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La via della Cina. Talk
Una proiezione e un incontro con i quattro fotografi che hanno prodotto i lavori per La via della Cina insieme a Vittoria Ciolini, Serena Becagli, Andrea Abati che hanno organizzato per Dryphoto arte contemporanea la campagna fotografica nella cosiddetta Chinatown della città di Prato.
Comunicato stampa
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La via della Cina
Macro Asilo, via Nizza 138, Roma
Sala Cinema
martedì 8 gennaio ore 18:00
Fotografie di: Emanuele Camerini / Filippo Steven Ferrara / Erika Pellicci / Jacopo Valentini
A cura di Filippo Maggia, organizzazione Dryphoto arte contemporanea
Una proiezione e un incontro con i quattro fotografi che hanno prodotto i lavori per La via della Cina insieme a Vittoria Ciolini, Serena Becagli, Andrea Abati che hanno organizzato per Dryphoto arte contemporanea la campagna fotografica nella cosiddetta Chinatown della città di Prato, un riuscito esempio d’interpretazione libera e creativa di un processo di integrazione per muovere verso un futuro condiviso.
Concepito come un progetto in progress che in questa prima fase vede la partecipazione di quattro giovani fotografi under 35, La via della Cina vuole significare altro dalla pur necessaria documentazione di un’area della città di Prato, popolata in prevalenza da persone di origine cinese progressivamente migrate a partire dai primi anni novanta.
La maggiore parte dei nuovi cittadini di origine cinese abita nel Macrolotto Zero e la massima concentrazione si ha in via Pistoiese denominata dalla comunità “via della Cina”: nel quartiere gli autoctoni residenti sono meno del 20%.
A differenza di altre immigrazioni quella cinese ha una dimensione prevalentemente familiare e si muove all'interno di una diaspora composta da numerose comunità stabilmente presenti sul territorio europeo e dotate di una forte capacità di inserimento economico.
Il ruolo della famiglia (intesa nell'accezione più ampia del termine) e i legami esistenti tra i cinesi d'oltremare residenti in differenti realtà condizionano fortemente le dinamiche migratorie del gruppo che appare caratterizzato anche da un'elevata mobilità.
Il fenomeno che i movimenti migratori non siano solo in entrata nella città, ma anche in uscita da essa, rende difficili le politiche d’inclusione perché quasi la metà dei nuovi residenti è in transito e non manifesta nessuna affettività verso il territorio che abita.
Negli anni Novanta i nuovi immigrati di origine cinese iniziano a dare vita al secondo distretto industriale pratese nel settore della confezione e della maglieria: 2.400 aziende nelle confezioni e 215 nel tessile (tintorie in capo, stamperie, stirerie, maglierie). Un´azienda su otto è cinese.
Al 31/12/2017 un’impresa su tre è cinese (CCIA di Prato).
La scommessa degli amministratori locali contro il degrado e l'evasione fiscale in questa zona, dopo circa quasi trenta anni, è l'attuazione di un piano strutturale urbanistico che realizzi opere di edilizia pubblica: sono, infatti, previsti a brevissimo tempo interventi cospicui di riqualificazione dell'area come la costruzione di una media library, un mercato coperto e un playground.
Proprio in previsione di questo cambiamento, Dryphoto ha deciso di iniziare una serie di campagne fotografiche; la prima ha visto la partecipazione di Emanuele Camerini, Filippo Steven Ferrara, Erika Pellicci e Jacopo Valentini, che sono stati accompagnati da nove studenti di origine cinese che hanno collaborato al progetto come guide e mediatori culturali all'interno del programma di alternanza scuola-lavoro.
L’obiettivo della campagna non è stato quello di mappare e dare uno sguardo definitivo su un luogo che è, in effetti, in continua trasformazione, ma di inserirsi nel quartiere attraverso lo sguardo dei giovani artisti e lasciare un segno di incontro e di interazione con una comunità, anche tramite la collaborazione e il dialogo con le generazioni più giovani.
La via della Cina è innanzitutto un riuscito esempio d’interpretazione libera e creativa di un processo d’integrazione che ha portato benefici a entrambe le parti, residenti locali e nuovi arrivati, tutti consapevoli di quanto oggi sia fondamentale guardare oltre, muovere verso un futuro condiviso nella pratica e condivisibile nelle sue prospettive.
La collaborazione con i giovani cinesi, bilingue, si è immediatamente rivelata strategica per i fotografi, permettendo loro di accedere a luoghi e situazioni altrimenti invisibili. Al contempo, il rapporto instaurato con questi adolescenti ha permesso ai quattro autori di capire come essi rappresentino il testimone visibile e tangibile che segna il passaggio da una generazione a quella successiva, come fosse una staffetta tra padri e figli, questi ultimi sintesi in divenire di aspettative in gran parte soddisfatte e di sogni prossimi ad avverarsi.
Ogni fotografo ha lavorato in piena autonomia realizzando lavori con diverse cifre stilistiche.
“Unicacina” è il titolo della ricerca di Jacopo Valentini, raccolta di immagini dedicate a spazi e volumi del lavoro alternati a simbolici still life e squarci di luoghi sacri, fotografie chiuse fra le mura della città che sembrano piuttosto agili sliding doors fra le due comunità.
“Dream” è il racconto fatto di sguardi e ritratti di teenager organizzato da Emanuele Camerini, una narrazione delicata nei toni quanto insistente nel voler rimanere come sospesa all’interno del Macrolotto Zero che, visto dall’alto, pare un tranquillo quartiere suburban della provincia americana
.
Filippo Steven Ferrara proprio sui giovani focalizza il suo interesse, sottolineando quanto anche l’estetica adottata da questi ragazzi coincida con la loro evoluzione antropologica, da figli di immigrati a giovani capaci di vivere appieno e con ostentato orgoglio una duplice identità culturale.
Erika Pellicci adotta invece un registro differente, coinvolgendo la popolazione in una serie di atti performativi che assomigliano a un gioco di gruppo, di cui viene restituito allo spettatore l’atto finale, la mise en scène ultima ed essenziale, metafora del partecipare, insieme, alla costruzione di qualcosa di nuovo.
Progetto realizzato con il contributo di Regione Toscana nell'ambito di ToscanaIncontemporanea2018 GiovaniSì e il contributo di Comune di Prato - Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Centro Pecci e Istituto d'Istruzione Superiore Carlo Livi di Prato.
Info Dryphoto arte contemporanea - info@dryphoto.it - 0574603186 - 3472297801
Macro Asilo, via Nizza 138, Roma
Sala Cinema
martedì 8 gennaio ore 18:00
Fotografie di: Emanuele Camerini / Filippo Steven Ferrara / Erika Pellicci / Jacopo Valentini
A cura di Filippo Maggia, organizzazione Dryphoto arte contemporanea
Una proiezione e un incontro con i quattro fotografi che hanno prodotto i lavori per La via della Cina insieme a Vittoria Ciolini, Serena Becagli, Andrea Abati che hanno organizzato per Dryphoto arte contemporanea la campagna fotografica nella cosiddetta Chinatown della città di Prato, un riuscito esempio d’interpretazione libera e creativa di un processo di integrazione per muovere verso un futuro condiviso.
Concepito come un progetto in progress che in questa prima fase vede la partecipazione di quattro giovani fotografi under 35, La via della Cina vuole significare altro dalla pur necessaria documentazione di un’area della città di Prato, popolata in prevalenza da persone di origine cinese progressivamente migrate a partire dai primi anni novanta.
La maggiore parte dei nuovi cittadini di origine cinese abita nel Macrolotto Zero e la massima concentrazione si ha in via Pistoiese denominata dalla comunità “via della Cina”: nel quartiere gli autoctoni residenti sono meno del 20%.
A differenza di altre immigrazioni quella cinese ha una dimensione prevalentemente familiare e si muove all'interno di una diaspora composta da numerose comunità stabilmente presenti sul territorio europeo e dotate di una forte capacità di inserimento economico.
Il ruolo della famiglia (intesa nell'accezione più ampia del termine) e i legami esistenti tra i cinesi d'oltremare residenti in differenti realtà condizionano fortemente le dinamiche migratorie del gruppo che appare caratterizzato anche da un'elevata mobilità.
Il fenomeno che i movimenti migratori non siano solo in entrata nella città, ma anche in uscita da essa, rende difficili le politiche d’inclusione perché quasi la metà dei nuovi residenti è in transito e non manifesta nessuna affettività verso il territorio che abita.
Negli anni Novanta i nuovi immigrati di origine cinese iniziano a dare vita al secondo distretto industriale pratese nel settore della confezione e della maglieria: 2.400 aziende nelle confezioni e 215 nel tessile (tintorie in capo, stamperie, stirerie, maglierie). Un´azienda su otto è cinese.
Al 31/12/2017 un’impresa su tre è cinese (CCIA di Prato).
La scommessa degli amministratori locali contro il degrado e l'evasione fiscale in questa zona, dopo circa quasi trenta anni, è l'attuazione di un piano strutturale urbanistico che realizzi opere di edilizia pubblica: sono, infatti, previsti a brevissimo tempo interventi cospicui di riqualificazione dell'area come la costruzione di una media library, un mercato coperto e un playground.
Proprio in previsione di questo cambiamento, Dryphoto ha deciso di iniziare una serie di campagne fotografiche; la prima ha visto la partecipazione di Emanuele Camerini, Filippo Steven Ferrara, Erika Pellicci e Jacopo Valentini, che sono stati accompagnati da nove studenti di origine cinese che hanno collaborato al progetto come guide e mediatori culturali all'interno del programma di alternanza scuola-lavoro.
L’obiettivo della campagna non è stato quello di mappare e dare uno sguardo definitivo su un luogo che è, in effetti, in continua trasformazione, ma di inserirsi nel quartiere attraverso lo sguardo dei giovani artisti e lasciare un segno di incontro e di interazione con una comunità, anche tramite la collaborazione e il dialogo con le generazioni più giovani.
La via della Cina è innanzitutto un riuscito esempio d’interpretazione libera e creativa di un processo d’integrazione che ha portato benefici a entrambe le parti, residenti locali e nuovi arrivati, tutti consapevoli di quanto oggi sia fondamentale guardare oltre, muovere verso un futuro condiviso nella pratica e condivisibile nelle sue prospettive.
La collaborazione con i giovani cinesi, bilingue, si è immediatamente rivelata strategica per i fotografi, permettendo loro di accedere a luoghi e situazioni altrimenti invisibili. Al contempo, il rapporto instaurato con questi adolescenti ha permesso ai quattro autori di capire come essi rappresentino il testimone visibile e tangibile che segna il passaggio da una generazione a quella successiva, come fosse una staffetta tra padri e figli, questi ultimi sintesi in divenire di aspettative in gran parte soddisfatte e di sogni prossimi ad avverarsi.
Ogni fotografo ha lavorato in piena autonomia realizzando lavori con diverse cifre stilistiche.
“Unicacina” è il titolo della ricerca di Jacopo Valentini, raccolta di immagini dedicate a spazi e volumi del lavoro alternati a simbolici still life e squarci di luoghi sacri, fotografie chiuse fra le mura della città che sembrano piuttosto agili sliding doors fra le due comunità.
“Dream” è il racconto fatto di sguardi e ritratti di teenager organizzato da Emanuele Camerini, una narrazione delicata nei toni quanto insistente nel voler rimanere come sospesa all’interno del Macrolotto Zero che, visto dall’alto, pare un tranquillo quartiere suburban della provincia americana
.
Filippo Steven Ferrara proprio sui giovani focalizza il suo interesse, sottolineando quanto anche l’estetica adottata da questi ragazzi coincida con la loro evoluzione antropologica, da figli di immigrati a giovani capaci di vivere appieno e con ostentato orgoglio una duplice identità culturale.
Erika Pellicci adotta invece un registro differente, coinvolgendo la popolazione in una serie di atti performativi che assomigliano a un gioco di gruppo, di cui viene restituito allo spettatore l’atto finale, la mise en scène ultima ed essenziale, metafora del partecipare, insieme, alla costruzione di qualcosa di nuovo.
Progetto realizzato con il contributo di Regione Toscana nell'ambito di ToscanaIncontemporanea2018 GiovaniSì e il contributo di Comune di Prato - Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Centro Pecci e Istituto d'Istruzione Superiore Carlo Livi di Prato.
Info Dryphoto arte contemporanea - info@dryphoto.it - 0574603186 - 3472297801
08
gennaio 2019
La via della Cina. Talk
08 gennaio 2019
fotografia
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
DRYPHOTO
Prato, Via Delle Segherie, 33/a, (Prato)
Prato, Via Delle Segherie, 33/a, (Prato)
Orario di apertura
18-20
Vernissage
8 Gennaio 2019, h 18
Autore
Curatore