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La principessa saggia. L’eredità di Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina
L’esposizione rappresenta il primo omaggio all’Elettrice Palatina da parte dei musei statali fiorentini
Comunicato stampa
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La mostra, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, dall’Opificio delle Pietre Dure, dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Firenze, Pistoia e Prato, da Firenze Musei e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si aprirà il 23 dicembre prossimo nelle sale della Galleria Palatina, in Palazzo Pitti. L’esposizione rappresenta il primo omaggio all’Elettrice Palatina da parte dei musei statali fiorentini.
Anna Maria Luisa, (1667-1743), figlia del granduca Cosimo III e di Marguérite-Louise d’Orléans, e sorella di Gian Gastone, fu l’ultima rappresentante della dinastia dei Medici. Nel 1691 sposò l’Elettore Palatino Johann Wilhelm von der Pfalz-Neuburg (il quale aveva un posto di grande rilievo nel collegio dei principi elettori tedeschi, ai quali era assegnato il diritto di eleggere l’Imperatore del Sacro Romano Impero), acquisendo il titolo di Elettrice Palatina. Rimasta vedova nel 1716, tornò l’anno seguente a Firenze, dove visse sino alla morte (18 febbraio 1743).
Il motivo principale per il quale Firenze, e tutto il mondo, devono rendere omaggio a questa donna, risiede in un suo atto di profonda saggezza e preveggenza, l’aver firmato, il 31 ottobre 1737, con il nuovo granduca di Toscana Francesco Stefano di Lorena, una convenzione, nota come Patto di famiglia, nella quale – all’articolo terzo – è prescritto il vincolo perpetuo alla città di Firenze dell’immenso patrimonio artistico e culturale raccolto dai Medici nell’arco della lunga storia di governo della dinastia sulla Toscana. Il Patto, concordato tra l’ultima rappresentante della dinastia e la nuova famiglia regnante per definire con esattezza le condizioni del passaggio dei beni medicei ai Lorena, esprime la volontà dell’Elettrice Palatina, netta e precorritrice per quei tempi, di rendere inamovibili l’insieme delle raccolte d’arte e delle biblioteche dei Medici, che sono cedute ai nuovi regnanti a condizione che non ne fosse “nulla trasportato e levato fuori dalla Capitale e dallo Stato del Gran Ducato per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri”.
Con queste parole, sintetiche ma efficaci, Anna Maria Luisa chiuse orgogliosamente la storia dei Medici, alla quale Firenze deve così tanto, segnando per sempre il destino della città come capitale universale dell’arte e della bellezza, e persino di meta principale del turismo mondiale
Nella storia degli antichi stati italiani, il Patto di famiglia può essere considerato il primo atto di tutela diretto coscientemente a conservare e proteggere nel suo contesto, nel territorio della sua appartenenza storica, il patrimonio culturale e di opere d’arte di una città (e di uno stato), stratificatosi e consolidatisi nel tempo ed individuato come elemento centrale dell’identità stessa del luogo. Pur nella sua natura ancora dinastica, il Patto voluto dall’Elettrice Palatina anticipa nel suo spirito più profondo gli atti legislativi che saranno emanati tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento da altri stati italiani (come ad esempio dallo Stato pontificio), ma ormai in un contesto culturale e civile più moderno, ispirato ad una visione illuminista basata sull’interesse pubblico.
L’esemplare del Patto di famiglia conservato nell’Archivio di Stato di Firenze sarà esposto insieme ad altri documenti relativi alla volontà dell’Elettrice di perpetuare la memoria della famiglia Medici. La mostra vuole però ampliare il punto di vista su questa figura di donna, centrale per la storia fiorentina, ricostruendone una immagine diversa e più brillante, legata all’amore per l’arte anche attraverso le opere che lei stessa collezionò o commissionò agli artisti del tempo, e sottraendola a quella visione più tradizionale, che ce la restituisce altera, un po’arcigna, distaccata dal mondo e profondamente religiosa, secondo un modello che solo in minima parte corrisponde alla sua personalità.
Grazie alla generosa collaborazione dei musei del Polo Museale Fiorentino, moderni eredi dell’Elettrice (primi fra tutti la Galleria Palatina, il Museo degli Argenti e la Galleria degli Uffizi), ma anche di numerose altre istituzioni museali italiane e straniere, che hanno concesso prestiti di grande rilevanza, saranno esposte oltre duecento opere d’arte ed oggetti che non provengono solo dalle collezioni di Anna Maria Luisa de’Medici (che amò le porcellane, i gioielli, gli arredi in pietre dure e in argento, le sculture in bronzo, i pastelli, le miniature), ma anche da quelle del padre granduca Cosimo III, dal fratello Ferdinando e dal marito Johann Wilhem von Pfalz-Neuburg, uno dei maggiori collezionisti europei di pittura, grandissimo mecenate ed amante dell’arte italiana, fiamminga ed olandese. Il percorso espositivo non si limita quindi all’arte fiorentina, ma si apre ad altri contesti italiani ed europei, e si conclude non solo con quel capolavoro di ‘tutela’ che fu il Patto di famiglia, ma anche documentando l’impegno gravoso, ma appassionato dell’Elettrice Palatina per il completamento della Basilica di San Lorenzo e della Cappella dei Principi, sacrario mediceo, al quale dedicò gli ultimi anni della sua vita.
Nel nome di Anna Maria Luisa de’Medici la mostra si snoda lungo un percorso artistico che è anche biografico, dal Barocco sontuosamente prezioso della corte degli ultimi Medici, ad un Rococò lieve e arioso che trovò accoglienza alla corte elettorale di Düsseldorf, per riapprodare alla pittura e alla scultura fiorentina del primo Settecento, con le opere commissionate dall’Elettrice al suo ritorno a Firenze.
La raffinatezza decorativa dell’arte dell’ultima corte dei Medici trova i suoi vertici in alcuni tra gli arredi più sontuosi mai realizzati dalle manifatture granducali fiorentine sotto la guida di Giovan Battista Foggini, e che appartennero ad Anna Maria Luisa, come il celebre Stipo dell’Elettore Palatino, l’inginocchiatoio, l’acquasantiera, la cornice in pietre dure per la Madonna del Dolci (opere tutte presenti in mostra, insieme ad un orologio mai esposto prima a Firenze, proveniente dalla Gilbert Collection di Londra). Ad essi si affiancano splendidi esempi della ritrattistica di quegli anni, come gli intensi dipinti di Antonio Franchi (tra i quali un ritratto della giovane principessa appena quindicenne, raffigurata come Flora, presentato per la prima volta in questa mostra col nome di Anna Maria Luisa), o i ritratti medicei dello stesso Foggini, ispirati all’arte del Bernini. La celebre serie di busti in marmo di casa Medici, già appartenuta all’antiquario Bardini, ed oggi divisa in vari musei del mondo, sarà riunita per la prima volta al completo in Palazzo Pitti, offrendo la possibilità al pubblico, ma anche agli studiosi, di approfondire la conoscenza dell’arte di questo grande scultore fiorentino.
Un’ampia sezione della mostra è dedicata alla corte di Düsseldorf e ai suoi rapporti con Firenze e con la corte medicea. Johann Wilhelm, assistito da Anna Maria Luisa, fu un grandissimo collezionista e mecenate. Negli anni della presenza della Medici a Düsseldorf (1691-1716), la città, importante porto sul Reno aperto al mondo attraverso le piazze commerciali olandesi, divenne un centro culturale vivacissimo e di altissimo livello per le arti, la musica, il teatro. Johann Wilhelm formò la più importante collezione di pittura e di scultura in Germania, nella quale spiccavano le opere di Rubens, Van Dyck, Rembrandt, ma anche di molti artisti italiani, ospitate nella Galleria appositamente costruita per accoglierla, il primo edificio di questo genere al nord delle Alpi. Negli stessi anni tra Firenze e Düsseldorf vennero scambiati capolavori di pittura e di scultura che andarono ad arricchire le raccolte d’arte degli Elettori, del granduca Cosimo III e del Gran Principe Ferdinando. Questi intensi scambi di opere d’arte tra le due corti sono rievocati in mostra da capolavori di Rubens, Lanfranco, Foggini, Massimiliano Soldani Benzi, Adriaen van der Werff, Rachel Ruysch, Godfried Schalcken e di altri artisti olandesi che appassionavano in egual misura i Medici e gli Elettori.
Il gusto moderno ed internazionale dell’Elettore e dell’Elettrice Palatina per la contemporanea pittura veneziana rococò è inoltre rappresentato nella mostra da una scelta dei bozzetti di Antonio Bellucci ed Antonio Pellegrini, preparatori per il ciclo di grandi tele celebrative ispirate anche alle storie di Maria de’Medici di Rubens, destinato a decorare le sale di rappresentanza del grandioso castello di Bensberg, ispirato a Versailles, che venne costruito tra Düsseldorf e Colonia, prima del 1713, come nuova residenza di caccia e di svago della corte elettorale.
La mostra prosegue negli ambienti che in Palazzo Pitti ospitarono sino al 1743 l’appartamento dell’Elettrice Palatina, profondamente trasformati in epoca neoclassica, ed in parte nel cosiddetto ‘Quartiere del Volterrano’. Conosciamo dettagliatamente l’arredo delle sale grazie ai documenti e agli inventari del tempo, e la mostra intende restituire proprio quel fasto quasi eccessivo che caratterizzava l’appartamento della principessa, con le sue celebri gioie, le porcellane orientali conservate nel gabinetto ad esse dedicato ed oggi non più esistente, gli arredi in pietre dure e in argento, i dipinti e soprattutto le sculture in bronzo. Degli arredi e dei mobili in argento, quasi tutti fusi in epoca lorenese, resta solo una strepitosa cornice con racemi di fiori, un’opera napoletana di estrema sontuosità, riferita alla collaborazione di un ignoto maestro argentiere partenopeo con Francesco Solimena, autore del dipinto racchiuso al suo interno, e che sarà certamente una sorpresa per il pubblico.
Viene poi riunita per la prima volta dal 1743, negli ambienti per i quali fu realizzata, la celebre serie dei bellissimi gruppi in bronzo di soggetto sacro, eseguita tra il 1722 ed il 1725, su commissione di Anna Maria Luisa de’Medici, dai maggiori scultori fiorentini del tempo, dal Foggini al Soldani, dal Piamontini, al Cornacchini, dal Fortini al Merlini, considerata uno dei momenti più alti dell’arte fiorentina tra tardo-barocco e rococò. I bronzi, lasciati in eredità dalla stessa Elettrice a molti suoi fedeli cortigiani, sono oggi conservati in vari musei di tutto il mondo, dall’Ermitage, al Prado, dal museo di Birmingham all’Institute of Art di Detroit. Solo recentemente è stato inoltre individuato, nella raccolta della Fondazione Gerini a Roma, l’ultimo gruppo cha mancava per completare la conoscenza della serie, l’Arcangelo Raffaele con Tobia, di Lorenzo Merlini, che viene esposto per la prima volta dopo il restauro realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. La ricomposizione della serie dei gruppi di Anna Maria Luisa per Pitti è un evento imperdibile per gli appassionati della scultura barocca italiana, possibile grazie alla generosa disponibilità dei prestatori.
La mostra e il catalogo si completano poi con opere d’arte legate alla promozione della contemporanea pittura fiorentina da parte dell’Elettrice e con la documentazione relativa ai lavori nella Basilica di San Lorenzo, con i progetti (mai realizzati) per una nuova facciata e per il completamento della Cappella dei Principi, mausoleo di famiglia, ed infine con la decorazione a fresco della cupola della chiesa, dipinta da Vincenzo Meucci tra il 1740 ed il 1742, l’ultima grande commissione pubblica della famiglia Medici per Firenze.
Anna Maria Luisa, (1667-1743), figlia del granduca Cosimo III e di Marguérite-Louise d’Orléans, e sorella di Gian Gastone, fu l’ultima rappresentante della dinastia dei Medici. Nel 1691 sposò l’Elettore Palatino Johann Wilhelm von der Pfalz-Neuburg (il quale aveva un posto di grande rilievo nel collegio dei principi elettori tedeschi, ai quali era assegnato il diritto di eleggere l’Imperatore del Sacro Romano Impero), acquisendo il titolo di Elettrice Palatina. Rimasta vedova nel 1716, tornò l’anno seguente a Firenze, dove visse sino alla morte (18 febbraio 1743).
Il motivo principale per il quale Firenze, e tutto il mondo, devono rendere omaggio a questa donna, risiede in un suo atto di profonda saggezza e preveggenza, l’aver firmato, il 31 ottobre 1737, con il nuovo granduca di Toscana Francesco Stefano di Lorena, una convenzione, nota come Patto di famiglia, nella quale – all’articolo terzo – è prescritto il vincolo perpetuo alla città di Firenze dell’immenso patrimonio artistico e culturale raccolto dai Medici nell’arco della lunga storia di governo della dinastia sulla Toscana. Il Patto, concordato tra l’ultima rappresentante della dinastia e la nuova famiglia regnante per definire con esattezza le condizioni del passaggio dei beni medicei ai Lorena, esprime la volontà dell’Elettrice Palatina, netta e precorritrice per quei tempi, di rendere inamovibili l’insieme delle raccolte d’arte e delle biblioteche dei Medici, che sono cedute ai nuovi regnanti a condizione che non ne fosse “nulla trasportato e levato fuori dalla Capitale e dallo Stato del Gran Ducato per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri”.
Con queste parole, sintetiche ma efficaci, Anna Maria Luisa chiuse orgogliosamente la storia dei Medici, alla quale Firenze deve così tanto, segnando per sempre il destino della città come capitale universale dell’arte e della bellezza, e persino di meta principale del turismo mondiale
Nella storia degli antichi stati italiani, il Patto di famiglia può essere considerato il primo atto di tutela diretto coscientemente a conservare e proteggere nel suo contesto, nel territorio della sua appartenenza storica, il patrimonio culturale e di opere d’arte di una città (e di uno stato), stratificatosi e consolidatisi nel tempo ed individuato come elemento centrale dell’identità stessa del luogo. Pur nella sua natura ancora dinastica, il Patto voluto dall’Elettrice Palatina anticipa nel suo spirito più profondo gli atti legislativi che saranno emanati tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento da altri stati italiani (come ad esempio dallo Stato pontificio), ma ormai in un contesto culturale e civile più moderno, ispirato ad una visione illuminista basata sull’interesse pubblico.
L’esemplare del Patto di famiglia conservato nell’Archivio di Stato di Firenze sarà esposto insieme ad altri documenti relativi alla volontà dell’Elettrice di perpetuare la memoria della famiglia Medici. La mostra vuole però ampliare il punto di vista su questa figura di donna, centrale per la storia fiorentina, ricostruendone una immagine diversa e più brillante, legata all’amore per l’arte anche attraverso le opere che lei stessa collezionò o commissionò agli artisti del tempo, e sottraendola a quella visione più tradizionale, che ce la restituisce altera, un po’arcigna, distaccata dal mondo e profondamente religiosa, secondo un modello che solo in minima parte corrisponde alla sua personalità.
Grazie alla generosa collaborazione dei musei del Polo Museale Fiorentino, moderni eredi dell’Elettrice (primi fra tutti la Galleria Palatina, il Museo degli Argenti e la Galleria degli Uffizi), ma anche di numerose altre istituzioni museali italiane e straniere, che hanno concesso prestiti di grande rilevanza, saranno esposte oltre duecento opere d’arte ed oggetti che non provengono solo dalle collezioni di Anna Maria Luisa de’Medici (che amò le porcellane, i gioielli, gli arredi in pietre dure e in argento, le sculture in bronzo, i pastelli, le miniature), ma anche da quelle del padre granduca Cosimo III, dal fratello Ferdinando e dal marito Johann Wilhem von Pfalz-Neuburg, uno dei maggiori collezionisti europei di pittura, grandissimo mecenate ed amante dell’arte italiana, fiamminga ed olandese. Il percorso espositivo non si limita quindi all’arte fiorentina, ma si apre ad altri contesti italiani ed europei, e si conclude non solo con quel capolavoro di ‘tutela’ che fu il Patto di famiglia, ma anche documentando l’impegno gravoso, ma appassionato dell’Elettrice Palatina per il completamento della Basilica di San Lorenzo e della Cappella dei Principi, sacrario mediceo, al quale dedicò gli ultimi anni della sua vita.
Nel nome di Anna Maria Luisa de’Medici la mostra si snoda lungo un percorso artistico che è anche biografico, dal Barocco sontuosamente prezioso della corte degli ultimi Medici, ad un Rococò lieve e arioso che trovò accoglienza alla corte elettorale di Düsseldorf, per riapprodare alla pittura e alla scultura fiorentina del primo Settecento, con le opere commissionate dall’Elettrice al suo ritorno a Firenze.
La raffinatezza decorativa dell’arte dell’ultima corte dei Medici trova i suoi vertici in alcuni tra gli arredi più sontuosi mai realizzati dalle manifatture granducali fiorentine sotto la guida di Giovan Battista Foggini, e che appartennero ad Anna Maria Luisa, come il celebre Stipo dell’Elettore Palatino, l’inginocchiatoio, l’acquasantiera, la cornice in pietre dure per la Madonna del Dolci (opere tutte presenti in mostra, insieme ad un orologio mai esposto prima a Firenze, proveniente dalla Gilbert Collection di Londra). Ad essi si affiancano splendidi esempi della ritrattistica di quegli anni, come gli intensi dipinti di Antonio Franchi (tra i quali un ritratto della giovane principessa appena quindicenne, raffigurata come Flora, presentato per la prima volta in questa mostra col nome di Anna Maria Luisa), o i ritratti medicei dello stesso Foggini, ispirati all’arte del Bernini. La celebre serie di busti in marmo di casa Medici, già appartenuta all’antiquario Bardini, ed oggi divisa in vari musei del mondo, sarà riunita per la prima volta al completo in Palazzo Pitti, offrendo la possibilità al pubblico, ma anche agli studiosi, di approfondire la conoscenza dell’arte di questo grande scultore fiorentino.
Un’ampia sezione della mostra è dedicata alla corte di Düsseldorf e ai suoi rapporti con Firenze e con la corte medicea. Johann Wilhelm, assistito da Anna Maria Luisa, fu un grandissimo collezionista e mecenate. Negli anni della presenza della Medici a Düsseldorf (1691-1716), la città, importante porto sul Reno aperto al mondo attraverso le piazze commerciali olandesi, divenne un centro culturale vivacissimo e di altissimo livello per le arti, la musica, il teatro. Johann Wilhelm formò la più importante collezione di pittura e di scultura in Germania, nella quale spiccavano le opere di Rubens, Van Dyck, Rembrandt, ma anche di molti artisti italiani, ospitate nella Galleria appositamente costruita per accoglierla, il primo edificio di questo genere al nord delle Alpi. Negli stessi anni tra Firenze e Düsseldorf vennero scambiati capolavori di pittura e di scultura che andarono ad arricchire le raccolte d’arte degli Elettori, del granduca Cosimo III e del Gran Principe Ferdinando. Questi intensi scambi di opere d’arte tra le due corti sono rievocati in mostra da capolavori di Rubens, Lanfranco, Foggini, Massimiliano Soldani Benzi, Adriaen van der Werff, Rachel Ruysch, Godfried Schalcken e di altri artisti olandesi che appassionavano in egual misura i Medici e gli Elettori.
Il gusto moderno ed internazionale dell’Elettore e dell’Elettrice Palatina per la contemporanea pittura veneziana rococò è inoltre rappresentato nella mostra da una scelta dei bozzetti di Antonio Bellucci ed Antonio Pellegrini, preparatori per il ciclo di grandi tele celebrative ispirate anche alle storie di Maria de’Medici di Rubens, destinato a decorare le sale di rappresentanza del grandioso castello di Bensberg, ispirato a Versailles, che venne costruito tra Düsseldorf e Colonia, prima del 1713, come nuova residenza di caccia e di svago della corte elettorale.
La mostra prosegue negli ambienti che in Palazzo Pitti ospitarono sino al 1743 l’appartamento dell’Elettrice Palatina, profondamente trasformati in epoca neoclassica, ed in parte nel cosiddetto ‘Quartiere del Volterrano’. Conosciamo dettagliatamente l’arredo delle sale grazie ai documenti e agli inventari del tempo, e la mostra intende restituire proprio quel fasto quasi eccessivo che caratterizzava l’appartamento della principessa, con le sue celebri gioie, le porcellane orientali conservate nel gabinetto ad esse dedicato ed oggi non più esistente, gli arredi in pietre dure e in argento, i dipinti e soprattutto le sculture in bronzo. Degli arredi e dei mobili in argento, quasi tutti fusi in epoca lorenese, resta solo una strepitosa cornice con racemi di fiori, un’opera napoletana di estrema sontuosità, riferita alla collaborazione di un ignoto maestro argentiere partenopeo con Francesco Solimena, autore del dipinto racchiuso al suo interno, e che sarà certamente una sorpresa per il pubblico.
Viene poi riunita per la prima volta dal 1743, negli ambienti per i quali fu realizzata, la celebre serie dei bellissimi gruppi in bronzo di soggetto sacro, eseguita tra il 1722 ed il 1725, su commissione di Anna Maria Luisa de’Medici, dai maggiori scultori fiorentini del tempo, dal Foggini al Soldani, dal Piamontini, al Cornacchini, dal Fortini al Merlini, considerata uno dei momenti più alti dell’arte fiorentina tra tardo-barocco e rococò. I bronzi, lasciati in eredità dalla stessa Elettrice a molti suoi fedeli cortigiani, sono oggi conservati in vari musei di tutto il mondo, dall’Ermitage, al Prado, dal museo di Birmingham all’Institute of Art di Detroit. Solo recentemente è stato inoltre individuato, nella raccolta della Fondazione Gerini a Roma, l’ultimo gruppo cha mancava per completare la conoscenza della serie, l’Arcangelo Raffaele con Tobia, di Lorenzo Merlini, che viene esposto per la prima volta dopo il restauro realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. La ricomposizione della serie dei gruppi di Anna Maria Luisa per Pitti è un evento imperdibile per gli appassionati della scultura barocca italiana, possibile grazie alla generosa disponibilità dei prestatori.
La mostra e il catalogo si completano poi con opere d’arte legate alla promozione della contemporanea pittura fiorentina da parte dell’Elettrice e con la documentazione relativa ai lavori nella Basilica di San Lorenzo, con i progetti (mai realizzati) per una nuova facciata e per il completamento della Cappella dei Principi, mausoleo di famiglia, ed infine con la decorazione a fresco della cupola della chiesa, dipinta da Vincenzo Meucci tra il 1740 ed il 1742, l’ultima grande commissione pubblica della famiglia Medici per Firenze.
22
dicembre 2006
La principessa saggia. L’eredità di Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina
Dal 22 dicembre 2006 al 15 aprile 2007
arte antica
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
PALAZZO PITTI
Firenze, Piazza Dei Pitti, (Firenze)
Firenze, Piazza Dei Pitti, (Firenze)
Biglietti
intero € 11.50
ridotto € 5.75 per i cittadini della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni
Gratuito per i cittadini della Comunità Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni
Il biglietto di ingresso permette la visita alla mostra, alla Galleria Palatina ed alla Galleria d’arte moderna
Orario di apertura
da Martedì a Domenica 8.15-18.50
Vernissage
22 Dicembre 2006, ore 17.30
Editore
SILLABE
Ufficio stampa
SVEVA FEDE
Ufficio stampa
CAMILLA SPERANZA
Curatore