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L’alibi di Eva
In mostra le opere di quattro artiste che riflettono sull’argomento: dal lavoro di matrice femminista, a quello che esamina determinati stereotipi sociali legati al corpo e alla vanità.
Comunicato stampa
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Dopo lo storico e plateale urlo femminista in cui si davano voce e diritti al sesso debole, la vicenda del femminile nell’arte si è progressivamente inserita in un unicum artistico, in cui le distinzioni di genere appaiono positivamente superate. Oggi, in molti casi, è difficile riconoscere la mano femminile o maschile di una ricerca estetica o formale, a meno che questo elemento non sia dichiaratamente oggetto di una precisa poetica.
Stereotipi inveterati nel corso degli anni, inoltre, assegnano alla femminilità pratiche quali il paziente lavoro manuale, modi di essere quali la bellezza, la leggerezza, la delicatezza, oppure atteggiamenti come il nascondersi, il mostrare pudore, ignorando che questi concetti sono alla base di molte ricerche attuali anche “al maschile”.
Certamente non è sempre stato così e, a partire dagli anni Settanta, nel vasto panorama dell’arte contemporanea, il femminile può essere oggetto di una riflessione culturale che conduce a ricerche politicamente impegnate e caratterizzate da uno sguardo critico sull’argomento, o da una visione ironica, irriverente, a volte beffarda. Oppure la questione può essere solo accennata, sussurrata, fino a confondere ogni distinzione, in nome di una libertà che è prerogativa dell'arte e che da essa è strenuamente difesa.
In mostra le opere di quattro artiste che riflettono sull’argomento: dal lavoro di matrice femminista, a quello che esamina determinati stereotipi sociali legati al corpo e alla vanità. Il percorso intende mettere in luce visioni differenti: il femminismo - attraverso lavori concettuali degli anni ’70 di Anna Oberto, l’oggetto femminile - il corpo e la moda calati in uno sguardo critico e velatamente ironico per Enrica Borghi, il senso di una ritualità corale e partecipata nel video di Michela Formenti; infine leggerezza e delicatezza come temi universali per Marzia Rossi.
Stereotipi inveterati nel corso degli anni, inoltre, assegnano alla femminilità pratiche quali il paziente lavoro manuale, modi di essere quali la bellezza, la leggerezza, la delicatezza, oppure atteggiamenti come il nascondersi, il mostrare pudore, ignorando che questi concetti sono alla base di molte ricerche attuali anche “al maschile”.
Certamente non è sempre stato così e, a partire dagli anni Settanta, nel vasto panorama dell’arte contemporanea, il femminile può essere oggetto di una riflessione culturale che conduce a ricerche politicamente impegnate e caratterizzate da uno sguardo critico sull’argomento, o da una visione ironica, irriverente, a volte beffarda. Oppure la questione può essere solo accennata, sussurrata, fino a confondere ogni distinzione, in nome di una libertà che è prerogativa dell'arte e che da essa è strenuamente difesa.
In mostra le opere di quattro artiste che riflettono sull’argomento: dal lavoro di matrice femminista, a quello che esamina determinati stereotipi sociali legati al corpo e alla vanità. Il percorso intende mettere in luce visioni differenti: il femminismo - attraverso lavori concettuali degli anni ’70 di Anna Oberto, l’oggetto femminile - il corpo e la moda calati in uno sguardo critico e velatamente ironico per Enrica Borghi, il senso di una ritualità corale e partecipata nel video di Michela Formenti; infine leggerezza e delicatezza come temi universali per Marzia Rossi.
11
settembre 2009
L’alibi di Eva
Dall'undici al 13 settembre 2009
arte contemporanea
Location
MIL – MUSEO DELL’INDUSTRIA E DEL LAVORO
Sesto San Giovanni, Via L. Granelli, 1, (Milano)
Sesto San Giovanni, Via L. Granelli, 1, (Milano)
Orario di apertura
Sabato 12 orario continuato dalle 11 alle 20. Domenica 13 dalle 15 alle 20
Vernissage
11 Settembre 2009, ore 19
Autore
Curatore