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Latinolatino
La mostra presenta una panoramica di artisti contemporanei latino-americani in città del centro e sud Italia (Napoli, Bari, Lecce, Maglie, Cosenza, Palermo, Trapani, Erice). Ribaltando il concetto di mostra itinerante, la mostra presenta artisti diversi in ogni sede e chiede allo spettatore di spostarsi per vederla nell’arco di 10 mesi
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In occasione dell'apertura a Barletta della sezione italiana della mostra
LATINOLATINO
Arte Contemporanea Latino Americana nel Sud Italia
a cura di Raffaella Guidobono
con il sostegno di Vodafone, Bartolini, Vestas Hotels e dell´Assessorato alle Culture della Provincia di Lecce e in collaborazione con Isufi, Loophouse-Alessandra Pomarico
aka curatorial project
presenta
Desideria Burgio, Gea Casolaro, Isola&Norzi, Mario Lamberti, Sandro Mele, Pax Paloscia, Giada Ripa, Pietro Ruffo, Guendalina Salini, Paolo W. Tamburella, Lucia Uni.
Inaugurazione 5 luglio 2008 ore 19
Castello di Barletta
Barletta (BA)
In mostra fino al 27 luglio
La sezione italiana della mostra LatinoLatino a cura di Raffaella Guidobono dopo la preview nel Salento a Novembre 07, e le tappe allo Spasimo di Palermo, Fortino di Sant´Antonio a Bari e Trip a Napoli, trova la propria sede a Barletta.
LATINOLATINO presenta una panoramica di artisti contemporanei latino-americani in città del centro e sud Italia (Napoli, Bari, Lecce, Maglie, Cosenza, Palermo, Trapani, Erice). Ribaltando il concetto di mostra itinerante, la mostra presenta artisti diversi in ogni sede e chiede allo spettatore di spostarsi per vederla nell'arco di 10 mesi.
La mostra è concepita come un unico evento diffuso nell'Italia centro-meridionale a presentare in luoghi e contesti diversi l'opera di artisti affermati e giovani emergenti il cui lavoro si è posto all'attenzione della critica internazionale per valenza estetica e attenzione alla dimensione sociale dell'arte, riflettendo gli orientamenti e le preoccupazioni della scena contemporanea centro-sudamericana, in Italia ancora poco conosciuta. Una delle questioni poste dalla mostra riguarda la problematica della trasposizione di un'opera dal contesto locale da cui proviene a quello globale in cui viene presentata e fruita.
Il titolo LATINOLATINO è una sorta di paradosso che vuole rimettere in questione la rappresentazione, spesso eccessivamente baroccheggiante e piena di luoghi comuni, con cui è rievocata la cultura latino-americana, per rintracciare una sensibilità concettuale che accomuni gli artisti contemporanei al di là dei cliché e delle provenienze. Se non esiste differenza formale tra chi è rimasto nel paese di origine e chi vive all'estero, si evidenzia un comune sentire, una forte adesione a temi dalla portata universale e una soggiacente tensione sociale, anche laddove questa si manifesta in una dimensione intima, domestica, personale.
Il Castello di Barletta presenta nell´ala sud ovest l´esperienza latinoamericana di artisti italiani.Oltre la semplice traduzione del lavoro in area geografica la mostra contempla diverse accezioni. Più di un espediente che di solito non porta lontano, le serie qui presenti si prestano a descrivere luoghi rivisitati a fronte di esperienze avvenute di recente nelle cittá di Centro e Sud America.
Oltre la pura ossservazione e con intenti avulsi da clichè degli esotismi a cui si associano di solito i paesi latini, qui ci si confronta con simboli e momenti storici di alcuni paesi scelti per articolare le ricerche sul tema dell´omaggio nella rappresentazione.
Gea Casolaro da sempre rende inestimabili i percorsi dove si sofferma l´uomo. La geometria dinamica di ogni nuova serie dell´artista celebra le mosse inconsapevolmente estetiche e il segno degli attraversamenti quotidiani sulla terra come una casualitá di luoghi e forme che si ripetono, si specchiano e si citano negli anni a seguire. Nel video "Volver atrás para ir adelante", girato in Argentina dopo la crisi economica, esplora la dimensione metropolitana della folla indistinta di Buenos Aires con un reverse dell´inquadratra fissa sul camminamento di una giornata qualunque. Il rumore crescente di tamburi in sottofondo monta nell´audio poco a poco e sostanzia la protesta, sempre ricorrente nei suoi video, e dichiara la presa di posizione contro un sistema barbarico. In particolare l´urgenza della voce-contro invita le banche a restituire il denaro davanti al centro commerciale Galeria Pacificos, un nome paradossale se si considera che in un passato non troppo remoto lo stesso era un luogo di tortura. Specialista nell´insistenza sui fotogrammi per reperire ogni possibile informazione in essi contenuta, l´artista affianca la tipica leggerezza del tocco a profonde analisi di senso delle persone e della loro istintiva gestualitá, sia essa celata o manifesta. I dati pre e post 2003, a scorrere in stile CNN, rivelano nel loro crudo nozionismo una profonda analisi del territorio e aggiungono ulteriore moto straniante a un video processato al contrario. Tanta audacia nella post produzione ai fini concettuali, quando i video in generale non erano ancora così elaborati, serve anch´essa a rafforzare le motivazioni di una critica latente. Con questo video ha vinto nel 2004 il concorso "The video game" poi presentato a Roma, Lyon e Los Angeles.
Pietro Ruffo parte da una personale inclinazione per l´entomologia e dopo aver scelto la forma perfetta dello scarabeo intaglia dentro singole teche di legno contenenti i trattati intercorsi tra Stati Uniti e LatinoAmerica la sagoma ripetuta in 3D dell´animale. L´esito della ricerca di contratti scritti e mai rispettati tra paesi, relazioni di conferenze internazionali, carteggi, diatribe sospese lo porta a costruire una massiccia installazione di 290x470 cm. In mostra abbiamo un dettaglio dell´installazione formata da una griglia di teche contenenti singoli intagli riprodotti in altorilievo nei colori oro e nero per distinguere le stelle e strisce della bandiera degli Stati Uniti. Il titolo "Not in my backyard" si riferisce ai ritagli su trattati fra U.S.A. e paesi dell´America del Sud tra 1945 e 2002.. Come a dire: fate quello che volete ma non nel mio paese, non nel mio giardino. Se pensiamo alla definizione che Nixon aveva dato dell´America Latina e alla pronta risposta dei Latinoamericani che non si ritengono il `giardino di nessuno" troviamo un´altra chiave di lettura che testimonia come alcuni accordi siano svaporati, o peggio l´erosione temporale li abbia letteralmente smangiati, resi illeggibili e pertanto impraticabili. Oggi quantomai attuale, il lavoro riflette sui rapporti fra Stati Uniti e la frequente incomunicabilitá per via delle politiche militari sul territorio, tra cui l´embargo su Cuba e la recente inquietudine per gli ultimi cambi di rotta. Non a caso la grande famiglia degli Scarabeidae e della tribù dei Dynastini a cui appartengono i più grandi scarabei del pianeta proviene da Centro e Sud America. Il colore è spesso marrone castagna, mentre il capo ed il torace è molto scuro quasi nero. La loro consistenza è dura e coriacea, compaiono tra maggio e giugno a seconda dell´andamento della stagione. Di solito sopravvivono con le scorte alimentari che hanno accumulato all´interno dell´addome. La possibilitá di cibarsi di scorie altrui è la metafora a cui si aggancia il lavoro dell´artista, fin dagli esordi affascinato dalle forme di vita ancestrali della terra. Giá nel 2004 la supercollisione di 356 milioni di anni fa che ha originato Gondwana, veniva scelta quale filo rosso del suo lavoro per vincolare la rappresentazione estetica di mappe, territori e bandiere dei luoghi caldi del pianeta dove ancora imperversano guerre e ingiustizie, qui resa site-specific con l´aspetto di un cabinet de dessins del XVIII Secolo.
Il senso del lavoro sulla frontiera è imponente anche per Paolo W. Tamburella, il cui approccio profondo ma semplificato alle relazioni tra i popoli descrive sempre il nodo cruciale di una questione, isolandone un gesto, un elemento estetico o un momento chiave con estrema sintesi. La storia siamo noi. Walter Gropius nel 1918 fondava il manifesto Bauhaus per dire che l'arte non puo' essere insegnata. Il confine sottile tra quanto apprendiamo dalla storia e quanto la storia insegna, ci restituisce i tagli, le cuciture e di nuovo l'impossibilitá di leggere parole mai rispettate, contratti vani o inesistenti come quelli degli extracomunitari che urlano "Si, se puede" in una strada di New York e inneggiano alla legalizzazione della loro posizione. L'artista ci obbliga a guardare il lavoro nell'interezza di un altro vessillo letteralmente chiamato "Monte Basura", con riferimento al termine Basura, ovvero Immondizia nei paesi latini. L'ammasso di sacchi della pattumiera chiusi insieme a formare una montagna nera è destinato a preservare la storia dentro cui sembra agire la forza naturale degli uomini che li rende gli unici in grado di cambiare le sorti del futuro. Scelta una manifestazione di lavoratori latini illegali a Manhattan, l'intervento dell'artista trasforma una protesta in un occasione per raccontare la condizione di uomini e donne che per pochi dollari si fanno carico della crescita (e dei rifiuti) degli Stati Uniti. Il carico lieve ma imponente sulle spalle dei manifestanti pare un santo mistero in una sorta di processione religiosa. La scultura aerea di sacchi di monnezza cuciti insieme dall`artista e dai migrantes viene issata come il totem sulla marcia pacifica. L´artista attraverso la Montagna di rifiuti dà una forma alle richieste dei manifestanti, guadagna maggiore attenzione mediatica alla loro causa e dimostra, come ci insegna anche l´artista belga (naturalizzato messicano) Francis Alys, che spostare una montagna è possibile.
Sandro Mele esplora da tempo istanze argentine. L´enfasi nel descrivere le relazioni intercorse tra consiglieri delle riunioni nella fabbrica FaSinPat (Fabbrica Senza Padrone, ex-Cerámicas Zanón a Neuquén in Patagonia) e la nozione di scultura racchiusa nell´episodio di un quadro, rende il significato sociale con valenza immediata. L´immaginario di riferimento è la storia di conquista dei diritti dell´uomo e la possibilitá di respirare la dignitá del lavoro. Semplifica gli accadimenti con interventi residuali e aggiunge quanto trova sul suo percorso mai casuale per trasformare fotografie digitali in un documentario dentro cornici di ferro grande formato. Le ultime riflessioni sulla conquista dei diritti nelle fabbriche totalmente autogestite e la situazione di chi e´ abituato a condizioni di grande difficoltá, innesca processi sociali dove l´ "Assemblea" democratica, titolo dell´opera, diventa cruciale per capire il senso del lavoro, ristabilire ordine e legittimita agli operai. Mele depura le fotografie da sempre accompagnate dal suono dei Minimono e ora arriva a servirsene solo per la colonna sonora dell´opera, e compie una nuova serie di ritratti del popolo argentino con rara attenzione ai gangli sociali in fermento. Invitato al prossimo Social Forum sará presente a Settembre 2008 con una retrospettiva indagatoria sulle dinamiche sociali delle realtá operaie autogestite.
Giada Ripa fotografa la realtá pertinente a storie oscillanti tra il personale e l´universale. Questa serie di scatti contiene elementi testuali quale parte di una successione di indagini sul cambiamento dei paesaggi urbani a Buenos Aires e rappresenta un omaggio al padre di Raoul Scebba, musicista argentino dell'orchestra di Piazza Vittorio, colonna sonora del lavoro e sua guida per i barrios della cittá. Attraverso panoramiche industriali quasi lunari, distanti ma cariche di densitá di pensiero, Raoul, immigrato in Italia da più di un decennio, dopo aver studiato presso il Conservatorio di La Plata, ci porta indietro nel tempo e con sguardo malinconico e ci parla della sua patria. Le frasi e i motti istintivi per descrivere in estrema sintesi un cambiamento in atto, accompagnano le stampe su alluminio delle immagini notturne e formano un tragitto nel buio alla ricerca di riferimenti e luoghi attraverso l´architettura inquietante, come può esserlo nella visione dell´artista un popolo sprofondato nella nostalgia.
Il lavoro performativo di Mario Lamberti qui tradotto in una doppia stampa fotografica evoca la foresta Amazzonica nella autosospensione tra le liane di un luogo non identificato. La location reale situata sopra il Tevere svincola lo spettatore da qualsiasi dimensione spazio temporale. La ricostruzione di accenni e suggestioni di un luogo inventato fonde insieme sogno privato e fantasia collettiva. La volontá di interagire con il pubblico, ampiamente sperimentato nelle estemporanee performance poetiche dell´artista si traduce in fotografie sublimate, con i toni ridotti all´osso e uno spiccato lirismo. La produzione mutevole si accompagna ai versi cantati in spagnolo secondo i dettami dell´Economia Poetica da lui fondata con omaggi speciali a Borges, Octavio Paz e Junot Diaz.
Negli aspetti meno scontati e glamour del Caribe, Pax Paloscia indaga Cartagena in Colombia. Gravedao è il titolo della serie la cui esplorazione evidenzia non tanto l'aspetto turistico piu' frivolo ma la purezza e la malinconia di alcune aree popolari, laddove i colori saturi e violenti ne accentuano con determinazione la teatralità. L´alta produzione di scatti fotografici pesca dal quotidiano spurio e coglie volti e occhi eloquenti dentro i quali si riflette la condizione di preziosa libertá pur nell´assenza di ricchezza tangibile secondo i parametri economici del mondo occidentale. Lo sguardo di Pax porta a galla purezza, desiderio, onestá.
Desideria Burgio confronta Palermo e l´Havana nella ripresa di due interni molto simili vissuti da anziane signore a poco tempo di distanza. Con la stessa qualitá del culto religioso tradotto in esperienza quotidiana, la doppia installazione mostra il privato inaccessibile di stanze cariche di ricordi e infonde un´aura spirituale in grado di trattenere negli oggetti la storia e il passaggio del tempo. In linea con le precedenti serie indagatorie sul corpo e la relazione con la sacralitá della posa, qui il lavoro prende il volo verso un aspetto documentario intenso al punto di rispecchiare la volontá dei soggetti di sentirsi meno soli.
Isola&Norzi descrivono un suono di confine tra culture, un apertura, una nascita, un nuovo stato delle cose dove la convivenza fra i popoli vince barriere di ogni sorta. L´effimero si sostituisce all´opera, e da una dimensione scultorea fisica negli ultimi tempi preferisce generare pensiero. Una scopa di bambù si innesta nella canna da cui ha avuto origine e produce con le proprie foglie materia primordiale da spazzare. Se l´installazione "Birdless" evoca un bosco arcaico e contemporaneo al contempo, il nuovo corso delle opere realizzate dal duo di artisti nella serie Finisterrae raccoglie un coacervo di apparizioni, metafore, epifanie e argomenti quotidiani, spesso capovolti per ragionare sulla loro duplice valenza e talvolta ispirati alla nobiltá dell´insegnamento di altri maestri, poi tradotti in interventi-omaggio. Qui si ragiona sull´autodistruzione, la ciclicità, sulle frontiere inesplorate di habitat ancora insondati e l´effimera natura umana nei momenti di passaggio, non ultima la nostra fugace esistenza sulla terra.
Luci Uni spesso ricerca un suono musicale e non solo nelle note, ma dentro parole, dettagli, oggetti, o come in questo caso, in un mezzo di trasporto. Mossa dalla volontà di estrarre senso dal proprio lavoro per nutrire prima di tutto se stessa qui presenta il video "Preghiera a mio padre" con musica di Daniele Di Bonaventura, definito il miglior Bandoneista che abbiamo in Italia. Il video è girato a Milano e riprende dall'interno e all'esterno un autobus doppio, a mantice. Il montaggio è costruito cercando l'esatta sincronia del mantice dello strumento con quello dell'autobus, in modo tale che l'autobus stesso sembri suonarla. La musica del bandoneon, accompagna il viaggio. Malleabile e di forma quadrangolare produce pieghe a fisarmonica simili al bus. Il Bandoneon nasceva per svolgere funzioni religiose all'aperto e al principio era chiamato organo a gamba. Nato in Germania, per alcuni inventato o forse soltanto reso popolare dal musicista tedesco Heinrich Band, successivamente si è affermato come lo strumento caratterizzante del tango argentino per il tipico suono struggente. E sulle note intense del "pensiero triste che si balla" come viene definito nella tradizione porteña il tango, chiude la mostra la performance di Guendalina Salini “Don Tonino danza il tango”, fotografata da Alessandro Cicoria, mentre duetta con la statua di Don Tonino Bello a Tricase in Puglia, con cui sognava di danzare fin da piccola. Fondersi alle sensazioni da cui ha origine il tango invita a ragionare sulla miscela di varie culture da cui proviene. Dapprima i neri e gli indios iniziarono a ballarlo e a quel tempo risale il ricordo ancora molto solare del candombe, poi gli europei specie gli italiani emigrati in Argentina, diedero caratteristiche più malinconiche, nelle parole di strazio per la lontananza dalla patria, dalla madre, dall'amore.
Spesso il lavoro dell´artista è un contrappunto di scelte giocose tra archetipi e oggetti del desiderio. Il genere musicale a cui si riferisce suggerisce una libertá di postura del tango, dove al solito la figura portante è l´uomo, qui di bronzo, nondimeno in grado di accogliere la leggerezza delle sue mosse sinuose, quale invito simbolico a scardinare i canoni di quanto è illecito.
E con l´auspicato intervento sul finale di una nuova fantasia al potere dell´arte.
Raffaella Guidobono
LE SEDI DELLA MOSTRA LATINOLATINO
Santa Maria dello Spasimo Palermo 29.11.07/29.01.08
Lamarque Maglie 24.11.07/29.01.08
Manifatture Knos Lecce 24.11.07/29.01.08
Fortino di Sant´Antonio Bari 18.01.08/30.01.08
Trip Napoli 24.01.08/24.02.08
Sedile Lecce 06.05.08/18.05.08
Palazzo della Vicaria Trapani 12.07.08/19.08.08
Mercato del pesce Trapani 25.07.08/31.08.08
Ex Convento Santa Chiara Cosenza 30.09.08/30.10.08
ASSOCIAZIONE CULTURALE KROITNIJZ promuove dal '99 un approccio trasversale dell'arte contemporanea all'interno di spazi istituzionali e non, con intenso programma di talent scouting di artisti internazionali. Raffaella Guidobono è curatore indipendente direttore artistico del progetto curatoriale AKA che risponde alle dinamiche sociali e culturali di varie città attraverso l´utilizzo di spazi inusuali tra Italia, Argentina, US, 4UK e Mexico. Accanto a LatinoLatino e al Festival Fotologìa di Bogotà in agosto 2008, il progetto più recente esposto a New York e al Printemps Design del Centre Pompidou a Parigi con date previste a Berlino, Istanbul e Venezia è Detour Moleskine (2006-2007-2008) mostra collettiva di taccuini interpretati da artisti, architetti, scrittori, designer e outsider tra cui Tom Sachs, Ragnar Kjartansson, Manfredi Beninati, Joep van Lieshout, Ana Prvacki, Desideria Burgio, Bili Bidjocka, Isola&Norzi, Renzo Piano, Odile Decq, Dave Eggers, Javier Marías, Yves Béhar, Ron Arad, Simon Njami, ideata per la ONG Lettera27.org www.moleskine.com
LATINOLATINO
Arte Contemporanea Latino Americana nel Sud Italia
a cura di Raffaella Guidobono
con il sostegno di Vodafone, Bartolini, Vestas Hotels e dell´Assessorato alle Culture della Provincia di Lecce e in collaborazione con Isufi, Loophouse-Alessandra Pomarico
aka curatorial project
presenta
Desideria Burgio, Gea Casolaro, Isola&Norzi, Mario Lamberti, Sandro Mele, Pax Paloscia, Giada Ripa, Pietro Ruffo, Guendalina Salini, Paolo W. Tamburella, Lucia Uni.
Inaugurazione 5 luglio 2008 ore 19
Castello di Barletta
Barletta (BA)
In mostra fino al 27 luglio
La sezione italiana della mostra LatinoLatino a cura di Raffaella Guidobono dopo la preview nel Salento a Novembre 07, e le tappe allo Spasimo di Palermo, Fortino di Sant´Antonio a Bari e Trip a Napoli, trova la propria sede a Barletta.
LATINOLATINO presenta una panoramica di artisti contemporanei latino-americani in città del centro e sud Italia (Napoli, Bari, Lecce, Maglie, Cosenza, Palermo, Trapani, Erice). Ribaltando il concetto di mostra itinerante, la mostra presenta artisti diversi in ogni sede e chiede allo spettatore di spostarsi per vederla nell'arco di 10 mesi.
La mostra è concepita come un unico evento diffuso nell'Italia centro-meridionale a presentare in luoghi e contesti diversi l'opera di artisti affermati e giovani emergenti il cui lavoro si è posto all'attenzione della critica internazionale per valenza estetica e attenzione alla dimensione sociale dell'arte, riflettendo gli orientamenti e le preoccupazioni della scena contemporanea centro-sudamericana, in Italia ancora poco conosciuta. Una delle questioni poste dalla mostra riguarda la problematica della trasposizione di un'opera dal contesto locale da cui proviene a quello globale in cui viene presentata e fruita.
Il titolo LATINOLATINO è una sorta di paradosso che vuole rimettere in questione la rappresentazione, spesso eccessivamente baroccheggiante e piena di luoghi comuni, con cui è rievocata la cultura latino-americana, per rintracciare una sensibilità concettuale che accomuni gli artisti contemporanei al di là dei cliché e delle provenienze. Se non esiste differenza formale tra chi è rimasto nel paese di origine e chi vive all'estero, si evidenzia un comune sentire, una forte adesione a temi dalla portata universale e una soggiacente tensione sociale, anche laddove questa si manifesta in una dimensione intima, domestica, personale.
Il Castello di Barletta presenta nell´ala sud ovest l´esperienza latinoamericana di artisti italiani.Oltre la semplice traduzione del lavoro in area geografica la mostra contempla diverse accezioni. Più di un espediente che di solito non porta lontano, le serie qui presenti si prestano a descrivere luoghi rivisitati a fronte di esperienze avvenute di recente nelle cittá di Centro e Sud America.
Oltre la pura ossservazione e con intenti avulsi da clichè degli esotismi a cui si associano di solito i paesi latini, qui ci si confronta con simboli e momenti storici di alcuni paesi scelti per articolare le ricerche sul tema dell´omaggio nella rappresentazione.
Gea Casolaro da sempre rende inestimabili i percorsi dove si sofferma l´uomo. La geometria dinamica di ogni nuova serie dell´artista celebra le mosse inconsapevolmente estetiche e il segno degli attraversamenti quotidiani sulla terra come una casualitá di luoghi e forme che si ripetono, si specchiano e si citano negli anni a seguire. Nel video "Volver atrás para ir adelante", girato in Argentina dopo la crisi economica, esplora la dimensione metropolitana della folla indistinta di Buenos Aires con un reverse dell´inquadratra fissa sul camminamento di una giornata qualunque. Il rumore crescente di tamburi in sottofondo monta nell´audio poco a poco e sostanzia la protesta, sempre ricorrente nei suoi video, e dichiara la presa di posizione contro un sistema barbarico. In particolare l´urgenza della voce-contro invita le banche a restituire il denaro davanti al centro commerciale Galeria Pacificos, un nome paradossale se si considera che in un passato non troppo remoto lo stesso era un luogo di tortura. Specialista nell´insistenza sui fotogrammi per reperire ogni possibile informazione in essi contenuta, l´artista affianca la tipica leggerezza del tocco a profonde analisi di senso delle persone e della loro istintiva gestualitá, sia essa celata o manifesta. I dati pre e post 2003, a scorrere in stile CNN, rivelano nel loro crudo nozionismo una profonda analisi del territorio e aggiungono ulteriore moto straniante a un video processato al contrario. Tanta audacia nella post produzione ai fini concettuali, quando i video in generale non erano ancora così elaborati, serve anch´essa a rafforzare le motivazioni di una critica latente. Con questo video ha vinto nel 2004 il concorso "The video game" poi presentato a Roma, Lyon e Los Angeles.
Pietro Ruffo parte da una personale inclinazione per l´entomologia e dopo aver scelto la forma perfetta dello scarabeo intaglia dentro singole teche di legno contenenti i trattati intercorsi tra Stati Uniti e LatinoAmerica la sagoma ripetuta in 3D dell´animale. L´esito della ricerca di contratti scritti e mai rispettati tra paesi, relazioni di conferenze internazionali, carteggi, diatribe sospese lo porta a costruire una massiccia installazione di 290x470 cm. In mostra abbiamo un dettaglio dell´installazione formata da una griglia di teche contenenti singoli intagli riprodotti in altorilievo nei colori oro e nero per distinguere le stelle e strisce della bandiera degli Stati Uniti. Il titolo "Not in my backyard" si riferisce ai ritagli su trattati fra U.S.A. e paesi dell´America del Sud tra 1945 e 2002.. Come a dire: fate quello che volete ma non nel mio paese, non nel mio giardino. Se pensiamo alla definizione che Nixon aveva dato dell´America Latina e alla pronta risposta dei Latinoamericani che non si ritengono il `giardino di nessuno" troviamo un´altra chiave di lettura che testimonia come alcuni accordi siano svaporati, o peggio l´erosione temporale li abbia letteralmente smangiati, resi illeggibili e pertanto impraticabili. Oggi quantomai attuale, il lavoro riflette sui rapporti fra Stati Uniti e la frequente incomunicabilitá per via delle politiche militari sul territorio, tra cui l´embargo su Cuba e la recente inquietudine per gli ultimi cambi di rotta. Non a caso la grande famiglia degli Scarabeidae e della tribù dei Dynastini a cui appartengono i più grandi scarabei del pianeta proviene da Centro e Sud America. Il colore è spesso marrone castagna, mentre il capo ed il torace è molto scuro quasi nero. La loro consistenza è dura e coriacea, compaiono tra maggio e giugno a seconda dell´andamento della stagione. Di solito sopravvivono con le scorte alimentari che hanno accumulato all´interno dell´addome. La possibilitá di cibarsi di scorie altrui è la metafora a cui si aggancia il lavoro dell´artista, fin dagli esordi affascinato dalle forme di vita ancestrali della terra. Giá nel 2004 la supercollisione di 356 milioni di anni fa che ha originato Gondwana, veniva scelta quale filo rosso del suo lavoro per vincolare la rappresentazione estetica di mappe, territori e bandiere dei luoghi caldi del pianeta dove ancora imperversano guerre e ingiustizie, qui resa site-specific con l´aspetto di un cabinet de dessins del XVIII Secolo.
Il senso del lavoro sulla frontiera è imponente anche per Paolo W. Tamburella, il cui approccio profondo ma semplificato alle relazioni tra i popoli descrive sempre il nodo cruciale di una questione, isolandone un gesto, un elemento estetico o un momento chiave con estrema sintesi. La storia siamo noi. Walter Gropius nel 1918 fondava il manifesto Bauhaus per dire che l'arte non puo' essere insegnata. Il confine sottile tra quanto apprendiamo dalla storia e quanto la storia insegna, ci restituisce i tagli, le cuciture e di nuovo l'impossibilitá di leggere parole mai rispettate, contratti vani o inesistenti come quelli degli extracomunitari che urlano "Si, se puede" in una strada di New York e inneggiano alla legalizzazione della loro posizione. L'artista ci obbliga a guardare il lavoro nell'interezza di un altro vessillo letteralmente chiamato "Monte Basura", con riferimento al termine Basura, ovvero Immondizia nei paesi latini. L'ammasso di sacchi della pattumiera chiusi insieme a formare una montagna nera è destinato a preservare la storia dentro cui sembra agire la forza naturale degli uomini che li rende gli unici in grado di cambiare le sorti del futuro. Scelta una manifestazione di lavoratori latini illegali a Manhattan, l'intervento dell'artista trasforma una protesta in un occasione per raccontare la condizione di uomini e donne che per pochi dollari si fanno carico della crescita (e dei rifiuti) degli Stati Uniti. Il carico lieve ma imponente sulle spalle dei manifestanti pare un santo mistero in una sorta di processione religiosa. La scultura aerea di sacchi di monnezza cuciti insieme dall`artista e dai migrantes viene issata come il totem sulla marcia pacifica. L´artista attraverso la Montagna di rifiuti dà una forma alle richieste dei manifestanti, guadagna maggiore attenzione mediatica alla loro causa e dimostra, come ci insegna anche l´artista belga (naturalizzato messicano) Francis Alys, che spostare una montagna è possibile.
Sandro Mele esplora da tempo istanze argentine. L´enfasi nel descrivere le relazioni intercorse tra consiglieri delle riunioni nella fabbrica FaSinPat (Fabbrica Senza Padrone, ex-Cerámicas Zanón a Neuquén in Patagonia) e la nozione di scultura racchiusa nell´episodio di un quadro, rende il significato sociale con valenza immediata. L´immaginario di riferimento è la storia di conquista dei diritti dell´uomo e la possibilitá di respirare la dignitá del lavoro. Semplifica gli accadimenti con interventi residuali e aggiunge quanto trova sul suo percorso mai casuale per trasformare fotografie digitali in un documentario dentro cornici di ferro grande formato. Le ultime riflessioni sulla conquista dei diritti nelle fabbriche totalmente autogestite e la situazione di chi e´ abituato a condizioni di grande difficoltá, innesca processi sociali dove l´ "Assemblea" democratica, titolo dell´opera, diventa cruciale per capire il senso del lavoro, ristabilire ordine e legittimita agli operai. Mele depura le fotografie da sempre accompagnate dal suono dei Minimono e ora arriva a servirsene solo per la colonna sonora dell´opera, e compie una nuova serie di ritratti del popolo argentino con rara attenzione ai gangli sociali in fermento. Invitato al prossimo Social Forum sará presente a Settembre 2008 con una retrospettiva indagatoria sulle dinamiche sociali delle realtá operaie autogestite.
Giada Ripa fotografa la realtá pertinente a storie oscillanti tra il personale e l´universale. Questa serie di scatti contiene elementi testuali quale parte di una successione di indagini sul cambiamento dei paesaggi urbani a Buenos Aires e rappresenta un omaggio al padre di Raoul Scebba, musicista argentino dell'orchestra di Piazza Vittorio, colonna sonora del lavoro e sua guida per i barrios della cittá. Attraverso panoramiche industriali quasi lunari, distanti ma cariche di densitá di pensiero, Raoul, immigrato in Italia da più di un decennio, dopo aver studiato presso il Conservatorio di La Plata, ci porta indietro nel tempo e con sguardo malinconico e ci parla della sua patria. Le frasi e i motti istintivi per descrivere in estrema sintesi un cambiamento in atto, accompagnano le stampe su alluminio delle immagini notturne e formano un tragitto nel buio alla ricerca di riferimenti e luoghi attraverso l´architettura inquietante, come può esserlo nella visione dell´artista un popolo sprofondato nella nostalgia.
Il lavoro performativo di Mario Lamberti qui tradotto in una doppia stampa fotografica evoca la foresta Amazzonica nella autosospensione tra le liane di un luogo non identificato. La location reale situata sopra il Tevere svincola lo spettatore da qualsiasi dimensione spazio temporale. La ricostruzione di accenni e suggestioni di un luogo inventato fonde insieme sogno privato e fantasia collettiva. La volontá di interagire con il pubblico, ampiamente sperimentato nelle estemporanee performance poetiche dell´artista si traduce in fotografie sublimate, con i toni ridotti all´osso e uno spiccato lirismo. La produzione mutevole si accompagna ai versi cantati in spagnolo secondo i dettami dell´Economia Poetica da lui fondata con omaggi speciali a Borges, Octavio Paz e Junot Diaz.
Negli aspetti meno scontati e glamour del Caribe, Pax Paloscia indaga Cartagena in Colombia. Gravedao è il titolo della serie la cui esplorazione evidenzia non tanto l'aspetto turistico piu' frivolo ma la purezza e la malinconia di alcune aree popolari, laddove i colori saturi e violenti ne accentuano con determinazione la teatralità. L´alta produzione di scatti fotografici pesca dal quotidiano spurio e coglie volti e occhi eloquenti dentro i quali si riflette la condizione di preziosa libertá pur nell´assenza di ricchezza tangibile secondo i parametri economici del mondo occidentale. Lo sguardo di Pax porta a galla purezza, desiderio, onestá.
Desideria Burgio confronta Palermo e l´Havana nella ripresa di due interni molto simili vissuti da anziane signore a poco tempo di distanza. Con la stessa qualitá del culto religioso tradotto in esperienza quotidiana, la doppia installazione mostra il privato inaccessibile di stanze cariche di ricordi e infonde un´aura spirituale in grado di trattenere negli oggetti la storia e il passaggio del tempo. In linea con le precedenti serie indagatorie sul corpo e la relazione con la sacralitá della posa, qui il lavoro prende il volo verso un aspetto documentario intenso al punto di rispecchiare la volontá dei soggetti di sentirsi meno soli.
Isola&Norzi descrivono un suono di confine tra culture, un apertura, una nascita, un nuovo stato delle cose dove la convivenza fra i popoli vince barriere di ogni sorta. L´effimero si sostituisce all´opera, e da una dimensione scultorea fisica negli ultimi tempi preferisce generare pensiero. Una scopa di bambù si innesta nella canna da cui ha avuto origine e produce con le proprie foglie materia primordiale da spazzare. Se l´installazione "Birdless" evoca un bosco arcaico e contemporaneo al contempo, il nuovo corso delle opere realizzate dal duo di artisti nella serie Finisterrae raccoglie un coacervo di apparizioni, metafore, epifanie e argomenti quotidiani, spesso capovolti per ragionare sulla loro duplice valenza e talvolta ispirati alla nobiltá dell´insegnamento di altri maestri, poi tradotti in interventi-omaggio. Qui si ragiona sull´autodistruzione, la ciclicità, sulle frontiere inesplorate di habitat ancora insondati e l´effimera natura umana nei momenti di passaggio, non ultima la nostra fugace esistenza sulla terra.
Luci Uni spesso ricerca un suono musicale e non solo nelle note, ma dentro parole, dettagli, oggetti, o come in questo caso, in un mezzo di trasporto. Mossa dalla volontà di estrarre senso dal proprio lavoro per nutrire prima di tutto se stessa qui presenta il video "Preghiera a mio padre" con musica di Daniele Di Bonaventura, definito il miglior Bandoneista che abbiamo in Italia. Il video è girato a Milano e riprende dall'interno e all'esterno un autobus doppio, a mantice. Il montaggio è costruito cercando l'esatta sincronia del mantice dello strumento con quello dell'autobus, in modo tale che l'autobus stesso sembri suonarla. La musica del bandoneon, accompagna il viaggio. Malleabile e di forma quadrangolare produce pieghe a fisarmonica simili al bus. Il Bandoneon nasceva per svolgere funzioni religiose all'aperto e al principio era chiamato organo a gamba. Nato in Germania, per alcuni inventato o forse soltanto reso popolare dal musicista tedesco Heinrich Band, successivamente si è affermato come lo strumento caratterizzante del tango argentino per il tipico suono struggente. E sulle note intense del "pensiero triste che si balla" come viene definito nella tradizione porteña il tango, chiude la mostra la performance di Guendalina Salini “Don Tonino danza il tango”, fotografata da Alessandro Cicoria, mentre duetta con la statua di Don Tonino Bello a Tricase in Puglia, con cui sognava di danzare fin da piccola. Fondersi alle sensazioni da cui ha origine il tango invita a ragionare sulla miscela di varie culture da cui proviene. Dapprima i neri e gli indios iniziarono a ballarlo e a quel tempo risale il ricordo ancora molto solare del candombe, poi gli europei specie gli italiani emigrati in Argentina, diedero caratteristiche più malinconiche, nelle parole di strazio per la lontananza dalla patria, dalla madre, dall'amore.
Spesso il lavoro dell´artista è un contrappunto di scelte giocose tra archetipi e oggetti del desiderio. Il genere musicale a cui si riferisce suggerisce una libertá di postura del tango, dove al solito la figura portante è l´uomo, qui di bronzo, nondimeno in grado di accogliere la leggerezza delle sue mosse sinuose, quale invito simbolico a scardinare i canoni di quanto è illecito.
E con l´auspicato intervento sul finale di una nuova fantasia al potere dell´arte.
Raffaella Guidobono
LE SEDI DELLA MOSTRA LATINOLATINO
Santa Maria dello Spasimo Palermo 29.11.07/29.01.08
Lamarque Maglie 24.11.07/29.01.08
Manifatture Knos Lecce 24.11.07/29.01.08
Fortino di Sant´Antonio Bari 18.01.08/30.01.08
Trip Napoli 24.01.08/24.02.08
Sedile Lecce 06.05.08/18.05.08
Palazzo della Vicaria Trapani 12.07.08/19.08.08
Mercato del pesce Trapani 25.07.08/31.08.08
Ex Convento Santa Chiara Cosenza 30.09.08/30.10.08
ASSOCIAZIONE CULTURALE KROITNIJZ promuove dal '99 un approccio trasversale dell'arte contemporanea all'interno di spazi istituzionali e non, con intenso programma di talent scouting di artisti internazionali. Raffaella Guidobono è curatore indipendente direttore artistico del progetto curatoriale AKA che risponde alle dinamiche sociali e culturali di varie città attraverso l´utilizzo di spazi inusuali tra Italia, Argentina, US, 4UK e Mexico. Accanto a LatinoLatino e al Festival Fotologìa di Bogotà in agosto 2008, il progetto più recente esposto a New York e al Printemps Design del Centre Pompidou a Parigi con date previste a Berlino, Istanbul e Venezia è Detour Moleskine (2006-2007-2008) mostra collettiva di taccuini interpretati da artisti, architetti, scrittori, designer e outsider tra cui Tom Sachs, Ragnar Kjartansson, Manfredi Beninati, Joep van Lieshout, Ana Prvacki, Desideria Burgio, Bili Bidjocka, Isola&Norzi, Renzo Piano, Odile Decq, Dave Eggers, Javier Marías, Yves Béhar, Ron Arad, Simon Njami, ideata per la ONG Lettera27.org www.moleskine.com
05
luglio 2008
Latinolatino
Dal 05 al 25 luglio 2008
arte contemporanea
Location
CASTELLO SVEVO
Barletta, Piazza Castello, (Bari)
Barletta, Piazza Castello, (Bari)
Orario di apertura
da lunedì a domenica dalle 9 alle 23
Vernissage
5 Luglio 2008, ore 19
Autore
Curatore