Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La ricerca nel Segno…attraverso il Futurismo
L’ eterogeneità stilistica delle opere in esposizione, trentuno in tutto, realizzate lungo un arco temporale che va dagli albori del Futurismo agli anni Quaranta, pone il visitatore di fronte ad uno dei più evidenti tratti di diversità del movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti rispetto a tanti altri “ismi” dell’arte moderna. Mentre infatti i grandi fenomeni artistici che si impongono a partire dalla seconda metà dell’800 presentano caratteristiche stilistiche comuni a tutti gli artisti di riferimento, uno stile futurista non esiste.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A Roma, la prima mostra per il centenario del manifesto di fondazione del Futurismo è quella di Maria Cristina Funghini che al più importante movimento d’avanguardia italiano del secolo scorso dedica l’edizione 2008/09 della Ricerca nel Segno, raffinato appuntamento con il disegno del ‘900, ospitato annualmente dall’unica galleria della capitale specializzata in questo campo delle arti figurative.
L’ eterogeneità stilistica delle opere in esposizione, trentuno in tutto, realizzate lungo un arco temporale che va dagli albori del Futurismo agli anni Quaranta, pone il visitatore di fronte ad uno dei più evidenti tratti di diversità del movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti rispetto a tanti altri “ismi” dell’arte moderna. Mentre infatti i grandi fenomeni artistici che si impongono a partire dalla seconda metà dell’800 presentano caratteristiche stilistiche comuni a tutti gli artisti di riferimento, uno stile futurista non esiste. Cosicché per Maria Cristina Funghini è possibile costruire una rassegna “futurista” tutta giocata sul contrasto tra artisti che Maurizio Scudiero definisce “distanti tra loro anni luce in termini stilistici”. I rari incunaboli della pittura futurista realizzati da Giacomo Balla nel 1913, che da soli valgono una visita alla mostra, non sono formalmente apparentabili alle astrazioni immaginiste di Evola, né queste ultime al limpido esercizio costruttivista elaborato da Ivo Pannaggi in Astrazione prospettica del ’26. Questa polifonia stilistica trova però un armonico punto di accordo nella comune adesione all’idea futurista. Come sottolinea Maurizio Scudiero nel saggio in catalogo, il Futurismo raccontato da questa mostra è un movimento dalle tante anime, tutte però scaturite da tematiche fortemente condivise e da “una nuova sensibilità proiettata verso il futuro”.
Altro dichiarato obiettivo della rassegna, che i curatori scelgono di inoltrare nel tempo sino agli anni ’40, è quello di dimostrare come la vitalità dell’idea futurista fosse tutt’altro che esaurita dopo la data, fatale, del 1916, anno della morte di Boccioni e di Sant’Elia. Dimodochè, se l’attenzione dell’osservatore è in prima battuta inevitabilmente catturata dalla presenza di opere degli anni eroici del movimento, i già citati Balla del 1913 o una splendida testa meccanica realizzata da Mario Sironi nel 1915, nel progredire della visita sarà inevitabile lasciarsi conquistare dalla pulsante varietà dei tentativi di ricostruzione futurista dell’universo. L’idea di portare l’arte fuori da gallerie e musei verso la gente e la vita quotidiana trionfa nei coloratissimi studi per elementi d’arredo realizzati da Balla negli anni ’20, nei progetti architettonici di Mario Chiattone e Virgilio Marchi, nelle scenodinamiche cinematografiche di Tullio Crali e negli inimitabili bozzetti pubblicitari di Fortunato Depero, primo fra tutti quello realizzato nel ’28 per l’Acqua San Pellegrino. La straordinaria qualità di due Aerovedute dipinte negli anni ’40 da un pittore ancora non identificato conferma la potenza dell’idea futurista, ancora capace, negli anni intorno al secondo conflitto mondiale, di ispirare piccoli capolavori di inaspettata freschezza.
L’ eterogeneità stilistica delle opere in esposizione, trentuno in tutto, realizzate lungo un arco temporale che va dagli albori del Futurismo agli anni Quaranta, pone il visitatore di fronte ad uno dei più evidenti tratti di diversità del movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti rispetto a tanti altri “ismi” dell’arte moderna. Mentre infatti i grandi fenomeni artistici che si impongono a partire dalla seconda metà dell’800 presentano caratteristiche stilistiche comuni a tutti gli artisti di riferimento, uno stile futurista non esiste. Cosicché per Maria Cristina Funghini è possibile costruire una rassegna “futurista” tutta giocata sul contrasto tra artisti che Maurizio Scudiero definisce “distanti tra loro anni luce in termini stilistici”. I rari incunaboli della pittura futurista realizzati da Giacomo Balla nel 1913, che da soli valgono una visita alla mostra, non sono formalmente apparentabili alle astrazioni immaginiste di Evola, né queste ultime al limpido esercizio costruttivista elaborato da Ivo Pannaggi in Astrazione prospettica del ’26. Questa polifonia stilistica trova però un armonico punto di accordo nella comune adesione all’idea futurista. Come sottolinea Maurizio Scudiero nel saggio in catalogo, il Futurismo raccontato da questa mostra è un movimento dalle tante anime, tutte però scaturite da tematiche fortemente condivise e da “una nuova sensibilità proiettata verso il futuro”.
Altro dichiarato obiettivo della rassegna, che i curatori scelgono di inoltrare nel tempo sino agli anni ’40, è quello di dimostrare come la vitalità dell’idea futurista fosse tutt’altro che esaurita dopo la data, fatale, del 1916, anno della morte di Boccioni e di Sant’Elia. Dimodochè, se l’attenzione dell’osservatore è in prima battuta inevitabilmente catturata dalla presenza di opere degli anni eroici del movimento, i già citati Balla del 1913 o una splendida testa meccanica realizzata da Mario Sironi nel 1915, nel progredire della visita sarà inevitabile lasciarsi conquistare dalla pulsante varietà dei tentativi di ricostruzione futurista dell’universo. L’idea di portare l’arte fuori da gallerie e musei verso la gente e la vita quotidiana trionfa nei coloratissimi studi per elementi d’arredo realizzati da Balla negli anni ’20, nei progetti architettonici di Mario Chiattone e Virgilio Marchi, nelle scenodinamiche cinematografiche di Tullio Crali e negli inimitabili bozzetti pubblicitari di Fortunato Depero, primo fra tutti quello realizzato nel ’28 per l’Acqua San Pellegrino. La straordinaria qualità di due Aerovedute dipinte negli anni ’40 da un pittore ancora non identificato conferma la potenza dell’idea futurista, ancora capace, negli anni intorno al secondo conflitto mondiale, di ispirare piccoli capolavori di inaspettata freschezza.
29
novembre 2008
La ricerca nel Segno…attraverso il Futurismo
Dal 29 novembre 2008 al 31 gennaio 2009
arte contemporanea
Location
STUDIO SAN GIACOMO
Roma, Via Di San Giacomo, 14, (Roma)
Roma, Via Di San Giacomo, 14, (Roma)
Orario di apertura
11-13.30 / 17-19.30
Chiuso il lunedì mattina,il sabato pomeriggio e nei giorni festivi
Vernissage
29 Novembre 2008, dalle ore 19,00
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore