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LAGOSTORE Brescia_The Cube Contest_From PAST to the FUTURE_Marco RIBOLA/Marco MINONI
THE CUBE è progetto,COMMUNITY CREATIVA che mette in luce talenti bresciani,è CONTENITORE AMPLIFICATORE di quanto di innovativo e creativo Brescia ha da offrire. THE CUBE è calendario di eventi che di DOMENICA in DOMENICA fino a Natale, presso lo showroom LAGOSTORE Brescia presenta autori e ricerche.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Al via l'ultimo appuntamento di THE CUBE - CONTENITORE LABORATORIO CREATIVO - in programma per il soggiorno presso LAGOSTORE Brescia e Magenta43 gli showroom d'arredo e design della galleria di Corso Magenta (Brescia), che da ottobre sono stati teatro e location d'eccezione di un calendario di eventi di contenuto artistico e culturale firmati The CUBE. In un crescendo di suggestioni di matrice creativa e di molteplice diversificata natura, selezionati dall'architetto Guido Vismara di 'Progetto Dogma' ideatore di THE CUBE assieme a Marta LONGO, artista e direttore artistico degli showroom d'arredo, allestiti secondo tagli, riflessioni e soluzioni espositive di volta in volta diverse, sensibili al tema presentato, si sono andati indagando meandri e tipologie sempre nuove e suggestive del fare e dell'essere creativo.
Di domenica in domenica in una serie di proposte e provocazioni suggestive sempre diverse ed accattivanti The CUBE Contest arriva all'ultimo evento in programma prima del grande evento conclusivo di Domenica 22 dicembre che riuniti tutti gli autori che nel frattempo hanno aderito al progetto unendosi alla COMMUNITY di The CUBE.
Fai conoscere la tua creatività ... ENTRA in The CUBE ...
Domenica 15 dicembre vanno in scena il percorso e quindi i lavori di Marco Minoni e Marco Ribola, rispettivamente illustratore/tatuatore e industrial designer.
Dettaglio sugli autori presentati:
Marco Minoni_Tatuatore, nato a Brescia nel 1986, da poco rientrato dopo una serie di viaggi che l'anno portato in giro a vivere e a lavorare in giro per il mondo, specie in Giappone, dove tornerà a breve, in quanto luogo che più d'ogni altro lo affascina ed ispira come chiarisce la collezione presentata e composta da una serie di disegni per tatuaggio, in parte già realizzati su pelle umana. A partire dalle stampe giapponesi (Ukiyo-e) del periodo Edo e gran parte del periodo Meiji, il tatuaggio giapponese come ben si sà ha origini antichissime, al pari di quello polinesiano, come documentano i carnet di viaggio degli esploratori europei a partire già dal XV secolo. Nel periodo feudale invece il tatuaggio acquisterà una valenza negativa quale marchio di infamia per riconoscere i criminali, per tornare in voga nel XVIII secolo e catalogato con nomi diversi: quello punitivo era indicato come IREZUMI, mentre quello decorativo era chiamato HORIMONO a Edo (l'antico nome di Tokyo) e GAMAN (pazienza, che occorre per sottoporsi al tatuaggio) nelle province di Kyoto e Osaka. Molto diffuso durante il feudalesimo anche come segno di fedeltà (la sopportazione del dolore fisico era ritenuta una prova di sincerità) diviene anche pegno d'amore in virtù della sofferenza e dell'indelebilità che si è disposti ad accettare per l'amato bene. Rappresentativo in questo senso la scelta di alcuni religiosi particolarmente devoti di tatuarsi con l'immagine del Buddha. Sul finire del XVII secolo il tatuaggio era ormai pratica molto diffusa in Giappone, e con l'inizio del XIX secolo, per tutta una serie di fortunate coincidenze dovute ad particolare momento di trasformazione dell'assetto sociale del paese, nasce una nuova forma di tatuaggio horimono, le cui caratteristiche del tutto particolari lo differenziarono e lo resero unico al mondo permettendogli di raggiungere livelli di qualità, colore, forme, movimento, luci ed ombre negli sfondi, raffinatezza iconografica, espressiva e tecnica di gran lunga superiori a qualsiasi altra forma di tatuaggio conosciuta fino ad oggi. Nel tatuaggio giapponese il "dipinto"prende tutto il corpo, iniziando con il tatuarsi la schiena, dalle spalle fino al retro del ginocchio, successivamente si tatuano le braccia e pettorali (SANSHOKU) , poi il costato e l'addome fino alle ginocchia (MUNAWARI), da qui dalle ginocchia alle caviglie, infine i piedi e il cranio. Mani, viso e collo vengono lasciati liberi in modo tale da poter apparire non tatuati una volta vestiti (ancora oggi infatti la pratica del tatuaggio è vista male in Giappone da una buona parte della popolazione). I soggetti del tatuaggio horimono che potete ritrovare nel lavoro di Marco sono numerosi: a carattere religioso o etico (buddista o scintoista), leggende popolari, racconti di battaglie, eroi di guerra, esseri sovrannaturali, storie d'amore, soggetti naturali come animali e fiori, oggetti magici; e sfondi d'aria, acqua e roccia. Qui rappresentate da Marco troviamo numerose schiene (i quadri più grandi) dove i disegni sono intesi per essere rappresentati dalle spalle al retro delle cosce, per questo la loro forma ondulata, alcuni munawari( costato/addome) e tanti disegni più piccoli per braccia e gambe. I soggetti rappresentati sono tra i più svariati e sono tutti in linea con la tradizione del tatuaggio classico giapponese, fatta eccezione per la schiena raffigurante due robot, creati a fine anni '70 per dei cartoni animati giapponesi, ma realizzati come maschere del teatro kabuki; e il quadro raffigurante una cortigiana nuda che contempla una testa mozzata (namakubi) dove è presente una lattina di birra kirin.
Marco RIBOLA
Ribola’s nasce dal ritrovato desiderio a 44 anni di creare. La materia e il pensiero s’incontrano in un progetto che coniuga la conoscenza di moderne tecnologie con memorie del passato. L’idea di dare una nuova identità alle bici da città mi affascina e per concretizzarla devo intervenire sui telai con una massiccia trasformazione e una cura maniacale nei dettagli che rende questo rapporto quasi viscerale. Sono le mie creazioni e le riconosco al solo rumore della pedalata. Modelli unici, ognuno con un proprio nome e una data di nascita. Tecnologie all’avanguardia ma con ricordi di un passato non facilmente ricollocabile. Ai telai imponenti che vogliono rievocare quelli di una motocicletta si contrappone la leggerezza dell’alluminio e la presenza dei pedali. Alluminio che lascia profonde cicatrici visibili in tutta la loro faticosa bellezza. Think back!"
Di domenica in domenica in una serie di proposte e provocazioni suggestive sempre diverse ed accattivanti The CUBE Contest arriva all'ultimo evento in programma prima del grande evento conclusivo di Domenica 22 dicembre che riuniti tutti gli autori che nel frattempo hanno aderito al progetto unendosi alla COMMUNITY di The CUBE.
Fai conoscere la tua creatività ... ENTRA in The CUBE ...
Domenica 15 dicembre vanno in scena il percorso e quindi i lavori di Marco Minoni e Marco Ribola, rispettivamente illustratore/tatuatore e industrial designer.
Dettaglio sugli autori presentati:
Marco Minoni_Tatuatore, nato a Brescia nel 1986, da poco rientrato dopo una serie di viaggi che l'anno portato in giro a vivere e a lavorare in giro per il mondo, specie in Giappone, dove tornerà a breve, in quanto luogo che più d'ogni altro lo affascina ed ispira come chiarisce la collezione presentata e composta da una serie di disegni per tatuaggio, in parte già realizzati su pelle umana. A partire dalle stampe giapponesi (Ukiyo-e) del periodo Edo e gran parte del periodo Meiji, il tatuaggio giapponese come ben si sà ha origini antichissime, al pari di quello polinesiano, come documentano i carnet di viaggio degli esploratori europei a partire già dal XV secolo. Nel periodo feudale invece il tatuaggio acquisterà una valenza negativa quale marchio di infamia per riconoscere i criminali, per tornare in voga nel XVIII secolo e catalogato con nomi diversi: quello punitivo era indicato come IREZUMI, mentre quello decorativo era chiamato HORIMONO a Edo (l'antico nome di Tokyo) e GAMAN (pazienza, che occorre per sottoporsi al tatuaggio) nelle province di Kyoto e Osaka. Molto diffuso durante il feudalesimo anche come segno di fedeltà (la sopportazione del dolore fisico era ritenuta una prova di sincerità) diviene anche pegno d'amore in virtù della sofferenza e dell'indelebilità che si è disposti ad accettare per l'amato bene. Rappresentativo in questo senso la scelta di alcuni religiosi particolarmente devoti di tatuarsi con l'immagine del Buddha. Sul finire del XVII secolo il tatuaggio era ormai pratica molto diffusa in Giappone, e con l'inizio del XIX secolo, per tutta una serie di fortunate coincidenze dovute ad particolare momento di trasformazione dell'assetto sociale del paese, nasce una nuova forma di tatuaggio horimono, le cui caratteristiche del tutto particolari lo differenziarono e lo resero unico al mondo permettendogli di raggiungere livelli di qualità, colore, forme, movimento, luci ed ombre negli sfondi, raffinatezza iconografica, espressiva e tecnica di gran lunga superiori a qualsiasi altra forma di tatuaggio conosciuta fino ad oggi. Nel tatuaggio giapponese il "dipinto"prende tutto il corpo, iniziando con il tatuarsi la schiena, dalle spalle fino al retro del ginocchio, successivamente si tatuano le braccia e pettorali (SANSHOKU) , poi il costato e l'addome fino alle ginocchia (MUNAWARI), da qui dalle ginocchia alle caviglie, infine i piedi e il cranio. Mani, viso e collo vengono lasciati liberi in modo tale da poter apparire non tatuati una volta vestiti (ancora oggi infatti la pratica del tatuaggio è vista male in Giappone da una buona parte della popolazione). I soggetti del tatuaggio horimono che potete ritrovare nel lavoro di Marco sono numerosi: a carattere religioso o etico (buddista o scintoista), leggende popolari, racconti di battaglie, eroi di guerra, esseri sovrannaturali, storie d'amore, soggetti naturali come animali e fiori, oggetti magici; e sfondi d'aria, acqua e roccia. Qui rappresentate da Marco troviamo numerose schiene (i quadri più grandi) dove i disegni sono intesi per essere rappresentati dalle spalle al retro delle cosce, per questo la loro forma ondulata, alcuni munawari( costato/addome) e tanti disegni più piccoli per braccia e gambe. I soggetti rappresentati sono tra i più svariati e sono tutti in linea con la tradizione del tatuaggio classico giapponese, fatta eccezione per la schiena raffigurante due robot, creati a fine anni '70 per dei cartoni animati giapponesi, ma realizzati come maschere del teatro kabuki; e il quadro raffigurante una cortigiana nuda che contempla una testa mozzata (namakubi) dove è presente una lattina di birra kirin.
Marco RIBOLA
Ribola’s nasce dal ritrovato desiderio a 44 anni di creare. La materia e il pensiero s’incontrano in un progetto che coniuga la conoscenza di moderne tecnologie con memorie del passato. L’idea di dare una nuova identità alle bici da città mi affascina e per concretizzarla devo intervenire sui telai con una massiccia trasformazione e una cura maniacale nei dettagli che rende questo rapporto quasi viscerale. Sono le mie creazioni e le riconosco al solo rumore della pedalata. Modelli unici, ognuno con un proprio nome e una data di nascita. Tecnologie all’avanguardia ma con ricordi di un passato non facilmente ricollocabile. Ai telai imponenti che vogliono rievocare quelli di una motocicletta si contrappone la leggerezza dell’alluminio e la presenza dei pedali. Alluminio che lascia profonde cicatrici visibili in tutta la loro faticosa bellezza. Think back!"
15
dicembre 2013
LAGOSTORE Brescia_The Cube Contest_From PAST to the FUTURE_Marco RIBOLA/Marco MINONI
Dal 15 al 22 dicembre 2013
performance - happening
Location
DI_SEGNOLIBERO
Brescia, Corso Magenta, 43, (Brescia)
Brescia, Corso Magenta, 43, (Brescia)
Orario di apertura
Dal mercoledì al sabato ore 10.30-12.30 e 16-19.30 Domenica 15.30/20
Vernissage
15 Dicembre 2013, 17.30
Autore
Curatore