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L’arte animalier nel ’900 italiano
La mostra si propone di valorizzare la cultura della vita animale sotto il profilo artistico e culturale attraverso il lavoro di alcuni dei più significativi artisti animalier del ’900 italiano, in particolare del pittore Roberto Lemmi e dello scultore Guido Cacciapuoti
Comunicato stampa
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La Fondazione Cassa di Risparmio di Roma – Museo del Corso – presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, aprirà al pubblico, martedì 24 aprile 2007, la mostra dal titolo L’arte animalier nel ’900 italiano. Pittori e scultori alla corte di Diana. Omaggio a Roberto Lemmi e Guido Cacciapuoti.
La mostra si propone di valorizzare la cultura della vita animale sotto il profilo artistico e culturale attraverso il lavoro di alcuni dei più significativi artisti animalier del ’900 italiano, in particolare del pittore Roberto Lemmi e dello scultore Guido Cacciapuoti e di altri, quali Cecconi, Norfini, Lucchesi, Saccorotti. Molti di essi, in un modo o in un altro, hanno legato il loro nome a “Diana”, la più importante rivista cinegetica italiana, viva e presente sulla scena editoriale da oltre un secolo.
Le opere selezionate costituiscono una esauriente rassegna della pittura e della scultura di genere, che negli ultimi cento anni hanno rappresentato un chiaro elemento di raccordo fra l’uomo, la campagna, il tempo libero vissuto all’aria aperta, la cultura viva e vitale di un naturalismo a dimensione umana.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma in collaborazione con la Federazione Italiana della Caccia, l’Editoriale Olimpia, l’associazione Diana Century, prende spunto dai valori culturali ed estetici che hanno animato gli interessi di Roberto Lemmi, artista, illustratore, naturalista e appassionato cacciatore e di Guido Cacciapuoti, scultore sensibile, eccelso ceramista, che approfondì il filone animalier, con una perfezione plastica mutuata dalla grande scuola dei ceramisti napoletani.
L’analisi delle opere presentate propone un duplice registro di lettura, che lega i due artisti nel modo tutto particolare di rappresentare i soggetti, le situazioni, immerse a volte in un clima fantastico, dal sapore quasi favolistico, senza peraltro derogare dal rigore verista. Una produzione che si caratterizza nell’arte di genere (cani, animali selvatici, scene di caccia), arricchita però da elementi che evidenziano una profonda conoscenza dei soggetti rappresentati.
A compendio delle opere dei due artisti, propone una introduzione storico-artistica rappresentata da alcuni dei più significativi pittori e scultori non solo di genere, ai quali sicuramente essi si sono ispirati. Dà infine risalto all’opera dei due artisti e soprattutto di Lemmi, una breve rassegna di lavori di Mario Norfini (figlio del più grande Luigi), in quanto i due nel corso di alcuni decenni svolsero la loro attività quasi in parallelo, il primo a Firenze con “Diana”, il secondo a Milano con alcune altre riviste dell’epoca.
Roberto Lemmi lega, infatti, indissolubilmente il suo nome a quello della rivista “Diana”. Nato a Firenze nel 1901 appassionato naturalista e cultore dell’arte venatoria, fin da giovane mette in evidenza il suo talento di illustratore. Negli anni ’20 frequenta l’Accademia d’Arte a Firenze e perfeziona le sue tecniche di illustratore che lo portano a collaborare con le più importanti case editrici cittadine. Nel 1936 incontra l’editore Enrico Vallecchi che lo incarica di realizzare una copertina per la rivista “Diana” da lui diretta. Questa collaborazione andrà avanti per oltre trent’anni, fino al 1971, anno della scomparsa dell’artista.
Anche Guido Cacciapuoti, con percorsi diversi, collega la sua attività artistica al concetto di natura e vita in campagna, di cui all’epoca faceva parte a pieno titolo l’attività venatoria.
Napoletano, illustre epigono di una famiglia di ceramisti – fra i quali è importante ricordare Cesare, Ettore, Mario e in particolare Guglielmo Cacciapuoti, artista raffinato e illuminato imprenditore partenopeo –, svolge la sua attività prevalentemente nel nord Italia, prima a Treviso, poi a Milano dove, subentrando al fratello Mario, rilancia la “Gres d’arte Cacciapuoti”. Scultore animalista a contatto con i più significativi artisti dell’epoca, già giovanissimo manifesta la piena padronanza dei mezzi espressivi. Ottiene la consacrazione della sua arte scultorea a soli ventitre anni, nel 1915, quando alla Mostra d’arte trevigiana organizzata da Arturo Martini propone una vera e propria personale formata da dieci sculture, tutte a soggetto animalista.
La mostra si propone di valorizzare la cultura della vita animale sotto il profilo artistico e culturale attraverso il lavoro di alcuni dei più significativi artisti animalier del ’900 italiano, in particolare del pittore Roberto Lemmi e dello scultore Guido Cacciapuoti e di altri, quali Cecconi, Norfini, Lucchesi, Saccorotti. Molti di essi, in un modo o in un altro, hanno legato il loro nome a “Diana”, la più importante rivista cinegetica italiana, viva e presente sulla scena editoriale da oltre un secolo.
Le opere selezionate costituiscono una esauriente rassegna della pittura e della scultura di genere, che negli ultimi cento anni hanno rappresentato un chiaro elemento di raccordo fra l’uomo, la campagna, il tempo libero vissuto all’aria aperta, la cultura viva e vitale di un naturalismo a dimensione umana.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma in collaborazione con la Federazione Italiana della Caccia, l’Editoriale Olimpia, l’associazione Diana Century, prende spunto dai valori culturali ed estetici che hanno animato gli interessi di Roberto Lemmi, artista, illustratore, naturalista e appassionato cacciatore e di Guido Cacciapuoti, scultore sensibile, eccelso ceramista, che approfondì il filone animalier, con una perfezione plastica mutuata dalla grande scuola dei ceramisti napoletani.
L’analisi delle opere presentate propone un duplice registro di lettura, che lega i due artisti nel modo tutto particolare di rappresentare i soggetti, le situazioni, immerse a volte in un clima fantastico, dal sapore quasi favolistico, senza peraltro derogare dal rigore verista. Una produzione che si caratterizza nell’arte di genere (cani, animali selvatici, scene di caccia), arricchita però da elementi che evidenziano una profonda conoscenza dei soggetti rappresentati.
A compendio delle opere dei due artisti, propone una introduzione storico-artistica rappresentata da alcuni dei più significativi pittori e scultori non solo di genere, ai quali sicuramente essi si sono ispirati. Dà infine risalto all’opera dei due artisti e soprattutto di Lemmi, una breve rassegna di lavori di Mario Norfini (figlio del più grande Luigi), in quanto i due nel corso di alcuni decenni svolsero la loro attività quasi in parallelo, il primo a Firenze con “Diana”, il secondo a Milano con alcune altre riviste dell’epoca.
Roberto Lemmi lega, infatti, indissolubilmente il suo nome a quello della rivista “Diana”. Nato a Firenze nel 1901 appassionato naturalista e cultore dell’arte venatoria, fin da giovane mette in evidenza il suo talento di illustratore. Negli anni ’20 frequenta l’Accademia d’Arte a Firenze e perfeziona le sue tecniche di illustratore che lo portano a collaborare con le più importanti case editrici cittadine. Nel 1936 incontra l’editore Enrico Vallecchi che lo incarica di realizzare una copertina per la rivista “Diana” da lui diretta. Questa collaborazione andrà avanti per oltre trent’anni, fino al 1971, anno della scomparsa dell’artista.
Anche Guido Cacciapuoti, con percorsi diversi, collega la sua attività artistica al concetto di natura e vita in campagna, di cui all’epoca faceva parte a pieno titolo l’attività venatoria.
Napoletano, illustre epigono di una famiglia di ceramisti – fra i quali è importante ricordare Cesare, Ettore, Mario e in particolare Guglielmo Cacciapuoti, artista raffinato e illuminato imprenditore partenopeo –, svolge la sua attività prevalentemente nel nord Italia, prima a Treviso, poi a Milano dove, subentrando al fratello Mario, rilancia la “Gres d’arte Cacciapuoti”. Scultore animalista a contatto con i più significativi artisti dell’epoca, già giovanissimo manifesta la piena padronanza dei mezzi espressivi. Ottiene la consacrazione della sua arte scultorea a soli ventitre anni, nel 1915, quando alla Mostra d’arte trevigiana organizzata da Arturo Martini propone una vera e propria personale formata da dieci sculture, tutte a soggetto animalista.
23
aprile 2007
L’arte animalier nel ’900 italiano
Dal 23 aprile al 27 maggio 2007
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE ROMA MUSEO – PALAZZO CIPOLLA
Roma, Via Del Corso, 320, (Roma)
Roma, Via Del Corso, 320, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni 11-19. Lunedì chiuso
Vernissage
23 Aprile 2007, su invito
Ufficio stampa
STUDIO BEGNINI
Autore
Curatore