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L’arte delle donne dal Rinascimento al Surrealismo
Nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità, il primo grande evento espositivo dedicato a cinque secoli di arte al femminile, attraverso 110 artiste e 200 opere, da Sofonisba Anguissola a Camille Claudel, da Lavinia Fontana a Frida Kalho, da Marietta Robusti Tintoretto a Tamara de Lempicka, ad altre ancora.
Comunicato stampa
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Nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità, il primo grande evento espositivo dedicato a cinque secoli di arte al femminile, attraverso 110 artiste e 200 opere, da Sofonisba Anguissola a Camille Claudel, da Lavinia Fontana a Frida Kalho, da Marietta Robusti Tintoretto a Tamara de Lempicka, ad altre ancora.
Artematica, in partnership con ABO Project, organizzazione nata con il compito di sostenere la ricerca contro il cancro, e Fondazione Umberto Veronesi, destinerà il 5% degli incassi della mostra al finanziamento del progetto di ricerca “Radioterapia Intraoperatoria e Radioterapia Fast”, un nuovo schema terapeutico nel trattamento del carcinoma della mammella, realizzato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO).
Valorizzare la figura della donna come pittrice e non più solo come soggetto dipinto, assegnandole il ruolo di protagonista della scena artistica a lungo dominata dalla figura maschile, è quello che si propone la mostra L’Arte delle Donne, dal Rinascimento al Surrealismo, in programma a Milano, Palazzo Reale, dal 3 dicembre 2007 al 9 marzo 2008.
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, del Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, e realizzata da Artematica, con la partnership di Gobbetto e Stefanel, sponsor tecnico “The Westin Palace, Milan” l’esposizione è curata da un comitato scientifico presieduto da Hans Albert Peters, storico dell’arte, ex direttore del Kunstmuseum di Düsseldorf, e composto da Elena Pontiggia, storica dell’arte, Accademia di Brera, Milano, Sergio Benedetti, curatore capo della National Gallery of Ireland, Francesco Petrucci, direttore del Museo di Palazzo Chigi in Ariccia, Marco Vallora, professore di Storia dell'Arte Contemporanea all'Università di Urbino, di Estetica al Politecnico di Milano e di Storia dell'arte e Storia della Critica alla Facoltà di Architettura di Parma, Nicola Spinosa, sovrintendente Polo Museale Napoletano, Beatrice Buscaroli, storica dell’arte, docente di Storia dell'Arte Contemporanea all'Università di Bologna-Ravenna, direttore artistico delle collezioni d’Arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Edoardo Testori, critico d’arte, Susan Fischer Sterling, curatore capo National Museum of Women in the Arts, Washington, Gutman Ilene, direttore Affari Nazionali ed Internazionali del National Museum of Women in the Arts, Washington.
L’iniziativa si propone, nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità, di promuovere ed evidenziare il ruolo della donna nell’arte e di recuperare il valore scientifico, sociale e antropologico delle opere di alcune fra le più illustri artiste della storia, così come di figure meno note, ma egualmente rilevanti nel panorama creativo internazionale, nonché analizzare com’è cambiata l’immagine della donna artista nel corso degli ultimi cinque secoli.
Artematica, in partnership con ABO Project, organizzazione nata con il compito di sostenere la ricerca contro il cancro, e Fondazione Umberto Veronesi, destinerà il 5% degli incassi della mostra al finanziamento del progetto di ricerca “Radioterapia Intraoperatoria e Radioterapia Fast”, un nuovo schema terapeutico nel trattamento del carcinoma della mammella, realizzato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO).
La mostra presenterà oltre 200 opere realizzate tra il XVI e il XX secolo da 110 artiste, tra cui Rosalba Carriera, Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Nathalie Gontcharova, Camille Claudel, Tamara de Lempicka, provenienti da musei e collezioni di 14 paesi europei e mondiali, quali il Museo Nacional del Prado e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, il Centre National d’Art et de Culture Georges Pompidou di Parigi, il National Museum of Women in the Arts di Washington, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli.
“Certo in nessun’altra età”, ebbe modo di scrivere Giorgio Vasari nelle sue Vite, “s’è ciò meglio potuto conoscere, che nella nostra; dove le donne hanno acquistato grandissime lettere”. Il percorso espositivo non poteva quindi che prendere inizio proprio dal Rinascimento, quando, in Italia e in Europa, il caso di una donna artista non rappresentava più, come nel Medioevo, un fenomeno isolato.
Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana sono alcune delle prime artista attive nel Cinquecento italiano.
Figura mitica, per aver ricevuto, vecchissima e cieca, l’omaggio di una visita di Anton van Dyck, Sofonisba Anguissola (c.1535-1625), cremonese, si specializzò, come le sue sorelle, soprattutto nel ritratto e nell’autoritratto, introducendo un tema che avrà, nelle biografie delle artiste, uno speciale rilievo e un significato preciso, destinato a divenire uno dei filoni principali della produzione femminile fino ai nostri giorni. “Dama di honore de la Reyna” di Spagna, l’Anguissola, di cui si espongono due tra le opere maggiori, (Autoritratto al cavalletto e Partita a scacchi) fu la prima donna a godere dell’appoggio dei monarchi europei.
Lavinia Fontana (1552-1614), sua quasi coetanea bolognese, divenne a sua volta ritrattista ufficiale delle famiglie nobili della città. Figlia di uno dei protagonisti del manierismo bolognese molto attivo a Roma a metà del Cinquecento, Lavinia si formò alla scuola del padre, animata da un gusto eclettico che univa ai modelli tosco-romani e parmensi i primi sentori di quello spirito nuovo che avrebbe nutrito la “riforma” dei Carracci.
Era assai frequente che le artiste fossero figlie o sorelle e mogli di artisti.
È il caso di Marietta Robusti (c.1550-1590), figlia di Tintoretto, detta la Tintoretta, presente col suo luminoso Autoritratto della Galleria degli Uffizi, che fa cenno alla sua educazione musicale, in accordo con le regole educative del tempo.
Ma è la romana Artemisia Gentileschi (1593-1654) ad avere ricoperto un ruolo fondamentale nell’affermazione della donna artista, non solo perché fu una grande pittrice, ma anche perché fu lei a ispirare, negli anni Settanta del secolo scorso, un nuovo interesse di natura femminista e sociale, su tutto il mondo femminile nelle arti. Figlia di Orazio Gentileschi, caravaggista della prima ora, subì violenza da Agostino Tassi, pittore raffinatissimo, e lo denunciò. La raccolta degli atti del processo per lo stupro subito è uno dei primi documenti di questo tipo e spiega l’oscuro fascino che, unendosi a quello della sua pittura, la trasformò in una eroina senza tempo. Continuò a dipingere scene dove il sangue gronda purpureo e lasciò alcune delle più stupefacenti immagini di Giuditta, l’eroina biblica. Giuditta, Susanna, Betsabea divengono i soggetti preferiti di Artemisia e delle artiste seicentesche, che scelsero decisamente di rappresentare donne eccezionali della storia classica e della storie biblica, femmes fortes in cui identificavano il loro stesso destino.
Elisabetta Sirani (1638-1665), figlia di un pittore allievo di Guido Reni, Giovanni Andrea Sirani, ebbe un destino assolutamente opposto a quello di Artemisia. Dedita soltanto alla sua arte, visse soli ventisette anni, lavorando indefessamente, ma morì all’improvviso, e si parlò di avvelenamento. Entrò quindi nella leggenda: era donna, era pittrice, era figlia di un pittore. La morte giovane aggiunse un’aura alla sua figura; il sospetto avvelenamento trasformò l’intera vicenda in giallo.
Nel Settecento il palcoscenico delle donne dell’arte si apre per accogliere biografie straordinarie, quali quelle dell’italiana Rosalba Carriera (1675-1757) specializzata nella raffinatissima tecnica del pastello qui rappresentata da uno splendido Autoritratto e da un Ritratto maschile, che fu attiva presso le maggiori corti d’Europa, da Parigi a Vienna e della svizzera Angelica Kauffmann (1741-1897), colta interprete di un precoce neoclassicismo ancora intriso di grazie rococò, splendidamente rappresentato nelle due opere in mostra, Erminia e l’Immortalità.
Con l’Ottocento le schiere s’infoltiscono: ecco dunque Berthe Morisot (1841-1895) cognata di Edouard Manet e protagonista dell’Impressionismo e delle sue battaglie, specializzata nella resa di temi domestici e intimi, e le americane Mary Cassatt (1845 - 1926) scoperta da Degas e da lui introdotta nell’ambiente impressionista.
Suzanne Valadon (1867-1938), madre di Maurice Utrillo, fu in intelligente equilibrio tra i due secoli, tanto da anticipare molte delle visioni fauviste o cubiste. Negli stessi anni scorse la vita tormentata di Camille Claudel, (1864-1943) maggior scultrice dell’Ottocento, la cui esistenza fu segnata dalla relazione col suo maestro Auguste Rodin. La mostra accoglie il famoso ritratto che la giovane allieva eseguì del maestro, e un bronzo raffigurante La Valse. Grande scultrice, potente artigiana, infaticabile lavoratrice, era la sola donna dell’atelier di Rodin che potesse tagliare il suo marmo - compito da uomini. Allo stesso tempo è interprete delicata e sensibilissima di una misura che declinava il modello rodiniano nella sfumatura più moderna delle curve e dei motivi decorativi: abbassò il tono stentoreo e monumentale del maestro, per scoprire la forza anche dentro una scultura di dimensioni inferiori.
Si giunge così al Novecento, attraverso l’opera elegantissima di Elisabeth Chaplin (1890-1982), artista francese di origine ma di cultura italiana, di cui si espongono due capolavori provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, alle prime avanguardie e all’inglese Vanessa Bell (1879-1961), protagonista, con la sorella Virginia Woolf, di un movimento straordinariamente vivace nell’Inghilterra tra i due secoli.
Tedesche come Gabriele Münter (1877-1962), Marianne von Werefkin (1860-1938), Paula Modersohn-Becker (1876-1907) e Käthe Kollwitz (1867-1945), presente con un nutrito gruppo di opere, vissero da protagoniste l’atmosfera cosmopolita della Germania del primo espressionismo gareggiando con le prime donne italiane lanciate nell’entusiasmo mediatico del futurismo.
Meteore fuori dal coro, Tamara de Lempicka (1902-1980) e Frida Kahlo (1907-1954) sconcertano non solo con le opere, ma anche con le loro biografie. Autrici di altissima individualità, seppero tracciare linee uniche e indipendenti tra le correnti del secolo.
Il Novecento spalanca la complessità del contemporaneo presentando voci sparse, ormai non più elencabili secondo un ordine, né di nazione, né di tendenze, come Meret Oppenheim (1913-1985), indiscussa protagonista di uno sperimentalismo sempre all’avanguardia.
Accompagna la mostra un catalogo Motta editore.
Artematica ringrazia sentitamente per la collaborazione il National Museum of Women in the Arts di Washington e l'Associazione Amici del National Museum of Women in the Arts di Milano.
Artematica, in partnership con ABO Project, organizzazione nata con il compito di sostenere la ricerca contro il cancro, e Fondazione Umberto Veronesi, destinerà il 5% degli incassi della mostra al finanziamento del progetto di ricerca “Radioterapia Intraoperatoria e Radioterapia Fast”, un nuovo schema terapeutico nel trattamento del carcinoma della mammella, realizzato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO).
Valorizzare la figura della donna come pittrice e non più solo come soggetto dipinto, assegnandole il ruolo di protagonista della scena artistica a lungo dominata dalla figura maschile, è quello che si propone la mostra L’Arte delle Donne, dal Rinascimento al Surrealismo, in programma a Milano, Palazzo Reale, dal 3 dicembre 2007 al 9 marzo 2008.
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, del Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, e realizzata da Artematica, con la partnership di Gobbetto e Stefanel, sponsor tecnico “The Westin Palace, Milan” l’esposizione è curata da un comitato scientifico presieduto da Hans Albert Peters, storico dell’arte, ex direttore del Kunstmuseum di Düsseldorf, e composto da Elena Pontiggia, storica dell’arte, Accademia di Brera, Milano, Sergio Benedetti, curatore capo della National Gallery of Ireland, Francesco Petrucci, direttore del Museo di Palazzo Chigi in Ariccia, Marco Vallora, professore di Storia dell'Arte Contemporanea all'Università di Urbino, di Estetica al Politecnico di Milano e di Storia dell'arte e Storia della Critica alla Facoltà di Architettura di Parma, Nicola Spinosa, sovrintendente Polo Museale Napoletano, Beatrice Buscaroli, storica dell’arte, docente di Storia dell'Arte Contemporanea all'Università di Bologna-Ravenna, direttore artistico delle collezioni d’Arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Edoardo Testori, critico d’arte, Susan Fischer Sterling, curatore capo National Museum of Women in the Arts, Washington, Gutman Ilene, direttore Affari Nazionali ed Internazionali del National Museum of Women in the Arts, Washington.
L’iniziativa si propone, nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità, di promuovere ed evidenziare il ruolo della donna nell’arte e di recuperare il valore scientifico, sociale e antropologico delle opere di alcune fra le più illustri artiste della storia, così come di figure meno note, ma egualmente rilevanti nel panorama creativo internazionale, nonché analizzare com’è cambiata l’immagine della donna artista nel corso degli ultimi cinque secoli.
Artematica, in partnership con ABO Project, organizzazione nata con il compito di sostenere la ricerca contro il cancro, e Fondazione Umberto Veronesi, destinerà il 5% degli incassi della mostra al finanziamento del progetto di ricerca “Radioterapia Intraoperatoria e Radioterapia Fast”, un nuovo schema terapeutico nel trattamento del carcinoma della mammella, realizzato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO).
La mostra presenterà oltre 200 opere realizzate tra il XVI e il XX secolo da 110 artiste, tra cui Rosalba Carriera, Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Nathalie Gontcharova, Camille Claudel, Tamara de Lempicka, provenienti da musei e collezioni di 14 paesi europei e mondiali, quali il Museo Nacional del Prado e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, il Centre National d’Art et de Culture Georges Pompidou di Parigi, il National Museum of Women in the Arts di Washington, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli.
“Certo in nessun’altra età”, ebbe modo di scrivere Giorgio Vasari nelle sue Vite, “s’è ciò meglio potuto conoscere, che nella nostra; dove le donne hanno acquistato grandissime lettere”. Il percorso espositivo non poteva quindi che prendere inizio proprio dal Rinascimento, quando, in Italia e in Europa, il caso di una donna artista non rappresentava più, come nel Medioevo, un fenomeno isolato.
Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana sono alcune delle prime artista attive nel Cinquecento italiano.
Figura mitica, per aver ricevuto, vecchissima e cieca, l’omaggio di una visita di Anton van Dyck, Sofonisba Anguissola (c.1535-1625), cremonese, si specializzò, come le sue sorelle, soprattutto nel ritratto e nell’autoritratto, introducendo un tema che avrà, nelle biografie delle artiste, uno speciale rilievo e un significato preciso, destinato a divenire uno dei filoni principali della produzione femminile fino ai nostri giorni. “Dama di honore de la Reyna” di Spagna, l’Anguissola, di cui si espongono due tra le opere maggiori, (Autoritratto al cavalletto e Partita a scacchi) fu la prima donna a godere dell’appoggio dei monarchi europei.
Lavinia Fontana (1552-1614), sua quasi coetanea bolognese, divenne a sua volta ritrattista ufficiale delle famiglie nobili della città. Figlia di uno dei protagonisti del manierismo bolognese molto attivo a Roma a metà del Cinquecento, Lavinia si formò alla scuola del padre, animata da un gusto eclettico che univa ai modelli tosco-romani e parmensi i primi sentori di quello spirito nuovo che avrebbe nutrito la “riforma” dei Carracci.
Era assai frequente che le artiste fossero figlie o sorelle e mogli di artisti.
È il caso di Marietta Robusti (c.1550-1590), figlia di Tintoretto, detta la Tintoretta, presente col suo luminoso Autoritratto della Galleria degli Uffizi, che fa cenno alla sua educazione musicale, in accordo con le regole educative del tempo.
Ma è la romana Artemisia Gentileschi (1593-1654) ad avere ricoperto un ruolo fondamentale nell’affermazione della donna artista, non solo perché fu una grande pittrice, ma anche perché fu lei a ispirare, negli anni Settanta del secolo scorso, un nuovo interesse di natura femminista e sociale, su tutto il mondo femminile nelle arti. Figlia di Orazio Gentileschi, caravaggista della prima ora, subì violenza da Agostino Tassi, pittore raffinatissimo, e lo denunciò. La raccolta degli atti del processo per lo stupro subito è uno dei primi documenti di questo tipo e spiega l’oscuro fascino che, unendosi a quello della sua pittura, la trasformò in una eroina senza tempo. Continuò a dipingere scene dove il sangue gronda purpureo e lasciò alcune delle più stupefacenti immagini di Giuditta, l’eroina biblica. Giuditta, Susanna, Betsabea divengono i soggetti preferiti di Artemisia e delle artiste seicentesche, che scelsero decisamente di rappresentare donne eccezionali della storia classica e della storie biblica, femmes fortes in cui identificavano il loro stesso destino.
Elisabetta Sirani (1638-1665), figlia di un pittore allievo di Guido Reni, Giovanni Andrea Sirani, ebbe un destino assolutamente opposto a quello di Artemisia. Dedita soltanto alla sua arte, visse soli ventisette anni, lavorando indefessamente, ma morì all’improvviso, e si parlò di avvelenamento. Entrò quindi nella leggenda: era donna, era pittrice, era figlia di un pittore. La morte giovane aggiunse un’aura alla sua figura; il sospetto avvelenamento trasformò l’intera vicenda in giallo.
Nel Settecento il palcoscenico delle donne dell’arte si apre per accogliere biografie straordinarie, quali quelle dell’italiana Rosalba Carriera (1675-1757) specializzata nella raffinatissima tecnica del pastello qui rappresentata da uno splendido Autoritratto e da un Ritratto maschile, che fu attiva presso le maggiori corti d’Europa, da Parigi a Vienna e della svizzera Angelica Kauffmann (1741-1897), colta interprete di un precoce neoclassicismo ancora intriso di grazie rococò, splendidamente rappresentato nelle due opere in mostra, Erminia e l’Immortalità.
Con l’Ottocento le schiere s’infoltiscono: ecco dunque Berthe Morisot (1841-1895) cognata di Edouard Manet e protagonista dell’Impressionismo e delle sue battaglie, specializzata nella resa di temi domestici e intimi, e le americane Mary Cassatt (1845 - 1926) scoperta da Degas e da lui introdotta nell’ambiente impressionista.
Suzanne Valadon (1867-1938), madre di Maurice Utrillo, fu in intelligente equilibrio tra i due secoli, tanto da anticipare molte delle visioni fauviste o cubiste. Negli stessi anni scorse la vita tormentata di Camille Claudel, (1864-1943) maggior scultrice dell’Ottocento, la cui esistenza fu segnata dalla relazione col suo maestro Auguste Rodin. La mostra accoglie il famoso ritratto che la giovane allieva eseguì del maestro, e un bronzo raffigurante La Valse. Grande scultrice, potente artigiana, infaticabile lavoratrice, era la sola donna dell’atelier di Rodin che potesse tagliare il suo marmo - compito da uomini. Allo stesso tempo è interprete delicata e sensibilissima di una misura che declinava il modello rodiniano nella sfumatura più moderna delle curve e dei motivi decorativi: abbassò il tono stentoreo e monumentale del maestro, per scoprire la forza anche dentro una scultura di dimensioni inferiori.
Si giunge così al Novecento, attraverso l’opera elegantissima di Elisabeth Chaplin (1890-1982), artista francese di origine ma di cultura italiana, di cui si espongono due capolavori provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, alle prime avanguardie e all’inglese Vanessa Bell (1879-1961), protagonista, con la sorella Virginia Woolf, di un movimento straordinariamente vivace nell’Inghilterra tra i due secoli.
Tedesche come Gabriele Münter (1877-1962), Marianne von Werefkin (1860-1938), Paula Modersohn-Becker (1876-1907) e Käthe Kollwitz (1867-1945), presente con un nutrito gruppo di opere, vissero da protagoniste l’atmosfera cosmopolita della Germania del primo espressionismo gareggiando con le prime donne italiane lanciate nell’entusiasmo mediatico del futurismo.
Meteore fuori dal coro, Tamara de Lempicka (1902-1980) e Frida Kahlo (1907-1954) sconcertano non solo con le opere, ma anche con le loro biografie. Autrici di altissima individualità, seppero tracciare linee uniche e indipendenti tra le correnti del secolo.
Il Novecento spalanca la complessità del contemporaneo presentando voci sparse, ormai non più elencabili secondo un ordine, né di nazione, né di tendenze, come Meret Oppenheim (1913-1985), indiscussa protagonista di uno sperimentalismo sempre all’avanguardia.
Accompagna la mostra un catalogo Motta editore.
Artematica ringrazia sentitamente per la collaborazione il National Museum of Women in the Arts di Washington e l'Associazione Amici del National Museum of Women in the Arts di Milano.
04
dicembre 2007
L’arte delle donne dal Rinascimento al Surrealismo
Dal 04 dicembre 2007 al 06 aprile 2008
arte moderna e contemporanea
Location
PALAZZO REALE DI MILANO
Milano, Piazza Del Duomo, 12, (Milano)
Milano, Piazza Del Duomo, 12, (Milano)
Biglietti
intero: 9 euro; ridotto: 7 euro (studenti, tesserati TCI, over 60); ridotto: 6 euro (fino a 18 anni); gratuiti fino a 3 anni, disabili con accompagnatore.
Orario di apertura
lunedì dalle 14:30 alle 19:30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9:30 alle 19:30; giovedì dalle 9:30 alle 22:30
Vernissage
4 Dicembre 2007, ore 18,00
Editore
24 ORE CULTURA
Ufficio stampa
CLP
Ufficio stampa
24 ORE CULTURA - GRUPPO 24 ORE
Autore
Curatore