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La pelle #2 – Sacrificio
Il secondo dei tre appuntamenti che si terranno a Codalunga. Il titolo è preso dal romanzo del 1949 di Curzio Malaparte. Opera che darà la temperie di tutto il progetto, volto ad indagare gli infiniti strati della superficialità.
Comunicato stampa
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CODALUNGA e' lieta di presentare -LA PELLE (Il Sacrificio)-, seconda parte del progetto ideato e curato da Anto- nio Grulli. Per l'occasione ai quattro artisti già presenti nella prima parte della mostra si aggiunge Hermann Nitsch, mentre Luigi Presicce e Italo Zuffi presenteranno due nuovi lavori.
Accompagnai Rommel di stanza in stanza per tutta la casa e quando tornammo nell'immenso atrio dai finestroni aperti sul piu' bel paesaggio del mondo gli offrii un bicchiere di vino del Vesuvio, dei vigneti di Pompei. Disse: -Prosit- levando il bicchiere, bevve tutto d'un fiato, poi, prima di andarsene, mi domando' se avessi comprato la mia casa già fatta, o se l'avessi disegnata e costruita io. Gli risposi - e non era vero - che avevo comprato la casa già fatta. E con un ampio gesto della mano, indicandogli la parete a picco di Matromania, i tre scogli giganteschi dei Faraglioni, la penisola di Sorrento, le isole delle Sirene, le lontananze azzurre della costiera di Amalfi, e il remoto bagliore dorato della riva di Pesto, gli dissi -Io ho disegnato il paesaggio-.*
1)trova un luogo appartato, nascosto, dove ritirarti, dove sprofondare in te stesso. 2)utilizzalo per sacrificare la tua parte mondana, la tua vita di tutti i giorni, staccati dalla realtà, uccidila. 3)utilizzalo come un piedistallo su cui salire per ricreare il mondo a tua immagine e somiglianza e riportare un ordine nel caos. È impossibile non pensare a Casa Malaparte di Capri come a un luogo religioso piu' che ad una abitazione. La gran- de scalinata che porta alla spianata sul tetto, il suo stile fuori dal tempo e dalle categorizzazioni stilistiche, la sua ubicazione estrema e il piu' possibile ritirata dal mondo, su di uno sperone di roccia, come se avesse scelto l'estremo lembo di terra pronta a sganciarsene.
È difficile osservandola immaginare che possano accadervi cose da vita di tutti i giorni. Piu' facile immaginarla come l'altare di strani sacrifici. Uno luogo-studio in cui sia possibile sacrificare la propria vita per la creazione dell'opera d'arte, una possibilità di allontanamento, di privazione fertile. Un gigantesco basamento che solleva quanto basta da terra per ricontestualizzare chiunque vi si muova sopra rendendolo un opera d'arte mobile in una dimensione onirica.
Questa seconda tappa del progetto La Pelle indagherà la dimensione dello studio dell'artista come ultima propag- gine dei luoghi di privazione e di sacrificio del passato. A Jampol, sul Dniester, in Ukraina, nel luglio deI 1941, m'era accaduto di vedere nella polvere della strada, proprio in mezzo al villaggio, un tappeto di pelle umana. Era un uomo schiacciato dai cingoli di un carro armato. Il viso aveva preso una forma quadrata, il petto e il ventre s'erano allargati e messi di traverso, in forma di losanga; le gambe e le braccia erano simili ai calzoni e alle maniche di un vestito appena stirato; disteso sulla tavola da stiro. Vennero alcuni ebrei e si misero a scrostare dalla polvere quel profilo d'uomo morto. Adagio sollevarono con la punta delle vanghe i lembi di quel disegno, come si sollevano i lembi di un tappeto. Era un tappeto di pelle umana, e la trama era una sottile armatura ossea, una ragnatela d'ossa schiacciate. Pareva un vestito inamidato, una pelle d'uomo inamidata. Quando fu del tutto staccato dalla polvere della strada, uno di quegli ebrei lo infilo' dalla parte della testa sulla punta della vanga, e con quella bandiera si mosse. Camminava a testa alta, portando sulla punta della vanga quella pelle umana che ciondolava e dondolava nel vento, proprio come una bandiera. Quella bandiera e' la bandiera della nostra vera patria. Una bandiera di pelle umana. La nostra vera patria e' la nostra pelle.* Antonio Grulli
Accompagnai Rommel di stanza in stanza per tutta la casa e quando tornammo nell'immenso atrio dai finestroni aperti sul piu' bel paesaggio del mondo gli offrii un bicchiere di vino del Vesuvio, dei vigneti di Pompei. Disse: -Prosit- levando il bicchiere, bevve tutto d'un fiato, poi, prima di andarsene, mi domando' se avessi comprato la mia casa già fatta, o se l'avessi disegnata e costruita io. Gli risposi - e non era vero - che avevo comprato la casa già fatta. E con un ampio gesto della mano, indicandogli la parete a picco di Matromania, i tre scogli giganteschi dei Faraglioni, la penisola di Sorrento, le isole delle Sirene, le lontananze azzurre della costiera di Amalfi, e il remoto bagliore dorato della riva di Pesto, gli dissi -Io ho disegnato il paesaggio-.*
1)trova un luogo appartato, nascosto, dove ritirarti, dove sprofondare in te stesso. 2)utilizzalo per sacrificare la tua parte mondana, la tua vita di tutti i giorni, staccati dalla realtà, uccidila. 3)utilizzalo come un piedistallo su cui salire per ricreare il mondo a tua immagine e somiglianza e riportare un ordine nel caos. È impossibile non pensare a Casa Malaparte di Capri come a un luogo religioso piu' che ad una abitazione. La gran- de scalinata che porta alla spianata sul tetto, il suo stile fuori dal tempo e dalle categorizzazioni stilistiche, la sua ubicazione estrema e il piu' possibile ritirata dal mondo, su di uno sperone di roccia, come se avesse scelto l'estremo lembo di terra pronta a sganciarsene.
È difficile osservandola immaginare che possano accadervi cose da vita di tutti i giorni. Piu' facile immaginarla come l'altare di strani sacrifici. Uno luogo-studio in cui sia possibile sacrificare la propria vita per la creazione dell'opera d'arte, una possibilità di allontanamento, di privazione fertile. Un gigantesco basamento che solleva quanto basta da terra per ricontestualizzare chiunque vi si muova sopra rendendolo un opera d'arte mobile in una dimensione onirica.
Questa seconda tappa del progetto La Pelle indagherà la dimensione dello studio dell'artista come ultima propag- gine dei luoghi di privazione e di sacrificio del passato. A Jampol, sul Dniester, in Ukraina, nel luglio deI 1941, m'era accaduto di vedere nella polvere della strada, proprio in mezzo al villaggio, un tappeto di pelle umana. Era un uomo schiacciato dai cingoli di un carro armato. Il viso aveva preso una forma quadrata, il petto e il ventre s'erano allargati e messi di traverso, in forma di losanga; le gambe e le braccia erano simili ai calzoni e alle maniche di un vestito appena stirato; disteso sulla tavola da stiro. Vennero alcuni ebrei e si misero a scrostare dalla polvere quel profilo d'uomo morto. Adagio sollevarono con la punta delle vanghe i lembi di quel disegno, come si sollevano i lembi di un tappeto. Era un tappeto di pelle umana, e la trama era una sottile armatura ossea, una ragnatela d'ossa schiacciate. Pareva un vestito inamidato, una pelle d'uomo inamidata. Quando fu del tutto staccato dalla polvere della strada, uno di quegli ebrei lo infilo' dalla parte della testa sulla punta della vanga, e con quella bandiera si mosse. Camminava a testa alta, portando sulla punta della vanga quella pelle umana che ciondolava e dondolava nel vento, proprio come una bandiera. Quella bandiera e' la bandiera della nostra vera patria. Una bandiera di pelle umana. La nostra vera patria e' la nostra pelle.* Antonio Grulli
05
aprile 2009
La pelle #2 – Sacrificio
Dal 05 aprile al 17 maggio 2009
arte contemporanea
Location
CODALUNGA
Vittorio Veneto, Via Martiri Della Libertà, 20, (Treviso)
Vittorio Veneto, Via Martiri Della Libertà, 20, (Treviso)
Vernissage
5 Aprile 2009, ore 17 seguita dai concerti di WW e Nihilisme a partire dalle ore 19
Si sconsiglia l'utilizzo di indumenti di colore bianco.
Autore
Curatore