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L’atmosfera del paesaggio tra memoria e sguardo contemporaneo
Una rassegna, che valorizza opere di impianto figurativo, prendendo in considerazione i vari tipi di paesaggio dei nostri giorni: romantico-bucolico di tipo impressionistico, fotografico e realistico per giungere fino alle avveniristiche visioni urbane e metropolitane dei nostri giorni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Alla Galleria d'Arte Contemporanea “Studio C” di via Giovanni Campesio 39 si inaugura alle ore 18, la seconda edizione della rassegna nazionale d'arte “ L'atmosfera del paesaggio tra memoria e sguardo contemporaneo” .
Tale rassegna, limitata a soli sei artisti accuratamente selezionati dal curatore, vuole offrire uno spaccato della così detta “Pittura di Paesaggio” così come si presenta ai nostri giorni e porre all'attenzione degli appassionati e del pubblico alcune riflessioni su questo genere di espressione che, nel corso dei secoli, ha conosciuto momenti di grande intensità con nomi di rilevanza nazionale e internazionale.
Potrà sembrare strano, ma la pittura di paesaggio è, ancora oggi, la più amata e prediletta da collezionisti e appassionati e un plauso meritano senza dubbio tutti quegli artisti che, invece di seguire mode e tendenze più o meno diffuse, continuano invece ad essere fedeli a se stessi e alla loro interiorità praticando la buona pittura che si ispira al cuore e alla natura.
Una rassegna, questa, che pur valorizzando opere di impianto figurativo, prende tuttavia in considerazione i vari tipi di paesaggio dei nostri giorni, da quello romantico-bucolico di tipo impressionistico a quello più fotografico e realistico della visione Iperrealistica per giungere fino alle avveniristiche visioni urbane e metropolitane della nostra modernità. Un'occasione, dunque, per riflettere sul lungo cammino di questo “genere artistico”, per registrarne evoluzioni e cambiamenti, per verificare il suo gradimento presso il pubblico della tradizione e della modernità.
Questi gli artisti selezionati e le province di provenienza: Nino Bernocco (GE), Roberto Bordin (TV), Luigi Carini (PC), Anna Maria Ferrari (PC), Massimiliano Luschi (LI), Sandro Odelli (PC).
Nino Bernocco (GE): personaggio di rilievo del panorama artistico contemporaneo, Nino Bernocco vanta un ampio e articolato curriculum critico-espositivo fatto di mostre prestigiose (istituzionali e non), di importanti interventi critici e di riconoscimenti pubblici per acquisiti meriti artistici (tra questi la medaglia del Presidente della Repubblica e la consegna delle chiavi della città di Deiva Marina). Artista di lunga e provata esperienza, dunque, maturata in tantissimi anni di lavoro e ricerca dentro le forme e i colori. Per questa rassegna piacentina l'artista ligure ha scelto di presentare tre opere di grande intensità, suggestive e drammatiche per la forza evocativa che sanno esprimere e trasmettere. Pittura che riscopre il reale e il piacere della narrazione, ma che porta dentro, per la spontaneità dell'esecuzione e il dinamismo del gesto, i segni evdenti di un lungo percorso nell'espressione informale. Queste opere sono dedicate al crollo del Ponte Morandi, al ricordo, vissuto e sofferto, dell'avvenimento, a quello che è rimasto di una struttura simbolo e icona di un paesaggio noto e consolidato nell'immaginario di tutti gli italiani e non solo. Quadri nati dall'emozione e dipinti con il pianto nel cuore, documenti veri da affidare alla storia. Ancora una volta, dunque, Nino Bernocco rivela la sua straordinaria capacità di essere artista moderno e contemporaneo, testimone del proprio tempo e dei nostri giorni inquieti e difficili.
Roberto Bordin (TV): Nato a Mestre, ma residente a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, Bordin è un artista dal lungo e interessante curriculum, con mostre prestigiose tenute in tutta Italia ed è ben conosciuto anche qui a Piacenza dove ritorna spesso e dove vanta un nutrito numero di estimatori. Personaggio a tutto tondo, Bordin sente e vive la pittura come elemento fondamentale dell’esistenza per cui tutto ciò che vede e sente diventa facilmente elemento di descrizione, momento creativo, poetico straniamento. Inoltre, ha dalla sua parte una grande capacità di sintesi, velocità d’esecuzione e poi, ancora, quella particolare sensibilità interpretativa che riesce a trasmettere poesia anche alle cose più umili e semplici. Anche le sue tematiche sono svariate, ma l’artista veneto sente e vive in modo particolare il paesaggio urbano che sa descrivere con grande naturalezza cogliendo la frenesia dei nostri giorni, il caos metropolitano, la geometria delle moderne architetture, la vivacità delle insegne luminose, icone statiche ma onnipresenti dell’odierna realtà. Pittura che riesce a rendere, con grande immediatezza, la dimensione realistica della città, i momenti della giornata, i riti, più o meno borghesi, di una vita scandita da orari, abitudini ed azioni che si ripetono con ossessiva continuità, in un rapporto alienante e di prolungata frustrazione.
Luigi Carini (PC): Nato a Gropparello, ma residente a Piacenza, Luigi Carini è un artista che vanta un nutrito e interessante curriculum artistico fatto di svariate mostre, personali e collettive, tenute in molte città italiane e di qualificati interventi critici che, nel corso degli anni, hanno commentato e descritto il suo mondo pittorico.
Pittura tutta concentrata sulla luce e le atmosfere, sulla resa pittorica del vero e delle emozioni che da esso scaturiscono e basata su di un solido impianto grafico-compositivo, dove il disegno costituisce il cuore pulsante di ogni sua opera, senza però nulla togliere alla spontaneità e alla sfera emotiva neppure quando, con tecnica quasi iperrealista, si sofferma a descrivere, con straordinaria precisione, particolari e dettagli. Anzi, proprio in questi casi, la sua espressione si fa veramente personale, moderna e contemporanea perché quei dettagli non sono mero esercizio tecnico, ma rivelano invece la sua straordinaria capacità d’osservazione, il bisogno, quasi fisico, di far rivivere anche agli altri ciò che lui sente e rappresenta, il desiderio, intimo e profondo, di rendere il dipinto qualcosa di vivo e palpitante, capace di interloquire con l’osservatore.
Anna Maria Ferrari (PC): Artista piacentina già molto affermata (e non solo nella nostra città) per la sua personalissima espressione e per la sua intensa attività, Anna Maria Ferrari si è formata presso l’Istituto d’Arte Gazzola. Dopo un periodo dedicato esclusivamente alla pittura, ha intrapreso con decisione e tenacia la strada della scultura, prima cimentandosi con il legno e, successivamente, con la “terra” e il bronzo. Artista completa ed eclettica, dunque, capace di esprimersi, con la stessa intensità sia in pittura che in scultura, con un proprio pubblico di estimatori che, nel corso degli anni, è andato via via aumentando attratto non solo dal suo mondo e dalla sua espressione, ma anche dalla sua qualificata ed attenta attività espositiva che, in questi ultimi anni, l’ha vista protagonista anche in importanti mostre pubbliche. La sua espressione pittorica è forte e vigorosa, libera e potente, scultorea quasi, nel suo prorompente vigore e porta dentro tutta la sapienza e la capacità tecnica dei grandi maestri del novecento.Più delicati e morbidi gli acquarelli, leggeri e sospesi, un tenero soffio di poesia a descrivere ambienti, atmosfere, stagioni: spesso, in queste fresche e veloci impressioni ricorre l’omaggio alla terra piacentina, alla città, alle nostre stupende vallate.
Massimiliano Luschi LI): nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente legato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroviamo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Sandro Odelli (PC): scomparso nel 2013, Sandro Odelli è un artista che ha sempre lavorato in solitudine, portando avanti, con costanza e tenacia, una ricerca estetico-formale di grande interesse. Pittore autodidatta, nel senso che non ha mai frequentato scuole o accademie artistiche, è comunque riuscito ad ottenere ottimi traguardi lasciando una traccia indelebile nella storia dell’arte piacentina. Pittore per istinto e vocazione e dotato di straordinaria sensibilità, si è espresso con singolare forza espressiva in tutti i generi, dal paesaggio alla composizione alla figura. Memorabili i suoi paesaggi ispirati a Chioggia, luogo natale della moglie, ma pure quelli della campagna piacentina e della nostra città. Belle e ricercate anche la sue “nature morte” eseguite quasi di getto, dal vero, e con grande spontaneità.
Affascinato dai grandi maestri storici del novecento, e da Filippo De Pisis in particolare, Odelli aveva, con il tempo, trovato un proprio inconfondibile stile, un linguaggio autonomo e personale che lo rendeva unico e facilmente riconoscibile.
La presenza di alcune opere di Sandro Odelli in questa mostra vuole essere un semplice ma sentito omaggio ad un amico e ad un artista vero, silenzioso e discreto, esempio per tutti di una vita passata nella discrezione, lontana dai facili clamori e immersa totalmente nel lavoro e nella ricerca.
La rassegna, che chiuderà il 9 giugno, sarà presentata dal critico d'arte Luciano Carini.
Tale rassegna, limitata a soli sei artisti accuratamente selezionati dal curatore, vuole offrire uno spaccato della così detta “Pittura di Paesaggio” così come si presenta ai nostri giorni e porre all'attenzione degli appassionati e del pubblico alcune riflessioni su questo genere di espressione che, nel corso dei secoli, ha conosciuto momenti di grande intensità con nomi di rilevanza nazionale e internazionale.
Potrà sembrare strano, ma la pittura di paesaggio è, ancora oggi, la più amata e prediletta da collezionisti e appassionati e un plauso meritano senza dubbio tutti quegli artisti che, invece di seguire mode e tendenze più o meno diffuse, continuano invece ad essere fedeli a se stessi e alla loro interiorità praticando la buona pittura che si ispira al cuore e alla natura.
Una rassegna, questa, che pur valorizzando opere di impianto figurativo, prende tuttavia in considerazione i vari tipi di paesaggio dei nostri giorni, da quello romantico-bucolico di tipo impressionistico a quello più fotografico e realistico della visione Iperrealistica per giungere fino alle avveniristiche visioni urbane e metropolitane della nostra modernità. Un'occasione, dunque, per riflettere sul lungo cammino di questo “genere artistico”, per registrarne evoluzioni e cambiamenti, per verificare il suo gradimento presso il pubblico della tradizione e della modernità.
Questi gli artisti selezionati e le province di provenienza: Nino Bernocco (GE), Roberto Bordin (TV), Luigi Carini (PC), Anna Maria Ferrari (PC), Massimiliano Luschi (LI), Sandro Odelli (PC).
Nino Bernocco (GE): personaggio di rilievo del panorama artistico contemporaneo, Nino Bernocco vanta un ampio e articolato curriculum critico-espositivo fatto di mostre prestigiose (istituzionali e non), di importanti interventi critici e di riconoscimenti pubblici per acquisiti meriti artistici (tra questi la medaglia del Presidente della Repubblica e la consegna delle chiavi della città di Deiva Marina). Artista di lunga e provata esperienza, dunque, maturata in tantissimi anni di lavoro e ricerca dentro le forme e i colori. Per questa rassegna piacentina l'artista ligure ha scelto di presentare tre opere di grande intensità, suggestive e drammatiche per la forza evocativa che sanno esprimere e trasmettere. Pittura che riscopre il reale e il piacere della narrazione, ma che porta dentro, per la spontaneità dell'esecuzione e il dinamismo del gesto, i segni evdenti di un lungo percorso nell'espressione informale. Queste opere sono dedicate al crollo del Ponte Morandi, al ricordo, vissuto e sofferto, dell'avvenimento, a quello che è rimasto di una struttura simbolo e icona di un paesaggio noto e consolidato nell'immaginario di tutti gli italiani e non solo. Quadri nati dall'emozione e dipinti con il pianto nel cuore, documenti veri da affidare alla storia. Ancora una volta, dunque, Nino Bernocco rivela la sua straordinaria capacità di essere artista moderno e contemporaneo, testimone del proprio tempo e dei nostri giorni inquieti e difficili.
Roberto Bordin (TV): Nato a Mestre, ma residente a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, Bordin è un artista dal lungo e interessante curriculum, con mostre prestigiose tenute in tutta Italia ed è ben conosciuto anche qui a Piacenza dove ritorna spesso e dove vanta un nutrito numero di estimatori. Personaggio a tutto tondo, Bordin sente e vive la pittura come elemento fondamentale dell’esistenza per cui tutto ciò che vede e sente diventa facilmente elemento di descrizione, momento creativo, poetico straniamento. Inoltre, ha dalla sua parte una grande capacità di sintesi, velocità d’esecuzione e poi, ancora, quella particolare sensibilità interpretativa che riesce a trasmettere poesia anche alle cose più umili e semplici. Anche le sue tematiche sono svariate, ma l’artista veneto sente e vive in modo particolare il paesaggio urbano che sa descrivere con grande naturalezza cogliendo la frenesia dei nostri giorni, il caos metropolitano, la geometria delle moderne architetture, la vivacità delle insegne luminose, icone statiche ma onnipresenti dell’odierna realtà. Pittura che riesce a rendere, con grande immediatezza, la dimensione realistica della città, i momenti della giornata, i riti, più o meno borghesi, di una vita scandita da orari, abitudini ed azioni che si ripetono con ossessiva continuità, in un rapporto alienante e di prolungata frustrazione.
Luigi Carini (PC): Nato a Gropparello, ma residente a Piacenza, Luigi Carini è un artista che vanta un nutrito e interessante curriculum artistico fatto di svariate mostre, personali e collettive, tenute in molte città italiane e di qualificati interventi critici che, nel corso degli anni, hanno commentato e descritto il suo mondo pittorico.
Pittura tutta concentrata sulla luce e le atmosfere, sulla resa pittorica del vero e delle emozioni che da esso scaturiscono e basata su di un solido impianto grafico-compositivo, dove il disegno costituisce il cuore pulsante di ogni sua opera, senza però nulla togliere alla spontaneità e alla sfera emotiva neppure quando, con tecnica quasi iperrealista, si sofferma a descrivere, con straordinaria precisione, particolari e dettagli. Anzi, proprio in questi casi, la sua espressione si fa veramente personale, moderna e contemporanea perché quei dettagli non sono mero esercizio tecnico, ma rivelano invece la sua straordinaria capacità d’osservazione, il bisogno, quasi fisico, di far rivivere anche agli altri ciò che lui sente e rappresenta, il desiderio, intimo e profondo, di rendere il dipinto qualcosa di vivo e palpitante, capace di interloquire con l’osservatore.
Anna Maria Ferrari (PC): Artista piacentina già molto affermata (e non solo nella nostra città) per la sua personalissima espressione e per la sua intensa attività, Anna Maria Ferrari si è formata presso l’Istituto d’Arte Gazzola. Dopo un periodo dedicato esclusivamente alla pittura, ha intrapreso con decisione e tenacia la strada della scultura, prima cimentandosi con il legno e, successivamente, con la “terra” e il bronzo. Artista completa ed eclettica, dunque, capace di esprimersi, con la stessa intensità sia in pittura che in scultura, con un proprio pubblico di estimatori che, nel corso degli anni, è andato via via aumentando attratto non solo dal suo mondo e dalla sua espressione, ma anche dalla sua qualificata ed attenta attività espositiva che, in questi ultimi anni, l’ha vista protagonista anche in importanti mostre pubbliche. La sua espressione pittorica è forte e vigorosa, libera e potente, scultorea quasi, nel suo prorompente vigore e porta dentro tutta la sapienza e la capacità tecnica dei grandi maestri del novecento.Più delicati e morbidi gli acquarelli, leggeri e sospesi, un tenero soffio di poesia a descrivere ambienti, atmosfere, stagioni: spesso, in queste fresche e veloci impressioni ricorre l’omaggio alla terra piacentina, alla città, alle nostre stupende vallate.
Massimiliano Luschi LI): nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente legato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroviamo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Sandro Odelli (PC): scomparso nel 2013, Sandro Odelli è un artista che ha sempre lavorato in solitudine, portando avanti, con costanza e tenacia, una ricerca estetico-formale di grande interesse. Pittore autodidatta, nel senso che non ha mai frequentato scuole o accademie artistiche, è comunque riuscito ad ottenere ottimi traguardi lasciando una traccia indelebile nella storia dell’arte piacentina. Pittore per istinto e vocazione e dotato di straordinaria sensibilità, si è espresso con singolare forza espressiva in tutti i generi, dal paesaggio alla composizione alla figura. Memorabili i suoi paesaggi ispirati a Chioggia, luogo natale della moglie, ma pure quelli della campagna piacentina e della nostra città. Belle e ricercate anche la sue “nature morte” eseguite quasi di getto, dal vero, e con grande spontaneità.
Affascinato dai grandi maestri storici del novecento, e da Filippo De Pisis in particolare, Odelli aveva, con il tempo, trovato un proprio inconfondibile stile, un linguaggio autonomo e personale che lo rendeva unico e facilmente riconoscibile.
La presenza di alcune opere di Sandro Odelli in questa mostra vuole essere un semplice ma sentito omaggio ad un amico e ad un artista vero, silenzioso e discreto, esempio per tutti di una vita passata nella discrezione, lontana dai facili clamori e immersa totalmente nel lavoro e nella ricerca.
La rassegna, che chiuderà il 9 giugno, sarà presentata dal critico d'arte Luciano Carini.
25
maggio 2019
L’atmosfera del paesaggio tra memoria e sguardo contemporaneo
Dal 25 maggio al 09 giugno 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO C
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30. Lunedi chiuso.
Vernissage
25 Maggio 2019, ore 18.00
Autore
Curatore