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La realtà dello sguardo. Ritratti di Giacomo Ceruti in Valle Camonica
A 250 anni dalla scomparsa di Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) una mostra, allestita presso il Museo Camuno – CaMus di Breno e organizzata da Associazione Cieli Vibranti, intende presentare l’attività di ritrattista che il grande pittore svolse in Valle Camonica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La realtà dello sguardo.
Ritratti di Giacomo Ceruti in Valle Camonica
BRENO (BS), MUSEO CAMUNO – CAMUS
16 settembre 2017 - 7 gennaio 2018
___________________________________________________________________________
Le ragioni della mostra
A 250 anni dalla scomparsa di Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) una mostra, allestita
presso il Museo Camuno – CaMus di Breno e organizzata da Associazione Cieli Vibranti,
intende presentare l’attività di ritrattista che il grande pittore svolse in Valle Camonica.
L’evento, sostenuto dal Distretto Culturale di Valle Camonica, dal Comune di Breno e da
Fondazione Comunità Bresciana, è curato da Filippo Piazza, responsabile scientifico del
Museo Camuno – CaMus, e si avvale di un comitato scientifico di primo livello, che annovera
i maggiori studiosi e specialisti del pittore.
La mostra è dedicata alla memoria di Oreste Marini (Castelgroffedo, 1909 – Castiglione
delle Stiviere, 1992), professore, critico e pittore che fornì un importante contributo agli
studi cerutiani. A 25 anni della sua scomparsa è sembrato doveroso ricordarne l’impegno e
la passione, oltre che il profondo legame con la Valle Camonica.
I dipinti esposti
Per la prima volta sono presentati quasi tutti i ritratti eseguiti da Ceruti per le famiglie di
Valle Camonica. Il Ritratto di Elisabetta Albrici è stato scelto come immagine simbolo della
mostra anche perché apprezzato da Roberto Longhi, che lo vide, insieme al suo pendant (il
Notaio Alessandro Bonometti, anch’esso in mostra), nella collezione Lechi di Brescia.
La serie di dipinti esposti, tredici complessivamente, convocati sia da raccolte pubbliche
(la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, l’Accademia Tadini di Lovere, il Museo Lechi di
Montichiari) sia da importanti collezioni private, consente di circoscrivere meglio il rapporto
tutt’altro che episodico instaurato da Ceruti con la Valle Camonica dal 1725 al 1740 circa. Le
ricerche d’archivio compiute in questa circostanza hanno chiarito i dati biografici dei
personaggi effigiati, permettendo in tal modo di approfondire le conoscenze delle principali
famiglie locali, come i Cattaneo di Breno, di cui Ceruti eseguì i ritratti di almeno cinque
componenti, legati da parentela (fratelli, cugini, mogli). Emerge così l’importanza assegnata
al ritratto quale strumento di promozione, usato per favorire l’ascesa sociale di questi
personaggi, che per la maggior parte erano dottori in legge, avvocati, magistrati e notai,
quindi non provenienti dalle schiere dell’antica nobiltà.
Fa eccezione soltanto il Ritratto di un Federici, di recente identificato in un gentiluomo del
più illustre casato aristocratico di Valle Camonica. Si tratta di un dipinto che rivela un diverso
approccio di Ceruti nei confronti del genere del ritratto, dopo che il pittore ebbe la
possibilità di conoscere da vicino la tradizione figurativa veneta (dal 1736, infatti, Ceruti da
Brescia si trasferì a Padova e a Venezia). Nella posa disinvolta, nell’attenzione al lusso (il
riflesso del velluto), nella mis en page decisamente più scenografica, il Federici dimostra di
recepire i codici della ritrattistica internazionale, di cui Venezia era uno dei centri più
aggiornati.
A differenza di quest’ultima opera (da collocare intorno al 1735-1740) gli altri dipinti in
mostra sono databili tra il 1725 e il 1732, caratterizzati da una maggiore essenzialità
descrittiva che appunta l’attenzione su pochi dettagli, sufficienti però a individuare la
professione degli effigiati (si veda, per esempio, la penetrante immagine del Ritratto del
sacerdote Giulio Cattaneo). Ceruti intende prima di tutto appronfondire l’indagine
psicologica degli effigiati, senza cedere ad alcun compiacimento estetico, anzi, con uno
sguardo disincantato che mette in evidenza le imperfezioni dei corpi, più che esaltarne la
bellezza. La sfilata di personaggi in mostra è emblematica di quale fosse l’approccio del
pittore di fronte alla “realtà”, che si evince nella gamma cromatica spenta e nei toni tra il
bruno e il grigio (assai significativo, a questo proposito, è il Ritratto del notaio Alessandro
Bonometti).
Il titolo della mostra
Il titolo intende dunque evocare non soltanto la straordinaria fedeltà al “vero” dei
personaggi effigiati da Ceruti, descritti in modo da essere individualmente memorabili, ma
anche l’attitudine del pittore, il cui sguardo sulla realtà è posto con una onestà che si
vorrebbe far corrispondere alla sua indole. Da queste considerazioni è nata l’idea di proporre
“la realtà dello sguardo” quale slogan di questa esposizione, che si presta a interpretazioni
diverse, ma che, in qualche modo, ambisce a ricomprenderle tutte.
Le sezioni della mostra
La mostra è divisa in quattro sezioni. La prima sezione introduttiva presenta tre dipinti
databili nella seconda metà del Seicento (di cui uno inedito), che dunque precedono l’attività
di Ceruti in Valcamonica. La seconda sala è dedicata ai ritratti realizzati da Ceruti per la
famiglia Cattaneo di Breno, nell’arco di un decennio. La terza sezione è dedicata ai coniugi
Bonometti e allo straordinario capolavoro intitolato Uomo con boccale, a metà strada tra il
ritratto e la scena di genere. Infine la rassegna chiude con lo scenografico Ritratto Federici,
come se si trattasse di un coup de théâtre che lascia intravvedere i futuri approdi della
ritrattistica cerutiana.
Il Comitato Scientifico
Il comitato scientifico è composto da Marco Albertario (direttore Accademia Tadini, Lovere);
Luciano Anelli (già docente a contratto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano – sede di Brescia); Paolo Boifava (direttore Museo Lechi, Montichiari); Marco Bona
Castellotti (già ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – sede di
Brescia); Francesco Frangi (professore associato presso l’Università degli Studi di Pavia,
Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali – sede di Cremona); Mina Gregori (già
professore ordinario presso l’Università di Firenze); Angelo Loda (funzionario
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia);
Stefano Lusardi (conservatore Fondazione Ugo Da Como, Lonato).
L’allestimento
Il progetto, curato dall’architetto Francesca Lonati, ha inteso favorire una partecipazione
alla mostra quanto più diretta e coinvolgente, grazie all’interazione tra le opere e l’ambiente
che le ospita. In particolare l’allestimento è guidato dal dialogo tra pieni e vuoti, che a sua
volta riprende e articola il rapporto instaurato dai dipinti con le cornici, determinante per
“leggere” e comprendere, nei loro corretti valori, le opere d’arte. Ciò è proposto anche per
quanto riguarda gli apparati didattici in mostra: i testi introduttivi sono racchiusi da cornici e
perciò diventano essi stessi parte integrante della visita.
Ceruti in Valle Camonica
L’itinerario completo alla scoperta delle opere di Giacomo Ceruti in Valle Camonica prevede,
oltre alla mostra “La realtà dello sguardo”, la visita delle chiese che ospitano alcune
importanti opere dell’artista. In particolare, si tratta della chiesa parrocchiale di Sant’Antonio
Abate di Rino di Sonico, che ospita tre importanti opere del pittore (Vergine con Bambino,
Santissimo Sacramento e Madonna del Rosario) e la chiesa parrocchiale dei Santi Cornelio e
Cipriano di Artogne, in cui è custodita la Madonna del Rosario datata 1734. La tela,
proveniente dalla chiesa di Santa Maria ed Elisabeth, rivela l’abilità di Ceruti nel rinnovare il
linguaggio artistico locale e rappresenta l’ultima opera lasciata nel territorio camuno. Dopo
tale data infatti Ceruti, attivo per un breve periodo anche nella bergamasca, avrebbe lasciato
Brescia per recarsi a Padova e a Venezia.
Gli eventi collaterali
Per mantenere sempre vivo l’interesse nei confronti di questa manifestazione, sono
proposti vari eventi collaterali, quali conferenze, visite guidate ai “luoghi cerutiani in Valle
Camonica” e concerti. Per maggiori informazioni si vedano le schede presenti in allegato, e si
raccomanda di restare aggiornati grazie ai siti web e ai canali social dell’associazione Cieli
Vibranti.
Il catalogo
La struttura del catalogo, edito da Scalpendi, è nata seguendo il percorso della mostra: al
saggio portante, che offre le ragioni dell’esposizione, segue la galleria di immagini, che
ricostruisce la sequenza delle opere esposte. Dopo questa sezione esclusivamente visiva
sono proposte le schede scientifiche, con testo a correre. Una seconda sezione è dedicata ai
saggi di approfondimento e contestualizzazione.
Ritratti di Giacomo Ceruti in Valle Camonica
BRENO (BS), MUSEO CAMUNO – CAMUS
16 settembre 2017 - 7 gennaio 2018
___________________________________________________________________________
Le ragioni della mostra
A 250 anni dalla scomparsa di Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) una mostra, allestita
presso il Museo Camuno – CaMus di Breno e organizzata da Associazione Cieli Vibranti,
intende presentare l’attività di ritrattista che il grande pittore svolse in Valle Camonica.
L’evento, sostenuto dal Distretto Culturale di Valle Camonica, dal Comune di Breno e da
Fondazione Comunità Bresciana, è curato da Filippo Piazza, responsabile scientifico del
Museo Camuno – CaMus, e si avvale di un comitato scientifico di primo livello, che annovera
i maggiori studiosi e specialisti del pittore.
La mostra è dedicata alla memoria di Oreste Marini (Castelgroffedo, 1909 – Castiglione
delle Stiviere, 1992), professore, critico e pittore che fornì un importante contributo agli
studi cerutiani. A 25 anni della sua scomparsa è sembrato doveroso ricordarne l’impegno e
la passione, oltre che il profondo legame con la Valle Camonica.
I dipinti esposti
Per la prima volta sono presentati quasi tutti i ritratti eseguiti da Ceruti per le famiglie di
Valle Camonica. Il Ritratto di Elisabetta Albrici è stato scelto come immagine simbolo della
mostra anche perché apprezzato da Roberto Longhi, che lo vide, insieme al suo pendant (il
Notaio Alessandro Bonometti, anch’esso in mostra), nella collezione Lechi di Brescia.
La serie di dipinti esposti, tredici complessivamente, convocati sia da raccolte pubbliche
(la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, l’Accademia Tadini di Lovere, il Museo Lechi di
Montichiari) sia da importanti collezioni private, consente di circoscrivere meglio il rapporto
tutt’altro che episodico instaurato da Ceruti con la Valle Camonica dal 1725 al 1740 circa. Le
ricerche d’archivio compiute in questa circostanza hanno chiarito i dati biografici dei
personaggi effigiati, permettendo in tal modo di approfondire le conoscenze delle principali
famiglie locali, come i Cattaneo di Breno, di cui Ceruti eseguì i ritratti di almeno cinque
componenti, legati da parentela (fratelli, cugini, mogli). Emerge così l’importanza assegnata
al ritratto quale strumento di promozione, usato per favorire l’ascesa sociale di questi
personaggi, che per la maggior parte erano dottori in legge, avvocati, magistrati e notai,
quindi non provenienti dalle schiere dell’antica nobiltà.
Fa eccezione soltanto il Ritratto di un Federici, di recente identificato in un gentiluomo del
più illustre casato aristocratico di Valle Camonica. Si tratta di un dipinto che rivela un diverso
approccio di Ceruti nei confronti del genere del ritratto, dopo che il pittore ebbe la
possibilità di conoscere da vicino la tradizione figurativa veneta (dal 1736, infatti, Ceruti da
Brescia si trasferì a Padova e a Venezia). Nella posa disinvolta, nell’attenzione al lusso (il
riflesso del velluto), nella mis en page decisamente più scenografica, il Federici dimostra di
recepire i codici della ritrattistica internazionale, di cui Venezia era uno dei centri più
aggiornati.
A differenza di quest’ultima opera (da collocare intorno al 1735-1740) gli altri dipinti in
mostra sono databili tra il 1725 e il 1732, caratterizzati da una maggiore essenzialità
descrittiva che appunta l’attenzione su pochi dettagli, sufficienti però a individuare la
professione degli effigiati (si veda, per esempio, la penetrante immagine del Ritratto del
sacerdote Giulio Cattaneo). Ceruti intende prima di tutto appronfondire l’indagine
psicologica degli effigiati, senza cedere ad alcun compiacimento estetico, anzi, con uno
sguardo disincantato che mette in evidenza le imperfezioni dei corpi, più che esaltarne la
bellezza. La sfilata di personaggi in mostra è emblematica di quale fosse l’approccio del
pittore di fronte alla “realtà”, che si evince nella gamma cromatica spenta e nei toni tra il
bruno e il grigio (assai significativo, a questo proposito, è il Ritratto del notaio Alessandro
Bonometti).
Il titolo della mostra
Il titolo intende dunque evocare non soltanto la straordinaria fedeltà al “vero” dei
personaggi effigiati da Ceruti, descritti in modo da essere individualmente memorabili, ma
anche l’attitudine del pittore, il cui sguardo sulla realtà è posto con una onestà che si
vorrebbe far corrispondere alla sua indole. Da queste considerazioni è nata l’idea di proporre
“la realtà dello sguardo” quale slogan di questa esposizione, che si presta a interpretazioni
diverse, ma che, in qualche modo, ambisce a ricomprenderle tutte.
Le sezioni della mostra
La mostra è divisa in quattro sezioni. La prima sezione introduttiva presenta tre dipinti
databili nella seconda metà del Seicento (di cui uno inedito), che dunque precedono l’attività
di Ceruti in Valcamonica. La seconda sala è dedicata ai ritratti realizzati da Ceruti per la
famiglia Cattaneo di Breno, nell’arco di un decennio. La terza sezione è dedicata ai coniugi
Bonometti e allo straordinario capolavoro intitolato Uomo con boccale, a metà strada tra il
ritratto e la scena di genere. Infine la rassegna chiude con lo scenografico Ritratto Federici,
come se si trattasse di un coup de théâtre che lascia intravvedere i futuri approdi della
ritrattistica cerutiana.
Il Comitato Scientifico
Il comitato scientifico è composto da Marco Albertario (direttore Accademia Tadini, Lovere);
Luciano Anelli (già docente a contratto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano – sede di Brescia); Paolo Boifava (direttore Museo Lechi, Montichiari); Marco Bona
Castellotti (già ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – sede di
Brescia); Francesco Frangi (professore associato presso l’Università degli Studi di Pavia,
Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali – sede di Cremona); Mina Gregori (già
professore ordinario presso l’Università di Firenze); Angelo Loda (funzionario
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia);
Stefano Lusardi (conservatore Fondazione Ugo Da Como, Lonato).
L’allestimento
Il progetto, curato dall’architetto Francesca Lonati, ha inteso favorire una partecipazione
alla mostra quanto più diretta e coinvolgente, grazie all’interazione tra le opere e l’ambiente
che le ospita. In particolare l’allestimento è guidato dal dialogo tra pieni e vuoti, che a sua
volta riprende e articola il rapporto instaurato dai dipinti con le cornici, determinante per
“leggere” e comprendere, nei loro corretti valori, le opere d’arte. Ciò è proposto anche per
quanto riguarda gli apparati didattici in mostra: i testi introduttivi sono racchiusi da cornici e
perciò diventano essi stessi parte integrante della visita.
Ceruti in Valle Camonica
L’itinerario completo alla scoperta delle opere di Giacomo Ceruti in Valle Camonica prevede,
oltre alla mostra “La realtà dello sguardo”, la visita delle chiese che ospitano alcune
importanti opere dell’artista. In particolare, si tratta della chiesa parrocchiale di Sant’Antonio
Abate di Rino di Sonico, che ospita tre importanti opere del pittore (Vergine con Bambino,
Santissimo Sacramento e Madonna del Rosario) e la chiesa parrocchiale dei Santi Cornelio e
Cipriano di Artogne, in cui è custodita la Madonna del Rosario datata 1734. La tela,
proveniente dalla chiesa di Santa Maria ed Elisabeth, rivela l’abilità di Ceruti nel rinnovare il
linguaggio artistico locale e rappresenta l’ultima opera lasciata nel territorio camuno. Dopo
tale data infatti Ceruti, attivo per un breve periodo anche nella bergamasca, avrebbe lasciato
Brescia per recarsi a Padova e a Venezia.
Gli eventi collaterali
Per mantenere sempre vivo l’interesse nei confronti di questa manifestazione, sono
proposti vari eventi collaterali, quali conferenze, visite guidate ai “luoghi cerutiani in Valle
Camonica” e concerti. Per maggiori informazioni si vedano le schede presenti in allegato, e si
raccomanda di restare aggiornati grazie ai siti web e ai canali social dell’associazione Cieli
Vibranti.
Il catalogo
La struttura del catalogo, edito da Scalpendi, è nata seguendo il percorso della mostra: al
saggio portante, che offre le ragioni dell’esposizione, segue la galleria di immagini, che
ricostruisce la sequenza delle opere esposte. Dopo questa sezione esclusivamente visiva
sono proposte le schede scientifiche, con testo a correre. Una seconda sezione è dedicata ai
saggi di approfondimento e contestualizzazione.
15
settembre 2017
La realtà dello sguardo. Ritratti di Giacomo Ceruti in Valle Camonica
Dal 15 settembre 2017 al 07 gennaio 2018
arte antica
Location
CAMUS – MUSEO CAMUNO – PALAZZO DELLA CULTURA
Breno, Piazza Ghislandi, 1, (Brescia)
Breno, Piazza Ghislandi, 1, (Brescia)
Orario di apertura
Dal lunedì al venerdì: ingresso su prenotazione e gruppi scolastici
Sabato e domenica: 9.00 - 12.00 / 15.00 - 18.00
Aperture straordinarie:
1 novembre, 8 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio
Ogni primo venerdì del mese apertura serale dalle 19.00 alle 22.00
Vernissage
15 Settembre 2017, h 18
Autore
Curatore