il passaggio dall’individualità alla dualità, come rapporto di separazione.
La tecnica del merletto a macchina e dell’intreccio a mano permettono a Elisabetta Cameli di ottenere delle trame che alternano trasparenze e consistenze, così come nella serie dei quattro “Burial Clothes” che si legano, come una sorta di capitolo successivo, alla scultura. Queste opere simboleggiano le pagine di vita del diario personale di ogni individuo e raccontano l’esistenza con il suo continuo mutare nel tempo. Questi tessuti di merletto diventano come delle pelli, in cui le corde sono rappresentazione di ciò che c’è dentro di noi e vuole emergere. Le opere, come vere e proprie ecdisi, costituiscono ciò che resta di noi dopo un processo di morte e rinascita, dunque di separazione. Queste spoglie tessili costituiscono un modo per preservare l’esperienza del proprio vissuto mostrando le lacerazioni, le perdite e i conflitti che ci portano alla consapevolezza di chi siamo, verso la necessaria ricerca della nostra identità.
Lucrezia Caliani
11
settembre 2023
LA NASCITA DI MILLE INFERNI
Dall'undici settembre al 15 ottobre 2023
arte contemporanea
Location
Museo della Rocca di Dozza
Dozza, Piazza Rocca, (BO)
Dozza, Piazza Rocca, (BO)
Biglietti
Inaugurazione ad ingresso libero
Negli altri giorni, biglietto d'ingresso:
- intero € 7,50
- ridotto € 6,00 (studenti maggiorenni, tesserati FAI e Touring Club Italiano, gruppi sopra 20 unità)
- gratuità per under 18, residenti del Comune di Dozza, disabili con accompagnatore, giornalisti, guide turistiche, tesserati Card Cultura
Orario di apertura
Da lunedì a sabato ore 10-13 e 14-19
Domenica e festivi ore 10-19:30
Vernissage
15 Settembre 2023, Ore 17:30
Sito web
Ufficio stampa
Lucrezia Caliani
Ufficio stampa
Fondazione Dozza Città d'Arte
Ufficio stampa
Orma Comunicazione
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico