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L’arte c’è quando malgrado si ride
È la collezione di Filippo Pappalardo, una delle più prestigiose ed ampie in Sicilia, la protagonista assoluta della mostra intitolata “L’arte c’è quando, malgrado, si ride. La collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo (opere dal 1950 al 2011)” ospitata presso la straordinaria cornice settecentesca dell’ex Monastero dei Benedettini a Catania.
Comunicato stampa
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È la collezione di Filippo Pappalardo, una delle più prestigiose ed ampie in Sicilia, la protagonista assoluta della mostra intitolata “L’arte c’è quando, malgrado, si ride. La collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo (opere dal 1950 al 2011)” ospitata presso la straordinaria cornice settecentesca dell’ex Monastero dei Benedettini a Catania.
Le sessanta opere – realizzate nelle tecniche più diverse dall’olio su tela all’acquerello su carta, dalla fotografia all’installazione – rimangono esposte dal 4 al 30 aprile 2011 e sono frutto di un’accurata selezione, operata dalla curatrice Daniela Vasta, delle oltre 800 opere di cui la collezione Pappalardo si compone.
Per la prima volta, una parte sinteticamente rappresentativa della collezione può essere fruita dalla città.
L’iniziativa è promossa dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, in collaborazione con le Biblioteche Riunite “Civica e U. Recupero” e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania e della Fondazione Puglisi Cosentino.
Il titolo della mostra, apparentemente bizzarro, trae spunto da un’opera di Joseph Beuys che, in una sorta di ironico metadiscorso sull’arte, prova a riflettere sulla funzione e sui compiti dell’artista nel mondo contemporaneo, lavoro che pure fa parte della raccolta del collezionista siciliano.
Le opere esposte illustrano alcune tra le principali correnti artistiche del XX secolo per arrivare alle tendenze più contemporanee. Molti gli artisti in mostra: Abramovic, Alviani, Baj, Beecroft, Burri, Capogrossi, César, Chia, Christo, Cucchi, De Chirico, Fautrier, Fontana, Guttuso, Kapoor, Kounellis, LeWitt, Manzù, Mathieu, Paladino, Pivi, Rotella, Sassu, Schifano, Schnabel, Spalletti, Vasarely, Vedova, solo per citarne una piccola parte.
Tra i lavori di particolare rilevanza e interesse si ricordano: Superficie CP/200 di Giuseppe Capogrossi del 1953, uno dei capisaldi della collezione, Cellotex di Burri del 1980 su cui esplode il cromatismo del nero e del rosso, un Senza titolo di Mimmo Paladino del 1992 che esprime mirabilmente il mistero dell’uomo nel passato e nel presente, e il rarissimo Archimede a Broadway di Jannis Kounellis. Tra i contemporanei, altre presenze importanti: Vanessa Beecroft, presente con due lavori, VB36.267.VB e VB62.72.dg.vb, Marina Abramovic con una fotografia della performance Balkan Baroque della Biennale di Venezia 1997, e un bellissimo lavoro di George Baselitz del 2005 intitolato Cavaliere.
L’incontro di Filippo Pappalardo con l’arte risale all’infanzia e diventa, con il tempo, fattore di condizionamento imprescindibile: “Il rapporto con le mie opere è continuo e irrinunciabile – afferma il collezionista – mi accompagnano e me ne sento il custode più che il proprietario”.
Dall’ammirazione giovanile per Sironi, Campigli, De Chirico, Accardi, Guttuso, il suo gusto si evolve in modo naturale verso il contemporaneo, evoluzione che ha per tappa fondamentale la performance di Marina Abramovic “Balkan Baroque” alla Biennale di Venezia del 1997.
Filippo e Anna Pia Pappalardo appartengono a quel gruppo ristretto di collezionisti che non si lascia influenzare dalle mode e hanno così dato vita ad una collezione di notevole apertura, al di fuori di dinamiche puramente speculative o di mera affermazione sociale.
Il farmacista catanese ha collezionato arte seguendo una logica storica – la raccolta racconta compiutamente il percorso che l’arte, e la pittura in particolare, ha seguito negli ultimi sessant’anni – e autobiografica, poiché ogni pezzo si lega indissolubilmente alla sua vita – e alla sua terra – e sono, come lui stesso afferma, “pagine dello stesso libro, versi di un’unica poesia”.
È un collezionismo “emotivo” quello di Filippo Pappalardo che concepisce l’arte non per essere chiusa in caveau ma per farla vivere intorno a sé. Tutti i pezzi della collezione sono infatti esposti, raggruppati per movimenti o temi, in tre spazi quotidianamente vissuti dalla famiglia Pappalardo. È in questo spirito di godimento dell’arte per sé e per gli altri che s’inserisce l’esposizione catanese che è la risposta generosa ad un invito avanzato dall’Università di Catania.
A corredo della mostra, viene proposta una pubblicazione a carattere scientifico, edita da Giuseppe Maimona Editore con testi di Enrico Iachiello, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, Daniela Vasta, docente di Storia dell'arte contemporanea dell'Università di Catania, e Valentina Lucia Barbagallo, curatrice del volume “Vivere con (l’)arte. Dalla collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo 60 opere per 60 anni (1950 - 2010)”.
Le sessanta opere – realizzate nelle tecniche più diverse dall’olio su tela all’acquerello su carta, dalla fotografia all’installazione – rimangono esposte dal 4 al 30 aprile 2011 e sono frutto di un’accurata selezione, operata dalla curatrice Daniela Vasta, delle oltre 800 opere di cui la collezione Pappalardo si compone.
Per la prima volta, una parte sinteticamente rappresentativa della collezione può essere fruita dalla città.
L’iniziativa è promossa dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, in collaborazione con le Biblioteche Riunite “Civica e U. Recupero” e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania e della Fondazione Puglisi Cosentino.
Il titolo della mostra, apparentemente bizzarro, trae spunto da un’opera di Joseph Beuys che, in una sorta di ironico metadiscorso sull’arte, prova a riflettere sulla funzione e sui compiti dell’artista nel mondo contemporaneo, lavoro che pure fa parte della raccolta del collezionista siciliano.
Le opere esposte illustrano alcune tra le principali correnti artistiche del XX secolo per arrivare alle tendenze più contemporanee. Molti gli artisti in mostra: Abramovic, Alviani, Baj, Beecroft, Burri, Capogrossi, César, Chia, Christo, Cucchi, De Chirico, Fautrier, Fontana, Guttuso, Kapoor, Kounellis, LeWitt, Manzù, Mathieu, Paladino, Pivi, Rotella, Sassu, Schifano, Schnabel, Spalletti, Vasarely, Vedova, solo per citarne una piccola parte.
Tra i lavori di particolare rilevanza e interesse si ricordano: Superficie CP/200 di Giuseppe Capogrossi del 1953, uno dei capisaldi della collezione, Cellotex di Burri del 1980 su cui esplode il cromatismo del nero e del rosso, un Senza titolo di Mimmo Paladino del 1992 che esprime mirabilmente il mistero dell’uomo nel passato e nel presente, e il rarissimo Archimede a Broadway di Jannis Kounellis. Tra i contemporanei, altre presenze importanti: Vanessa Beecroft, presente con due lavori, VB36.267.VB e VB62.72.dg.vb, Marina Abramovic con una fotografia della performance Balkan Baroque della Biennale di Venezia 1997, e un bellissimo lavoro di George Baselitz del 2005 intitolato Cavaliere.
L’incontro di Filippo Pappalardo con l’arte risale all’infanzia e diventa, con il tempo, fattore di condizionamento imprescindibile: “Il rapporto con le mie opere è continuo e irrinunciabile – afferma il collezionista – mi accompagnano e me ne sento il custode più che il proprietario”.
Dall’ammirazione giovanile per Sironi, Campigli, De Chirico, Accardi, Guttuso, il suo gusto si evolve in modo naturale verso il contemporaneo, evoluzione che ha per tappa fondamentale la performance di Marina Abramovic “Balkan Baroque” alla Biennale di Venezia del 1997.
Filippo e Anna Pia Pappalardo appartengono a quel gruppo ristretto di collezionisti che non si lascia influenzare dalle mode e hanno così dato vita ad una collezione di notevole apertura, al di fuori di dinamiche puramente speculative o di mera affermazione sociale.
Il farmacista catanese ha collezionato arte seguendo una logica storica – la raccolta racconta compiutamente il percorso che l’arte, e la pittura in particolare, ha seguito negli ultimi sessant’anni – e autobiografica, poiché ogni pezzo si lega indissolubilmente alla sua vita – e alla sua terra – e sono, come lui stesso afferma, “pagine dello stesso libro, versi di un’unica poesia”.
È un collezionismo “emotivo” quello di Filippo Pappalardo che concepisce l’arte non per essere chiusa in caveau ma per farla vivere intorno a sé. Tutti i pezzi della collezione sono infatti esposti, raggruppati per movimenti o temi, in tre spazi quotidianamente vissuti dalla famiglia Pappalardo. È in questo spirito di godimento dell’arte per sé e per gli altri che s’inserisce l’esposizione catanese che è la risposta generosa ad un invito avanzato dall’Università di Catania.
A corredo della mostra, viene proposta una pubblicazione a carattere scientifico, edita da Giuseppe Maimona Editore con testi di Enrico Iachiello, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, Daniela Vasta, docente di Storia dell'arte contemporanea dell'Università di Catania, e Valentina Lucia Barbagallo, curatrice del volume “Vivere con (l’)arte. Dalla collezione di Filippo e Anna Pia Pappalardo 60 opere per 60 anni (1950 - 2010)”.
02
aprile 2011
L’arte c’è quando malgrado si ride
Dal 02 al 30 aprile 2011
arte contemporanea
Location
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI – FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA – MONASTERO DEI BENEDETTINI
Catania, Piazza Dante, 32, (Catania)
Catania, Piazza Dante, 32, (Catania)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 9-13; sabato ore 9–12. Domenica chiuso.
Vernissage
2 Aprile 2011, ore 17.30
Ufficio stampa
NORA COMUNICAZIONE
Autore
Curatore