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Le ferite dell’essere
Solitudine e meditazione nell’arte siciliana degli anni Trenta
Comunicato stampa
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La mostra consta di circa ottantotto tele e dieci sculture, provenienti da collezioni private, realizzate da artisti quali:Amorelli, Schmiedt, Corona, Giarrizzo, Lazzaro, Guarino, Faija, Comes, Buscio, Gemma D’Amico, Pirrone, Lia Pasqualino Noto, Elisa Maria Baglino, Gino Morici etc.
Tra la fine degli anni Venti e in tutto il decennio degli anni Trenta, fino alle soglie del secondo conflitto mondiale, l'arte italiana si muove tra un articolato intrecciarsi di tendenze, ora allineate all' ufficialità ora in posizione di fronda più o meno latente. Anche in Sicilia, mentre permangono ancora le ultime propaggini dell'avanguardia futurista, che pure ormai ha imboccato i sentieri dell'interiorità attraverso l' aeropittura e l'arte sacra, l'arte siciliana, connettendosi con la variegata realtà italiana, soprattutto milanese e romana, continua a perseguire quelle prospettive di ricerca nazionale e internazionale, che già alla fine del secolo XIX avevano posto gli artisti dell'isola all'attenzione dei contemporanei.
Alcuni si lasciano intricare così dalle permanenti implicazioni dell'Espressionismo, altri visitano l'area più rassicurante del Realismo magico o della Nuova Oggettività, altri interpretano il Novecento della Sarfatti, pur senza un'esplicita adesione ai canoni classici, tecnici e iconografici del movimento, altri sono affascinati dal tonalismo romano e in particolare da Scipione e Mafai, altri ancora si cimentano con la dimensione mitica modernamente rivisitata, che passa attraverso la lezione della Metafisica o di Gio Ponti.
Riescono allora, attraverso queste esperienze ad elaborare nuove tecniche e nuove iconografie, ispirate da una personale riflessione sulla condizione umana e sulle varie realtà sociali, spesso come sottesa risposta ai trionfalismi ufficiali. Emerge, allora in molte opere, l'immagine di un'umanità travagliata da intime sofferenze, incline a un malinconico abbandono, al silenzio e a una solitaria meditazione, raccolta nel proprio habitat familiare, che offre maggiore protezione e sicurezza.
Accomunati spesso da un avvertito spirito di gruppo, nato per lo più nelle scuole di formazione, questi artisti dibattono, polemizzano, studiano insieme, guardando reciprocamente l'uno al lavoro dell'altro con una circolazione di idee sul piano formale e contenutistico, che rivela il comune esercizio e il solidale sentire.
All'intreccio di direzioni di ricerca non sfugge il gruppo delle donne, in questi anni folto e vivace, a cui le Sindacali siciliane danno l'opportunità di farsi conoscere e le cui opere rivelano spesso una decisa qualità artistica, finora ancora poco valorizzata e testimoniata. Alcune non native dell'isola, ma in essa dimoranti e operanti, nell'incontro con le siciliane, offrono e ricevono stimoli reciproci, che portano nel 1932 alla Prima Mostra d'Arte Femminile di Messina e nel '33 alla creazione dell' Andpa regionale (Associazione Nazionale Donne Professioniste e Artiste), che consolida l'unità del gruppo e segna un passo avanti nell'affermazione dell'autonomia della donna anche nel campo artistico.
Nelle loro opere a prevalere è la narrazione dell'intimo quotidiano vissuto spesso in dolente solitudine e in rapporto con i figli.
Il tema della fanciullezza e dell'adolescenza è infatti molto attraversato dai pittori di quegli anni ed è anch'esso caratterizzato da un vena di malinconica pensosità e di vuoto abbandono che smarrisce.
La mostra è patrocinata dalla Provincia Regionale di Agrigento.
Testi in catalogo di Anna Maria Ruta, Davide Lacagnina e Giuseppe Frazzetto
Tra la fine degli anni Venti e in tutto il decennio degli anni Trenta, fino alle soglie del secondo conflitto mondiale, l'arte italiana si muove tra un articolato intrecciarsi di tendenze, ora allineate all' ufficialità ora in posizione di fronda più o meno latente. Anche in Sicilia, mentre permangono ancora le ultime propaggini dell'avanguardia futurista, che pure ormai ha imboccato i sentieri dell'interiorità attraverso l' aeropittura e l'arte sacra, l'arte siciliana, connettendosi con la variegata realtà italiana, soprattutto milanese e romana, continua a perseguire quelle prospettive di ricerca nazionale e internazionale, che già alla fine del secolo XIX avevano posto gli artisti dell'isola all'attenzione dei contemporanei.
Alcuni si lasciano intricare così dalle permanenti implicazioni dell'Espressionismo, altri visitano l'area più rassicurante del Realismo magico o della Nuova Oggettività, altri interpretano il Novecento della Sarfatti, pur senza un'esplicita adesione ai canoni classici, tecnici e iconografici del movimento, altri sono affascinati dal tonalismo romano e in particolare da Scipione e Mafai, altri ancora si cimentano con la dimensione mitica modernamente rivisitata, che passa attraverso la lezione della Metafisica o di Gio Ponti.
Riescono allora, attraverso queste esperienze ad elaborare nuove tecniche e nuove iconografie, ispirate da una personale riflessione sulla condizione umana e sulle varie realtà sociali, spesso come sottesa risposta ai trionfalismi ufficiali. Emerge, allora in molte opere, l'immagine di un'umanità travagliata da intime sofferenze, incline a un malinconico abbandono, al silenzio e a una solitaria meditazione, raccolta nel proprio habitat familiare, che offre maggiore protezione e sicurezza.
Accomunati spesso da un avvertito spirito di gruppo, nato per lo più nelle scuole di formazione, questi artisti dibattono, polemizzano, studiano insieme, guardando reciprocamente l'uno al lavoro dell'altro con una circolazione di idee sul piano formale e contenutistico, che rivela il comune esercizio e il solidale sentire.
All'intreccio di direzioni di ricerca non sfugge il gruppo delle donne, in questi anni folto e vivace, a cui le Sindacali siciliane danno l'opportunità di farsi conoscere e le cui opere rivelano spesso una decisa qualità artistica, finora ancora poco valorizzata e testimoniata. Alcune non native dell'isola, ma in essa dimoranti e operanti, nell'incontro con le siciliane, offrono e ricevono stimoli reciproci, che portano nel 1932 alla Prima Mostra d'Arte Femminile di Messina e nel '33 alla creazione dell' Andpa regionale (Associazione Nazionale Donne Professioniste e Artiste), che consolida l'unità del gruppo e segna un passo avanti nell'affermazione dell'autonomia della donna anche nel campo artistico.
Nelle loro opere a prevalere è la narrazione dell'intimo quotidiano vissuto spesso in dolente solitudine e in rapporto con i figli.
Il tema della fanciullezza e dell'adolescenza è infatti molto attraversato dai pittori di quegli anni ed è anch'esso caratterizzato da un vena di malinconica pensosità e di vuoto abbandono che smarrisce.
La mostra è patrocinata dalla Provincia Regionale di Agrigento.
Testi in catalogo di Anna Maria Ruta, Davide Lacagnina e Giuseppe Frazzetto
17
dicembre 2005
Le ferite dell’essere
Dal 17 dicembre 2005 al 12 marzo 2006
arte moderna
Location
SPAZI ESPOSITIVI CHIARAMONTANI
Agrigento, Via San Francesco D'assisi, 1, (Agrigento)
Agrigento, Via San Francesco D'assisi, 1, (Agrigento)
Orario di apertura
tutti i giorni escluso il lunedì 10.00 – 12.30 e 16.00 – 20.00
Vernissage
17 Dicembre 2005, ore 18,30
Sito web
www.ottocentosiciliano.it
Curatore