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L’anno che verrà…
Sabato 15 dicembre 2018, ore 18.00, s’inaugura la mostra dei Soci-Artisti di Atelier Controsegno, a cura di Veronica Longo, in Via Napoli 201, Pozzuoli, Napoli.
Comunicato stampa
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E alla fine, tra gioie e difficoltà, siamo giunti a questo quinto compleanno di Atelier Controsegno, un piccolo successo in un periodo in cui sempre più si concede spazio all’apparenza senza sostanza o alla goliardia priva di alcun tipo di riferimento culturale. Per l’occasione, i 50 artisti dell’associazione sono invitati a cimentarsi con un’opera di dimensione 50 x 50 cm, dal titolo L’anno che verrà…
Ovviamente, la scelta del formato non è casuale, laddove in questa esposizione, tutto si gioca sulla simbologia del numero cinque che indica la vita universale, l’individualità, la volontà, l’intelligenza, l’ispirazione e la genialità. Non solo, essendo questo il numero dell’uomo, come mediano tra terra e cielo, rappresenta la possibile trascendenza verso una condizione superiore, un’evoluzione progressiva e ascendente. Tali sono i sensi di cui usufruiamo, così come l’essere vitruviano si mostra come una stella a cinque punte.
A questo si aggiunge la realizzazione di un catalogo quadrato, come le stesse opere, raffigurazione di una forma di perfezione e uguaglianza, tra coloro che espongono, sebbene le loro peculiarità di stile o tecnica.
Singolare è, tra gli aderenti alla mostra, l’interpretazione del tema: alcuni sentono molto forte il disagio del periodo trascorso, legato alla grande sofferenza di milioni di persone, in viaggio su imbarcazioni di fortuna, che nelle acque profonde trovano la loro morte. Sono così ravvisabili burattini abbandonati al loro destino in una terra sconosciuta, uomini a lavoro in stato di schiavitù, bambini che osservano la galassia alla ricerca di un sogno lontano, uomini, barconi e sagome stilizzate come un disegno infantile, che però raccontano la tragedia di tante anime scomparse. Un’artista invece affronta lo spinoso problema dell’inquinamento poiché a mare galleggiano solo i rifiuti che si sostituiscono ai suoi abitanti naturali.
Largo spazio poi è dedicato al tempo, protagonista indiscusso di questa esposizione attraverso fotografie olandesi d’epoca ristampate in camera oscura inserite all’interno di una teca che preserva il ricordo che invecchia mostrato per mezzo di uno specchio trattato a sua volta con i sali d’argento. Originali sono le interpretazioni di questo, attraverso lavori di bellezza ebanistica, dove l’orologio dal sapore “mondrianiano” o la meridiana, oltre a presentarsi come oggetti di puro design, scandiscono letteralmente le ore che passano. Riferimento ancestrale è evidente in chi presenta reperti archeologici originali con denti fossili di squalo del miocene, ossia 23 milioni di anni fa. Molto interessanti le opere che, pur mantenendosi nel formato, “sbordano” in profondità come vere e proprie sculture che si propongono al pubblico nella tridimensionalità di un libro, portatore da sempre di storia vissuta realizzato in gesso e stoffa o della dea madre su legno, accompagnata dal corno portafortuna, memoria del nostro retaggio culturale campano. Una sorta di sineddoche, raffinata citazione, è l’acquerello con Lucio Dalla, la cui canzone ispira fortemente questo progetto. Alcuni autori raffigurano il tema in chiave simbolica: l’anno che verrà è un mare sconfinato o una porta da osservare, in cui siamo fisicamente presenti, confini ancora da varcare, carichi di aspettative, ma forse anche timori per il futuro. Qualche artista, non a caso donna, rende il soggetto come una futura nascita, qualcosa di cui si attende con impazienza e sorpresa il frutto, e qualcosa invece da accudire e proteggere. A tutto questo, si unisce sia la rappresentazione astratta con colori sgargianti o brillanti, che esprime sensazioni di dinamismo o prigionia con catene e lucchetti, oppure che lascia intravedere tra forme nitide di rigore geometrico, il 2019 che giunge per mezzo di una superficie specchiata. Non manca in questo panorama chi restituisce una visione lirica, tramite il paesaggio, laddove il futuro a noi prossimo è pure l’emozione che si prova di fronte a una campagna sconfinata o il mare a cui Partenope è strettamente legata. Chiude questo ciclo di opere pittoriche e installazioni, la visione di un mondo fantastico che, in modo ludico, pone quesiti sull’intero universo, sulle persone che lo popolano qui e forse nella galassia. Ampio spazio è dedicato alla fotografia e arte digitale, che regala immagini bellissime del Rione Terra di Pozzuoli, bolle di sapone dai colori muliebri e riproduzioni umane dai toni accesi e caldi rossi che, inevitabilmente, fanno riflettere sulla forza del messaggio comunicato, ossia di un profondo smarrimento. A questo variegato panorama, si aggiunge l’incisione che, in collaborazione con il prestigioso Centro Internazionale della Grafica di Venezia, offre il meglio di sé, con pregevoli fogli, figurativi o informali, che impiegano lo scibile delle tecniche, passando dalla tradizione alla più ardita sperimentazione, dal bianco e nero al colore per sovrapposizioni di lastre, pochoir o poupée: xilografia e linoleografia a più matrici, incisione su cartone e Tetra Pak, acqueforti e acquetinte, puntasecca su plexiglas, collografia, collage con testi, chine collé, monotipo, litografia atossica su alluminio. Anche per la grafica le raffigurazioni sono le più disparate, tra chi si rivolge al paesaggio, al volto o corpo, chi sceglie immagini informali ed eleganti, chi punta sulla bellezza della linea fluida e morbida o l’utilizzo di sabbia grafite e pastelli, per far trapelare una scritta misteriosa, memore di un’intimità celata.
In questo caleidoscopio si inseriscono la ceramica e l’artigianato che, oltre ai pregevoli manufatti in vetrina, mostra un fantasioso pesce in raku, a ricordarci la parte fiabesca e ingenua insita dentro di noi.
Evento della serata, considerando il successo della scorsa volta, è l’asta in cui vari lavori di artisti italiani e stranieri, in dotazione da parte dei loro autori, sono concessi al pubblico a partire da una cifra minima di 5 euro, al fine di raccogliere fondi per le innumerevoli iniziative dell’associazione stessa, che da anni lavora e si autosostiene con il contributo dei suoi stessi partecipanti. L’attività in questione, vuole contrastare un periodo di grave crisi dei settori artistici, per concedere a tutti la possibilità di godere di un’opera originale, a un costo simbolico o di acquistare pregevoli stampe come cadeaux natalizio.
Inoltre, chi dispensa all’associazione un’offerta maggiore, usufruisce di un buono gratuito per un’ottima birra artigianale da gustare al pub Guest House a Fuorigrotta, con l’acquisto di un panino.
Come sempre, un momento ludico e conviviale, per augurarsi buone feste in compagnia e salutare con allegria e bollicine, l’anno che verrà…
La mostra chiude a febbraio, con una grande festa in occasione del quinto compleanno della galleria, in cui il catalogo viene ufficialmente presentato al pubblico.
Testo di Veronica Longo - Rassegna Stampa a cura di Rosalba Volpe
Ovviamente, la scelta del formato non è casuale, laddove in questa esposizione, tutto si gioca sulla simbologia del numero cinque che indica la vita universale, l’individualità, la volontà, l’intelligenza, l’ispirazione e la genialità. Non solo, essendo questo il numero dell’uomo, come mediano tra terra e cielo, rappresenta la possibile trascendenza verso una condizione superiore, un’evoluzione progressiva e ascendente. Tali sono i sensi di cui usufruiamo, così come l’essere vitruviano si mostra come una stella a cinque punte.
A questo si aggiunge la realizzazione di un catalogo quadrato, come le stesse opere, raffigurazione di una forma di perfezione e uguaglianza, tra coloro che espongono, sebbene le loro peculiarità di stile o tecnica.
Singolare è, tra gli aderenti alla mostra, l’interpretazione del tema: alcuni sentono molto forte il disagio del periodo trascorso, legato alla grande sofferenza di milioni di persone, in viaggio su imbarcazioni di fortuna, che nelle acque profonde trovano la loro morte. Sono così ravvisabili burattini abbandonati al loro destino in una terra sconosciuta, uomini a lavoro in stato di schiavitù, bambini che osservano la galassia alla ricerca di un sogno lontano, uomini, barconi e sagome stilizzate come un disegno infantile, che però raccontano la tragedia di tante anime scomparse. Un’artista invece affronta lo spinoso problema dell’inquinamento poiché a mare galleggiano solo i rifiuti che si sostituiscono ai suoi abitanti naturali.
Largo spazio poi è dedicato al tempo, protagonista indiscusso di questa esposizione attraverso fotografie olandesi d’epoca ristampate in camera oscura inserite all’interno di una teca che preserva il ricordo che invecchia mostrato per mezzo di uno specchio trattato a sua volta con i sali d’argento. Originali sono le interpretazioni di questo, attraverso lavori di bellezza ebanistica, dove l’orologio dal sapore “mondrianiano” o la meridiana, oltre a presentarsi come oggetti di puro design, scandiscono letteralmente le ore che passano. Riferimento ancestrale è evidente in chi presenta reperti archeologici originali con denti fossili di squalo del miocene, ossia 23 milioni di anni fa. Molto interessanti le opere che, pur mantenendosi nel formato, “sbordano” in profondità come vere e proprie sculture che si propongono al pubblico nella tridimensionalità di un libro, portatore da sempre di storia vissuta realizzato in gesso e stoffa o della dea madre su legno, accompagnata dal corno portafortuna, memoria del nostro retaggio culturale campano. Una sorta di sineddoche, raffinata citazione, è l’acquerello con Lucio Dalla, la cui canzone ispira fortemente questo progetto. Alcuni autori raffigurano il tema in chiave simbolica: l’anno che verrà è un mare sconfinato o una porta da osservare, in cui siamo fisicamente presenti, confini ancora da varcare, carichi di aspettative, ma forse anche timori per il futuro. Qualche artista, non a caso donna, rende il soggetto come una futura nascita, qualcosa di cui si attende con impazienza e sorpresa il frutto, e qualcosa invece da accudire e proteggere. A tutto questo, si unisce sia la rappresentazione astratta con colori sgargianti o brillanti, che esprime sensazioni di dinamismo o prigionia con catene e lucchetti, oppure che lascia intravedere tra forme nitide di rigore geometrico, il 2019 che giunge per mezzo di una superficie specchiata. Non manca in questo panorama chi restituisce una visione lirica, tramite il paesaggio, laddove il futuro a noi prossimo è pure l’emozione che si prova di fronte a una campagna sconfinata o il mare a cui Partenope è strettamente legata. Chiude questo ciclo di opere pittoriche e installazioni, la visione di un mondo fantastico che, in modo ludico, pone quesiti sull’intero universo, sulle persone che lo popolano qui e forse nella galassia. Ampio spazio è dedicato alla fotografia e arte digitale, che regala immagini bellissime del Rione Terra di Pozzuoli, bolle di sapone dai colori muliebri e riproduzioni umane dai toni accesi e caldi rossi che, inevitabilmente, fanno riflettere sulla forza del messaggio comunicato, ossia di un profondo smarrimento. A questo variegato panorama, si aggiunge l’incisione che, in collaborazione con il prestigioso Centro Internazionale della Grafica di Venezia, offre il meglio di sé, con pregevoli fogli, figurativi o informali, che impiegano lo scibile delle tecniche, passando dalla tradizione alla più ardita sperimentazione, dal bianco e nero al colore per sovrapposizioni di lastre, pochoir o poupée: xilografia e linoleografia a più matrici, incisione su cartone e Tetra Pak, acqueforti e acquetinte, puntasecca su plexiglas, collografia, collage con testi, chine collé, monotipo, litografia atossica su alluminio. Anche per la grafica le raffigurazioni sono le più disparate, tra chi si rivolge al paesaggio, al volto o corpo, chi sceglie immagini informali ed eleganti, chi punta sulla bellezza della linea fluida e morbida o l’utilizzo di sabbia grafite e pastelli, per far trapelare una scritta misteriosa, memore di un’intimità celata.
In questo caleidoscopio si inseriscono la ceramica e l’artigianato che, oltre ai pregevoli manufatti in vetrina, mostra un fantasioso pesce in raku, a ricordarci la parte fiabesca e ingenua insita dentro di noi.
Evento della serata, considerando il successo della scorsa volta, è l’asta in cui vari lavori di artisti italiani e stranieri, in dotazione da parte dei loro autori, sono concessi al pubblico a partire da una cifra minima di 5 euro, al fine di raccogliere fondi per le innumerevoli iniziative dell’associazione stessa, che da anni lavora e si autosostiene con il contributo dei suoi stessi partecipanti. L’attività in questione, vuole contrastare un periodo di grave crisi dei settori artistici, per concedere a tutti la possibilità di godere di un’opera originale, a un costo simbolico o di acquistare pregevoli stampe come cadeaux natalizio.
Inoltre, chi dispensa all’associazione un’offerta maggiore, usufruisce di un buono gratuito per un’ottima birra artigianale da gustare al pub Guest House a Fuorigrotta, con l’acquisto di un panino.
Come sempre, un momento ludico e conviviale, per augurarsi buone feste in compagnia e salutare con allegria e bollicine, l’anno che verrà…
La mostra chiude a febbraio, con una grande festa in occasione del quinto compleanno della galleria, in cui il catalogo viene ufficialmente presentato al pubblico.
Testo di Veronica Longo - Rassegna Stampa a cura di Rosalba Volpe
15
dicembre 2018
L’anno che verrà…
Dal 15 dicembre 2018 al 16 febbraio 2019
fotografia
arte contemporanea
incontro - conferenza
disegno e grafica
arte contemporanea
incontro - conferenza
disegno e grafica
Location
ATELIER CONTROSEGNO
Pozzuoli, Via Napoli, 201, (Napoli)
Pozzuoli, Via Napoli, 201, (Napoli)
Orario di apertura
Da martedì a sabato: 16.30–20.00. CHIUSO lunedì, festivi e 22 dicembre-7 gennaio.
Vernissage
15 Dicembre 2018, Ore 18.00
Autore
Curatore