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Le porte della notte
Una mostra collettiva di 34 artisti che hanno aderito all’invito di cimentarsi con il difficile (per le arti figurative) tema della notte,
leitmotiv di Chiasso Letteraria di quest’anno. Introdurrà il poeta Fabiano Alborghetti, che leggerà anche alcune sue liriche
Comunicato stampa
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Mostra “Le porte della notte” alla Galleria Mosaico.
Nata nel 1966 (compirà 46 anni proprio durante la mostra “Le porte della notte”), la Galleria Mosaico, oggi decana delle gallerie d’arte ticinesi, è stata fin dall’inizio luogo d’incontro e di scambio culturale in cui autori
storicizzati e giovani artisti si sono alternati, confrontandosi tra di loro e con simpatizzanti e collezionisti.
Vecchie foto in b/n degli anni ’60 e ’70 mostrano alcuni dei protagonisti di quegli incontri, volti e momenti ormai scomparsi. Ma l’attività, fortunatamente ( o forse dovremmo oggi dire “fortunosamente”?) continua, perseguendo nel limite del possibile l’ideale di Gino Macconi: “nostro obbiettivo è sempre stato […] di aprire,
allargare un discorso artistico e culturale a quanti, per una errata gerarchia di valori o per una tradizione distorta, sembravano destinati a esserne esclusi”.
Quanto a “Le porte della notte” è una sorellina, quasi un’emanazione di “ChiassoLetteraria” 2012: una collettiva a invito in cui 34 artisti si cimentano con il suggestivo tema della notte: soggetto o anche solo pretesto per un’interpretazione affatto personale, inedita, realizzata con mezzi e tecniche diversi - a seconda della formazione e delle preferenze di ciascuno - appositamente per questa occasione.
Introdurrà il poeta Fabiano Alborghetti, che ha scritto per noi il testo allegato e leggerà alcune sue composizioni sul tema della notte.
Le porte della notte
C’è una soglia dove la notte termina. Non è un’ ora precisa ma una sensazione e prima di quel momento è sospensione, una dimora di parole trattenute e ogni corpo che si nomina è portato via dalle parole. Quel silenzio: è depositario di una memoria oscura, di una trama di enigmi e bellezza, è immune da sconfitta.
È una passione senza testimoni. È la veglia, la polvere del tempo sulle palpebre, lo spazio minerale che si squarcia ad ogni luce, i buchi bui dove cresce un universo e dove si fecondano le paure, le anime e le memorie, il respiro dell’asfalto tormentato che si stira nel sollievo dell’assenza. Nessun volto è un volto e
ognuno è una traccia. Ognuno porta con sé il peso degli occhi. Ovunque la notte parli, ci si aggira nel vuoto. Ovunque abiti la notte, siamo figli nati tra le stelle. Un albergo aspetta. Trentaquattro camere ospitano altrettanti respiri. L’assieme è una somma di particolari
e ogni corpo è un sogno che si aggira nel sogno degli altri. Ogni corpo è addormentato in altri corpi e ognuno è cosi vulnerabile, talvolta innocente che la crudeltà qui è un malinteso. Ognuno è nato al di fuori di una stagione e la notte li ha battesimati porgendo alle fronti un’impronta. Si spostano i muri, si
allontana il cielo, la luce qui è estromessa o voluta in parsimonia: compendio al silenzio, a tutta l’attesa che sospende la volontà. La notte qui è un corridoio vasto che aspetta attonito un passaggio. Al passaggio, piovono scaglie sul velo, ogni passo è una sirena, nasce d’improvviso la presenza, la patria dell’incontro,
altre paure. Trentaquattro porte e ognuna è una periferia dove tuffare l’anima o un destino, la testa ingombra di rimpianti o il cuore di desideri. È uno spazio di echi, un palazzo sospeso dare asilo all’orizzonte.
Solo al mattino sarà patria d’incontri e “mai venga il mattino”: per non sciogliere il ventaglio dei miracoli, per non illuminare il ricordo di un letto sfatto, l’esilio del profondo sonno, il rifugio. Per non sentire il giorno distendersi, cancellare il campo del silenzio con la violenza della luce precipitata, entrata nella
carne. L’essere toccati dalla lucidità, dalla luce troppo viva che renderà ciechi. L’infermità della notte è così rassicurante. Ovunque abiti la notte, siamo figli nati tra le stelle ma di giorno, di giorno siamo solo corpi crivellati d’assenza. Siamo corpi seduti che aspettano il conforto di una coperta di lana a fine giorno. Il conforto è la notte che scende le scale del cielo.
Fabiano Alborghetti
Nata nel 1966 (compirà 46 anni proprio durante la mostra “Le porte della notte”), la Galleria Mosaico, oggi decana delle gallerie d’arte ticinesi, è stata fin dall’inizio luogo d’incontro e di scambio culturale in cui autori
storicizzati e giovani artisti si sono alternati, confrontandosi tra di loro e con simpatizzanti e collezionisti.
Vecchie foto in b/n degli anni ’60 e ’70 mostrano alcuni dei protagonisti di quegli incontri, volti e momenti ormai scomparsi. Ma l’attività, fortunatamente ( o forse dovremmo oggi dire “fortunosamente”?) continua, perseguendo nel limite del possibile l’ideale di Gino Macconi: “nostro obbiettivo è sempre stato […] di aprire,
allargare un discorso artistico e culturale a quanti, per una errata gerarchia di valori o per una tradizione distorta, sembravano destinati a esserne esclusi”.
Quanto a “Le porte della notte” è una sorellina, quasi un’emanazione di “ChiassoLetteraria” 2012: una collettiva a invito in cui 34 artisti si cimentano con il suggestivo tema della notte: soggetto o anche solo pretesto per un’interpretazione affatto personale, inedita, realizzata con mezzi e tecniche diversi - a seconda della formazione e delle preferenze di ciascuno - appositamente per questa occasione.
Introdurrà il poeta Fabiano Alborghetti, che ha scritto per noi il testo allegato e leggerà alcune sue composizioni sul tema della notte.
Le porte della notte
C’è una soglia dove la notte termina. Non è un’ ora precisa ma una sensazione e prima di quel momento è sospensione, una dimora di parole trattenute e ogni corpo che si nomina è portato via dalle parole. Quel silenzio: è depositario di una memoria oscura, di una trama di enigmi e bellezza, è immune da sconfitta.
È una passione senza testimoni. È la veglia, la polvere del tempo sulle palpebre, lo spazio minerale che si squarcia ad ogni luce, i buchi bui dove cresce un universo e dove si fecondano le paure, le anime e le memorie, il respiro dell’asfalto tormentato che si stira nel sollievo dell’assenza. Nessun volto è un volto e
ognuno è una traccia. Ognuno porta con sé il peso degli occhi. Ovunque la notte parli, ci si aggira nel vuoto. Ovunque abiti la notte, siamo figli nati tra le stelle. Un albergo aspetta. Trentaquattro camere ospitano altrettanti respiri. L’assieme è una somma di particolari
e ogni corpo è un sogno che si aggira nel sogno degli altri. Ogni corpo è addormentato in altri corpi e ognuno è cosi vulnerabile, talvolta innocente che la crudeltà qui è un malinteso. Ognuno è nato al di fuori di una stagione e la notte li ha battesimati porgendo alle fronti un’impronta. Si spostano i muri, si
allontana il cielo, la luce qui è estromessa o voluta in parsimonia: compendio al silenzio, a tutta l’attesa che sospende la volontà. La notte qui è un corridoio vasto che aspetta attonito un passaggio. Al passaggio, piovono scaglie sul velo, ogni passo è una sirena, nasce d’improvviso la presenza, la patria dell’incontro,
altre paure. Trentaquattro porte e ognuna è una periferia dove tuffare l’anima o un destino, la testa ingombra di rimpianti o il cuore di desideri. È uno spazio di echi, un palazzo sospeso dare asilo all’orizzonte.
Solo al mattino sarà patria d’incontri e “mai venga il mattino”: per non sciogliere il ventaglio dei miracoli, per non illuminare il ricordo di un letto sfatto, l’esilio del profondo sonno, il rifugio. Per non sentire il giorno distendersi, cancellare il campo del silenzio con la violenza della luce precipitata, entrata nella
carne. L’essere toccati dalla lucidità, dalla luce troppo viva che renderà ciechi. L’infermità della notte è così rassicurante. Ovunque abiti la notte, siamo figli nati tra le stelle ma di giorno, di giorno siamo solo corpi crivellati d’assenza. Siamo corpi seduti che aspettano il conforto di una coperta di lana a fine giorno. Il conforto è la notte che scende le scale del cielo.
Fabiano Alborghetti
03
maggio 2012
Le porte della notte
Dal 03 maggio al 16 giugno 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA MOSAICO
Chiasso, Via Emilio Bossi, 32, (Mendrisio)
Chiasso, Via Emilio Bossi, 32, (Mendrisio)
Orario di apertura
martedì - sabato 16- 19 e su appuntamento. Domenica, lunedì e festivi chiuso
Vernissage
3 Maggio 2012, ore 18
Autore