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La strana teoria della luce e della materia
Quello della luce e dell’uso del colore è un nodo tra i tanti che gli artisti si sono trovati a sciogliere, in trapassi ardui tra memorie storiche della pittura e approdi extrapittorici dell’arte contemporanea.
Comunicato stampa
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"Quelli che s'innamoran di pratica sanza scienza son come'l nocchier ch'entra in naviglio sanza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada" (Leonardo da Vinci)
Parlando di colore inevitabilmente parliamo di luce dal momento che senza di essa non vi può essere colore. La luce non è solo onda (come sosteneva Newton) ma anche particella. La luce arriva confezionata in forma di ‘quanti’, ognuno dei quali contiene un quantitativo di energia proporzionale alla frequenza. Questi quanti di luce sono detti ‘fotoni’. Albert Einstein propose nel 1905 questo concetto eretico, che più tardi gli valse il Nobel.
Difficilmente possiamo vedere in natura radiazioni colorate, se non in pochi fenomeni, come in quello dell'arcobaleno, i cui colori vengono generati dalla rifrazione. Questo esempio di diffusione di luce è il principale modo fisico in cui si può produrre il colore. Quotidianamente vediamo però superfici colorate, il cui colore dipende dalla composizione chimica della sostanza e dal suo assorbimento di luce.
Perciò il colore può essere considerato come la manifestazione visibile delle leggi che sono alla base della struttura della materia. Quando determinate frequenze di luce entrano in contatto con lo spettro energetico degli atomi o delle molecole degli oggetti, questi rispondono alla sollecitazione passando dallo stato fondamentale di minima energia a un livello eccitato dove l'energia si trasforma in agitazione termica, per ricadere poi allo stato fondamentale. Nella ricaduta viene emesso quella radiazione di luce che noi percepiamo come colore.
I colori sono dunque il risultato di un assorbimento selettivo della radiazione elettromagnetica e di una perdita di energia atomica: un oggetto rosso ad esempio assorbe tutte le frequenze dello spettro, tranne quelle relative al rosso. Quando questa corrispondenza viene a mancare non c'è colore e l'oggetto appare trasparente.
La percezione del colore dipende da un fattore soggettivo. Per la sua semplicità e universalità il colore è ritenuto uno degli strumenti più efficaci della comunicazione visiva. La visione dell'immagine viene elaborata dall'esperienza soggettiva che la compara istantaneamente con le esperienze culturali e le sollecitazioni affettive ed emotive.
Si capisce come ciascun colore rimanda all’inconscio, agisce sulla sua emotività, esprime preferenza o rifiuto, offre un linguaggio che riflette l'individuo e la sua immagine del mondo.
Quello della luce e dell’uso del colore è un nodo tra i tanti che gli artisti si sono trovati a sciogliere, in trapassi ardui tra memorie storiche della pittura e approdi extrapittorici dell'arte contemporanea. La luce, i colori, come valori simbolici e al contempo soluzioni espressive sempre aperte, costituiscono dunque una sorta di filo rosso che attraversa tutta la storia artistica.
Parlando di colore inevitabilmente parliamo di luce dal momento che senza di essa non vi può essere colore. La luce non è solo onda (come sosteneva Newton) ma anche particella. La luce arriva confezionata in forma di ‘quanti’, ognuno dei quali contiene un quantitativo di energia proporzionale alla frequenza. Questi quanti di luce sono detti ‘fotoni’. Albert Einstein propose nel 1905 questo concetto eretico, che più tardi gli valse il Nobel.
Difficilmente possiamo vedere in natura radiazioni colorate, se non in pochi fenomeni, come in quello dell'arcobaleno, i cui colori vengono generati dalla rifrazione. Questo esempio di diffusione di luce è il principale modo fisico in cui si può produrre il colore. Quotidianamente vediamo però superfici colorate, il cui colore dipende dalla composizione chimica della sostanza e dal suo assorbimento di luce.
Perciò il colore può essere considerato come la manifestazione visibile delle leggi che sono alla base della struttura della materia. Quando determinate frequenze di luce entrano in contatto con lo spettro energetico degli atomi o delle molecole degli oggetti, questi rispondono alla sollecitazione passando dallo stato fondamentale di minima energia a un livello eccitato dove l'energia si trasforma in agitazione termica, per ricadere poi allo stato fondamentale. Nella ricaduta viene emesso quella radiazione di luce che noi percepiamo come colore.
I colori sono dunque il risultato di un assorbimento selettivo della radiazione elettromagnetica e di una perdita di energia atomica: un oggetto rosso ad esempio assorbe tutte le frequenze dello spettro, tranne quelle relative al rosso. Quando questa corrispondenza viene a mancare non c'è colore e l'oggetto appare trasparente.
La percezione del colore dipende da un fattore soggettivo. Per la sua semplicità e universalità il colore è ritenuto uno degli strumenti più efficaci della comunicazione visiva. La visione dell'immagine viene elaborata dall'esperienza soggettiva che la compara istantaneamente con le esperienze culturali e le sollecitazioni affettive ed emotive.
Si capisce come ciascun colore rimanda all’inconscio, agisce sulla sua emotività, esprime preferenza o rifiuto, offre un linguaggio che riflette l'individuo e la sua immagine del mondo.
Quello della luce e dell’uso del colore è un nodo tra i tanti che gli artisti si sono trovati a sciogliere, in trapassi ardui tra memorie storiche della pittura e approdi extrapittorici dell'arte contemporanea. La luce, i colori, come valori simbolici e al contempo soluzioni espressive sempre aperte, costituiscono dunque una sorta di filo rosso che attraversa tutta la storia artistica.
25
gennaio 2010
La strana teoria della luce e della materia
Dal 25 gennaio al 12 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
ROSSO CINABRO (GALLERY)
Roma, Via Raffaele Cadorna, 28, (Roma)
Roma, Via Raffaele Cadorna, 28, (Roma)
Orario di apertura
ore 12-19
Vernissage
25 Gennaio 2010, 17
Autore
Curatore