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Laetitia Calcagno
personale di Laetitia Calcagno
Comunicato stampa
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LAETITIA CALCAGNO
La densità del bianco
di Alessandro Benetti
La vita, nei quadri di Laetitia Calcagno, è rappresentata figurativamente
dai volti umani ed animali che ne sono il soggetto principale,
e che si estendono fino ad occupare la maggior parte della
superficie dipinta. Lungi dall’essere riproduzione pedissequa
del soggetto reale, l’immagine finale impressa sulla tela deriva
la sua ragion d’essere e il suo significato dalla natura dell’azione
creativa, basata sull’intuizione, la meditazione e l’imprevisto.
Laetitia rifiuta la visione dell’oggetto artistico quale traduzione
e riproposizione di un concetto: svincolandosi dal tradizionale
binomio tra l’idea e la sua trasposizione fisica, riafferma
l’autonomia di un processo che nasce e si sviluppa interamente
in ambito estetico.
Il punto di partenza è la tela immacolata, vergine, su cui la pittrice
opera a partire da una suggestione indefinita, un’intuizione
appunto. Quest’ultima, però, non viene trasposta immediatamente
nella figurazione, ma piuttosto viene filtrata ed elaborata
nel tempo, secondo un’attitudine meditativa che ha nella durata
la sua caratteristica fondamentale. In questo processo interviene
a volte l’elemento dell’errore, quello sbaglio che, a detta della
stessa pittrice, “ti permette di intravedere altre strade e ti conduce
altrove”. Questa è, per la Calcagno, la libertà dell’artista,
che può così esplorare territori che prima gli erano sconosciuti.
Tale libertà non va però confusa con la casualità: al contrario,
il continuo ricorso alla meditazione, nel pensiero come nella realizzazione
tecnica del quadro, garantisce che il risultato finale
sia sempre l’attualizzazione necessaria delle potenzialità celate
dallo spazio bianco di partenza.
Quest’ultimo è il cardine espressivo delle tele della Calcagno,
che lo utilizza sia come elemento opacizzante degli altri colori
che a sé stante, nella sua abbagliante densità. Quale luogo della
riflessione produttiva, è al tempo stesso una pausa e il preludio
del proliferare vitale che, di lì a poco, scaturirà dall’esperienza
meditativa. Nell’”avventura” dell’opera, così come la chiama
Laetitia, il bianco è lo snodo fondamentale, il bivio. Su
di esso, la pittrice stende il colore con pazienza, strato dopo
strato, e s’inoltra in un percorso artistico che ne mette al vaglio
continuamente le infinite possibilità espressive. La conformazione
di ciascuna pennellata è una scelta, una direzione presa a
discapito delle altre possibili, fino alla configurazione finale del
colore e della vita da esso rappresentata.
Gli spazi bianchi sono anche quelli che garantiscono l’incompiutezza
di ogni tela, che è parte integrante della poetica della
Calcagno. È l’artista stessa a scegliere, ancora una volta, il momento
in cui terminare il suo lavoro di cesello dell’opera, che
però non potrà mai dirsi conclusa. Questo è vero sia sul piano
spaziale, là dove bianco e colore vivranno sempre in una perenne
alternanza, sia sul piano temporale, là dove la riflessione
non può conoscere un arresto definitivo. Dal bianco residuo potrà
sempre scaturire nuova vita, o piuttosto un nuovo, candido
strato potrà nascondere ciò che ora è visibile. Il bianco, infatti, è
anche lo spazio del non detto, dell’omissione, una sorta di negazione
di quella vita che altrove si vuole mostrare e cristallizzare
nella figuratività dell’ opera.
Il bianco, da ultimo, quale origine e fine comune, è ciò che
conferisce uguale dignità ai soggetti pur diversi che popolano
i dipinti, siano essi appartenenti al genere umano o animale.
Emersi dallo stesso magma e dalla stessa mente riflessiva, essi
condivideranno probabilmente anche lo stesso destino: terminata
la loro esperienza vitale sulla tela, saranno nuovamente inghiottiti
e sommersi, ma continueranno a vibrare tra gli strati di
pittura del quadro, sempre in evoluzione.
Laetitia Calcagno
vive ed opera tra Venezia e il Cadore
La densità del bianco
di Alessandro Benetti
La vita, nei quadri di Laetitia Calcagno, è rappresentata figurativamente
dai volti umani ed animali che ne sono il soggetto principale,
e che si estendono fino ad occupare la maggior parte della
superficie dipinta. Lungi dall’essere riproduzione pedissequa
del soggetto reale, l’immagine finale impressa sulla tela deriva
la sua ragion d’essere e il suo significato dalla natura dell’azione
creativa, basata sull’intuizione, la meditazione e l’imprevisto.
Laetitia rifiuta la visione dell’oggetto artistico quale traduzione
e riproposizione di un concetto: svincolandosi dal tradizionale
binomio tra l’idea e la sua trasposizione fisica, riafferma
l’autonomia di un processo che nasce e si sviluppa interamente
in ambito estetico.
Il punto di partenza è la tela immacolata, vergine, su cui la pittrice
opera a partire da una suggestione indefinita, un’intuizione
appunto. Quest’ultima, però, non viene trasposta immediatamente
nella figurazione, ma piuttosto viene filtrata ed elaborata
nel tempo, secondo un’attitudine meditativa che ha nella durata
la sua caratteristica fondamentale. In questo processo interviene
a volte l’elemento dell’errore, quello sbaglio che, a detta della
stessa pittrice, “ti permette di intravedere altre strade e ti conduce
altrove”. Questa è, per la Calcagno, la libertà dell’artista,
che può così esplorare territori che prima gli erano sconosciuti.
Tale libertà non va però confusa con la casualità: al contrario,
il continuo ricorso alla meditazione, nel pensiero come nella realizzazione
tecnica del quadro, garantisce che il risultato finale
sia sempre l’attualizzazione necessaria delle potenzialità celate
dallo spazio bianco di partenza.
Quest’ultimo è il cardine espressivo delle tele della Calcagno,
che lo utilizza sia come elemento opacizzante degli altri colori
che a sé stante, nella sua abbagliante densità. Quale luogo della
riflessione produttiva, è al tempo stesso una pausa e il preludio
del proliferare vitale che, di lì a poco, scaturirà dall’esperienza
meditativa. Nell’”avventura” dell’opera, così come la chiama
Laetitia, il bianco è lo snodo fondamentale, il bivio. Su
di esso, la pittrice stende il colore con pazienza, strato dopo
strato, e s’inoltra in un percorso artistico che ne mette al vaglio
continuamente le infinite possibilità espressive. La conformazione
di ciascuna pennellata è una scelta, una direzione presa a
discapito delle altre possibili, fino alla configurazione finale del
colore e della vita da esso rappresentata.
Gli spazi bianchi sono anche quelli che garantiscono l’incompiutezza
di ogni tela, che è parte integrante della poetica della
Calcagno. È l’artista stessa a scegliere, ancora una volta, il momento
in cui terminare il suo lavoro di cesello dell’opera, che
però non potrà mai dirsi conclusa. Questo è vero sia sul piano
spaziale, là dove bianco e colore vivranno sempre in una perenne
alternanza, sia sul piano temporale, là dove la riflessione
non può conoscere un arresto definitivo. Dal bianco residuo potrà
sempre scaturire nuova vita, o piuttosto un nuovo, candido
strato potrà nascondere ciò che ora è visibile. Il bianco, infatti, è
anche lo spazio del non detto, dell’omissione, una sorta di negazione
di quella vita che altrove si vuole mostrare e cristallizzare
nella figuratività dell’ opera.
Il bianco, da ultimo, quale origine e fine comune, è ciò che
conferisce uguale dignità ai soggetti pur diversi che popolano
i dipinti, siano essi appartenenti al genere umano o animale.
Emersi dallo stesso magma e dalla stessa mente riflessiva, essi
condivideranno probabilmente anche lo stesso destino: terminata
la loro esperienza vitale sulla tela, saranno nuovamente inghiottiti
e sommersi, ma continueranno a vibrare tra gli strati di
pittura del quadro, sempre in evoluzione.
Laetitia Calcagno
vive ed opera tra Venezia e il Cadore
01
maggio 2014
Laetitia Calcagno
Dal primo al 16 maggio 2014
arte contemporanea
Location
CALCAGNO ART STUDIO
Venezia, Campo del Ghetto, 2918, (Venezia)
Venezia, Campo del Ghetto, 2918, (Venezia)
Orario di apertura
martedì-sabato 15.00- 19.00
altri orari su appuntamento
Vernissage
1 Maggio 2014, 15.00
Autore