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La Pop Art nella cronaca pittorica di Gianni Radice a Macugnaga
Per gli Eventi espositivi Estate 2013, nella cittadina alpina di Macugnaga (VB), la Fondazione Gianni e Roberto Radice presenta l’analisi visiva in una mostra in corpus unico di Gianni Radice, dissacratoria del celebre movimento del XX guidato da Andy Warhol
Comunicato stampa
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Sarà per via dell’intenzionalità propria e autonoma dell’opera d’arte, o anche per il mistero che si cela dietro la circolarità delle epoche e delle forme espressive. Certo è che la critica attiva, può manifestarsi anche a colpi di pennello, in un discorso interno all’arte, fra poetica e poetica, attraverso correnti e contenitori diversi dell'art system, dalla storia della modernità ai quesiti del contemporaneo.
Per gli Eventi espositivi Estate 2013, dal 27 luglio al 31 agosto 2013 nella cittadina alpina di Macugnaga (VB), la Fondazione Gianni e Roberto Radice (presso ex Baita dei Congressi), presenta l’analisi visiva in una mostra in corpus unico di Gianni Radice, dissacratoria del celebre movimento del XX secolo guidato da Andy Warhol.
Con non evitabili, e non secondari, risvolti e sconfinamenti nel sociale e nell’esistenziale, l’artista milanese Gianni Radice, pittore e scultore di singolare forza espressionista, ma anche intellettuale attento al cambiamento ed ai fenomeni di arte e costume, si confronta, riconducendola direttamente nello spazio pittorico della sua forma espressiva, sospesa fra l’ironico e il drammatico, animata da una cronaca vivace e da un persistente pathos lirico, con una delle più famose correnti artistiche del XX secolo: la Pop art ed il suo mito più celebre, l’artista Andy Warhol.
E se il nuovo movimento degli anni ’50-‘60 si strutturava come reazione all’espressionismo astratto ed alle ragioni dell’anima e dei moti inconsci, per confrontarsi direttamente con le icone del tempo - la serialità dell’effimero della società consumistica, manipolandone gli stessi pilastri fondamentali, elevandoli ad oggetto d’arte, unica via per dare ancora uno status all’artista, in un’epoca fondata sul consumo di massa - ora è una forma figurativa dell’espressionismo che si “rivolta” a quella stessa pop art, dove “popolare” non aveva l’accezione di “tradizionale”, ma appunto, di massificato, indagandone i paradossi, gli eccessi e le seduzioni facili.
Un richiamo deciso alla necessità del recupero del valore della manualità, del rapporto di unicità fra l’opera e l’artista, ricondotto all’attenzione da Radice, e concretizzato in quella carrellata di ritratti, che richiamo la stessa serialità pop nella duplicazione interna dell’immagine - strutturata su tre livelli: due copie opposte sullo sfondo e l’originale come sintesi sul primo piano.
Nella mostra sono presenti pochi dei tanti frequentatori della Factory, e qui ricordiamo, a titolo esemplificativo, tra i più noti: “Ronnie Cutrone, Robert Mapplethorpe, Gerard Malaga, Candy Darling”, “Edie Sedgwich”,“Bernardo Bertolucci”, “Ivy Nicholson”, animati dalla carica trasfigurante della pittura autentica, documentazione ritmica del periodo e che diventa anche reportage restitutivo di caratteri ed identità, citati e “recuperati” ricorsivamente, da e oltre, le modalità compositive che andavano essi stessi a consolidare e avvalorare.
I “contenitori” vuoti e mass-mediatici dove figuravano le tante Marylin non-Marylin, ora si tingono di vibranti atmosfere a-temporali, ritrovando l’unicità nell’individualità del tratto pittorico e nella profondità narrativa della materia cromatica.
Ma su tutti domina il “Grande imbonitore”: un Andy Warhol ammaliatore, figura complessa e aperta alle interpretazioni più dissonati, sospeso fra genio e inganno spicciolo, da Radice ironicamente trattato come un venditore di prodotti di consumo (la Coca-Cola) e restituito anche nel meta-quadro di “La grande ammiratrice”. Una sintesi di contraddizioni dove Warhol è rappresentato in un ritratto di impostazione classica come sorridente e canzonatorio, e la regalità dell’immagine stride con il mucchio di barattoli di Campbell's soup sottostante, mentre l’ammiratrice indica con decisione il protagonista, e diviene metafora della costruzione ostinata del mito.
Una composizione animata e “viva” che compendia emozioni e riflessioni discordanti, dichiaratamente critiche, di una forma d’arte che accettò la sfida del consumismo dall’interno, ma si trovò prigioniera di quelle stesse perversioni.
Orari di apertura: 10.30- 12.30 e 15-17.
Info: tel. 02 39214197 tel/fax. 02 325929, Cel. 3471230644, e-mail gioradix@libero.it, web: fondazioneradice.com.
Per gli Eventi espositivi Estate 2013, dal 27 luglio al 31 agosto 2013 nella cittadina alpina di Macugnaga (VB), la Fondazione Gianni e Roberto Radice (presso ex Baita dei Congressi), presenta l’analisi visiva in una mostra in corpus unico di Gianni Radice, dissacratoria del celebre movimento del XX secolo guidato da Andy Warhol.
Con non evitabili, e non secondari, risvolti e sconfinamenti nel sociale e nell’esistenziale, l’artista milanese Gianni Radice, pittore e scultore di singolare forza espressionista, ma anche intellettuale attento al cambiamento ed ai fenomeni di arte e costume, si confronta, riconducendola direttamente nello spazio pittorico della sua forma espressiva, sospesa fra l’ironico e il drammatico, animata da una cronaca vivace e da un persistente pathos lirico, con una delle più famose correnti artistiche del XX secolo: la Pop art ed il suo mito più celebre, l’artista Andy Warhol.
E se il nuovo movimento degli anni ’50-‘60 si strutturava come reazione all’espressionismo astratto ed alle ragioni dell’anima e dei moti inconsci, per confrontarsi direttamente con le icone del tempo - la serialità dell’effimero della società consumistica, manipolandone gli stessi pilastri fondamentali, elevandoli ad oggetto d’arte, unica via per dare ancora uno status all’artista, in un’epoca fondata sul consumo di massa - ora è una forma figurativa dell’espressionismo che si “rivolta” a quella stessa pop art, dove “popolare” non aveva l’accezione di “tradizionale”, ma appunto, di massificato, indagandone i paradossi, gli eccessi e le seduzioni facili.
Un richiamo deciso alla necessità del recupero del valore della manualità, del rapporto di unicità fra l’opera e l’artista, ricondotto all’attenzione da Radice, e concretizzato in quella carrellata di ritratti, che richiamo la stessa serialità pop nella duplicazione interna dell’immagine - strutturata su tre livelli: due copie opposte sullo sfondo e l’originale come sintesi sul primo piano.
Nella mostra sono presenti pochi dei tanti frequentatori della Factory, e qui ricordiamo, a titolo esemplificativo, tra i più noti: “Ronnie Cutrone, Robert Mapplethorpe, Gerard Malaga, Candy Darling”, “Edie Sedgwich”,“Bernardo Bertolucci”, “Ivy Nicholson”, animati dalla carica trasfigurante della pittura autentica, documentazione ritmica del periodo e che diventa anche reportage restitutivo di caratteri ed identità, citati e “recuperati” ricorsivamente, da e oltre, le modalità compositive che andavano essi stessi a consolidare e avvalorare.
I “contenitori” vuoti e mass-mediatici dove figuravano le tante Marylin non-Marylin, ora si tingono di vibranti atmosfere a-temporali, ritrovando l’unicità nell’individualità del tratto pittorico e nella profondità narrativa della materia cromatica.
Ma su tutti domina il “Grande imbonitore”: un Andy Warhol ammaliatore, figura complessa e aperta alle interpretazioni più dissonati, sospeso fra genio e inganno spicciolo, da Radice ironicamente trattato come un venditore di prodotti di consumo (la Coca-Cola) e restituito anche nel meta-quadro di “La grande ammiratrice”. Una sintesi di contraddizioni dove Warhol è rappresentato in un ritratto di impostazione classica come sorridente e canzonatorio, e la regalità dell’immagine stride con il mucchio di barattoli di Campbell's soup sottostante, mentre l’ammiratrice indica con decisione il protagonista, e diviene metafora della costruzione ostinata del mito.
Una composizione animata e “viva” che compendia emozioni e riflessioni discordanti, dichiaratamente critiche, di una forma d’arte che accettò la sfida del consumismo dall’interno, ma si trovò prigioniera di quelle stesse perversioni.
Orari di apertura: 10.30- 12.30 e 15-17.
Info: tel. 02 39214197 tel/fax. 02 325929, Cel. 3471230644, e-mail gioradix@libero.it, web: fondazioneradice.com.
27
luglio 2013
La Pop Art nella cronaca pittorica di Gianni Radice a Macugnaga
Dal 27 luglio al 31 agosto 2013
arte moderna e contemporanea
arte moderna
arte moderna
Location
FONDAZIONE GIANNI E ROBERTO RADICE
Macugnaga, Via Ludovico Jacchetti, 1, (Verbano-cusio-ossola)
Macugnaga, Via Ludovico Jacchetti, 1, (Verbano-cusio-ossola)
Orario di apertura
10.30- 12.30 e 15-17
Vernissage
27 Luglio 2013, h 10.30
Autore