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Laura Giardino – So quiet…
Le opere, intriganti aperture sulla vita delle protagoniste, regalano paesaggi e interni immobili, asfittici, dove è assente qualsiasi movimento che rimandi alla vita oltre quell’istante preciso, con suggestioni che possono richiamare la produzione più nota di Edward Hopper, o la dimensione provinciale rassicurante di Bill Owens, o, come suggerisce Igor Zanti “gli accenti padani caratteristici della poetica di Pupi Avati che si fondono, infrangendosi nella loro cristallina unità, con elementi umani che emergono dalla timidezza del nascondimento, nella loro forzata immobilità”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
AREA B presenta SO QUIET… mostra di Laura Giardino, che inaugurerà martedì 22 gennaio 2013 alle h 18.30 nella sede della galleria, Via Cesare Balbo 3, Milano.
E’ una dimensione immobile, lo scatto di un momento fuori dal tempo e libero da storie predefinite quella in cui si collocano
le opere di So Quiet…, attraversate da un nonsense semantico di forte significato.
Nell’ambivalenza tra Eros e Thanatos, firma concettuale che pervade quasi ossessivamente tutta la mostra, troviamo l’assillo
per una dicotomia – amore e morte, appunto – espressa attraverso modalità diverse, sempre molto sofisticate.
L’elemento paesaggistico, che appare in un primo momento il protagonista assoluto della scena, lascia invece spazio alla figura
umana, quasi esclusivamente femminile e vero perno della narrazione, immobile nel preciso e meraviglioso istante dell’attesa,
oppure nell’attimo che viene “subito dopo”, quell’immediato momento in cui tutto è già successo.
Che si tratti di attimi di piacere - suggerito anche da scene di raffinatissimo bondage - o di tragedie appena consumate, lo
spazio dato ai protagonisti genera differenti livelli narrativi, che si intrecciano in maniera indissolubile, in una varietà
di interpretazioni che solo l’osservatore può decodificare.
Gli interpreti delle opere offrono un senso che solo lo spettatore può ricercare, anche al di fuori dell’opera stessa.
Qualsiasi interpretazione è possibile, anche nessuna.
Ed è proprio la figura umana, capace di rendere sospesa la narrazione; saranno momenti di estasi estrema, oppure di tragedia
annunciata? Si tratta di una donna attenta alle faccende domestiche, che pulisce casa portando in cortile i rifiuti della
spazzatura, oppure una psicopatica che trascina fuori un cadavere in un sacco nero?
In So Quiet…, il taglio formale delle immagini realizzate e l’uso dei colori freddi che a volte si avvicinano addirittura al monocromo, esplicitano l’influenza della cultura cinematografica degli anni ’60, ’70 e ‘80 e l’attenzione dell’immagine fotografica su fanzine, flyer, serigrafie, copertine di dischi, manifesti e immagini pubblicitarie del periodo.
Le opere, intriganti aperture sulla vita delle protagoniste, regalano paesaggi e interni immobili, asfittici, dove è assente qualsiasi movimento che rimandi alla vita oltre quell’istante preciso, con suggestioni che possono richiamare la produzione più nota di Edward Hopper, o la dimensione provinciale rassicurante di Bill Owens, o, come suggerisce Igor Zanti “gli accenti padani caratteristici della poetica di Pupi Avati che si fondono, infrangendosi nella loro cristallina unità, con elementi umani che emergono dalla timidezza del nascondimento, nella loro forzata immobilità”.
Laura Giardino nasce a Milano nel 1976, dove vive e lavora.
Nel 2012 ha vinto la 63° edizione del premio Michetti: POPism, L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network, Fondazione Michetti Palazzo S. Domenico - Francavilla al mare – Chieti.
Ha partecipato a numerose mostre in spazi pubblici e privati tra cui: 2011: Casa AUT(SIKANIA RISING PROJECT) Ex casa Badalamenti - Cinisi (PA) a cura del Laboratorio Saccardi; Elephant Parade Milano, mostra pubblica, Piazzale Cadorna, Milano; nel 2010 The Block Party, Fonderia Napoleonica, Milano, The Lovecats, Bitte, Milano,
Sweet Sheets Moves to Modica, Palazzo della cultura di Modica, Modica (RG),
E’ una dimensione immobile, lo scatto di un momento fuori dal tempo e libero da storie predefinite quella in cui si collocano
le opere di So Quiet…, attraversate da un nonsense semantico di forte significato.
Nell’ambivalenza tra Eros e Thanatos, firma concettuale che pervade quasi ossessivamente tutta la mostra, troviamo l’assillo
per una dicotomia – amore e morte, appunto – espressa attraverso modalità diverse, sempre molto sofisticate.
L’elemento paesaggistico, che appare in un primo momento il protagonista assoluto della scena, lascia invece spazio alla figura
umana, quasi esclusivamente femminile e vero perno della narrazione, immobile nel preciso e meraviglioso istante dell’attesa,
oppure nell’attimo che viene “subito dopo”, quell’immediato momento in cui tutto è già successo.
Che si tratti di attimi di piacere - suggerito anche da scene di raffinatissimo bondage - o di tragedie appena consumate, lo
spazio dato ai protagonisti genera differenti livelli narrativi, che si intrecciano in maniera indissolubile, in una varietà
di interpretazioni che solo l’osservatore può decodificare.
Gli interpreti delle opere offrono un senso che solo lo spettatore può ricercare, anche al di fuori dell’opera stessa.
Qualsiasi interpretazione è possibile, anche nessuna.
Ed è proprio la figura umana, capace di rendere sospesa la narrazione; saranno momenti di estasi estrema, oppure di tragedia
annunciata? Si tratta di una donna attenta alle faccende domestiche, che pulisce casa portando in cortile i rifiuti della
spazzatura, oppure una psicopatica che trascina fuori un cadavere in un sacco nero?
In So Quiet…, il taglio formale delle immagini realizzate e l’uso dei colori freddi che a volte si avvicinano addirittura al monocromo, esplicitano l’influenza della cultura cinematografica degli anni ’60, ’70 e ‘80 e l’attenzione dell’immagine fotografica su fanzine, flyer, serigrafie, copertine di dischi, manifesti e immagini pubblicitarie del periodo.
Le opere, intriganti aperture sulla vita delle protagoniste, regalano paesaggi e interni immobili, asfittici, dove è assente qualsiasi movimento che rimandi alla vita oltre quell’istante preciso, con suggestioni che possono richiamare la produzione più nota di Edward Hopper, o la dimensione provinciale rassicurante di Bill Owens, o, come suggerisce Igor Zanti “gli accenti padani caratteristici della poetica di Pupi Avati che si fondono, infrangendosi nella loro cristallina unità, con elementi umani che emergono dalla timidezza del nascondimento, nella loro forzata immobilità”.
Laura Giardino nasce a Milano nel 1976, dove vive e lavora.
Nel 2012 ha vinto la 63° edizione del premio Michetti: POPism, L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network, Fondazione Michetti Palazzo S. Domenico - Francavilla al mare – Chieti.
Ha partecipato a numerose mostre in spazi pubblici e privati tra cui: 2011: Casa AUT(SIKANIA RISING PROJECT) Ex casa Badalamenti - Cinisi (PA) a cura del Laboratorio Saccardi; Elephant Parade Milano, mostra pubblica, Piazzale Cadorna, Milano; nel 2010 The Block Party, Fonderia Napoleonica, Milano, The Lovecats, Bitte, Milano,
Sweet Sheets Moves to Modica, Palazzo della cultura di Modica, Modica (RG),
22
gennaio 2013
Laura Giardino – So quiet…
Dal 22 gennaio al 09 marzo 2013
arte contemporanea
Location
AREA/B
Milano, Via Passo Buole, 3, (Milano)
Milano, Via Passo Buole, 3, (Milano)
Vernissage
22 Gennaio 2013, h 18.30
Autore
Curatore