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L’Arte che Accadrà 2017
II Edizione Premio d’Arte Contemporanea gruppo HDRÀ
Comunicato stampa
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Portare l’arte nelle aziende aumenta il coinvolgimento, la curiosità e la soddisfazione dei dipendenti, con positive ricadute sulla produttività. L’intuizione di Hdrà, che nel 2016 ha organizzato la prima edizione del premio “L’Arte che Accadrà” arricchendo per due mesi la propria sede con una serie di opere contemporanee, è diventata il mantra del 2017, grazie anche ad autorevoli studi che ne hanno confermato l’utilità. Dopo il successo della prima edizione, dal prossimo 22 novembre l’arte tornerà protagonista a Palazzo Fiano, splendido edificio quattrocentesco nel cuore di Roma e sede del gruppo Hdrà, che metterà a disposizione le sale di rappresentanza per il progetto a cura di Valentina Ciarallo, in un percorso espositivo con opere di Giovanni De Cataldo, Stanislao Di Giugno, Davide Monaldi, Matteo Nasini e Guendalina Salini.
Obiettivo finale dell’iniziativa è quello di sostenere l’arte contemporanea italiana e costruire, anno dopo anno, una collezione permanente del gruppo. L’opera che vincerà il Premio “L’Arte che Accadrà 2017” sarà acquistata da Hdrà e si aggiungerà a quella di Marco Raparelli, artista vincitore della prima edizione. A decidere, come lo scorso anno, sarà una giuria composta dai 140 dipendenti che per due mesi saranno a stretto contatto con le opere d’arte all’interno del loro ambiente lavorativo. Una modalità di condivisione e di partecipazione collettiva specifica per un gruppo che vuole innovare, a partire dal benessere in azienda.
“È un Premio – spiega il presidente di Hdrà, Mauro Luchetti – ma, su prenotazione, anche una mostra aperta ai visitatori, che potranno andare alla scoperta di nuove tendenze del panorama artistico italiano in un contesto suggestivo in cui il contemporaneo dialoga con il classico. Hdrà, del resto, è una realtà in forte crescita che fa proprio della contaminazione tra diverse competenze il suo credo. E perché questo scambio di know how si compia è necessario stimolare e gratificare le persone che tutti giorni lavorano insieme. Lo facciamo attraverso l’arte, ma favorendo anche diverse attività che stimolino la loro interazione. Crediamo che tutto questo possa portare vantaggi concreti”.
GLI ARTISTI
Giovanni De Cataldo è un giovane artista romano (classe 1990) il cui lavoro si incentra prevalentemente sulla scultura, sperimentandone le differenti potenzialità. Rivolge un’attenzione particolare allo studio di materiali, in campo edile e industriale, dove l’occhio apparentemente non si sofferma, ma che fanno parte del nostro quotidiano. Guardrail stradali, cemento, segnaletiche catarifrangenti, reti arancio utilizzate per transennare aree di lavoro, diventano i soggetti principali su cui l’artista indaga. Sezioni di guardrail vengono così rivestite e impreziosite con feltri dai colori fluo, velluti cangianti, stoffe multicolor, quasi fosse una nuova “pelle” dando vita a singolari sculture come Paolina Borghese e Set Point che dialogano dinamicamente nel contesto storico del luogo.
Stanislao Di Giugno presenta una serie di lavori inediti: grandi tele e piccoli formati a confronto. Le sue opere sono legate tutte da un comune denominatore che è quello di mostrare una percezione diversa della realtà. Lo studio attento dei volumi, delle forme e del colore permette all’artista infinite soluzioni e possibilità al confine tra pittura e scultura. Come il gesto semplice e abile della piegatura di un foglio che rivela ai nostri occhi l’illusione materica. Anche sulle grandi superfici, stesure geometriche di colore bianco intenso e nero profondo si sovrappongono e si sottraggono rivelando sfumature di tonalità inattese. Pennellate astratte di un non-finito si caricano della tridimensionalità del fare scultoreo. Su vassoi bianchi, come tavolozze per il colore, l’artista gioca con infinite combinazioni alla ricerca della cromaticità ideale.
Davide Monaldi, attraverso il suo linguaggio caratterizzato dal tratto molto personale, realizza opere fortemente autobiografiche, dove il richiamo alla sua immagine e quella degli oggetti e persone a lui vicine è sempre costante. Lavora la ceramica plasmando la materia con un fare quasi infantile dando vita a una trasposizione tridimensionale dei suoi disegni, evidenziando il suo distintivo tratto grafico permeato di ironia unita ad una sottile vena melanconica. Nell’inedito ULTRAS, che prende spunto dagli striscioni delle tifoserie da stadio, l’artista carica l’opera di gioia immaginando un prato fiorito di oltre 10.000 fiorellini in ceramica realizzati a mano di colore rosa e azzurro baby, simbolo di tenera unione. Nel coloratissimo medagliere delle Olimpiadi G.O.A.T., acronimo di Greatest Of All Times, Monaldi utilizza luccicanti placche in ceramica al posto dell’oro. Una serie di mattonelle, appositamente realizzate per l’occasione, quasi come fossero un racconto di storie, si sostituiscono ai fogli per schizzi dei bozzetti preparatori.
Matteo Nasini è anche musicista e lo studio del suono si trasforma in linguaggio visivo. La scelta cromatica nelle sue opere, per lo più scultoree, è per lui immagine sonora, una costruzione armonica, come lo è stato nel passato per Kandinsky, per il quale il colore raggiunge l’anima tanto quanto la musica (“Lo Spirituale nell’Arte”). I suoi lavori riportano al mondo dell’infanzia, sono ludici e poetici allo stesso tempo, sono colorati, realizzati con tessuti morbidi come la lana. Ci si imbatte In le cose non crescono al buio, un grande pungiball da box sospeso, impreziosito di ricami dai toni pastello, che induce il visitatore ad una duplice riflessione: colpirlo o abbracciarlo? Come in un percorso incantato, il passaggio dell’aria fa muovere le corde di Blue Loss, producendo un flebile suono, una scultura sonora che ricorda i mondi fiabeschi. Lo studio degli angoli viene risolto dalla composizione Paesaggio Acre, fili di lana tesi dalle mille sfumature, mentre soffici gomitoli prendono forma sottovetro.
Guendalina Salini interviene in modo site specific nella maestosa Sala degli Specchi. Ispirandosi alla fastosità del salone, utilizzato nel passato come sala da ballo, trasforma la grande specchiera in una finestra sulla città, una veduta di Roma, trasparente ed effimera, si riflette attraverso il gioco di specchi. Di fronte, sulla specchiera gemella, la vanità della bellezza si rivela anche nell'immagine che si sgretola in una moltitudine di coriandoli festosi provocando un’inattesa mise en abyme. È il racconto nostalgico tra passato e presente. Una performance musicale sulle note di Vivaldi, realizzata appositamente per l’occasione, accompagnerà l’intero lavoro rifacendo vivere i fasti dell’epoca. Mentre l’opera Fine delle trasmissioni, che ci riporta al passato, quello della televisione in bianco e nero, si carica di intimità e poesia e conduce a riflettere sull’oggi e sul domani.
IL PALAZZO
Palazzo Fiano, il cui nucleo più antico risale alla seconda metà del XIII secolo, viene ricostruito totalmente nel Quattrocento quale sede dei titolari Cardinali della chiesa San Lorenzo in Lucina. Interessato da vicende particolari nei secoli, come il ritrovamento dei primi resti dell’Ara Pacis durante i lavori di scavo del 1568, il palazzo ritrova il suo splendore intorno alla metà del Seicento diventando proprietà della famiglia Peretti, legata a Papa Sisto V. Alla fine del Seicento passa ai Duchi Ottoboni di Fiano, da cui prende il nome. Nell’Ottocento è noto per essere sede di un teatrino di marionette che attira molti intellettuali e, durante la belle Epoque, si trasforma in teatro Olimpia dedicato agli spettacoli di caffè concerto. Nel 1898 viene venduto al ricco commerciante Edoardo Almagià e dal 1923 al 1990 gli spazi del piano nobile diventano sede del rinomato “Circolo degli scacchi”. Dal 2013 al 2016 il palazzo diventa quartier generale di un partito politico, Forza Italia e oggi sede del gruppo HDRÀ. Di grande pregio sono gli affreschi del Salone, nel piano nobile, risalenti alla metà del Seicento dipinti dal francese François Perrier e dall’artista bolognese Giovan Francesco Grimaldi, oggi adibito a salone di rappresentanza. L’iconografia delle immagini rivela il richiamo verso gli elementi dell’aria, dell’acqua, del fuoco e della terra accompagnati dalla presenza di divinità. Ad opera di Perrier sono le scene mitologiche come la nascita di Venere, Cerere davanti a Giove, Cupido dormiente con putti, Cupido bendato. Il maestro italiano si dedica, invece, alla realizzazione dei paesaggi come quello fluviale romano, copia di un dipinto di Annibale Carracci e alla riproduzione di tempeste marine. Due insolite figure di nani fanno capolino dalle volte del soffitto, probabilmente gli autoritratti ironici degli artisti stessi. Ricorrenti la figura del leone rampante e rami con pere e stelle, simboli della famiglia Peretti. La maestosa Sala degli Specchi, ricca di decorazioni, stucchi e lampadari di cristallo, arricchisce il piano nobile. Il duplice affaccio su Piazza San Lorenzo in Lucina e Via del Corso rendono il palazzo magnificamente ubicato nel cuore della città.
Obiettivo finale dell’iniziativa è quello di sostenere l’arte contemporanea italiana e costruire, anno dopo anno, una collezione permanente del gruppo. L’opera che vincerà il Premio “L’Arte che Accadrà 2017” sarà acquistata da Hdrà e si aggiungerà a quella di Marco Raparelli, artista vincitore della prima edizione. A decidere, come lo scorso anno, sarà una giuria composta dai 140 dipendenti che per due mesi saranno a stretto contatto con le opere d’arte all’interno del loro ambiente lavorativo. Una modalità di condivisione e di partecipazione collettiva specifica per un gruppo che vuole innovare, a partire dal benessere in azienda.
“È un Premio – spiega il presidente di Hdrà, Mauro Luchetti – ma, su prenotazione, anche una mostra aperta ai visitatori, che potranno andare alla scoperta di nuove tendenze del panorama artistico italiano in un contesto suggestivo in cui il contemporaneo dialoga con il classico. Hdrà, del resto, è una realtà in forte crescita che fa proprio della contaminazione tra diverse competenze il suo credo. E perché questo scambio di know how si compia è necessario stimolare e gratificare le persone che tutti giorni lavorano insieme. Lo facciamo attraverso l’arte, ma favorendo anche diverse attività che stimolino la loro interazione. Crediamo che tutto questo possa portare vantaggi concreti”.
GLI ARTISTI
Giovanni De Cataldo è un giovane artista romano (classe 1990) il cui lavoro si incentra prevalentemente sulla scultura, sperimentandone le differenti potenzialità. Rivolge un’attenzione particolare allo studio di materiali, in campo edile e industriale, dove l’occhio apparentemente non si sofferma, ma che fanno parte del nostro quotidiano. Guardrail stradali, cemento, segnaletiche catarifrangenti, reti arancio utilizzate per transennare aree di lavoro, diventano i soggetti principali su cui l’artista indaga. Sezioni di guardrail vengono così rivestite e impreziosite con feltri dai colori fluo, velluti cangianti, stoffe multicolor, quasi fosse una nuova “pelle” dando vita a singolari sculture come Paolina Borghese e Set Point che dialogano dinamicamente nel contesto storico del luogo.
Stanislao Di Giugno presenta una serie di lavori inediti: grandi tele e piccoli formati a confronto. Le sue opere sono legate tutte da un comune denominatore che è quello di mostrare una percezione diversa della realtà. Lo studio attento dei volumi, delle forme e del colore permette all’artista infinite soluzioni e possibilità al confine tra pittura e scultura. Come il gesto semplice e abile della piegatura di un foglio che rivela ai nostri occhi l’illusione materica. Anche sulle grandi superfici, stesure geometriche di colore bianco intenso e nero profondo si sovrappongono e si sottraggono rivelando sfumature di tonalità inattese. Pennellate astratte di un non-finito si caricano della tridimensionalità del fare scultoreo. Su vassoi bianchi, come tavolozze per il colore, l’artista gioca con infinite combinazioni alla ricerca della cromaticità ideale.
Davide Monaldi, attraverso il suo linguaggio caratterizzato dal tratto molto personale, realizza opere fortemente autobiografiche, dove il richiamo alla sua immagine e quella degli oggetti e persone a lui vicine è sempre costante. Lavora la ceramica plasmando la materia con un fare quasi infantile dando vita a una trasposizione tridimensionale dei suoi disegni, evidenziando il suo distintivo tratto grafico permeato di ironia unita ad una sottile vena melanconica. Nell’inedito ULTRAS, che prende spunto dagli striscioni delle tifoserie da stadio, l’artista carica l’opera di gioia immaginando un prato fiorito di oltre 10.000 fiorellini in ceramica realizzati a mano di colore rosa e azzurro baby, simbolo di tenera unione. Nel coloratissimo medagliere delle Olimpiadi G.O.A.T., acronimo di Greatest Of All Times, Monaldi utilizza luccicanti placche in ceramica al posto dell’oro. Una serie di mattonelle, appositamente realizzate per l’occasione, quasi come fossero un racconto di storie, si sostituiscono ai fogli per schizzi dei bozzetti preparatori.
Matteo Nasini è anche musicista e lo studio del suono si trasforma in linguaggio visivo. La scelta cromatica nelle sue opere, per lo più scultoree, è per lui immagine sonora, una costruzione armonica, come lo è stato nel passato per Kandinsky, per il quale il colore raggiunge l’anima tanto quanto la musica (“Lo Spirituale nell’Arte”). I suoi lavori riportano al mondo dell’infanzia, sono ludici e poetici allo stesso tempo, sono colorati, realizzati con tessuti morbidi come la lana. Ci si imbatte In le cose non crescono al buio, un grande pungiball da box sospeso, impreziosito di ricami dai toni pastello, che induce il visitatore ad una duplice riflessione: colpirlo o abbracciarlo? Come in un percorso incantato, il passaggio dell’aria fa muovere le corde di Blue Loss, producendo un flebile suono, una scultura sonora che ricorda i mondi fiabeschi. Lo studio degli angoli viene risolto dalla composizione Paesaggio Acre, fili di lana tesi dalle mille sfumature, mentre soffici gomitoli prendono forma sottovetro.
Guendalina Salini interviene in modo site specific nella maestosa Sala degli Specchi. Ispirandosi alla fastosità del salone, utilizzato nel passato come sala da ballo, trasforma la grande specchiera in una finestra sulla città, una veduta di Roma, trasparente ed effimera, si riflette attraverso il gioco di specchi. Di fronte, sulla specchiera gemella, la vanità della bellezza si rivela anche nell'immagine che si sgretola in una moltitudine di coriandoli festosi provocando un’inattesa mise en abyme. È il racconto nostalgico tra passato e presente. Una performance musicale sulle note di Vivaldi, realizzata appositamente per l’occasione, accompagnerà l’intero lavoro rifacendo vivere i fasti dell’epoca. Mentre l’opera Fine delle trasmissioni, che ci riporta al passato, quello della televisione in bianco e nero, si carica di intimità e poesia e conduce a riflettere sull’oggi e sul domani.
IL PALAZZO
Palazzo Fiano, il cui nucleo più antico risale alla seconda metà del XIII secolo, viene ricostruito totalmente nel Quattrocento quale sede dei titolari Cardinali della chiesa San Lorenzo in Lucina. Interessato da vicende particolari nei secoli, come il ritrovamento dei primi resti dell’Ara Pacis durante i lavori di scavo del 1568, il palazzo ritrova il suo splendore intorno alla metà del Seicento diventando proprietà della famiglia Peretti, legata a Papa Sisto V. Alla fine del Seicento passa ai Duchi Ottoboni di Fiano, da cui prende il nome. Nell’Ottocento è noto per essere sede di un teatrino di marionette che attira molti intellettuali e, durante la belle Epoque, si trasforma in teatro Olimpia dedicato agli spettacoli di caffè concerto. Nel 1898 viene venduto al ricco commerciante Edoardo Almagià e dal 1923 al 1990 gli spazi del piano nobile diventano sede del rinomato “Circolo degli scacchi”. Dal 2013 al 2016 il palazzo diventa quartier generale di un partito politico, Forza Italia e oggi sede del gruppo HDRÀ. Di grande pregio sono gli affreschi del Salone, nel piano nobile, risalenti alla metà del Seicento dipinti dal francese François Perrier e dall’artista bolognese Giovan Francesco Grimaldi, oggi adibito a salone di rappresentanza. L’iconografia delle immagini rivela il richiamo verso gli elementi dell’aria, dell’acqua, del fuoco e della terra accompagnati dalla presenza di divinità. Ad opera di Perrier sono le scene mitologiche come la nascita di Venere, Cerere davanti a Giove, Cupido dormiente con putti, Cupido bendato. Il maestro italiano si dedica, invece, alla realizzazione dei paesaggi come quello fluviale romano, copia di un dipinto di Annibale Carracci e alla riproduzione di tempeste marine. Due insolite figure di nani fanno capolino dalle volte del soffitto, probabilmente gli autoritratti ironici degli artisti stessi. Ricorrenti la figura del leone rampante e rami con pere e stelle, simboli della famiglia Peretti. La maestosa Sala degli Specchi, ricca di decorazioni, stucchi e lampadari di cristallo, arricchisce il piano nobile. Il duplice affaccio su Piazza San Lorenzo in Lucina e Via del Corso rendono il palazzo magnificamente ubicato nel cuore della città.
22
novembre 2017
L’Arte che Accadrà 2017
Dal 22 novembre 2017 al 22 gennaio 2018
arte contemporanea
Location
SPAZIO HDRA’ – PALAZZO FIANO
Roma, Piazza Di San Lorenzo In Lucina, 4, (Roma)
Roma, Piazza Di San Lorenzo In Lucina, 4, (Roma)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
22 Novembre 2017, ore 18.30
Autore
Curatore