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La scultura ceramica all’epoca di Adolfo Wildt
Il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, in concomitanza con la grande mostra «Adolfo Wildt. L’anima e la forma tra Michelangelo e Klimt» (Forlì, Musei di San Domenico 28 gennaio – 17 giugno 2011) propone un percorso all’interno della propria Collezione del Novecento alla scoperta delle opere di artisti che hanno avuto stretti rapporti con Wildt o che sono stati a lui contemporanei
Comunicato stampa
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La scultura ceramica
all’epoca di Adolfo Wildt
In concomitanza alla mostra dedicata a Wildt ai Musei di San Domenico di Forlì il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza il 28 gennaio inaugura un percorso collegato agli artisti allievi e del suo tempo
Quando si parla dell’arte di Adolfo Wildt si intende necessariamente ripercorrere i grandi ambiti delle vicende artistiche novecentesche (Simbolismo, Art Nouveau, Futurismo, Novecento, Realismo Magico). Il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, in concomitanza con la grande mostra «Adolfo Wildt. L’anima e la forma tra Michelangelo e Klimt» (Forlì, Musei di San Domenico 28 gennaio - 17 giugno 2011) propone un percorso all’interno della propria Collezione del Novecento alla scoperta delle opere di artisti che hanno avuto stretti rapporti con Wildt o che sono stati a lui contemporanei.
Quindi saranno esposte opere degli allievi Fausto Melotti, Lucio Fontana e l’adorato Domenico Rambelli, poi il Liberty con Galileo Chini, Achille Calzi, Francesco Nonni, Domenico Baccarini, i contemporanei con sculture di Arturo Martini, Duilio Cambellotti Ercole Drei, Pietro Melandri, Giò Ponti, Anselmo Bucci e infine, giungendo agli esatti opposti in termini di poetica e di personalità, i futuristi con esperimenti di Giacomo Balla, Benedetta e Filippo Tommaso Marinetti al momento della loro esperienza ceramica faentina (1928-29) o di Albissola, dal 1929 in poi.
Il percorso, curato da Claudia Casali, illustra una sorta di spaccato di eccellenza dell’arte italiana dei primi 30 anni del Novecento. La visita ruota intorno alle figure centrali di Fausto Melotti e Lucio Fontana, allievi di Wildt all’Accademia di Brera, indiscussi protagonisti di una nuova e moderna concezione di scultura. Mentre nella carrellata dei “grandi” nell’ambito Art Nouveau-Decò un ruolo centrale occupa Galileo Chini, di cui il Museo faentino possiede un’importante patrimonio che per l’occasione verrà interamente messo in mostra, rispolverando anche alcune opere dai depositi. Qualche inedita corrispondenza riguarda invece Domenico Rambelli, straordinario scultore faentino, noto per i grandi interventi pubblici, per cui Wildt serbava una grande ammirazione.
“Adolfo Wildt fu uno straordinario artista – spiega Claudia Casali - che seppe confrontarsi con i grandi movimenti artistici tra fine Otto e inizio Novecento. Le collezioni del XX secolo del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza offrono la possibilità di un confronto con opere di artisti che collaborarono direttamente con Wildt”.
Il percorso si inserisce in “Progetto Novecento” realizzato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che a partire dalla mostra forlivese si sviluppa in tutta la Romagna (Faenza, Predappio, Castrocaro Terme, Terra del Sole, Cervia e Milano Marittima) per dare vita ad un itinerario sul Novecento Romagnolo.
Visite guidate e didattica
Per l’occasione i laboratori didattici del Mic costruiranno attività grafico-pittoriche per sperimentare, giocare e conoscere alcune significative esperienze dell’arte e della ceramica italiana del ‘900.
Per informazioni e prenotazioni: 0546 697306, didattica@micfaenza.org
La scultura ceramica all’epoca di Adolfo Wildt
Premessa
La bella ed importante retrospettiva dal titolo “Adolfo Wildt. L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt”, a cura di Paola Mola, Fernando Mazzocca, Antonio Paolucci e il coordinamento scientifico di Gianfranco Brunelli, allestita presso i Musei di San Domenico a Forlì, mette in luce la straordinaria creatività di uno dei grandi pilastri della scultura moderna in relazione alla sua formazione, ai maestri del passato, alla sua epoca. Wildt (1868-1931) fu artista colto e virtuoso, autodidatta di grande talento e giovanissimo a servizio di artisti del calibro di Grandi, Alberti, Barzaghi, Bezzola, Butti, Ripamonti, Villa, per poi trovare mecenati come Franz Rose fino al 1912, o Giuseppe Chierichetti e la stessa Margherita Sarfatti dopo il 1917 che gli diedero la possibilità di realizzare le sue più importanti sculture, tra cui l’icona Dux, del 1923, per generazioni simbolo incontrastato della figura di Benito Mussolini, tanto colta quanto popolare. Wildt fu figura contrastata nel panorama artistico nazionale, venerata da quanti ne avevano compreso il genio (come Previati, Grubicy, Giolli), e detestata per il suo essere al di fuori della consueta armonia della forma e per essere troppo legata all’ambito nordico decadentista (taglienti furono alcuni degli articoli apparsi in occasione delle sue rare monografiche a firma di autorevoli protagonisti della critica nazionale). Di lui scrisse Ojetti nel 1926: “…artista senza pace egli è, e senza bellezza, se per bellezza s’intende proporzione e serenità…”.
La mostra forlivese non intende essere solo una monografica di Wildt ma vuole proporre un percorso tra passato e modernità, coinvolgendo i grandi Maestri di riferimento (Cosmè Tura, Antonello da Messina, Michelangelo, Bronzino, Bernini, Canova, per citarne alcuni) e i quasi coetanei con cui Wildt ebbe intensi rapporti e confronti (come Martini, Previati, De Chirico e soprattutto Casorati).
Poiché quando si parla dell’arte di Wildt si devono necessariamente ripercorrere le vicende artistiche novecentesche (Simbolismo, Liberty, Futurismo, Novecento, Realismo Magico), tra mito e letteratura, ci è sembrato significativo creare un percorso all’interno della Raccolta del Novecento del MIC che evidenziasse i protagonisti che hanno avuto stretti rapporti con Wildt (come gli allievi Fausto Melotti e Lucio Fontana) o che hanno vissuto la stessa straordinaria temporalità artistica (come Domenico Rambelli, Galileo Chini, Achille Calzi, Francesco Nonni, Domenico Baccarini, Arturo Martini, Duilio Cambellotti, e altri) per giungere all’apparente esatto opposto in termini di poetica e di personalità, come il futurismo nel momento della sua esperienza ceramica a Faenza nel 1928-29 o ad Albissola dal 1929 in poi.
Wildt non realizzò mai ceramica ma uno dei più interessanti commenti critici che gli rivolsero nel 1915 in occasione della personale di Roma, così citava: “… Solo un pazzo poteva concepire l’idea di svilire il marmo fino a renderlo una fragile maiolica…” (citazione da P. Mola, “Avatar e Laocoonte”, in catalogo della mostra, Forlì, 2012).
Quello che si propone è un percorso nel percorso, una scelta -certo opinabile- di 15 “esperienze artistiche”, non certo esaustiva della scultura ceramica di primo Novecento, che i visitatori potranno apprezzare dopo la visita alla mostra di Forlì ma anche indipendentemente da essa, in una sorta di spaccato di eccellenza dell’arte italiana fino al 1931, anno della morte di Wildt.
all’epoca di Adolfo Wildt
In concomitanza alla mostra dedicata a Wildt ai Musei di San Domenico di Forlì il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza il 28 gennaio inaugura un percorso collegato agli artisti allievi e del suo tempo
Quando si parla dell’arte di Adolfo Wildt si intende necessariamente ripercorrere i grandi ambiti delle vicende artistiche novecentesche (Simbolismo, Art Nouveau, Futurismo, Novecento, Realismo Magico). Il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, in concomitanza con la grande mostra «Adolfo Wildt. L’anima e la forma tra Michelangelo e Klimt» (Forlì, Musei di San Domenico 28 gennaio - 17 giugno 2011) propone un percorso all’interno della propria Collezione del Novecento alla scoperta delle opere di artisti che hanno avuto stretti rapporti con Wildt o che sono stati a lui contemporanei.
Quindi saranno esposte opere degli allievi Fausto Melotti, Lucio Fontana e l’adorato Domenico Rambelli, poi il Liberty con Galileo Chini, Achille Calzi, Francesco Nonni, Domenico Baccarini, i contemporanei con sculture di Arturo Martini, Duilio Cambellotti Ercole Drei, Pietro Melandri, Giò Ponti, Anselmo Bucci e infine, giungendo agli esatti opposti in termini di poetica e di personalità, i futuristi con esperimenti di Giacomo Balla, Benedetta e Filippo Tommaso Marinetti al momento della loro esperienza ceramica faentina (1928-29) o di Albissola, dal 1929 in poi.
Il percorso, curato da Claudia Casali, illustra una sorta di spaccato di eccellenza dell’arte italiana dei primi 30 anni del Novecento. La visita ruota intorno alle figure centrali di Fausto Melotti e Lucio Fontana, allievi di Wildt all’Accademia di Brera, indiscussi protagonisti di una nuova e moderna concezione di scultura. Mentre nella carrellata dei “grandi” nell’ambito Art Nouveau-Decò un ruolo centrale occupa Galileo Chini, di cui il Museo faentino possiede un’importante patrimonio che per l’occasione verrà interamente messo in mostra, rispolverando anche alcune opere dai depositi. Qualche inedita corrispondenza riguarda invece Domenico Rambelli, straordinario scultore faentino, noto per i grandi interventi pubblici, per cui Wildt serbava una grande ammirazione.
“Adolfo Wildt fu uno straordinario artista – spiega Claudia Casali - che seppe confrontarsi con i grandi movimenti artistici tra fine Otto e inizio Novecento. Le collezioni del XX secolo del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza offrono la possibilità di un confronto con opere di artisti che collaborarono direttamente con Wildt”.
Il percorso si inserisce in “Progetto Novecento” realizzato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che a partire dalla mostra forlivese si sviluppa in tutta la Romagna (Faenza, Predappio, Castrocaro Terme, Terra del Sole, Cervia e Milano Marittima) per dare vita ad un itinerario sul Novecento Romagnolo.
Visite guidate e didattica
Per l’occasione i laboratori didattici del Mic costruiranno attività grafico-pittoriche per sperimentare, giocare e conoscere alcune significative esperienze dell’arte e della ceramica italiana del ‘900.
Per informazioni e prenotazioni: 0546 697306, didattica@micfaenza.org
La scultura ceramica all’epoca di Adolfo Wildt
Premessa
La bella ed importante retrospettiva dal titolo “Adolfo Wildt. L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt”, a cura di Paola Mola, Fernando Mazzocca, Antonio Paolucci e il coordinamento scientifico di Gianfranco Brunelli, allestita presso i Musei di San Domenico a Forlì, mette in luce la straordinaria creatività di uno dei grandi pilastri della scultura moderna in relazione alla sua formazione, ai maestri del passato, alla sua epoca. Wildt (1868-1931) fu artista colto e virtuoso, autodidatta di grande talento e giovanissimo a servizio di artisti del calibro di Grandi, Alberti, Barzaghi, Bezzola, Butti, Ripamonti, Villa, per poi trovare mecenati come Franz Rose fino al 1912, o Giuseppe Chierichetti e la stessa Margherita Sarfatti dopo il 1917 che gli diedero la possibilità di realizzare le sue più importanti sculture, tra cui l’icona Dux, del 1923, per generazioni simbolo incontrastato della figura di Benito Mussolini, tanto colta quanto popolare. Wildt fu figura contrastata nel panorama artistico nazionale, venerata da quanti ne avevano compreso il genio (come Previati, Grubicy, Giolli), e detestata per il suo essere al di fuori della consueta armonia della forma e per essere troppo legata all’ambito nordico decadentista (taglienti furono alcuni degli articoli apparsi in occasione delle sue rare monografiche a firma di autorevoli protagonisti della critica nazionale). Di lui scrisse Ojetti nel 1926: “…artista senza pace egli è, e senza bellezza, se per bellezza s’intende proporzione e serenità…”.
La mostra forlivese non intende essere solo una monografica di Wildt ma vuole proporre un percorso tra passato e modernità, coinvolgendo i grandi Maestri di riferimento (Cosmè Tura, Antonello da Messina, Michelangelo, Bronzino, Bernini, Canova, per citarne alcuni) e i quasi coetanei con cui Wildt ebbe intensi rapporti e confronti (come Martini, Previati, De Chirico e soprattutto Casorati).
Poiché quando si parla dell’arte di Wildt si devono necessariamente ripercorrere le vicende artistiche novecentesche (Simbolismo, Liberty, Futurismo, Novecento, Realismo Magico), tra mito e letteratura, ci è sembrato significativo creare un percorso all’interno della Raccolta del Novecento del MIC che evidenziasse i protagonisti che hanno avuto stretti rapporti con Wildt (come gli allievi Fausto Melotti e Lucio Fontana) o che hanno vissuto la stessa straordinaria temporalità artistica (come Domenico Rambelli, Galileo Chini, Achille Calzi, Francesco Nonni, Domenico Baccarini, Arturo Martini, Duilio Cambellotti, e altri) per giungere all’apparente esatto opposto in termini di poetica e di personalità, come il futurismo nel momento della sua esperienza ceramica a Faenza nel 1928-29 o ad Albissola dal 1929 in poi.
Wildt non realizzò mai ceramica ma uno dei più interessanti commenti critici che gli rivolsero nel 1915 in occasione della personale di Roma, così citava: “… Solo un pazzo poteva concepire l’idea di svilire il marmo fino a renderlo una fragile maiolica…” (citazione da P. Mola, “Avatar e Laocoonte”, in catalogo della mostra, Forlì, 2012).
Quello che si propone è un percorso nel percorso, una scelta -certo opinabile- di 15 “esperienze artistiche”, non certo esaustiva della scultura ceramica di primo Novecento, che i visitatori potranno apprezzare dopo la visita alla mostra di Forlì ma anche indipendentemente da essa, in una sorta di spaccato di eccellenza dell’arte italiana fino al 1931, anno della morte di Wildt.
28
gennaio 2012
La scultura ceramica all’epoca di Adolfo Wildt
Dal 28 gennaio al 17 giugno 2012
arte contemporanea
Location
MIC – MUSEO INTERNAZIONALE DELLE CERAMICHE
Faenza, Viale Alfredo Baccarini, 19, (Ravenna)
Faenza, Viale Alfredo Baccarini, 19, (Ravenna)
Biglietti
ridotto 5 euro (con biglietti di ingresso ad «Adolfo Wildt. L’anima e la forma tra Michelangelo e Klimt» di Forlì), intero 8 euro
Orario di apertura
martedì - venerdì ore 10-13,30; sabato, domenica e festivi ore 10-17.30, dal 1° aprile martedì- domenica e festivi ore 10-19, chiuso il lunedì e il 1° maggio
Vernissage
28 Gennaio 2012, ore 17.30
Ufficio stampa
STEFANIA MAZZOTTI
Autore
Curatore