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La Pierre de la Folie
Il progetto della Pierre de la Folie si basa sulla possibilità di convertire l’energia (ossia l’idea) in massa, quindi in materia (vale a dire in opera) rilevabile dai nostri sensi. Com’è ovvio, la materia è un’entità capace di adeguarsi a una forma, ma è anche una disciplina di studio suscettibile di classificazione. Da questa premessa nasce un “macro-allestimento di micro-mostre” che attiene ai criteri espositivi del complesso industriale in cui ha sede Dolomiti Contemporanee; dato che ogni edificio del distretto artistico è concepito per ospitare una singola mostra, nel Padiglione C verrà ricreata la stessa modalità operativa in una scala più ridotta, ricavando cioè delle piccole rassegne all’interno del più ampio e articolato progetto della Pierre de la Folie. In modo del tutto autonomo, ogni sezione svilupperà una propria tipologia, ma tutte risulteranno connesse tra loro – a riprova del fatto che la somma delle parti è più grande delle parti stesse
Artisti: Juan Carlos Ceci, Manuele Cerutti, Fulvio Di Piazza, Andrea Facco, Daniele Giunta, Elisa Monaldi, Luca Pozzi, Lucio Pozzi, George Ernest Michael Sinclair Noble, Andrea Salvatori, Willy Verginer.
Il progetto della Pierre de la Folie si basa sulla possibilità di convertire l’energia (ossia l’idea) in massa, quindi in materia (vale a dire in opera) rilevabile dai nostri sensi. Com’è ovvio, la materia è un’entità capace di adeguarsi a una forma, ma è anche una disciplina di studio suscettibile di classificazione. Da questa premessa nasce un “macro-allestimento di micro-mostre” che attiene ai criteri espositivi del complesso industriale in cui ha sede Dolomiti Contemporanee; dato che ogni edificio del distretto artistico è concepito per ospitare una singola mostra, nel Padiglione C verrà ricreata la stessa modalità operativa in una scala più ridotta, ricavando cioè delle piccole rassegne all’interno del più ampio e articolato progetto della Pierre de la Folie. In modo del tutto autonomo, ogni sezione svilupperà una propria tipologia, ma tutte risulteranno connesse tra loro – a riprova del fatto che la somma delle parti è più grande delle parti stesse..
AEROLITI FILOSOFALI. Alla maniera dell’isola volante di Laputa, alcuni aeroliti sembrano sfidare le leggi della gravità terrestre. La spugna luminescente di Luca Pozzi, le sculture di Elisa Monaldi e i paesaggi di Daniele Giunta testeranno le proprietà fanta-scientifiche della materia inerte.
ROCCE ALCHEMICHE. Manuele Cerutti, Fulvio Di Piazza e Juan Carlos Ceci presenteranno ciascuno un piccolo quadro che individuerà tre differenti fasi di metamorfosi geologica (soggetto che non è altro che un pretesto metalinguistico per raccontare l’alchimia della pittura).
PIETRE ANGOLARI. Sotto quali aspetti un sampietrino può essere equiparato al posacenere di Munari, ai dadi di Iacchetti, ai post-it di Fry, ai multipli di Schatz o ai celebri rompicapi di Rubik, Altekruse e Hein? Parafrasando l’Omaggio al quadrato di Joesf Albers, questo piccolo “Omaggio al cubo” metterà alla prova il senso critico degli spettatori.
PIETRE DI PARAGONE. Introduce questa sezione il catalogo Due pietre ritrovate di Amedeo Modigliani, in cui le teste dell’affaire Modì non vengono chiamate “sculture” ma semplicemente “pietre”. Con la stessa ambiguità lessicale sono qui proposte quattro opere che saranno messe a confronto con delle pietre prelevate dal paesaggio circostanze Sass Muss. Mettendo alla berlina il concetto che oppone i materiali “nobili” a quelli “volgari”, la pietra dolomia risulterà quindi equipollente alle sculture di Andrea Facco, Lucio Pozzi, Michael Noble e Andrea Salvatori.
L’INVISIBILITÀ È UNA TRA LE POSSIBILITÀ DELLA MATERIA. Negli spazi adiacenti l’ingresso troveranno posto un libro e dei fogli che segnalano la presenza di pietre “invisibili”. La prima è una pietra immaginaria, di cui Paul Auster fornisce una testimonianza letteraria. La seconda e la terza pietra sono invece delle “omissioni” che si pongono l’obiettivo di ricordare quale fosse l’approccio artistico di Gino De Dominicis. ADAM KADMON. Chiude il l’esposizione una scultura di Willy Verginer: è come se le diverse pietre disseminate in tutta la mostra si fossero trasformate in un’unica pietra circolare che pone l’uomo al suo centro, quell’uomo primordiale che è un Golem nato dalla terra.
Dolomiti Contemporanee è un laboratorio d’arti visive in ambiente, ed un progetto d’arte contemporanea nella (dalla) regione dolomitica.
L’epicentro - Sass Muss è un fantastico complesso d’archeologia industriale, situato in Provincia di Belluno (Comune di Sospirolo), a ridosso del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Il sito è composto da una serie di fabbricati, inseriti in un ambiente naturale fortemente configurato, in zona pedemontana, a 7 km dal centro storico di Belluno, nei pressi della Strada Statale 203 Agordina.
Quest’area, dimessa da oltre vent’anni, è stata recentemente oggetto di un importante intervento di recupero. Essa è composta da una serie di grandi edifici-padiglioni realizzati negli anni ’30 e da un gruppo di nuovi fabbricati industriali, per quasi 4.000 metri quadrati di superficie coperta complessiva.
Dolomiti Contemporanee prevede l’attivazione del complesso di Sass Muss quale laboratorio culturale ed artistico, nel periodo compreso tra la fine di luglio ed ottobre 2011. Uno spazio completamente nuovo, articolato, vasto, viene aperto dunque, grazie a questo progetto d’arte contemporanea.
A Sass Muss, un gruppo di curatori ed artisti lavorerà insieme a quella che vuole configurarsi come una stazione di scambio e produzione artistica alternativa. Le prime tre mostre inaugureranno sabato 30 luglio (curatori: Andrea Bruciati, Gianluca D’Incà Levis, Alberto Zanchetta).
La Pierre de la Folie
Sospirolo, (Belluno)