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Laura Vegas
arazzi
Comunicato stampa
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Avigliana – La chiesa di Santa Croce, in piazza Conte Rosso, ospita dal 10 al 25 marzo la personale di Laura Vegas.
Si tratta di una mostra di arazzi, per molti un’arte minore che invece racchiude in sé la storia delle origini dell’uomo fino alle tecnologie più attuali.
Laura Vegas, moglie di Carlos Carlè, ha interpretato questa antica arte ora utilizzando filati finissimi ora molto grezzi riuscendo a trasmettere i suoni, i colori e la musicalità della canapa, della seta, della lana……
L’inaugurazione è sabato 10 marzo alle ore 17; gli orari della mostra sono il venerdì, il sabato e la domenica dalle ore 15 alle ore 20. L’ingresso è gratuito
Laura Vegas
Laura Vegas è nata a Paranà, Entre Rios in Argentina, nel 1937.
Autodidatta, lavora con stoffe da lei tessute. Ha esposto in alcune mostre personali in Italia, in Francia, in Argentina e in Svezia.
Dai 1972 sono numerose le sue presenze a manifestazioni e mostre, in diversi paesi, fra le quali:
1972 Primer Salàn Municipal de Tapices, Museo Sivori; 1973 Museo di Albissola Marina (SV); 1974 Galleria "II Vicolo", Genova; 1 976 Galleria "Santa Chiara", Parma - Centra Internazionale di Brera, Milano - Invitata alla "Biennale Gubbio '76" - Museo de Artes Visuales, Buenos Aires; 1977 Galerie "Si-de-Biot", Biot, Francia. 1978 Gallerie "EOS", Kivik, Svezia; 1981 Centre Française des Arts de la Tapisserie, Paris; 1984 Kronstklubbarnos Galleri, Vaxja, Svezia; 1988 Loggia della Mercanzia, Genova; 1990 Space Latinoamericaine, Paris; 1993 Invitata a "Textiles Mediterrannéens", Gruissan, Francia - Musée Fleury, Lodeve, Francia; 1 994 Galleria "Osemont", Albissola Marina (SV); 1996 Exposition Patchwork Textil, Palaiseau, Francia; 1998 Spazio "Cesam" Savona; 2004 Sala Mostre della Provincia di Savona - Studio Ruga, Clavesana (CN); 2005 Castello di Roccavignale (SV); 2006 Galleria San Bernardo (GE).
Il Commento di Felice Rossello
Quando pensiamo agli arazzi pensiamo, per lo più, a quei tessuti del Rinascimento di fili preziosi e finissimi che adornavano le alte pareti dei palazzi nobiliari. Servivano a ridurre le volumetrie delle camere, che avevano allora dimensioni anche maggiori dei nostri due-camere-con-servizi, e a favorirne il riscaldamento. Fatti al telaio raccontavano miti, eroi, scene dei Nuovo e dell'Antico Testamento, traendo spunto da cartoni di artisti. L'uomo attraverso
gli arazzi teseva storie piegando al suo volere fili preziosi e raffinati.
Chi vede invece gli arazzi di Laura Vegas si trova davanti a tessuti informali a volte finissimi a volte grezzi e contorti. Non ci sono Enea e Anchise, Mosè o gli Oriazi e i Curiazi, c'è la storia di queste fibre vegetali. Nella natura grezza dei tessuti è insito un loro modo di essere che Laura aiuta a nascere e a raccontarsi. Nel suo modo di interpretare la tessitura c'è tutto il novecento, secolo scorso, e tutto il primitivismo. Tutto il novecento perché un'arte minore assurge ad arte maggiore e poi perché il novecento e le scoperte scientifiche hanno insegnato cià che i popoli primitivi già intuivano, che le cose, il mondo minerale e vegetale ha una sua vita interiore, un suo modo di essere e di parlare. La canapa ha un suono e un movimento, la seta ne ha un altro, la lana un altro ancora.
Le cose allo stato puro ci parlano. Già l'immaginifico D'Annunzio, nei suoi deliri poetici a volte cialtroneschi, a volte bellissimi ci aveva detto che “il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, strumenti diversi sotto innumerevoli dita." Ne consegue che l'arte non è più da tempo imitazione della natura, ma ascolto e dialogo dell'artista con le cose che produce.
Laura, è rigidissima con sé stessa, ha un approccio assai austero con le persone, ma, credo, per non tradire quello che ritiene un suo punto debole: una grande sensibilità e dolcezza. E se all'artista togli il sentire, la percezione dei sensi togli l'arte.
1 cinque sensi: vedere vuol dire entrare in sintonia colla luminosità dei colori che emanano e delle forme che disegnano; udire vuol dire entrare in sintonia colle voci delle cose; toccare vuol dire sentire colle mani la ruvidezza, la sofficità, di esse; le cose emanano profumi, puzze; le cose hanno gusti diversi, aspri, dolci, amari. Sentire vuol dire quindi percepire l'insieme di tutti questi segnali e trasemtterli agli altri cercando di non tradire il linguaggio con cui le cose ci parlano. E questo lo può fare solo un'artista come Laura che le cose le sente. Quanto alla dolcezza questa è una caratteristica precipua sua che lei esprime cercando forme che pur nella loro forza non sono mai violente. Credo che sia questo il senso della sua opere: fare esprimere le fibre attraverso il loro modo di essere perché le fibre in particolare, ma tutte le cose in generale hanno modi di essere diversi, hanno dolcezze, spigolature, tragedie loro proprie. Lo ha dimostrato qualche tempo fa la mostra organizzata da Daverio a Biella sulla lana. Una sezione di questa mostra esponeva sacchi di lana di diverse qualità allo stato grezzo. Toccandole queste lane avevano un tatto per ciascuna qualità, ascoltandole scrocchiare sotto le dita un suono diverso tra di loro, annusandole odori che andavano dal profumo alla puzza, guardandole tipologie di bianco diversi.
Non le ho assaggiate perché non è il tipo di cibo che preferisco, ma assaggiandole avrebbero avuto gusti differenti.
Non solo sensi e quindi sensibilità diverse, ma anche storie diverse, le lane andine raccontano storie che non sono certo quelle dello Shetland o della Mongolia. E la canapa, la seta, il velluto hanno a loro volta una storia diversa. Per non parlare dei colori. I colori delle cose sono di due tipi: quelli naturali, e quelli che le cose esprimono e che non è da tutti cogliere. Quante volte uscendo in una bella giornata di sole non abbiamo colto la luminosità perché distratti dai nostri pensieri cupi. Quanto spesso ormai non ci sentiamo più in sintonia coi veri colori della natura. Laura colora le lane e le fibre con vecchi metodi artigianali per raccontarci le vibrazioni cromatiche che essi esprimono e che noi non sentiamo. Le fila poi e le lavora su un vecchio telaio andino, un po’' perché le dimensioni permettono all'attrèzzo di stare in casa un po' anche per recuperare il senso delle culture passate.
Ho detto prima che, solo recuperando una sensibilità primitiva arcaica, si potranno scoprire gli arcani della natura. L'arte è tecnica ars in latino vuoi dire proprio questo. Il telaio è un supporto tecnico che serve a dare voce aile cose, la coloritura della lana è una tecnica che serve a rafforzare la luce che le fibre vogliono esprimere, sono due tecniche antiche come le terre dell'America del Sud da cui Laura viene e a cui non aspira a ritornare.
E' ben strano ma se le chiedi perché lei taglia corto. Eppure parla ancora con inflessione castigliana un po' come Maradona. Per lei a un certo punto di una serata in cui abbiamo mangiato un risotto buono fatto da Enrica, mia moglie, maestra dei risotti perché viene dalla terra dei riso e delle polente, nonché e non è un caso della lana: Biella; mi è venuto da citare Michelngelo. A proposito della sua opera le ho detto: "Michelangelo diceva che l'arte si fa per via di levare, che compito dell'artista è quello di trarre dalla materia la forma che è già insita in essa, credo che tu faccia lo stesso coi tuoi vegetali. "Mi ha risposto: "Mi piace quello che mi hai detto!" Conclusione col botto: Laura è il Michelangelo delle fibre vegetali.
Si tratta di una mostra di arazzi, per molti un’arte minore che invece racchiude in sé la storia delle origini dell’uomo fino alle tecnologie più attuali.
Laura Vegas, moglie di Carlos Carlè, ha interpretato questa antica arte ora utilizzando filati finissimi ora molto grezzi riuscendo a trasmettere i suoni, i colori e la musicalità della canapa, della seta, della lana……
L’inaugurazione è sabato 10 marzo alle ore 17; gli orari della mostra sono il venerdì, il sabato e la domenica dalle ore 15 alle ore 20. L’ingresso è gratuito
Laura Vegas
Laura Vegas è nata a Paranà, Entre Rios in Argentina, nel 1937.
Autodidatta, lavora con stoffe da lei tessute. Ha esposto in alcune mostre personali in Italia, in Francia, in Argentina e in Svezia.
Dai 1972 sono numerose le sue presenze a manifestazioni e mostre, in diversi paesi, fra le quali:
1972 Primer Salàn Municipal de Tapices, Museo Sivori; 1973 Museo di Albissola Marina (SV); 1974 Galleria "II Vicolo", Genova; 1 976 Galleria "Santa Chiara", Parma - Centra Internazionale di Brera, Milano - Invitata alla "Biennale Gubbio '76" - Museo de Artes Visuales, Buenos Aires; 1977 Galerie "Si-de-Biot", Biot, Francia. 1978 Gallerie "EOS", Kivik, Svezia; 1981 Centre Française des Arts de la Tapisserie, Paris; 1984 Kronstklubbarnos Galleri, Vaxja, Svezia; 1988 Loggia della Mercanzia, Genova; 1990 Space Latinoamericaine, Paris; 1993 Invitata a "Textiles Mediterrannéens", Gruissan, Francia - Musée Fleury, Lodeve, Francia; 1 994 Galleria "Osemont", Albissola Marina (SV); 1996 Exposition Patchwork Textil, Palaiseau, Francia; 1998 Spazio "Cesam" Savona; 2004 Sala Mostre della Provincia di Savona - Studio Ruga, Clavesana (CN); 2005 Castello di Roccavignale (SV); 2006 Galleria San Bernardo (GE).
Il Commento di Felice Rossello
Quando pensiamo agli arazzi pensiamo, per lo più, a quei tessuti del Rinascimento di fili preziosi e finissimi che adornavano le alte pareti dei palazzi nobiliari. Servivano a ridurre le volumetrie delle camere, che avevano allora dimensioni anche maggiori dei nostri due-camere-con-servizi, e a favorirne il riscaldamento. Fatti al telaio raccontavano miti, eroi, scene dei Nuovo e dell'Antico Testamento, traendo spunto da cartoni di artisti. L'uomo attraverso
gli arazzi teseva storie piegando al suo volere fili preziosi e raffinati.
Chi vede invece gli arazzi di Laura Vegas si trova davanti a tessuti informali a volte finissimi a volte grezzi e contorti. Non ci sono Enea e Anchise, Mosè o gli Oriazi e i Curiazi, c'è la storia di queste fibre vegetali. Nella natura grezza dei tessuti è insito un loro modo di essere che Laura aiuta a nascere e a raccontarsi. Nel suo modo di interpretare la tessitura c'è tutto il novecento, secolo scorso, e tutto il primitivismo. Tutto il novecento perché un'arte minore assurge ad arte maggiore e poi perché il novecento e le scoperte scientifiche hanno insegnato cià che i popoli primitivi già intuivano, che le cose, il mondo minerale e vegetale ha una sua vita interiore, un suo modo di essere e di parlare. La canapa ha un suono e un movimento, la seta ne ha un altro, la lana un altro ancora.
Le cose allo stato puro ci parlano. Già l'immaginifico D'Annunzio, nei suoi deliri poetici a volte cialtroneschi, a volte bellissimi ci aveva detto che “il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, strumenti diversi sotto innumerevoli dita." Ne consegue che l'arte non è più da tempo imitazione della natura, ma ascolto e dialogo dell'artista con le cose che produce.
Laura, è rigidissima con sé stessa, ha un approccio assai austero con le persone, ma, credo, per non tradire quello che ritiene un suo punto debole: una grande sensibilità e dolcezza. E se all'artista togli il sentire, la percezione dei sensi togli l'arte.
1 cinque sensi: vedere vuol dire entrare in sintonia colla luminosità dei colori che emanano e delle forme che disegnano; udire vuol dire entrare in sintonia colle voci delle cose; toccare vuol dire sentire colle mani la ruvidezza, la sofficità, di esse; le cose emanano profumi, puzze; le cose hanno gusti diversi, aspri, dolci, amari. Sentire vuol dire quindi percepire l'insieme di tutti questi segnali e trasemtterli agli altri cercando di non tradire il linguaggio con cui le cose ci parlano. E questo lo può fare solo un'artista come Laura che le cose le sente. Quanto alla dolcezza questa è una caratteristica precipua sua che lei esprime cercando forme che pur nella loro forza non sono mai violente. Credo che sia questo il senso della sua opere: fare esprimere le fibre attraverso il loro modo di essere perché le fibre in particolare, ma tutte le cose in generale hanno modi di essere diversi, hanno dolcezze, spigolature, tragedie loro proprie. Lo ha dimostrato qualche tempo fa la mostra organizzata da Daverio a Biella sulla lana. Una sezione di questa mostra esponeva sacchi di lana di diverse qualità allo stato grezzo. Toccandole queste lane avevano un tatto per ciascuna qualità, ascoltandole scrocchiare sotto le dita un suono diverso tra di loro, annusandole odori che andavano dal profumo alla puzza, guardandole tipologie di bianco diversi.
Non le ho assaggiate perché non è il tipo di cibo che preferisco, ma assaggiandole avrebbero avuto gusti differenti.
Non solo sensi e quindi sensibilità diverse, ma anche storie diverse, le lane andine raccontano storie che non sono certo quelle dello Shetland o della Mongolia. E la canapa, la seta, il velluto hanno a loro volta una storia diversa. Per non parlare dei colori. I colori delle cose sono di due tipi: quelli naturali, e quelli che le cose esprimono e che non è da tutti cogliere. Quante volte uscendo in una bella giornata di sole non abbiamo colto la luminosità perché distratti dai nostri pensieri cupi. Quanto spesso ormai non ci sentiamo più in sintonia coi veri colori della natura. Laura colora le lane e le fibre con vecchi metodi artigianali per raccontarci le vibrazioni cromatiche che essi esprimono e che noi non sentiamo. Le fila poi e le lavora su un vecchio telaio andino, un po’' perché le dimensioni permettono all'attrèzzo di stare in casa un po' anche per recuperare il senso delle culture passate.
Ho detto prima che, solo recuperando una sensibilità primitiva arcaica, si potranno scoprire gli arcani della natura. L'arte è tecnica ars in latino vuoi dire proprio questo. Il telaio è un supporto tecnico che serve a dare voce aile cose, la coloritura della lana è una tecnica che serve a rafforzare la luce che le fibre vogliono esprimere, sono due tecniche antiche come le terre dell'America del Sud da cui Laura viene e a cui non aspira a ritornare.
E' ben strano ma se le chiedi perché lei taglia corto. Eppure parla ancora con inflessione castigliana un po' come Maradona. Per lei a un certo punto di una serata in cui abbiamo mangiato un risotto buono fatto da Enrica, mia moglie, maestra dei risotti perché viene dalla terra dei riso e delle polente, nonché e non è un caso della lana: Biella; mi è venuto da citare Michelngelo. A proposito della sua opera le ho detto: "Michelangelo diceva che l'arte si fa per via di levare, che compito dell'artista è quello di trarre dalla materia la forma che è già insita in essa, credo che tu faccia lo stesso coi tuoi vegetali. "Mi ha risposto: "Mi piace quello che mi hai detto!" Conclusione col botto: Laura è il Michelangelo delle fibre vegetali.
10
marzo 2007
Laura Vegas
Dal 10 al 25 marzo 2007
arti decorative e industriali
Location
CHIESA DELLA SANTA CROCE
Avigliana, Piazza Conte Rosso, 1a, (Torino)
Avigliana, Piazza Conte Rosso, 1a, (Torino)
Orario di apertura
il venerdì, il sabato e la domenica dalle ore 15 alle ore 20
Vernissage
10 Marzo 2007, ore 17
Autore