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La scultura italiana nel gioiello della seconda metà del Novecento
Il tema della scultura italiana nel gioiello viene raccontato attraverso ottantuno gioielli, alcuni dei quali della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, altri provenienti dalle collezioni degli artisti presenti, altri ancora da collezioni private: tra questi i gioielli appartenuti a Palma Bucarelli a Palma Bucarelli, direttore della Galleria Nazionale fino al 1974.
Comunicato stampa
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Il giorno sabato 13 dicembre 2008 alle ore 17.30 avrà luogo l’inaugurazione dell’Esposizione “La scultura italiana nel gioiello della seconda metà del Novecento” nella sala per le esposizioni temporanee del Museo Attilio e Cleofe Gaffoglio alla presenza del Sindaco Mentore Campodonico, del Vice Sindaco Roberto Di Antonio, del Consigliere Incaricato alla Cultura Gianni Arena, di Giorgio Rossini, Soprintendente per i Beni Architettonici della Liguria, di Mariastella Margozzi, storico dell’arte della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, di Maria Teresa Tosi, direttore scientifico della Fondazione Marino Marini di Pistoia, di Piera Rum, Direttrice Onoraria dei Civici Musei di Rapallo e di tutte le Autorità civili e militari della Liguria.
Le ricerche e gli studi condotti da tempo da Mariastella Margozzi sono confluiti nella mostra che nasce, dunque, dalla collaborazione tra il Comune di Rapallo e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma con il coordinamento scientifico di Mariastella Margozzi e Piera Rum e realizzata per conto del Comune da Musem Multiservizi
Il tema della scultura italiana nel gioiello viene raccontato attraverso ottantuno gioielli, alcuni dei quali della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, altri provenienti dalle collezioni degli artisti presenti, altri ancora da collezioni private: tra questi i gioielli appartenuti a Palma Bucarelli a Palma Bucarelli, direttore della Galleria Nazionale fino al 1974.
L’idea di questa mostra è quella di documentare l’attività dei più importanti scultori italiani indirizzata nella seconda metà del Novecento alla produzione di gioielli. L’impegno che ha contraddistinto questi artisti è stato quello di eseguire in prima persona o di seguire in maniera determinante la realizzazione materiale degli oggetti preziosi, non fornendo quindi semplicemente un disegno o un’idea ma sviluppando nella materia il proprio pensiero creativo. La seconda metà del Novecento, caratterizzata dalle ricerche astratte e informali, ma anche da un desiderio di concretezza scientifica del progetto artistico, scopre la suggestione e il compiacimento non soltanto di metalli nobili e pietre preziose ma spesso anche di materie diverse da quelle tradizionali, quali il ferro spesso di riciclo, il plexiglas, l’acciaio. Si delineano due tendenze, una che porta alla creazione di oggetti unici, l’altra che porta alla creazione seriale di prodotti destinati non a un’élite ma a un mercato più ampio, quasi di massa: la mostra segue entrambe proponendo gioielli che stanno alla pari con le sculture e i dipinti prodotti dai grandissimi artisti presenti in mostra.
L’industrial design si mescola pertanto con la tradizione orafa più consolidata, mentre si amplia in questa direzione anche l’interesse dei collezionisti, a volte appassionati in maniera quasi esclusiva nei confronti del cosiddetto gioiello d’artista. Già Palma Bucarelli, seguendo il suo spiccato interesse per l’arte contemporanea e informale in particolare, decide nel 1967 di inserire nell’ambito di una importante rassegna di arte italiana contemporanea all’Esposizione universale di Montreal, una piccola sezione dedicata al gioiello d’artista. Di questo nucleo originale, che comprendeva opere di Afro, Novelli, Mastroianni, Lorenzetti, Giorgi, Libertucci, Daverio Salvatore, Santoro, Sanfilippo, Uncini, Mannucci, Cannilla, Giò e Arnaldo Pomodoro, Turcato, la Bucarelli decide di esporne permanentemente in Galleria una ventina, in una vetrina ad essi dedicata, in uno dei primi tentativi di musealizzare il gioiello d’autore contemporaneo inserendolo all’interno di un percorso di informazione e formazione sull’arte contemporanea.
La ricerca per la mostra parte da questi artisti: sono state reperite altre opere che in origine facevano parte del nucleo esposto a Montreal e si è ampliato poi il percorso con la produzione di altri artisti, essenzialmente scultori, che hanno aperto il proprio campo d’azione ai piccoli oggetti di ornamento del corpo, trattandoli a volte come la grande scultura, a volte dedicando loro un’attenzione che da sola, al di là della nobiltà del materiale, ne ha fatto degli oggetti preziosi.
Tra gli artisti selezionati ci sono gli scultori che hanno scritto le pagine più significative della scultura italiana della seconda metà del Novecento ma anche orafi d’eccellenza, che hanno contribuito alla diffusione del gioiello d’artista italiano nel mondo.
Di tutti questi eccelsi vale la pena di menzionare Afro, artista di punta del gruppo degli orafi Masenza già alla fine degli anni Quaranta, che dopo la metà degli anni Cinquanta raccoglie e sviluppa le sue idee per la produzione del gioiello attraverso schizzi dai quali trae un modello in cera poi fuso sbalzato e cesellato, a volte addirittura direttamente dalle mani di Afro. Splendidi esemplari in mostra il bracciale “Maschera” e quello con teste femminili, entrambi esemplari unici.
Umberto Mastroianni dalla metà degli anni Cinquanta fino alla sua morte si dedica con passione alla creazione di gioielli: le sue opere in mostra appartengono agli anni Sessanta e Settanta.
Franco Cannilla alla fine degli anni Quaranta conosce l’orafo Masenza e da quel momento fino a tutti gli anni Cinquanta il suo stile rimane figurativo. Alla fine degli anni Sessanta incontra Danilo e Massimo Fumanti e realizza gioielli dalla linea decisamente astratta. In mostra è presente con cinque opere, tra le quali lo splendido bracciale realizzato nel 1970 su un prototipo della fine degli anni Quaranta.
I gioielli di Fausto Melotti, esperto musicista che tratta tutta la sua produzione scultorea come “armonia” e “divine proporzioni”, sembrano enuclearsi dalle sue fantasie preziose, dalle piccole sculture in oro e dai suoi piccoli personaggi, come la collana “Grata” del 1977 e gli orecchini in oro rosa.
I due celebri fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro hanno portato avanti fin dall’inizio della loro carriera l’attività scultorea e la produzione del gioiello. Di Arnaldo Pomodoro sono esposti tre gioielli realizzati in periodi diversi: una collana ed un bracciale del 1966 ed un pendantif del 1977, prova d’artista; la collana è in oro martellinato con dischi di madreperla a testimonianza di una certa adesione dell’artista all’arte cinetica. Giò Pomodoro si è dedicato al gioiello come il fratello Arnaldo già dalla metà degli anni Quaranta realizzando opere dalla lavorazione complessa in chiave con le linee dell’informale europeo. La collana, la spilla e il bracciale esposti, tutti esemplari unici del 1966, rivelano un insieme ricco di grazia che il gioiello dovrebbe sempre possedere.
Le ricerche e gli studi condotti da tempo da Mariastella Margozzi sono confluiti nella mostra che nasce, dunque, dalla collaborazione tra il Comune di Rapallo e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma con il coordinamento scientifico di Mariastella Margozzi e Piera Rum e realizzata per conto del Comune da Musem Multiservizi
Il tema della scultura italiana nel gioiello viene raccontato attraverso ottantuno gioielli, alcuni dei quali della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, altri provenienti dalle collezioni degli artisti presenti, altri ancora da collezioni private: tra questi i gioielli appartenuti a Palma Bucarelli a Palma Bucarelli, direttore della Galleria Nazionale fino al 1974.
L’idea di questa mostra è quella di documentare l’attività dei più importanti scultori italiani indirizzata nella seconda metà del Novecento alla produzione di gioielli. L’impegno che ha contraddistinto questi artisti è stato quello di eseguire in prima persona o di seguire in maniera determinante la realizzazione materiale degli oggetti preziosi, non fornendo quindi semplicemente un disegno o un’idea ma sviluppando nella materia il proprio pensiero creativo. La seconda metà del Novecento, caratterizzata dalle ricerche astratte e informali, ma anche da un desiderio di concretezza scientifica del progetto artistico, scopre la suggestione e il compiacimento non soltanto di metalli nobili e pietre preziose ma spesso anche di materie diverse da quelle tradizionali, quali il ferro spesso di riciclo, il plexiglas, l’acciaio. Si delineano due tendenze, una che porta alla creazione di oggetti unici, l’altra che porta alla creazione seriale di prodotti destinati non a un’élite ma a un mercato più ampio, quasi di massa: la mostra segue entrambe proponendo gioielli che stanno alla pari con le sculture e i dipinti prodotti dai grandissimi artisti presenti in mostra.
L’industrial design si mescola pertanto con la tradizione orafa più consolidata, mentre si amplia in questa direzione anche l’interesse dei collezionisti, a volte appassionati in maniera quasi esclusiva nei confronti del cosiddetto gioiello d’artista. Già Palma Bucarelli, seguendo il suo spiccato interesse per l’arte contemporanea e informale in particolare, decide nel 1967 di inserire nell’ambito di una importante rassegna di arte italiana contemporanea all’Esposizione universale di Montreal, una piccola sezione dedicata al gioiello d’artista. Di questo nucleo originale, che comprendeva opere di Afro, Novelli, Mastroianni, Lorenzetti, Giorgi, Libertucci, Daverio Salvatore, Santoro, Sanfilippo, Uncini, Mannucci, Cannilla, Giò e Arnaldo Pomodoro, Turcato, la Bucarelli decide di esporne permanentemente in Galleria una ventina, in una vetrina ad essi dedicata, in uno dei primi tentativi di musealizzare il gioiello d’autore contemporaneo inserendolo all’interno di un percorso di informazione e formazione sull’arte contemporanea.
La ricerca per la mostra parte da questi artisti: sono state reperite altre opere che in origine facevano parte del nucleo esposto a Montreal e si è ampliato poi il percorso con la produzione di altri artisti, essenzialmente scultori, che hanno aperto il proprio campo d’azione ai piccoli oggetti di ornamento del corpo, trattandoli a volte come la grande scultura, a volte dedicando loro un’attenzione che da sola, al di là della nobiltà del materiale, ne ha fatto degli oggetti preziosi.
Tra gli artisti selezionati ci sono gli scultori che hanno scritto le pagine più significative della scultura italiana della seconda metà del Novecento ma anche orafi d’eccellenza, che hanno contribuito alla diffusione del gioiello d’artista italiano nel mondo.
Di tutti questi eccelsi vale la pena di menzionare Afro, artista di punta del gruppo degli orafi Masenza già alla fine degli anni Quaranta, che dopo la metà degli anni Cinquanta raccoglie e sviluppa le sue idee per la produzione del gioiello attraverso schizzi dai quali trae un modello in cera poi fuso sbalzato e cesellato, a volte addirittura direttamente dalle mani di Afro. Splendidi esemplari in mostra il bracciale “Maschera” e quello con teste femminili, entrambi esemplari unici.
Umberto Mastroianni dalla metà degli anni Cinquanta fino alla sua morte si dedica con passione alla creazione di gioielli: le sue opere in mostra appartengono agli anni Sessanta e Settanta.
Franco Cannilla alla fine degli anni Quaranta conosce l’orafo Masenza e da quel momento fino a tutti gli anni Cinquanta il suo stile rimane figurativo. Alla fine degli anni Sessanta incontra Danilo e Massimo Fumanti e realizza gioielli dalla linea decisamente astratta. In mostra è presente con cinque opere, tra le quali lo splendido bracciale realizzato nel 1970 su un prototipo della fine degli anni Quaranta.
I gioielli di Fausto Melotti, esperto musicista che tratta tutta la sua produzione scultorea come “armonia” e “divine proporzioni”, sembrano enuclearsi dalle sue fantasie preziose, dalle piccole sculture in oro e dai suoi piccoli personaggi, come la collana “Grata” del 1977 e gli orecchini in oro rosa.
I due celebri fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro hanno portato avanti fin dall’inizio della loro carriera l’attività scultorea e la produzione del gioiello. Di Arnaldo Pomodoro sono esposti tre gioielli realizzati in periodi diversi: una collana ed un bracciale del 1966 ed un pendantif del 1977, prova d’artista; la collana è in oro martellinato con dischi di madreperla a testimonianza di una certa adesione dell’artista all’arte cinetica. Giò Pomodoro si è dedicato al gioiello come il fratello Arnaldo già dalla metà degli anni Quaranta realizzando opere dalla lavorazione complessa in chiave con le linee dell’informale europeo. La collana, la spilla e il bracciale esposti, tutti esemplari unici del 1966, rivelano un insieme ricco di grazia che il gioiello dovrebbe sempre possedere.
13
dicembre 2008
La scultura italiana nel gioiello della seconda metà del Novecento
Dal 13 dicembre 2008 al 13 aprile 2009
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEO ATTILIO E CLEOFE GAFFOGLIO
Rapallo, Piazzale Libia, (Genova)
Rapallo, Piazzale Libia, (Genova)
Biglietti
Ingresso ordinario Euro 5,00 (compresa visita al Museo Gaffoglio)
- Ingresso cumulativo alla mostra, al Museo Gaffoglio e al Museo del Merletto Euro 6
- Gruppi ingresso Euro 4,00 a persona (compresa visita al Museo Gaffoglio)
- Gruppi scolastici 2,00 a persona (compresa visita al Museo Gaffoglio)
Orario di apertura
martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 14.30 alle 18.30
giovedì dalle 10 alle 12
domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 all3 17.30
lunedì chiuso
Vernissage
13 Dicembre 2008, ore 17,30
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