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la Peau de chagrin
Alberto Finelli e Evyenia Gennadiou ci conducono, attraverso il corpus di opere esposte e una modalità allestitiva evocativa, in un tempo sospeso.
Come ritrovarsi nella novella di Balzac – la Peau de chagrin appunto – quando il protagonista entra nel negozio di oggetti antichi attratto dalle tante
Comunicato stampa
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Alberto Finelli e Evyenia Gennadiou ci conducono, attraverso il corpus di opere esposte e una modalità allestitiva evocativa, in un tempo sospeso.
Come ritrovarsi nella novella di Balzac - la Peau de chagrin appunto - quando il protagonista entra nel negozio di oggetti antichi attratto dalle tante opere esposte e riceve in dono una pelle di zigrino come talismano, con il potere di esaudire ogni desiderio a chi lo possiede.
Come in quel tempo sospeso e magico, dove tutto può cambiare ed essere risolto come d’incanto, l’attenzione è catalizzata dalla pelle, dalla superficie delle cose, dal loro involucro.
Si tratta dunque di assecondare la fascinazione totalizzante generata dalle opere come fossero specchi nei quali vedere al rovescio quello che appare del gesto alchemico che le ha prodotte. [...] Così il rame e le sue elettriche stratificazioni, la carta e le sue epidermiche pieghe, i colori e le loro intricate sovrapposizioni esibiscono la natura materiale dell’esperienza che è anche elogio della superficialità, ovvero richiamo a farsi sensibili alla qualità materiale e rovinosa delle cose di cui ci circondiamo e con le quali ci identifichiamo, perché da esse deriva l’immagine che ciascuno produce di se stesso.
Immagini di sé che è presa di distanza e slancio verso altro, desiderio che muove ad afferrarsi al fascino discreto e muto delle cose.
Così, alla maniera di Balzac, gli artisti esibiscono le loro opere sottraendole alla fatica e al tempo che le ha prodotte e, come un dono, aprono alla possibilità di eludere qualsiasi metafisica profondità e giocare a sottrarsi alla decadenza che ne fa feticcio di una pretesa immortalità.
L’invito è a varcare la soglia per scoprirsi e inoltrarsi in un mondo che gioca a smuovere desideri e fa del possesso un dispositivo che spinge verso le cose, rendendole oggetto di quei desideri, creature animate per le quali ci si consuma e ci si trasforma, irreversibilmente.
Gli oggetti rivelano dunque tutta la loro apparente sacralità e aprono alla possibilità di illuminare le pieghe di una realtà che resta da cogliere nel suo tutto apparente.
Un elogio della superficialità – o esattamente il suo contrario – se nel girovagare tra le opere si apre uno spazio finzionale che ne fa creature animate di quella Commedia Umana, balzachiana e pure brechtiana, dove ciascuno con le sue fragilità sa di poter trovare “qualcosa di solido cui tenersi”.
Come ritrovarsi nella novella di Balzac - la Peau de chagrin appunto - quando il protagonista entra nel negozio di oggetti antichi attratto dalle tante opere esposte e riceve in dono una pelle di zigrino come talismano, con il potere di esaudire ogni desiderio a chi lo possiede.
Come in quel tempo sospeso e magico, dove tutto può cambiare ed essere risolto come d’incanto, l’attenzione è catalizzata dalla pelle, dalla superficie delle cose, dal loro involucro.
Si tratta dunque di assecondare la fascinazione totalizzante generata dalle opere come fossero specchi nei quali vedere al rovescio quello che appare del gesto alchemico che le ha prodotte. [...] Così il rame e le sue elettriche stratificazioni, la carta e le sue epidermiche pieghe, i colori e le loro intricate sovrapposizioni esibiscono la natura materiale dell’esperienza che è anche elogio della superficialità, ovvero richiamo a farsi sensibili alla qualità materiale e rovinosa delle cose di cui ci circondiamo e con le quali ci identifichiamo, perché da esse deriva l’immagine che ciascuno produce di se stesso.
Immagini di sé che è presa di distanza e slancio verso altro, desiderio che muove ad afferrarsi al fascino discreto e muto delle cose.
Così, alla maniera di Balzac, gli artisti esibiscono le loro opere sottraendole alla fatica e al tempo che le ha prodotte e, come un dono, aprono alla possibilità di eludere qualsiasi metafisica profondità e giocare a sottrarsi alla decadenza che ne fa feticcio di una pretesa immortalità.
L’invito è a varcare la soglia per scoprirsi e inoltrarsi in un mondo che gioca a smuovere desideri e fa del possesso un dispositivo che spinge verso le cose, rendendole oggetto di quei desideri, creature animate per le quali ci si consuma e ci si trasforma, irreversibilmente.
Gli oggetti rivelano dunque tutta la loro apparente sacralità e aprono alla possibilità di illuminare le pieghe di una realtà che resta da cogliere nel suo tutto apparente.
Un elogio della superficialità – o esattamente il suo contrario – se nel girovagare tra le opere si apre uno spazio finzionale che ne fa creature animate di quella Commedia Umana, balzachiana e pure brechtiana, dove ciascuno con le sue fragilità sa di poter trovare “qualcosa di solido cui tenersi”.
19
ottobre 2023
la Peau de chagrin
Dal 19 ottobre al 28 novembre 2023
arte contemporanea
Location
NAMI gallery
Napoli, Via Carlo Poerio, 9, (NA)
Napoli, Via Carlo Poerio, 9, (NA)
Orario di apertura
martedì e giovedì dalle 16 alle 19
Vernissage
19 Ottobre 2023, 16:30 - 20
Autore
Autore testo critico