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LaPortaBlu Edizioni 2010
LaPortaBlu Edizioni privilegia un’idea di qualità complessiva del percorso che conduce alla stampa finale, unita ad una attitudine alla sperimentazione di nuove soluzioni.
Comunicato stampa
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LA PORTA BLU EDIZIONI privilegia un’idea di qualità complessiva del percorso che conduce alla stampa finale, unita ad una attitudine alla sperimentazione di nuove soluzioni in stretta collaborazione con gli artisti, presentandosi come una collezione in divenire strettamente legata all’attività espositiva della galleria.
Tutte le grafiche sono editate in una tiratura limitata a 12 copie numerate e firmate dall’autore, siglate ognuna “la porta blu edizioni” e accompagnate da una dettagliata scheda tecnica.
Al costo contenuto della grafica, che favorisce la possibilità di collezionarla, si associa, nelle nostre intenzioni, l'offrire all’acquirente una sorta di distillato prezioso del lavoro di un artista e contemporaneamente lo stimolare la creatività dell’autore aggiungendo una dialettica importante interna al suo operare.
La seconda stagione (piccolo intervento critico)
A conclusione di una Seconda Stagione che ha visto alla Porta Blu l’attenzione concentrata sulle installazioni e sulle video installazioni, nonché un corso di storia del pensiero video, presentiamo per la seconda volta il progetto LA PORTA BLU EDIZIONI, che vede la stampa da matrici originali di 5 lavori editi in 12 esemplari e ottenuti tramite un ampio ventaglio di tecniche di riproduzione. Per questa stagione abbiamo selezionato 5 video-artisti.
Il curatore Roberto Pace scrive: “Come avevamo puntualizzato l’anno precedente, non si tratta più di moltiplicare, come accadeva nel passato, il numero delle copie allo scopo di diffondere la conoscenza di un’opera - qualità intrinseca al mezzo tecnico e all’uso del video che fanno i nostri autori - ma piuttosto di approfondire, accentuare e rivelare la capacità di un’immagine di provocare in noi delle reazioni più acute, raggiungendo questo effetto provocatoriamente proprio là dove, rinunciando ad una temporalità e moltiplicazione (di frame) effettive, si possa perderne il senso”
Moltiplicare un’immagine significa per me in prima istanza (e per istanza alludo all’impulso procedurale con cui si chiede ad esempio di adottare provvedimenti al fine di realizzare propositi rimasti inattuati), di togliere l’aura di unicità a quell’immagine.
L’unicità non è di per sé un concetto di valore che dà una garanzia qualitativa, ma è la base commerciale dei nostri tempi, ancora oggi. La pietra più costosa è la pietra più rara, i granchi rosa, benché siano solo un errore buffo, sono introvabili quindi costosi, eccetera.
Benjamin definiva l’aura che circonda l’opera d’arte come “un singolare intreccio di spazio e di tempo: l’apparizione unica di una lontananza, per quanto possa essere vicina” e ne auspicava la morte con l’avvento della fotografia e dei mezzi di riproduzione tecnica.
Morte che oggi vediamo come paradossalmente inattuabile.
I nuovi mezzi sono tuttavia e devono essere indissolubilmente nuove possibilità.
Nel proporci un’operazione di riavvicinamento al pubblico del lavoro artistico, abbiamo affidato la seconda edizione della rassegna a chi l’immagine la pensa da sempre solo narrativamente e in funzione di riproducibilità: i video artisti.
Si tratta dunque non solo, per dirla ancora con Benjamin, di “rendere le cose spazialmente e umanamente più vicine” , ma anche di far evolvere le cose trasformandole in visione precipua, più che in visione semplicemente moltiplicata.
I 5 video maker concentrano qui le loro poetiche sull’immagine ferma, ma il lavoro rimane gioco forza concentrato sull’operazione, più che sull’immagine stessa.
L’operazione immaginata dagli artisti diventa dunque il pretesto per sviluppare una sorta di narrazione ferma, ferma nell’immagine, mobile nello stato del pensiero.
Le immagini pensate si muovono giustificando la riproducibilità con un salto semiotico.
Il lavoro viene pensato in base all’idea di moltiplicazione e non il contrario, ossia la moltiplicazione in base al lavoro fisso dell’artista, poiché in questo caso il secondo esempio non esiste.
Roberto Pace scrive: “Naturalmente la ripetizione e il tempo sono elementi che dal video passano nelle edizioni in modo metaforico, un travaso che è stato potenzialmente sempre a doppio senso, e la scelta tecnica ha coinciso con un percorso che nel 2009 era stato marcato dal moltiplicare un’immagine e quest’anno, all’opposto, dal fermarne una che avesse in sé, nel suo ipotizzato funzionamento, il flusso visivo-mentale della videoinstallazione.”
Fabrizio Pizzuto
Tutte le grafiche sono editate in una tiratura limitata a 12 copie numerate e firmate dall’autore, siglate ognuna “la porta blu edizioni” e accompagnate da una dettagliata scheda tecnica.
Al costo contenuto della grafica, che favorisce la possibilità di collezionarla, si associa, nelle nostre intenzioni, l'offrire all’acquirente una sorta di distillato prezioso del lavoro di un artista e contemporaneamente lo stimolare la creatività dell’autore aggiungendo una dialettica importante interna al suo operare.
La seconda stagione (piccolo intervento critico)
A conclusione di una Seconda Stagione che ha visto alla Porta Blu l’attenzione concentrata sulle installazioni e sulle video installazioni, nonché un corso di storia del pensiero video, presentiamo per la seconda volta il progetto LA PORTA BLU EDIZIONI, che vede la stampa da matrici originali di 5 lavori editi in 12 esemplari e ottenuti tramite un ampio ventaglio di tecniche di riproduzione. Per questa stagione abbiamo selezionato 5 video-artisti.
Il curatore Roberto Pace scrive: “Come avevamo puntualizzato l’anno precedente, non si tratta più di moltiplicare, come accadeva nel passato, il numero delle copie allo scopo di diffondere la conoscenza di un’opera - qualità intrinseca al mezzo tecnico e all’uso del video che fanno i nostri autori - ma piuttosto di approfondire, accentuare e rivelare la capacità di un’immagine di provocare in noi delle reazioni più acute, raggiungendo questo effetto provocatoriamente proprio là dove, rinunciando ad una temporalità e moltiplicazione (di frame) effettive, si possa perderne il senso”
Moltiplicare un’immagine significa per me in prima istanza (e per istanza alludo all’impulso procedurale con cui si chiede ad esempio di adottare provvedimenti al fine di realizzare propositi rimasti inattuati), di togliere l’aura di unicità a quell’immagine.
L’unicità non è di per sé un concetto di valore che dà una garanzia qualitativa, ma è la base commerciale dei nostri tempi, ancora oggi. La pietra più costosa è la pietra più rara, i granchi rosa, benché siano solo un errore buffo, sono introvabili quindi costosi, eccetera.
Benjamin definiva l’aura che circonda l’opera d’arte come “un singolare intreccio di spazio e di tempo: l’apparizione unica di una lontananza, per quanto possa essere vicina” e ne auspicava la morte con l’avvento della fotografia e dei mezzi di riproduzione tecnica.
Morte che oggi vediamo come paradossalmente inattuabile.
I nuovi mezzi sono tuttavia e devono essere indissolubilmente nuove possibilità.
Nel proporci un’operazione di riavvicinamento al pubblico del lavoro artistico, abbiamo affidato la seconda edizione della rassegna a chi l’immagine la pensa da sempre solo narrativamente e in funzione di riproducibilità: i video artisti.
Si tratta dunque non solo, per dirla ancora con Benjamin, di “rendere le cose spazialmente e umanamente più vicine” , ma anche di far evolvere le cose trasformandole in visione precipua, più che in visione semplicemente moltiplicata.
I 5 video maker concentrano qui le loro poetiche sull’immagine ferma, ma il lavoro rimane gioco forza concentrato sull’operazione, più che sull’immagine stessa.
L’operazione immaginata dagli artisti diventa dunque il pretesto per sviluppare una sorta di narrazione ferma, ferma nell’immagine, mobile nello stato del pensiero.
Le immagini pensate si muovono giustificando la riproducibilità con un salto semiotico.
Il lavoro viene pensato in base all’idea di moltiplicazione e non il contrario, ossia la moltiplicazione in base al lavoro fisso dell’artista, poiché in questo caso il secondo esempio non esiste.
Roberto Pace scrive: “Naturalmente la ripetizione e il tempo sono elementi che dal video passano nelle edizioni in modo metaforico, un travaso che è stato potenzialmente sempre a doppio senso, e la scelta tecnica ha coinciso con un percorso che nel 2009 era stato marcato dal moltiplicare un’immagine e quest’anno, all’opposto, dal fermarne una che avesse in sé, nel suo ipotizzato funzionamento, il flusso visivo-mentale della videoinstallazione.”
Fabrizio Pizzuto
15
maggio 2010
LaPortaBlu Edizioni 2010
Dal 15 al 29 maggio 2010
arte contemporanea
Location
LAPORTABLU GALLERY
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 17-20
Vernissage
15 Maggio 2010, ore 19:00
Autore
Curatore