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La primaVera donna
La mostra promette di essere una interessante esplorazione dell’iconografia che definisce il fascino senza tempo dell’eterno femminino e della donna-icona divina, mitica, allegorica, indefinibile ed ambigua
Comunicato stampa
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La mostra promette di essere una interessante esplorazione dell'iconografia che definisce il fascino senza tempo dell’eterno femminino e della donna-icona divina, mitica, allegorica, indefinibile ed ambigua, secondo l'interpretazione verso la quale indirizza anche l’enigmatico titolo della mostra, che gioca su un sottile calambour a doppio senso.
A fornire una sintetica visione storica ad ampio raggio su un tema tanto presente nell’arte di tutti i tempi e di tutti i paesi, aiutano le parole di Ferruccio Giromini e Roberto Roda che scrivono:
“A partire dalla seconda metà dell'800 la raffigurazione artistica si carica di visioni morbose che trovano nella donna il loro tema principale. Simbolismo e Art Nouveau nelle varie accezioni delineano una molteplicità di incarnazioni femminili che sono la quintessenza dell'ambiguità. Alla stigmatizzazione che sfocia nella idolatrizzazione della femme fatale (la donna vampiro, la sirena, la diavolessa, l'idolo di perversità, la prostituta, la grande burattinaia.) si contrappone l'idealizzazione della femme fragile (la santa, la martire, la vergine, la sofferente, l'angelo del focolare). Femme fatale e femme fragile sono due facce della stessa medaglia e obbediscono alla diffusa mentalità misogina e patriarcale del maschio borghese che reagisce con fantasticherie inquietanti al disagio indotto dai processi di emancipazione femminile. Per l'uomo dell'800 e della Belle Epoque, la donna è la nemica del cuore.
Conclusasi la grande stagione della pittura accademica, del Decadentismo e del Simbolismo, le veneri funeste, perverse, fatali, così come le figure materne tutelari del focolare, non sono affatto scomparse, ma durante il '900 si sono riciclate nel cinema, nell'illustrazione, nella pubblicità. In realtà queste figure, divenute in parte luoghi comuni, non hanno mai abbandonato neppure l'arte e sono presenti nelle raffigurazioni più aggiornate di artisti contemporanei, e persino di artiste donne alle quali è difficile poter attribuire sentimenti misogini muovendosi in odor di femminismo o addirittura su poetiche post-femministe.”
Come si deduce, il tema della donna, seppure molto comune, è tutt’altro che scontato, poiché si adegua camaleonticamente alla mutevolezza della realtà socio-culturale, ed è oggi più che mai non solo attuale, ma straordinariamente ricco di imprevedibili sfaccettature, specchio di una condizione che non è più possibile determinare univocamente, risultato di un complesso gioco di luci ed ombre in cui la donna appare in sembianze sempre diverse e non sempre decifrabili.
Se poi pensiamo che ogni uomo, ed ogni artista in particolare, interiorizza ed esprime una sua personale e soggettiva visione della donna, possiamo prevedere che la mostra riserverà sorprese in grado di sollecitare sensazioni ed emozioni nuove e diverse per ciascuno di noi, poiché, come dice Ernst Hans Gombrich "l'opera d'arte significa ciò che significa per noi, non c'è altro criterio”.
Bisogna solo guardare, aprendo gli occhi ed il cuore, per scoprire che ogni interpretazione ed ogni artista ha colto qualcosa in cui ogni donna si può riconoscere ed in cui ognuno può riconoscere 'la' Donna.
Architetto Vilma Torselli
A fornire una sintetica visione storica ad ampio raggio su un tema tanto presente nell’arte di tutti i tempi e di tutti i paesi, aiutano le parole di Ferruccio Giromini e Roberto Roda che scrivono:
“A partire dalla seconda metà dell'800 la raffigurazione artistica si carica di visioni morbose che trovano nella donna il loro tema principale. Simbolismo e Art Nouveau nelle varie accezioni delineano una molteplicità di incarnazioni femminili che sono la quintessenza dell'ambiguità. Alla stigmatizzazione che sfocia nella idolatrizzazione della femme fatale (la donna vampiro, la sirena, la diavolessa, l'idolo di perversità, la prostituta, la grande burattinaia.) si contrappone l'idealizzazione della femme fragile (la santa, la martire, la vergine, la sofferente, l'angelo del focolare). Femme fatale e femme fragile sono due facce della stessa medaglia e obbediscono alla diffusa mentalità misogina e patriarcale del maschio borghese che reagisce con fantasticherie inquietanti al disagio indotto dai processi di emancipazione femminile. Per l'uomo dell'800 e della Belle Epoque, la donna è la nemica del cuore.
Conclusasi la grande stagione della pittura accademica, del Decadentismo e del Simbolismo, le veneri funeste, perverse, fatali, così come le figure materne tutelari del focolare, non sono affatto scomparse, ma durante il '900 si sono riciclate nel cinema, nell'illustrazione, nella pubblicità. In realtà queste figure, divenute in parte luoghi comuni, non hanno mai abbandonato neppure l'arte e sono presenti nelle raffigurazioni più aggiornate di artisti contemporanei, e persino di artiste donne alle quali è difficile poter attribuire sentimenti misogini muovendosi in odor di femminismo o addirittura su poetiche post-femministe.”
Come si deduce, il tema della donna, seppure molto comune, è tutt’altro che scontato, poiché si adegua camaleonticamente alla mutevolezza della realtà socio-culturale, ed è oggi più che mai non solo attuale, ma straordinariamente ricco di imprevedibili sfaccettature, specchio di una condizione che non è più possibile determinare univocamente, risultato di un complesso gioco di luci ed ombre in cui la donna appare in sembianze sempre diverse e non sempre decifrabili.
Se poi pensiamo che ogni uomo, ed ogni artista in particolare, interiorizza ed esprime una sua personale e soggettiva visione della donna, possiamo prevedere che la mostra riserverà sorprese in grado di sollecitare sensazioni ed emozioni nuove e diverse per ciascuno di noi, poiché, come dice Ernst Hans Gombrich "l'opera d'arte significa ciò che significa per noi, non c'è altro criterio”.
Bisogna solo guardare, aprendo gli occhi ed il cuore, per scoprire che ogni interpretazione ed ogni artista ha colto qualcosa in cui ogni donna si può riconoscere ed in cui ognuno può riconoscere 'la' Donna.
Architetto Vilma Torselli
06
maggio 2006
La primaVera donna
Dal 06 al 28 maggio 2006
arte contemporanea
Location
GARAGE BY FDV
Biella, Via Italia, 87, (Biella)
Biella, Via Italia, 87, (Biella)
Vernissage
6 Maggio 2006, ore 18
Autore
Curatore