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La pittura è oro #1
Agli incontri partecipano alcuni protagonisti del sistema dell’arte italiano, scelti tra artisti, curatori, critici e galleristi, ma anche scrittori e filosofi, che negli anni hanno espresso posizioni differenti nei confronti di questo medium.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La pittura è oro
Pittura come racconto. Raccontare la pittura.
venerdì 29 ottobre 2010, dalle ore 16.00 alle ore 19.00
presso DOCVA, Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano
partecipano alla tavola rotonda: Manuele Cerutti, Marco Cingolani, Federico
Ferrari, Luca Francesconi, Elio Grazioli, Tiziano Scarpa, Elena Volpato
A partire da un momento imprecisato del diciannovesimo secolo e in indubbio
rapporto con fenomeni come la nascita della fotografia, le avanguardie, l'estinguersi
di forme di pittura religiosa e a soggetto storico, non spetta più solo alla pittura,
come era stato per secoli, il compito di narrare per immagini, di raccontare storie, di
assolvere cioè ad una funzione didattica, illustrativa e documentaria. Tuttavia la
pittura contemporanea, “assediata dai clichè ancor prima che il pittore abbia iniziato
il suo lavoro” (Deleuze), stretta tra dichiarazioni di morte e rinascita del medium e
una dimensione specificatamente analitica e autoriflessiva, non ha smesso di
reinventare strategie narrative, pur da una posizione marginale e proprio alla luce di
questo trauma, di questa ferita prodottasi più di un secolo fa.
La tavola rotonda dal titolo Pittura come racconto. Raccontare la pittura non vuole
riconsiderare il delicato rapporto tra pittura e narrazione - troppo vasto e
potenzialmente dispersivo - in termini prettamente storici, ma mantenerlo sullo
sfondo per valutarne gli effetti sul lavoro dei pittori di oggi. E magari provare a
raccontare gli ultimi anni di pittura italiana alla luce di questo rapporto.
La tavola rotonda potrebbe inoltre stimolare una riflessione sulle difficoltà, se
esistono, a parlare/scrivere di pittura (a maneggiare cioè quello che in fondo è un
linguaggio specialistico), da parte di una generazione di critici e curatori, la nostra,
che vorrebbe tornare a discutere di pittura dopo anni di silenzi, snobismi, annunci di
morte e repentine rinascite del medium e che quindi manifesta questa intenzione
all’interno di un vuoto critico che ha probabilmente segnato, rispetto alla pittura, la
storia recente.
Più precisamente è attorno ad alcune domande che si incentra la discussione:
Perché continuiamo a ritenere la pittura un linguaggio autoreferenziale e per questo
antinarrativo? Quanto la ferita prodottasi tra pittura e storia, tra pittura e narrazione,
influisce sul lavoro dei pittori oggi e sul nostro modo di guardare alla pittura? Perché
gli effetti di questo trauma, di questa ferita si fanno sentire ancora oggi? Perché
l'idea di progetto (centrale in altre pratiche artistiche) offre più possibilità di
racconto della dimensione del processo (inestricabilmente legata al fare pittorico)?
Esistono ancora dipinti “a soggetto storico”, cioè che raccontano la storia recente, o
la storia italiana degli ultimi anni? Esistono “figure sintomatiche” (come direbbe
Paolo Fossati) nella pittura italiana di oggi? È vero e, se lo è, come mai la pittura non
“fa racconto” agli occhi dei critici e curatori trentenni? Perché è così difficile
parlare/scrivere di pittura? È possibile parlare/scrivere di pittura prescindendo
completamente da aspetti mediali e tecnici (il colore, la pennellata, la tradizione,
etc), cioè pertinenti alla specificità della pittura? La pittura può essere ancora intesa
come una “macchina narrativa”?
Pittura come racconto. Raccontare la pittura.
venerdì 29 ottobre 2010, dalle ore 16.00 alle ore 19.00
presso DOCVA, Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano
partecipano alla tavola rotonda: Manuele Cerutti, Marco Cingolani, Federico
Ferrari, Luca Francesconi, Elio Grazioli, Tiziano Scarpa, Elena Volpato
A partire da un momento imprecisato del diciannovesimo secolo e in indubbio
rapporto con fenomeni come la nascita della fotografia, le avanguardie, l'estinguersi
di forme di pittura religiosa e a soggetto storico, non spetta più solo alla pittura,
come era stato per secoli, il compito di narrare per immagini, di raccontare storie, di
assolvere cioè ad una funzione didattica, illustrativa e documentaria. Tuttavia la
pittura contemporanea, “assediata dai clichè ancor prima che il pittore abbia iniziato
il suo lavoro” (Deleuze), stretta tra dichiarazioni di morte e rinascita del medium e
una dimensione specificatamente analitica e autoriflessiva, non ha smesso di
reinventare strategie narrative, pur da una posizione marginale e proprio alla luce di
questo trauma, di questa ferita prodottasi più di un secolo fa.
La tavola rotonda dal titolo Pittura come racconto. Raccontare la pittura non vuole
riconsiderare il delicato rapporto tra pittura e narrazione - troppo vasto e
potenzialmente dispersivo - in termini prettamente storici, ma mantenerlo sullo
sfondo per valutarne gli effetti sul lavoro dei pittori di oggi. E magari provare a
raccontare gli ultimi anni di pittura italiana alla luce di questo rapporto.
La tavola rotonda potrebbe inoltre stimolare una riflessione sulle difficoltà, se
esistono, a parlare/scrivere di pittura (a maneggiare cioè quello che in fondo è un
linguaggio specialistico), da parte di una generazione di critici e curatori, la nostra,
che vorrebbe tornare a discutere di pittura dopo anni di silenzi, snobismi, annunci di
morte e repentine rinascite del medium e che quindi manifesta questa intenzione
all’interno di un vuoto critico che ha probabilmente segnato, rispetto alla pittura, la
storia recente.
Più precisamente è attorno ad alcune domande che si incentra la discussione:
Perché continuiamo a ritenere la pittura un linguaggio autoreferenziale e per questo
antinarrativo? Quanto la ferita prodottasi tra pittura e storia, tra pittura e narrazione,
influisce sul lavoro dei pittori oggi e sul nostro modo di guardare alla pittura? Perché
gli effetti di questo trauma, di questa ferita si fanno sentire ancora oggi? Perché
l'idea di progetto (centrale in altre pratiche artistiche) offre più possibilità di
racconto della dimensione del processo (inestricabilmente legata al fare pittorico)?
Esistono ancora dipinti “a soggetto storico”, cioè che raccontano la storia recente, o
la storia italiana degli ultimi anni? Esistono “figure sintomatiche” (come direbbe
Paolo Fossati) nella pittura italiana di oggi? È vero e, se lo è, come mai la pittura non
“fa racconto” agli occhi dei critici e curatori trentenni? Perché è così difficile
parlare/scrivere di pittura? È possibile parlare/scrivere di pittura prescindendo
completamente da aspetti mediali e tecnici (il colore, la pennellata, la tradizione,
etc), cioè pertinenti alla specificità della pittura? La pittura può essere ancora intesa
come una “macchina narrativa”?
29
ottobre 2010
La pittura è oro #1
29 ottobre 2010
incontro - conferenza
Location
DOCVA – DOCUMENTATION CENTER FOR VISUAL ARTS
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Vernissage
29 Ottobre 2010, ore 16-19
Autore
Curatore