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Le Civiltà e il Mediterraneo
Una spettacolare mostra per guardare dalla Sardegna alle Civiltà del Mediterraneo all’alba della Storia. Intrecci, confronti, dialoghi dal bacino del Mare Nostrum alle montagne del Caucaso. Oltre 550 opere da importanti Musei internazionali e dalle collezioni sarde, per connettere la cultura nuragica ai grandi processi di civilizzazione della protostoria
Comunicato stampa
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Una spettacolare mostra per guardare dalla Sardegna alle Civiltà del
Mediterraneo all’alba della Storia. Intrecci, confronti, dialoghi dal bacino del
Mare Nostrum alle montagne del Caucaso. Oltre 550 opere da importanti
Musei internazionali e dalle collezioni sarde, per connettere la cultura
nuragica ai grandi processi di civilizzazione della protostoria.
“Che cos’è il Mediterraneo?” si chiede lo storico Fernand Braudel, e risponde: “Mille cose
insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi
di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Viaggiare
nel Mediterraneo significa sprofondare nell’abisso dei secoli, perché è un crocevia
antichissimo”.
DA DOVE SIAMO PARTITI
Due eventi in questo ultimo triennio hanno avvolto la Sardegna di una luce propria, in un
contesto culturale e di interesse turistico di grande rilievo.
Con la mostra del 2015 “Eurasia – fino alle soglie della storia”, Cagliari ha
avviato un’importante relazione con il Museo Statale Ermitage - i cui capolavori
si sono incrociati con quelli sardi e di altre regioni italiane - aprendo il cammino ad
un ragionamento sullo sviluppo delle civiltà in epoca preistorica nel contesto
Euroasiatico, intravedendo legami e connessioni intraculturali e restituendo alla Sardegna
un ruolo assolutamente centrale negli incroci di civiltà.
Quindi, con il convegno del 2017 “Le Civiltà e il Mediterraneo – grandi musei a
confronto” promosso dall’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma Sardegna,
si sono gettate le basi di una riflessione internazionale di più vasta portata sul tema,
che ha coinvolto studiosi ed esponenti di prestigiosi musei, strategici nella ricognizione
delle civiltà del Mediterraneo in età preistorica e nella ridefinizione del ruolo
dell’Isola e delle sue culture in questo contesto.
Una tematica sostanziale dal punto di vista culturale e turistico, che ha reso desiderabile
lo sviluppo di nuove prospettive e che ha spinto l’Assessorato del Turismo Artigianato e
Commercio a sottoscrivere insieme a Mibac, Polo Museale della Sardegna, al Comune
di Cagliari e alla Fondazione di Sardegna, un protocollo di collaborazione culturale
pluriennale con il grande Museo di San Pietroburgo, con il coinvolgimento di Ermitage
Italia, per ampliare i fronti di ricerca e di studio, dando conto del ruolo e della storia sarda,
quale occasione di promozione internazionale e di affermazione identitaria.
Comunicato Stampa
Una spettacolare mostra per guardare dalla Sardegna alle Civiltà del
Mediterraneo all’alba della Storia. Intrecci, confronti, dialoghi dal bacino del
Mare Nostrum alle montagne del Caucaso. Oltre 550 opere da importanti
Musei internazionali e dalle collezioni sarde, per connettere la cultura
nuragica ai grandi processi di civilizzazione della protostoria.
“Che cos’è il Mediterraneo?” si chiede lo storico Fernand Braudel, e risponde: “Mille cose
insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi
di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Viaggiare
nel Mediterraneo significa sprofondare nell’abisso dei secoli, perché è un crocevia
antichissimo”.
DA DOVE SIAMO PARTITI
Due eventi in questo ultimo triennio hanno avvolto la Sardegna di una luce propria, in un
contesto culturale e di interesse turistico di grande rilievo.
Con la mostra del 2015 “Eurasia – fino alle soglie della storia”, Cagliari ha
avviato un’importante relazione con il Museo Statale Ermitage - i cui capolavori
si sono incrociati con quelli sardi e di altre regioni italiane - aprendo il cammino ad
un ragionamento sullo sviluppo delle civiltà in epoca preistorica nel contesto
Euroasiatico, intravedendo legami e connessioni intraculturali e restituendo alla Sardegna
un ruolo assolutamente centrale negli incroci di civiltà.
Quindi, con il convegno del 2017 “Le Civiltà e il Mediterraneo – grandi musei a
confronto” promosso dall’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma Sardegna,
si sono gettate le basi di una riflessione internazionale di più vasta portata sul tema,
che ha coinvolto studiosi ed esponenti di prestigiosi musei, strategici nella ricognizione
delle civiltà del Mediterraneo in età preistorica e nella ridefinizione del ruolo
dell’Isola e delle sue culture in questo contesto.
Una tematica sostanziale dal punto di vista culturale e turistico, che ha reso desiderabile
lo sviluppo di nuove prospettive e che ha spinto l’Assessorato del Turismo Artigianato e
Commercio a sottoscrivere insieme a Mibac, Polo Museale della Sardegna, al Comune
di Cagliari e alla Fondazione di Sardegna, un protocollo di collaborazione culturale
pluriennale con il grande Museo di San Pietroburgo, con il coinvolgimento di Ermitage
Italia, per ampliare i fronti di ricerca e di studio, dando conto del ruolo e della storia sarda,
quale occasione di promozione internazionale e di affermazione identitaria.
Si riconosce in tal modo una centralità della Sardegna come punto di osservazione
verso l’esterno, per confermare non solo le sue radici profondamente
mediterranee, ma quale avamposto delle connessioni tra le varie civiltà
sviluppatesi nel Mediterraneo.
Con questa prospettiva e grazie agli studi fin qui effettuati, è nato dunque il progetto
del grande evento espositivo “Le Civiltà e il Mediterraneo” - dal 14 febbraio 2019
nelle sedi del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e di Palazzo di Città
- che ha coinvolto importanti musei internazionali, mettendo in luce connessioni e
differenze, in modo da restituire un’immagine della Sardegna fondante e attrattiva.
Sorta di continente in miniatura per diversificazione territoriale e climatica,
come altre grandi isole, la Sardegna ha sviluppato specifiche forme di civiltà
straordinarie e comunicanti, che in questa mostra si confrontano con le altre
contestuali civiltà mediterranee e riconettono i fili di antichi dialoghi.
Questa regione, che è sempre stata ritenuta isolata e lontana dai contatti più fecondi,
si rivela invece punto di scambio materiale e culturale e centrale nel sistema
delle relazioni geopolitiche, di cui la Sardegna torna protagonista e artefice al tempo
stesso.
DOVE SIAMO ARRIVATI. LA GRANDE MOSTRA DI GENNAIO 2019
Un complesso di oltre 550 reperti è dunque il fulcro del progetto espositivo “Le
Civiltà e il Mediterraneo”, curato da Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage,
Manfred Nawroth del Pre and Early History-National di Berlino, in collaborazione con
Carlo Lugliè, docente all’Università di Cagliari.
Il nucleo centrale dell’esposizione è dedicato all’archeologia preistorica sarda -
circa 120 opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del
primo millennio a.C. - mentre gli altri reperti, sono chiamati a rappresentare diverse
culture e aree del Mediterraneo e del Caucaso, nel medesimo arco temporale
e provengono da grandi musei archeologici afferenti per geografia o collezioni: il
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo del Bardo di Tunisi, il Museo
Archeologico di Salonicco, il Museo di Berlino e ovviamente il Museo Statale
Ermitage di San Pietroburgo, a documentare come il bacino del Mediterraneo non
sia stato un luogo chiuso ma contaminante e in continua evoluzione.
Un corpus espositivo di grande significato e fascino; un evento culturale
internazionale unico e fondamentale per la valorizzazione della storia, della
cultura e dell’arte della Sardegna, organizzato da Villaggio Globale International
con un allestimento contemporaneo, scenografico e visionario firmato da Angelo
Figus.
Un viaggio nel tempo, nello spazio, nella storia delle civiltà che si sono intessute
in quel Mare Nostrum che appare matrice primigenia, luogo permeabile di
culture, arti e saperi.
COSA CI ASPETTA. TEMI E TESTIMONIANZE
Vasellame in terracotta, elementi in ceramica, armi e utensili, oggetti di culto
e antichi idoli, monili e, soprattutto, straordinari oggetti in bronzo di diverse
provenienze approderanno a Cagliari per ricordare le antiche rotte e ritrovare porti già
conosciuti. Nell’età del bronzo s’intensificano i traffici e gli scambi che univano,
in modo diretto o mediato, i centri minerari, in particolare dello stagno e del rame, ai
centri di produzione, arrivando a coinvolgere gran parte del continente europeo e
le regioni asiatiche e imponendo società via via più complesse e meglio organizzate.
Il rame grezzo era modellato in forme diverse a seconda dei periodi e delle cerchie
artigianali.
I lingotti a pelle di bue (oxhide ingots), dalla caratteristica forma quadrangolare con
I lingotti a pelle di bue (oxhide ingots), dalla caratteristica forma quadrangolare con
apici sviluppati comodi per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio - cronologicamente
inquadrati tra il XIV e il XI secolo a.C. - sono stati rinvenuti a Cipro, in Anatolia, nel
mar Nero, a Creta, nell’Egeo, in Grecia, in Sicilia, in Sardegna, in Corsica e Francia
meridionale, e in alcune regioni dell’entroterra europeo dislocate lungo il corso dei
grandi fiumi che dovevano fungere da vie di penetrazione.
Il centro di irradiazione viene identificato nell’isola di Cipro, che possiede ricchissimi
giacimenti di rame purissimo, ed è interessante notare l’altissima concentrazione
di lingotti a pelle di bue di provenienza cipriota in una terra ricca di rame come
la Sardegna già a partire dal Bronzo recente.
Questa diffusione, a cui si accompagna un massiccio apporto di tecniche metallurgiche
di matrice cipriota, avvalora l’immagine di un mar Mediterraneo solcato da un
complesso sistema di rotte che ne fanno un prezioso ed efficace apparato
connettivo tra Occidente e Oriente, lungo il quale si spostano uomini, merci e
idee.
Tra i protagonisti di questi movimenti, che si ascrivano a una prevalente componente
medio-orientale (cipriota-levantina e poi fenicia), spiccano i Micenei, che nel lungo
arco di tempo corrispondente al periodo della formazione dei regni palatini, dal loro
sviluppo fino alla crisi che ne segna la fine nel XII secolo a.C., lasciano nel Mediterraneo
i segni del loro passaggio alla ricerca prevalentemente di metallo e beni di lusso.
L’indicatore immediato di questi movimenti è la ceramica micenea, di argilla tornita e
depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, che compare già dalle fasi più
antiche (XVII-XV secolo a.C.) in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale.
Nella fase di maggior espansione della potenza micenea si assiste in Occidente alla
produzione di una ceramica di imitazione che ha fatto ipotizzare l’esistenza di botteghe
artigianali italo-micenee e di nuclei stanziali micenei.
In diversi siti, tra cui Antigori di Sarroch in Sardegna, artigiani micenei
potrebbero essersi integrati nelle comunità protostoriche italiane già prima che
il collasso dei regni aumentasse la propensione a migrare fuori dalla madrepatria.
Presso il nuraghe Antigori di Sarroch, oltre all’abbondante materiale proveniente
dal Peloponneso, Creta e Cipro, è stata individuata anche una classe di ceramica di
imitazione e di produzione locale.
Alcune tipologie di vasi, come per esempio le anfore a staffa, sembrano indicare
un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia (dove oltretutto è presente
ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa settentrionale,
quasi a segnare una rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde
meridionali del Mediterraneo, alternativa rispetto a quella settentrionale che
privilegia lo Ionio e l’Adriatico. Questa rotta sarà la stessa che alcuni secoli dopo
seguiranno i prospectors fenici alla ricerca di giacimenti metalliferi verso la
Spagna, rotta in cui la Sardegna avrà comunque un ruolo centrale.
A evidenziare infatti i contatti e le relazioni tra l’Isola e il Sud est spagnolo,
durante l’età del bronzo, ci saranno in mostra (provenienti dal Museo di Berlino)
anche importanti reperti della civiltà di El Argar, sviluppatasi in quell’area dal 2200
a.C. e connotata da insediamenti estesi, con un’architettura in pietra paragonabile a
quella del Mediterraneo orientale e con una tipologia di spade che mostra evidenti
contatti con la civiltà nuragica.
È proprio in questo periodo infatti che la Sardegna, al centro del Mediterraneo
e con un ruolo incisivo nei flussi commerciali - come dimostrano i materiali
di produzione nuragica rinvenuti in questi ultimi anni fuori dall’isola - dà prova di
grande vitalità con la fioritura di una delle più originali culture della protostoria
italiana, quella nuragica.
Il Nuragico è esclusivo della Sardegna e si caratterizza soprattutto per il suo
monumento simbolo, il nuraghe, ma anche per i suoi straordinari bronzetti e per
le tombe dei giganti .
Non esistono architetture analoghe a quelle sarde: un vero e proprio unicum
nonostante le similitudini che si possono rilevare. Un esempio di “vicinanza” è quello
con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale nella tarda età del bronzo e
nella prima età del ferro. Pur lontane, le terre caucasiche hanno certamente avuto
contatti con le civiltà mediterranee.
L’Ermitage, le cui collezioni sono straordinarie, è sempre stato e rimane uno dei
pionieri della ricerca archeologica nel Caucaso e del suo inserimento nel
contesto culturale mediterraneo.
Dalla cultura di Majkop nella Ciascaucasia, con i suoi eccezionali kurgan, alla
straordinaria produzione metallurgica della cultura di Koban le terre caucasiche
rivelano, con i loro repertori decorativi dai motivi geometrici e con raffigurazioni
di animali fantastici e non - buoi arieti, lupi, rane etc. - elementi di connessione
non banali con le civiltà del mediterraneo e forse anche con la civiltà nuragica.
Come non sorprenderci della somiglianza dei bronzetti di tori nuragici al celebre
toro di Majkop ?
Con le suggestioni del mito di Prometeo o di quello degli Argonauti alla ricerca
del Vello d’Oro l’esplorazione dei collegamenti nella protostoria, tra Mediterraneo e
Caucaso, si carica di mille suggestioni.
Mediterraneo all’alba della Storia. Intrecci, confronti, dialoghi dal bacino del
Mare Nostrum alle montagne del Caucaso. Oltre 550 opere da importanti
Musei internazionali e dalle collezioni sarde, per connettere la cultura
nuragica ai grandi processi di civilizzazione della protostoria.
“Che cos’è il Mediterraneo?” si chiede lo storico Fernand Braudel, e risponde: “Mille cose
insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi
di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Viaggiare
nel Mediterraneo significa sprofondare nell’abisso dei secoli, perché è un crocevia
antichissimo”.
DA DOVE SIAMO PARTITI
Due eventi in questo ultimo triennio hanno avvolto la Sardegna di una luce propria, in un
contesto culturale e di interesse turistico di grande rilievo.
Con la mostra del 2015 “Eurasia – fino alle soglie della storia”, Cagliari ha
avviato un’importante relazione con il Museo Statale Ermitage - i cui capolavori
si sono incrociati con quelli sardi e di altre regioni italiane - aprendo il cammino ad
un ragionamento sullo sviluppo delle civiltà in epoca preistorica nel contesto
Euroasiatico, intravedendo legami e connessioni intraculturali e restituendo alla Sardegna
un ruolo assolutamente centrale negli incroci di civiltà.
Quindi, con il convegno del 2017 “Le Civiltà e il Mediterraneo – grandi musei a
confronto” promosso dall’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma Sardegna,
si sono gettate le basi di una riflessione internazionale di più vasta portata sul tema,
che ha coinvolto studiosi ed esponenti di prestigiosi musei, strategici nella ricognizione
delle civiltà del Mediterraneo in età preistorica e nella ridefinizione del ruolo
dell’Isola e delle sue culture in questo contesto.
Una tematica sostanziale dal punto di vista culturale e turistico, che ha reso desiderabile
lo sviluppo di nuove prospettive e che ha spinto l’Assessorato del Turismo Artigianato e
Commercio a sottoscrivere insieme a Mibac, Polo Museale della Sardegna, al Comune
di Cagliari e alla Fondazione di Sardegna, un protocollo di collaborazione culturale
pluriennale con il grande Museo di San Pietroburgo, con il coinvolgimento di Ermitage
Italia, per ampliare i fronti di ricerca e di studio, dando conto del ruolo e della storia sarda,
quale occasione di promozione internazionale e di affermazione identitaria.
Comunicato Stampa
Una spettacolare mostra per guardare dalla Sardegna alle Civiltà del
Mediterraneo all’alba della Storia. Intrecci, confronti, dialoghi dal bacino del
Mare Nostrum alle montagne del Caucaso. Oltre 550 opere da importanti
Musei internazionali e dalle collezioni sarde, per connettere la cultura
nuragica ai grandi processi di civilizzazione della protostoria.
“Che cos’è il Mediterraneo?” si chiede lo storico Fernand Braudel, e risponde: “Mille cose
insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi
di mari. Non una cultura ma una serie di culture accatastate le une sulle altre. Viaggiare
nel Mediterraneo significa sprofondare nell’abisso dei secoli, perché è un crocevia
antichissimo”.
DA DOVE SIAMO PARTITI
Due eventi in questo ultimo triennio hanno avvolto la Sardegna di una luce propria, in un
contesto culturale e di interesse turistico di grande rilievo.
Con la mostra del 2015 “Eurasia – fino alle soglie della storia”, Cagliari ha
avviato un’importante relazione con il Museo Statale Ermitage - i cui capolavori
si sono incrociati con quelli sardi e di altre regioni italiane - aprendo il cammino ad
un ragionamento sullo sviluppo delle civiltà in epoca preistorica nel contesto
Euroasiatico, intravedendo legami e connessioni intraculturali e restituendo alla Sardegna
un ruolo assolutamente centrale negli incroci di civiltà.
Quindi, con il convegno del 2017 “Le Civiltà e il Mediterraneo – grandi musei a
confronto” promosso dall’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma Sardegna,
si sono gettate le basi di una riflessione internazionale di più vasta portata sul tema,
che ha coinvolto studiosi ed esponenti di prestigiosi musei, strategici nella ricognizione
delle civiltà del Mediterraneo in età preistorica e nella ridefinizione del ruolo
dell’Isola e delle sue culture in questo contesto.
Una tematica sostanziale dal punto di vista culturale e turistico, che ha reso desiderabile
lo sviluppo di nuove prospettive e che ha spinto l’Assessorato del Turismo Artigianato e
Commercio a sottoscrivere insieme a Mibac, Polo Museale della Sardegna, al Comune
di Cagliari e alla Fondazione di Sardegna, un protocollo di collaborazione culturale
pluriennale con il grande Museo di San Pietroburgo, con il coinvolgimento di Ermitage
Italia, per ampliare i fronti di ricerca e di studio, dando conto del ruolo e della storia sarda,
quale occasione di promozione internazionale e di affermazione identitaria.
Si riconosce in tal modo una centralità della Sardegna come punto di osservazione
verso l’esterno, per confermare non solo le sue radici profondamente
mediterranee, ma quale avamposto delle connessioni tra le varie civiltà
sviluppatesi nel Mediterraneo.
Con questa prospettiva e grazie agli studi fin qui effettuati, è nato dunque il progetto
del grande evento espositivo “Le Civiltà e il Mediterraneo” - dal 14 febbraio 2019
nelle sedi del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e di Palazzo di Città
- che ha coinvolto importanti musei internazionali, mettendo in luce connessioni e
differenze, in modo da restituire un’immagine della Sardegna fondante e attrattiva.
Sorta di continente in miniatura per diversificazione territoriale e climatica,
come altre grandi isole, la Sardegna ha sviluppato specifiche forme di civiltà
straordinarie e comunicanti, che in questa mostra si confrontano con le altre
contestuali civiltà mediterranee e riconettono i fili di antichi dialoghi.
Questa regione, che è sempre stata ritenuta isolata e lontana dai contatti più fecondi,
si rivela invece punto di scambio materiale e culturale e centrale nel sistema
delle relazioni geopolitiche, di cui la Sardegna torna protagonista e artefice al tempo
stesso.
DOVE SIAMO ARRIVATI. LA GRANDE MOSTRA DI GENNAIO 2019
Un complesso di oltre 550 reperti è dunque il fulcro del progetto espositivo “Le
Civiltà e il Mediterraneo”, curato da Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage,
Manfred Nawroth del Pre and Early History-National di Berlino, in collaborazione con
Carlo Lugliè, docente all’Università di Cagliari.
Il nucleo centrale dell’esposizione è dedicato all’archeologia preistorica sarda -
circa 120 opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del
primo millennio a.C. - mentre gli altri reperti, sono chiamati a rappresentare diverse
culture e aree del Mediterraneo e del Caucaso, nel medesimo arco temporale
e provengono da grandi musei archeologici afferenti per geografia o collezioni: il
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo del Bardo di Tunisi, il Museo
Archeologico di Salonicco, il Museo di Berlino e ovviamente il Museo Statale
Ermitage di San Pietroburgo, a documentare come il bacino del Mediterraneo non
sia stato un luogo chiuso ma contaminante e in continua evoluzione.
Un corpus espositivo di grande significato e fascino; un evento culturale
internazionale unico e fondamentale per la valorizzazione della storia, della
cultura e dell’arte della Sardegna, organizzato da Villaggio Globale International
con un allestimento contemporaneo, scenografico e visionario firmato da Angelo
Figus.
Un viaggio nel tempo, nello spazio, nella storia delle civiltà che si sono intessute
in quel Mare Nostrum che appare matrice primigenia, luogo permeabile di
culture, arti e saperi.
COSA CI ASPETTA. TEMI E TESTIMONIANZE
Vasellame in terracotta, elementi in ceramica, armi e utensili, oggetti di culto
e antichi idoli, monili e, soprattutto, straordinari oggetti in bronzo di diverse
provenienze approderanno a Cagliari per ricordare le antiche rotte e ritrovare porti già
conosciuti. Nell’età del bronzo s’intensificano i traffici e gli scambi che univano,
in modo diretto o mediato, i centri minerari, in particolare dello stagno e del rame, ai
centri di produzione, arrivando a coinvolgere gran parte del continente europeo e
le regioni asiatiche e imponendo società via via più complesse e meglio organizzate.
Il rame grezzo era modellato in forme diverse a seconda dei periodi e delle cerchie
artigianali.
I lingotti a pelle di bue (oxhide ingots), dalla caratteristica forma quadrangolare con
I lingotti a pelle di bue (oxhide ingots), dalla caratteristica forma quadrangolare con
apici sviluppati comodi per il trasporto sulle spalle o per lo stivaggio - cronologicamente
inquadrati tra il XIV e il XI secolo a.C. - sono stati rinvenuti a Cipro, in Anatolia, nel
mar Nero, a Creta, nell’Egeo, in Grecia, in Sicilia, in Sardegna, in Corsica e Francia
meridionale, e in alcune regioni dell’entroterra europeo dislocate lungo il corso dei
grandi fiumi che dovevano fungere da vie di penetrazione.
Il centro di irradiazione viene identificato nell’isola di Cipro, che possiede ricchissimi
giacimenti di rame purissimo, ed è interessante notare l’altissima concentrazione
di lingotti a pelle di bue di provenienza cipriota in una terra ricca di rame come
la Sardegna già a partire dal Bronzo recente.
Questa diffusione, a cui si accompagna un massiccio apporto di tecniche metallurgiche
di matrice cipriota, avvalora l’immagine di un mar Mediterraneo solcato da un
complesso sistema di rotte che ne fanno un prezioso ed efficace apparato
connettivo tra Occidente e Oriente, lungo il quale si spostano uomini, merci e
idee.
Tra i protagonisti di questi movimenti, che si ascrivano a una prevalente componente
medio-orientale (cipriota-levantina e poi fenicia), spiccano i Micenei, che nel lungo
arco di tempo corrispondente al periodo della formazione dei regni palatini, dal loro
sviluppo fino alla crisi che ne segna la fine nel XII secolo a.C., lasciano nel Mediterraneo
i segni del loro passaggio alla ricerca prevalentemente di metallo e beni di lusso.
L’indicatore immediato di questi movimenti è la ceramica micenea, di argilla tornita e
depurata, con decorazione dipinta a vernice brillante, che compare già dalle fasi più
antiche (XVII-XV secolo a.C.) in Sicilia e in Italia, ma anche in Anatolia occidentale.
Nella fase di maggior espansione della potenza micenea si assiste in Occidente alla
produzione di una ceramica di imitazione che ha fatto ipotizzare l’esistenza di botteghe
artigianali italo-micenee e di nuclei stanziali micenei.
In diversi siti, tra cui Antigori di Sarroch in Sardegna, artigiani micenei
potrebbero essersi integrati nelle comunità protostoriche italiane già prima che
il collasso dei regni aumentasse la propensione a migrare fuori dalla madrepatria.
Presso il nuraghe Antigori di Sarroch, oltre all’abbondante materiale proveniente
dal Peloponneso, Creta e Cipro, è stata individuata anche una classe di ceramica di
imitazione e di produzione locale.
Alcune tipologie di vasi, come per esempio le anfore a staffa, sembrano indicare
un collegamento con il sito di Cannatello in Sicilia (dove oltretutto è presente
ceramica nuragica di importazione) e con gli empori dell’Africa settentrionale,
quasi a segnare una rotta ideale che arriva in Sardegna toccando le sponde
meridionali del Mediterraneo, alternativa rispetto a quella settentrionale che
privilegia lo Ionio e l’Adriatico. Questa rotta sarà la stessa che alcuni secoli dopo
seguiranno i prospectors fenici alla ricerca di giacimenti metalliferi verso la
Spagna, rotta in cui la Sardegna avrà comunque un ruolo centrale.
A evidenziare infatti i contatti e le relazioni tra l’Isola e il Sud est spagnolo,
durante l’età del bronzo, ci saranno in mostra (provenienti dal Museo di Berlino)
anche importanti reperti della civiltà di El Argar, sviluppatasi in quell’area dal 2200
a.C. e connotata da insediamenti estesi, con un’architettura in pietra paragonabile a
quella del Mediterraneo orientale e con una tipologia di spade che mostra evidenti
contatti con la civiltà nuragica.
È proprio in questo periodo infatti che la Sardegna, al centro del Mediterraneo
e con un ruolo incisivo nei flussi commerciali - come dimostrano i materiali
di produzione nuragica rinvenuti in questi ultimi anni fuori dall’isola - dà prova di
grande vitalità con la fioritura di una delle più originali culture della protostoria
italiana, quella nuragica.
Il Nuragico è esclusivo della Sardegna e si caratterizza soprattutto per il suo
monumento simbolo, il nuraghe, ma anche per i suoi straordinari bronzetti e per
le tombe dei giganti .
Non esistono architetture analoghe a quelle sarde: un vero e proprio unicum
nonostante le similitudini che si possono rilevare. Un esempio di “vicinanza” è quello
con le fortezze costruite nel Caucaso meridionale nella tarda età del bronzo e
nella prima età del ferro. Pur lontane, le terre caucasiche hanno certamente avuto
contatti con le civiltà mediterranee.
L’Ermitage, le cui collezioni sono straordinarie, è sempre stato e rimane uno dei
pionieri della ricerca archeologica nel Caucaso e del suo inserimento nel
contesto culturale mediterraneo.
Dalla cultura di Majkop nella Ciascaucasia, con i suoi eccezionali kurgan, alla
straordinaria produzione metallurgica della cultura di Koban le terre caucasiche
rivelano, con i loro repertori decorativi dai motivi geometrici e con raffigurazioni
di animali fantastici e non - buoi arieti, lupi, rane etc. - elementi di connessione
non banali con le civiltà del mediterraneo e forse anche con la civiltà nuragica.
Come non sorprenderci della somiglianza dei bronzetti di tori nuragici al celebre
toro di Majkop ?
Con le suggestioni del mito di Prometeo o di quello degli Argonauti alla ricerca
del Vello d’Oro l’esplorazione dei collegamenti nella protostoria, tra Mediterraneo e
Caucaso, si carica di mille suggestioni.
14
febbraio 2019
Le Civiltà e il Mediterraneo
Dal 14 febbraio al 16 giugno 2019
archeologia
arte antica
arte antica
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Cagliari, Piazza Arsenale, 1, (Cagliari)
Cagliari, Piazza Arsenale, 1, (Cagliari)
Vernissage
14 Febbraio 2019, su invito
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Curatore