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LE IDENTITÀ DI SALVATORE FIUME. 50 opere, anni ’40-‘90
L’esposizione presenterà 50 opere – 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche – realizzate dall’artista siciliano, ma lombardo d’adozione, in un arco temporale che dagli anni Quaranta arriva fino agli anni Novanta.
Comunicato stampa
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L’esposizione presenterà 50 opere - 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche - realizzate dall’artista siciliano, ma lombardo d’adozione, in un arco temporale che dagli anni Quaranta arriva fino agli anni Novanta.
Dal 24 ottobre al 23 dicembre 2012, Palazzo Pirelli di Milano ospita un’importante personale che celebra la figura di Salvatore Fiume (1915-1997), a quindici anni dalla sua scomparsa.
Curata da Alan Jones, Elena Pontiggia, Laura e Luciano Fiume, promossa dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Salvatore Fiume, in collaborazione con ArteSanterasmo, la mostra, dal titolo Le identità di Salvatore Fiume, presenterà 50 opere - 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche - in grado di tracciare una sintesi della produzione artistica di Fiume nella pittura, nel disegno, nella scultura e nella ceramica tra gli anni Quaranta e gli anni Novanta del secolo scorso, dimostrando come la sua personalità, pur rimanendo intatta nel corso degli anni, si evolse costantemente, concependo nuovi temi e sperimentando nuove tecniche.
Il percorso espositivo si snoda in due sezioni distinte: nella prima, s’incontreranno lavori realizzati tra gli anni '40 e gli anni '60, precedenti alla ‘rivoluzione’ stilistica che fece seguito al suo viaggio a Londra nella metà degli anni '60, mentre, nella seconda, si vedranno opere eseguite nel successivo trentennio.
La rassegna si apre con Cristo deriso dai soldati, un olio su masonite del 1946, firmato con lo pseudonimo di Francisco Queyo, un pittore gitano mai esistito, dietro il quale Fiume si nascose in attesa che la sua pittura di allora, ispirata al Quattrocento italiano e alla Metafisica di de Chirico e Savinio, raccogliesse i consensi che fino a quel momento non aveva ricevuto.
Il successo che i dipinti firmati F. Queyo – ispirati al folklore e alla tradizione spagnola - ottennero alla mostra tenuta alla Galleria Gussoni di Milano nel 1948, fu straordinario. Tutti i quadri vennero acquistati e un autorevole critico come Leonardo Borgese scrisse che molti artisti italiani avrebbero dovuto prendere ispirazione dal maestro spagnolo.
L’itinerario prosegue con 8 opere degli anni '40 e '50, ascrivibili al ciclo delle Città di statue, in cui è manifesta l’influenza dell’arte rinascimentale italiana, come quella delle ricerche metafisiche di de Chirico, Savinio e Carrà.
Fiume propose - questa volta firmando col suo vero nome - questi lavori alla Galleria Borromini di Milano nel 1949, riuscendo a impressionare l’allora direttore del MOMA di New York, Alfred Barr, che decise di acquistarne uno, da allora conservato nelle collezioni del museo americano. Le Città di statue contenevano degli elementi di novità, non solo rispetto alla pittura, ma anche rispetto a un ideale architettonico che prefigurava i futuri progetti di Fiume, costituiti da edifici geometricamente antropomorfi e zoomorfi.
La partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia del 1950 segnò l’incontro con Gio Ponti con il quale Fiume iniziò una lunga collaborazione che lo portò a realizzare enormi dipinti per i transatlantici di cui Ponti avrebbe curato gli allestimenti. In quello per il transatlantico Andrea Doria (48 m x 3) Fiume riprodusse svariati capolavori presenti nel nostro paese allo scopo di offrire ai viaggiatori diretti in Italia un’anticipazione di ciò che avrebbero ammirato dal vivo. Fiume creò una serie di spazi (piazze, vie, loggiati) nei quali inserì riproduzioni di opere di Giorgione, Verrocchio, Donatello, Raffaello, Leonardo, Tiziano, Michelangelo e molti altri.
In mostra vi sarà il bozzetto di uno dei grandi pannelli che decoravano il salone di prima classe dell’Andrea Doria, affondata nel 1956.
Ponti, da grande appassionato di ceramica, e raffinato ceramista egli stesso, apprezzava molto i lavori che Fiume realizzava con questo materiale, e li inserì spesso tra i suoi arredi. A Palazzo Pirelli si troveranno due piatti e tre sculture, tutti del periodo ‘metafisico’.
La prima parte dell’esposizione si chiuderà con il ciclo ispirato alla cultura Beat. Alla metà degli anni Sessanta, infatti, Fiume è a Londra, durante la straordinaria stagione della Swinging London. In quel vivace clima culturale nascono opere caratterizzate da una nuova libertà espressiva, evidente soprattutto in quelle realizzate su carta da parati o nei collage, composti da elementi estranei al linguaggio rigorosamente pittorico e che si discostano dai temi trattati da Fiume fino ad allora.
Un capitolo importante della rassegna milanese sarà dedicato alla figura femminile. In particolare, i due dipinti del 1957 e 1958, ispirati al tema della Donna e toro e della Donna e gallo entrambi caratterizzati da un’inedita sensualità, introducono un nuovo passaggio nell’arte di Fiume, sul piano della trasformazione tematica e su quello evolutivo della materia pittorica che, per la prima volta, si fa più luminosa, corposa ed espressiva, grazie anche alle stratificazioni e alle trasparenze ottenute con l’uso della spatola.
La mostra inoltre documenta un ulteriore approfondimento nella ricerca materica con la serie degli affreschi degli anni '80 - concepiti fin dall’inizio in funzione dello ‘strappo’ e della successiva trasposizione su tela - ispirati ai dipinti murari di Pompei e di quelli delle tombe etrusche di Tarquinia.
Nel 1989 Fiume si dedica a un ciclo di 10 Poemi giapponesi - due dei quali esposti a Palazzo Pirelli - nei quali reinterpreta i temi erotici dell’arte del Sol Levante del ‘700 e dell’800.
La parte dedicata alla pittura si chiude con un grande dipinto dal ciclo delle Ipotesi, in cui Fiume fa coesistere su un’unica tela elementi peculiari della propria pittura, come le Isole di statue, con citazioni da capolavori dell’arte europea (in questo caso da Raffaello, Picasso e de Chirico), esemplificando il concetto a lui caro della contemporaneità di tutta l’arte.
Il percorso si conclude idealmente con le sezioni dedicate rispettivamente al disegno e alla scultura. Nella prima, si potranno ammirare 15 lavori su carta, realizzati tra gli anni '40 e gli anni '80, che dimostrano come il segno di Fiume, pur evolvendo, sia rimasto inconfondibile per la sua forza espressiva. Nella seconda, opere plastiche caratterizzate dalla pluralità dei materiali utilizzati, come la ceramica, il bronzo, il legno e il poliuretano espanso. Tra queste, sono da segnalare le due sculture in legno, Mito africano del 1974, e l’Antropotauro, una figura ‘mitologica’ creata da Fiume sul modello del centauro, nella cui parte inferiore le forme del cavallo sono sostituite da quelle del toro.
Accompagna la mostra un catalogo edito dalla Fondazione Salvatore Fiume.
Milano, agosto 2012
Salvatore Fiume. Note biografiche
Pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo, Salvatore Fiume nasce in Sicilia nel 1915. Dal 1931 al 1936 studia a Urbino al Regio Istituto per l’Illustrazione del Libro. Nel 1936 è a Milano dove frequenta artisti e intellettuali come Salvatore Quasimodo e Dino Buzzati. Nel 1938, alla Olivetti di Ivrea, diventa art director della rivista Tecnica e Organizzazione. Nel 1943 pubblica il romanzo Viva Gioconda!. Dal 1946, lasciata la Olivetti, si dedica completamente alla pittura stabilendosi a Canzo (Como), dove adatta a studio una filanda dell’Ottocento che in seguito diviene la sua residenza definitiva. Nel 1948 espone con successo a Milano una serie di suoi dipinti ispirati alla tradizione e al folklore spagnoli, firmandoli Francisco Queyo, un pittore gitano inesistente di cui inventa la storia di perseguitato politico esule a Parigi. Nel 1949 esordisce con il suo vero nome alla Galleria Borromini di Milano, dove le sue Isole di statue e Città di statue affascinano il direttore del MoMA di New York, Alfred Barr, che acquista una sua Città di statue. Anche la collezione Jucker di Milano acquista una sua opera in quella occasione. Nel 1950, su proposta di Alberto Savinio, Fiume partecipa alla Biennale di Venezia con il trittico Isola di statue (ora nei Musei Vaticani) che gli vale un’intera pagina della rivista americana “Life”. Dal 1952 collabora con la Scala di Milano come scenografo e costumista, firmando 8 allestimenti nell’arco di 15 anni, fra cui la Medea di Cherubini, del 1953, pietra miliare della produzione scaligera degli ultimi 50 anni, come l’Aida del 1957 al Covent Garden di Londra. Nel 1952 il grande architetto Gio Ponti gli commissiona un enorme dipinto (m 48x3) per il transatlantico Andrea Doria. Purtroppo, nel 1956 l’immensa tela affonda con la nave al largo dell’isola di Nantucket. Nel 1953 le riviste “Life” e “Time” gli commissionano una serie di opere per le loro sedi di New York. Fra il 1949 e il 1952, su invito dell’industriale Bruno Buitoni Sr, Fiume esegue un ciclo di dieci grandi dipinti sulla storia dell’Umbria ora conservati nella Sala Fiume di Palazzo Donini, a Perugia, sede della Regione. Nel 1962 una mostra itinerante porta 100 quadri di Fiume in diversi musei tedeschi toccando anche Colonia e Ratisbona. Nel 1967 esegue il bozzetto per il grande mosaico nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth.
Nel 1973 è in Etiopia dove dipinge le sue Isole su un gruppo di rocce nella valle di Babile, utilizzando vernici marine. Nella grande retrospettiva del 1974 al Palazzo Reale di Milano Fiume presenta per la prima volta la Gioconda Africana, ora nei Musei Vaticani. Nel 1978 dona trentatré opere ai Musei Vaticani e nel 1985 tiene una grande mostra a Castel Sant’Angelo a Roma. Del 1987 è l’esposizione De Architectura Pingendi allo Sporting d’Hiver di Montecarlo, inaugurata dal Principe Ranieri di Monaco. Nel 1991 espone i suoi progetti architettonici alla Mostra Internazionale di Architettura a Milano, al Palazzo della Triennale e nel 1992 i suoi dipinti a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma. Nel 1993 Fiume visita i luoghi di Gauguin in Polinesia e, in omaggio al grande maestro francese, dona un dipinto al Museo Gauguin di Tahiti.
Come scultore Fiume debutta ufficialmente nel 1994 alla Galleria Artesanterasmo di Milano. Realizza diverse sculture di grandi dimensioni, come la statua di bronzo al Parlamento Europeo di Strasburgo, le sculture degli ospedali San Raffaele di Milano e di Roma e la Fontana del Vino in bronzo a Marsala. Il Museo del Parco di Portofino ospita due suoi bronzi. Per i suoi meriti di scrittore, nel 1988 riceve una laurea ad honorem in Lettere Moderne dall’Università di Palermo. Sue opere si trovano in alcuni dei più importanti musei del mondo quali i Musei Vaticani, il Museo Ermitage di San Pietroburgo, il MoMA di New York e il Museo Puškin di Mosca. Muore a Milano il 3 giugno 1997.
Dal 24 ottobre al 23 dicembre 2012, Palazzo Pirelli di Milano ospita un’importante personale che celebra la figura di Salvatore Fiume (1915-1997), a quindici anni dalla sua scomparsa.
Curata da Alan Jones, Elena Pontiggia, Laura e Luciano Fiume, promossa dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Salvatore Fiume, in collaborazione con ArteSanterasmo, la mostra, dal titolo Le identità di Salvatore Fiume, presenterà 50 opere - 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche - in grado di tracciare una sintesi della produzione artistica di Fiume nella pittura, nel disegno, nella scultura e nella ceramica tra gli anni Quaranta e gli anni Novanta del secolo scorso, dimostrando come la sua personalità, pur rimanendo intatta nel corso degli anni, si evolse costantemente, concependo nuovi temi e sperimentando nuove tecniche.
Il percorso espositivo si snoda in due sezioni distinte: nella prima, s’incontreranno lavori realizzati tra gli anni '40 e gli anni '60, precedenti alla ‘rivoluzione’ stilistica che fece seguito al suo viaggio a Londra nella metà degli anni '60, mentre, nella seconda, si vedranno opere eseguite nel successivo trentennio.
La rassegna si apre con Cristo deriso dai soldati, un olio su masonite del 1946, firmato con lo pseudonimo di Francisco Queyo, un pittore gitano mai esistito, dietro il quale Fiume si nascose in attesa che la sua pittura di allora, ispirata al Quattrocento italiano e alla Metafisica di de Chirico e Savinio, raccogliesse i consensi che fino a quel momento non aveva ricevuto.
Il successo che i dipinti firmati F. Queyo – ispirati al folklore e alla tradizione spagnola - ottennero alla mostra tenuta alla Galleria Gussoni di Milano nel 1948, fu straordinario. Tutti i quadri vennero acquistati e un autorevole critico come Leonardo Borgese scrisse che molti artisti italiani avrebbero dovuto prendere ispirazione dal maestro spagnolo.
L’itinerario prosegue con 8 opere degli anni '40 e '50, ascrivibili al ciclo delle Città di statue, in cui è manifesta l’influenza dell’arte rinascimentale italiana, come quella delle ricerche metafisiche di de Chirico, Savinio e Carrà.
Fiume propose - questa volta firmando col suo vero nome - questi lavori alla Galleria Borromini di Milano nel 1949, riuscendo a impressionare l’allora direttore del MOMA di New York, Alfred Barr, che decise di acquistarne uno, da allora conservato nelle collezioni del museo americano. Le Città di statue contenevano degli elementi di novità, non solo rispetto alla pittura, ma anche rispetto a un ideale architettonico che prefigurava i futuri progetti di Fiume, costituiti da edifici geometricamente antropomorfi e zoomorfi.
La partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia del 1950 segnò l’incontro con Gio Ponti con il quale Fiume iniziò una lunga collaborazione che lo portò a realizzare enormi dipinti per i transatlantici di cui Ponti avrebbe curato gli allestimenti. In quello per il transatlantico Andrea Doria (48 m x 3) Fiume riprodusse svariati capolavori presenti nel nostro paese allo scopo di offrire ai viaggiatori diretti in Italia un’anticipazione di ciò che avrebbero ammirato dal vivo. Fiume creò una serie di spazi (piazze, vie, loggiati) nei quali inserì riproduzioni di opere di Giorgione, Verrocchio, Donatello, Raffaello, Leonardo, Tiziano, Michelangelo e molti altri.
In mostra vi sarà il bozzetto di uno dei grandi pannelli che decoravano il salone di prima classe dell’Andrea Doria, affondata nel 1956.
Ponti, da grande appassionato di ceramica, e raffinato ceramista egli stesso, apprezzava molto i lavori che Fiume realizzava con questo materiale, e li inserì spesso tra i suoi arredi. A Palazzo Pirelli si troveranno due piatti e tre sculture, tutti del periodo ‘metafisico’.
La prima parte dell’esposizione si chiuderà con il ciclo ispirato alla cultura Beat. Alla metà degli anni Sessanta, infatti, Fiume è a Londra, durante la straordinaria stagione della Swinging London. In quel vivace clima culturale nascono opere caratterizzate da una nuova libertà espressiva, evidente soprattutto in quelle realizzate su carta da parati o nei collage, composti da elementi estranei al linguaggio rigorosamente pittorico e che si discostano dai temi trattati da Fiume fino ad allora.
Un capitolo importante della rassegna milanese sarà dedicato alla figura femminile. In particolare, i due dipinti del 1957 e 1958, ispirati al tema della Donna e toro e della Donna e gallo entrambi caratterizzati da un’inedita sensualità, introducono un nuovo passaggio nell’arte di Fiume, sul piano della trasformazione tematica e su quello evolutivo della materia pittorica che, per la prima volta, si fa più luminosa, corposa ed espressiva, grazie anche alle stratificazioni e alle trasparenze ottenute con l’uso della spatola.
La mostra inoltre documenta un ulteriore approfondimento nella ricerca materica con la serie degli affreschi degli anni '80 - concepiti fin dall’inizio in funzione dello ‘strappo’ e della successiva trasposizione su tela - ispirati ai dipinti murari di Pompei e di quelli delle tombe etrusche di Tarquinia.
Nel 1989 Fiume si dedica a un ciclo di 10 Poemi giapponesi - due dei quali esposti a Palazzo Pirelli - nei quali reinterpreta i temi erotici dell’arte del Sol Levante del ‘700 e dell’800.
La parte dedicata alla pittura si chiude con un grande dipinto dal ciclo delle Ipotesi, in cui Fiume fa coesistere su un’unica tela elementi peculiari della propria pittura, come le Isole di statue, con citazioni da capolavori dell’arte europea (in questo caso da Raffaello, Picasso e de Chirico), esemplificando il concetto a lui caro della contemporaneità di tutta l’arte.
Il percorso si conclude idealmente con le sezioni dedicate rispettivamente al disegno e alla scultura. Nella prima, si potranno ammirare 15 lavori su carta, realizzati tra gli anni '40 e gli anni '80, che dimostrano come il segno di Fiume, pur evolvendo, sia rimasto inconfondibile per la sua forza espressiva. Nella seconda, opere plastiche caratterizzate dalla pluralità dei materiali utilizzati, come la ceramica, il bronzo, il legno e il poliuretano espanso. Tra queste, sono da segnalare le due sculture in legno, Mito africano del 1974, e l’Antropotauro, una figura ‘mitologica’ creata da Fiume sul modello del centauro, nella cui parte inferiore le forme del cavallo sono sostituite da quelle del toro.
Accompagna la mostra un catalogo edito dalla Fondazione Salvatore Fiume.
Milano, agosto 2012
Salvatore Fiume. Note biografiche
Pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo, Salvatore Fiume nasce in Sicilia nel 1915. Dal 1931 al 1936 studia a Urbino al Regio Istituto per l’Illustrazione del Libro. Nel 1936 è a Milano dove frequenta artisti e intellettuali come Salvatore Quasimodo e Dino Buzzati. Nel 1938, alla Olivetti di Ivrea, diventa art director della rivista Tecnica e Organizzazione. Nel 1943 pubblica il romanzo Viva Gioconda!. Dal 1946, lasciata la Olivetti, si dedica completamente alla pittura stabilendosi a Canzo (Como), dove adatta a studio una filanda dell’Ottocento che in seguito diviene la sua residenza definitiva. Nel 1948 espone con successo a Milano una serie di suoi dipinti ispirati alla tradizione e al folklore spagnoli, firmandoli Francisco Queyo, un pittore gitano inesistente di cui inventa la storia di perseguitato politico esule a Parigi. Nel 1949 esordisce con il suo vero nome alla Galleria Borromini di Milano, dove le sue Isole di statue e Città di statue affascinano il direttore del MoMA di New York, Alfred Barr, che acquista una sua Città di statue. Anche la collezione Jucker di Milano acquista una sua opera in quella occasione. Nel 1950, su proposta di Alberto Savinio, Fiume partecipa alla Biennale di Venezia con il trittico Isola di statue (ora nei Musei Vaticani) che gli vale un’intera pagina della rivista americana “Life”. Dal 1952 collabora con la Scala di Milano come scenografo e costumista, firmando 8 allestimenti nell’arco di 15 anni, fra cui la Medea di Cherubini, del 1953, pietra miliare della produzione scaligera degli ultimi 50 anni, come l’Aida del 1957 al Covent Garden di Londra. Nel 1952 il grande architetto Gio Ponti gli commissiona un enorme dipinto (m 48x3) per il transatlantico Andrea Doria. Purtroppo, nel 1956 l’immensa tela affonda con la nave al largo dell’isola di Nantucket. Nel 1953 le riviste “Life” e “Time” gli commissionano una serie di opere per le loro sedi di New York. Fra il 1949 e il 1952, su invito dell’industriale Bruno Buitoni Sr, Fiume esegue un ciclo di dieci grandi dipinti sulla storia dell’Umbria ora conservati nella Sala Fiume di Palazzo Donini, a Perugia, sede della Regione. Nel 1962 una mostra itinerante porta 100 quadri di Fiume in diversi musei tedeschi toccando anche Colonia e Ratisbona. Nel 1967 esegue il bozzetto per il grande mosaico nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth.
Nel 1973 è in Etiopia dove dipinge le sue Isole su un gruppo di rocce nella valle di Babile, utilizzando vernici marine. Nella grande retrospettiva del 1974 al Palazzo Reale di Milano Fiume presenta per la prima volta la Gioconda Africana, ora nei Musei Vaticani. Nel 1978 dona trentatré opere ai Musei Vaticani e nel 1985 tiene una grande mostra a Castel Sant’Angelo a Roma. Del 1987 è l’esposizione De Architectura Pingendi allo Sporting d’Hiver di Montecarlo, inaugurata dal Principe Ranieri di Monaco. Nel 1991 espone i suoi progetti architettonici alla Mostra Internazionale di Architettura a Milano, al Palazzo della Triennale e nel 1992 i suoi dipinti a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma. Nel 1993 Fiume visita i luoghi di Gauguin in Polinesia e, in omaggio al grande maestro francese, dona un dipinto al Museo Gauguin di Tahiti.
Come scultore Fiume debutta ufficialmente nel 1994 alla Galleria Artesanterasmo di Milano. Realizza diverse sculture di grandi dimensioni, come la statua di bronzo al Parlamento Europeo di Strasburgo, le sculture degli ospedali San Raffaele di Milano e di Roma e la Fontana del Vino in bronzo a Marsala. Il Museo del Parco di Portofino ospita due suoi bronzi. Per i suoi meriti di scrittore, nel 1988 riceve una laurea ad honorem in Lettere Moderne dall’Università di Palermo. Sue opere si trovano in alcuni dei più importanti musei del mondo quali i Musei Vaticani, il Museo Ermitage di San Pietroburgo, il MoMA di New York e il Museo Puškin di Mosca. Muore a Milano il 3 giugno 1997.
24
ottobre 2012
LE IDENTITÀ DI SALVATORE FIUME. 50 opere, anni ’40-‘90
Dal 24 ottobre al 23 dicembre 2012
arte contemporanea
Location
PALAZZO PIRELLI – SPAZIO EVENTI
Milano, Via Fabio Filzi, 22, (Milano)
Milano, Via Fabio Filzi, 22, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 19.00
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore