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Laura Palmieri – Obiqua
Nelle mostre sono esposti gli ultimi lavori dell’artista, immagini di bestie che sovrastano architetture di varie epoche, soprattutto romane, in una associazione inquietante e imprevedibile. Un cambio di inquadratura sul mondo che suggerisce un profondo senso d’inadeguatezza dell’operato dell’uomo.
Comunicato stampa
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La galleria La Nube di Oort e lo spazio espositivo Interno 14 dell’AIAC Associazione Italiana di Architettura e Critica presentano nei loro spazi una personale di Laura Palmieri, artista napoletana di nascita, romana di adozione. Nella mostra Obiqua, curata da Simonetta Lux, sono esposti lavori di ultima creazione dell’artista, che vedono l’intrecciarsi d’immagini architettoniche di varie epoche, soprattutto architetture romane, con bestie che le sovrastano, in una associazione inquietante e imprevedibile che sta diventando la cifra (o almeno una delle cifre) dell’artista: il cambio di “inquadratura” sulla realtà riesce sempre a sorprendere. Un moderno bestiarium. C’è un profondo senso d’inadeguatezza dell’operato dell’uomo che queste rappresentazioni ci suggeriscono, insieme a molti interrogativi che si insinuano provocati dalla vaga sensazione di innaturalezza di fronte alle strutture architettoniche con cui l’homo sapiens celebra i suoi rituali collettivi o personali o più semplicemente riorganizza il mondo.
Queste opere in bianco e nero, realizzate con la tecnica del disegno a inchiostro di china su tela, sono anche un omaggio a Roma, per la lunga tradizione nell’uso superlativo del disegno praticato in questa città, da Piranesi alla pittura segnica dell'astrazione romana.
“L’arte di Laura Palmieri è il disegno di una persa centralità – forse sempre illusoriamente attribuita all’artista nell’arco della ormai conclusa epoca modernista. E’ obliquamente sperimentata e ubiquamente praticata nell’attraversamento di campi (campi disciplinari? campi da tennis?) e nell’esercizio critico della memoria culturale.”
…
Si tratta di idoli della comunicazione condivisi dall’artista e da noi: sono innalzati attraverso il caldo della materia pittorica, china nera o a colori e grafite, alla dignità di arte, di un’arte che non ha più valore e che pur tuttavia anch’essa si ribadisce, fantasmaticamente, come i fantasmi che trasporta: pezzi morti di città, gusci, corpi vivi.
Roma o Morte su cornice marcapiano (Giuseppe Garibaldi), edificio Fiat (ormai abbandonato), Porta Maggiore - tomba del fornaio, Stazione Termini, Nuraghe, Posta di Ostia, Posta di Adalberto Libera alla Piramide, Latrina di Ostia antica. Ed inoltre Giraffe, Elefante, Orsa e Orsetto, Suricato, Animale Marino, Koala, Topo, Pidocchio, Rana, Ippopotamo.
La prima strategia di comunicazione possibile con chiunque le si accosti è fatta di materialità e di presenza. Si intreccia alla seconda: fatta dell’assenza, del vuoto. Il fondo non ha segni, non c’è storia né contesto. La terza e finale, ma in verità la prima sia nella creazione sia nella nostra percezione, è la associazione inconsulta di animali e oggetti architettonici. Avanzano dal fondo vuoto esseri animati, rampanti, dormienti, sonnecchianti, incombenti e fuori scala, attaccati come lumache su pezzi residui di architettura un tempo animata .
Il primo impatto è di un messaggio di alienazione mentale e di interruzione confusa del legame con la realtà: la solitudine dell’oggetto e della sua immagine.
Ma l’artista – se ci avviciniamo- ci rassicura: la grande Orsa madre tira su il suo piccolo sul tetto piano del blocco mazzoniano della Stazione Termini, all’ombra della cilindrica Torre d’acqua immortalata da tanti artisti postmoderni e che ci accompagna distrattamente la vista ogni volta che percorriamo le strade parallele e i sottopassi; l’ippopotamo se la dorme, sul grido che si dice Garibaldi il 18 agosto 1862 lanciò durante il suo soggiorno a Catania, la notte prima di partire per la sua spedizione di libertà e unità d’Italia; l’Orsa abbraccia le bocche di forno marmoree della tomba di Virginio Eurisace, davanti alla quale stridendo girano i tram verso le periferie, entrando e uscendo dalla Porta Maggiore delle mura aureliane; il Pidocchio gratta la cornice del tempio di Vesta; le Zebre gemellate a macchia di Rorschach si vantano del loro manto rigato sovrastando la chiesa romanica della S.Trinità di Saccargia del 1116; il Phascolarctos Cinereus o Koala ci guarda avvinghiato all’albero della bomba; la Giraffa adagiata sul pisciatoio di Ostia Antica armonizza il suo mantello con un pezzo di antico opus reticulatum (“perché possiamo dirci africani” chiosa Palmieri nella scheda d’archivio). Solo un interno di prigione italiana è vuoto di animati: pende al centro la corda di suicidi impiccati, ai lati quattro letti rauschenberghiani stanno appesi alle pareti della cella, che non ha spazio per la normale disposizione.
La persistenza di vita è una forma di drammatizzazione ironica e postmoderna: che non esclude rabbia ed ira.
La scultura Circe (il cui bozzetto recita: Maiali e campo da tennis in terracotta rossa e bianca) e la china del porcino, trasportano una sfilza di energie negative per eccellenza, abbinate al gioco -e quindi a una struttura- borghese per eccellenza: il tennis, intorno al cui campo i porcellini grufolano sbagliano il gioco (stanno pronti a giocare ai quattro cantoni ?).”
Il catalogo che accompagna la mostra, stampato per le “Edizioni La Nube di Oort”, ospita sotto il titolo “Arte obiqua di Laura Palmieri: la preda sfuggita” un saggio di Simonetta Lux e un testo dello scrittore Beppe Sebaste intitolato “Il Vecchio col Piccione (Conversazione con Laura Palmieri)”.
In contemporanea con la mostra a La Nube di Oort, e sotto lo stesso titolo “Obiqua”, Laura Palmieri inaugura un grande lavoro sull’ombra, con la tecnica a grafite su muro, realizzato nello spazio Interno 14 dell’ l'AIAC, Associazione Italiana di Architettura e Critica. Sullo stesso tema, nello spazio Interno 14, verranno esposte altre opere, disegni e progetti di Laura Palmieri. L’AIAC pubblicherà per l’occasione nel proprio sito www.presstletter.com un eBook dedicato alla mostra.
Breve biografia di Laura Palmieri
Laura Palmieri, nata a Napoli nel 1967, vive e lavora a Roma. Tra le numerose mostre personali e collettive a cui ha partecipato menzioniamo:
2013 Flush, Fountain art fair New York, a cura di Virginia Villari, New York.
2009 Take the Space, a cura di Patrizia Ferri, Palazzo della Vicaria, La Salerniana, Trapani.
2012 Fragile per sempre, a cura di Claudio Libero Pisano, Palazzo Incontro, Roma.
2011 Sulle scale, libro e progetto a cura di Patrizia Mania, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia, Viterbo.
2006 L’unità dell’ipocrisia, a cura di Lorenzo Benedetti, (doppia personale), studio Lipoli & Lopez, Roma.
2001 Mind the gap, a cura di Patrizia Mania e Simonetta Lux, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea “La Sapienza”, Roma.
1999 Babele V, a cura di Jürgen Schilling e Tania Lelgemann, Accademia Tedesca, Villa Massimo, Roma
1998 Lavori in corso 3, a cura di Giovanna Bonasegale, testi in catalogo di Simonetta Lux e Carolyn Cristov Bakargiev, Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma.
Queste opere in bianco e nero, realizzate con la tecnica del disegno a inchiostro di china su tela, sono anche un omaggio a Roma, per la lunga tradizione nell’uso superlativo del disegno praticato in questa città, da Piranesi alla pittura segnica dell'astrazione romana.
“L’arte di Laura Palmieri è il disegno di una persa centralità – forse sempre illusoriamente attribuita all’artista nell’arco della ormai conclusa epoca modernista. E’ obliquamente sperimentata e ubiquamente praticata nell’attraversamento di campi (campi disciplinari? campi da tennis?) e nell’esercizio critico della memoria culturale.”
…
Si tratta di idoli della comunicazione condivisi dall’artista e da noi: sono innalzati attraverso il caldo della materia pittorica, china nera o a colori e grafite, alla dignità di arte, di un’arte che non ha più valore e che pur tuttavia anch’essa si ribadisce, fantasmaticamente, come i fantasmi che trasporta: pezzi morti di città, gusci, corpi vivi.
Roma o Morte su cornice marcapiano (Giuseppe Garibaldi), edificio Fiat (ormai abbandonato), Porta Maggiore - tomba del fornaio, Stazione Termini, Nuraghe, Posta di Ostia, Posta di Adalberto Libera alla Piramide, Latrina di Ostia antica. Ed inoltre Giraffe, Elefante, Orsa e Orsetto, Suricato, Animale Marino, Koala, Topo, Pidocchio, Rana, Ippopotamo.
La prima strategia di comunicazione possibile con chiunque le si accosti è fatta di materialità e di presenza. Si intreccia alla seconda: fatta dell’assenza, del vuoto. Il fondo non ha segni, non c’è storia né contesto. La terza e finale, ma in verità la prima sia nella creazione sia nella nostra percezione, è la associazione inconsulta di animali e oggetti architettonici. Avanzano dal fondo vuoto esseri animati, rampanti, dormienti, sonnecchianti, incombenti e fuori scala, attaccati come lumache su pezzi residui di architettura un tempo animata .
Il primo impatto è di un messaggio di alienazione mentale e di interruzione confusa del legame con la realtà: la solitudine dell’oggetto e della sua immagine.
Ma l’artista – se ci avviciniamo- ci rassicura: la grande Orsa madre tira su il suo piccolo sul tetto piano del blocco mazzoniano della Stazione Termini, all’ombra della cilindrica Torre d’acqua immortalata da tanti artisti postmoderni e che ci accompagna distrattamente la vista ogni volta che percorriamo le strade parallele e i sottopassi; l’ippopotamo se la dorme, sul grido che si dice Garibaldi il 18 agosto 1862 lanciò durante il suo soggiorno a Catania, la notte prima di partire per la sua spedizione di libertà e unità d’Italia; l’Orsa abbraccia le bocche di forno marmoree della tomba di Virginio Eurisace, davanti alla quale stridendo girano i tram verso le periferie, entrando e uscendo dalla Porta Maggiore delle mura aureliane; il Pidocchio gratta la cornice del tempio di Vesta; le Zebre gemellate a macchia di Rorschach si vantano del loro manto rigato sovrastando la chiesa romanica della S.Trinità di Saccargia del 1116; il Phascolarctos Cinereus o Koala ci guarda avvinghiato all’albero della bomba; la Giraffa adagiata sul pisciatoio di Ostia Antica armonizza il suo mantello con un pezzo di antico opus reticulatum (“perché possiamo dirci africani” chiosa Palmieri nella scheda d’archivio). Solo un interno di prigione italiana è vuoto di animati: pende al centro la corda di suicidi impiccati, ai lati quattro letti rauschenberghiani stanno appesi alle pareti della cella, che non ha spazio per la normale disposizione.
La persistenza di vita è una forma di drammatizzazione ironica e postmoderna: che non esclude rabbia ed ira.
La scultura Circe (il cui bozzetto recita: Maiali e campo da tennis in terracotta rossa e bianca) e la china del porcino, trasportano una sfilza di energie negative per eccellenza, abbinate al gioco -e quindi a una struttura- borghese per eccellenza: il tennis, intorno al cui campo i porcellini grufolano sbagliano il gioco (stanno pronti a giocare ai quattro cantoni ?).”
Il catalogo che accompagna la mostra, stampato per le “Edizioni La Nube di Oort”, ospita sotto il titolo “Arte obiqua di Laura Palmieri: la preda sfuggita” un saggio di Simonetta Lux e un testo dello scrittore Beppe Sebaste intitolato “Il Vecchio col Piccione (Conversazione con Laura Palmieri)”.
In contemporanea con la mostra a La Nube di Oort, e sotto lo stesso titolo “Obiqua”, Laura Palmieri inaugura un grande lavoro sull’ombra, con la tecnica a grafite su muro, realizzato nello spazio Interno 14 dell’ l'AIAC, Associazione Italiana di Architettura e Critica. Sullo stesso tema, nello spazio Interno 14, verranno esposte altre opere, disegni e progetti di Laura Palmieri. L’AIAC pubblicherà per l’occasione nel proprio sito www.presstletter.com un eBook dedicato alla mostra.
Breve biografia di Laura Palmieri
Laura Palmieri, nata a Napoli nel 1967, vive e lavora a Roma. Tra le numerose mostre personali e collettive a cui ha partecipato menzioniamo:
2013 Flush, Fountain art fair New York, a cura di Virginia Villari, New York.
2009 Take the Space, a cura di Patrizia Ferri, Palazzo della Vicaria, La Salerniana, Trapani.
2012 Fragile per sempre, a cura di Claudio Libero Pisano, Palazzo Incontro, Roma.
2011 Sulle scale, libro e progetto a cura di Patrizia Mania, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia, Viterbo.
2006 L’unità dell’ipocrisia, a cura di Lorenzo Benedetti, (doppia personale), studio Lipoli & Lopez, Roma.
2001 Mind the gap, a cura di Patrizia Mania e Simonetta Lux, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea “La Sapienza”, Roma.
1999 Babele V, a cura di Jürgen Schilling e Tania Lelgemann, Accademia Tedesca, Villa Massimo, Roma
1998 Lavori in corso 3, a cura di Giovanna Bonasegale, testi in catalogo di Simonetta Lux e Carolyn Cristov Bakargiev, Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma.
14
marzo 2014
Laura Palmieri – Obiqua
Dal 14 marzo al 03 aprile 2014
arte contemporanea
Location
LA NUBE DI OORT
Roma, Via Principe Eugenio, 60, (Roma)
Roma, Via Principe Eugenio, 60, (Roma)
Orario di apertura
La Nube di Oort - da martedì a venerdì 17.30 / 19.30 e per appuntamento (3383387824)
Interno 14 - per appuntamento www.presstletter.com
Vernissage
14 Marzo 2014, ore 18.30
Autore
Curatore