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Le solite scritte
OPOS, nel quartiere Certosa, ha riaperto le sue porte al pubblico con un’inaugurazione a sorpresa della mostra personale di Giulio Alvigini “Le solite scritte”. L’esposizione a cura di Andrea Meregalli è stata organizzata in collaborazione con Magazzeno Arte Contemporanea.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
OPOS, nel quartiere Certosa, ha riaperto le sue porte al pubblico con un'inaugurazione a sorpresa della mostra personale di Giulio Alvigini "Le solite scritte". L'esposizione a cura di Andrea Meregalli è stata organizzata in collaborazione con Magazzeno Arte Contemporanea ed è visitabile dal 27 marzo al 23 aprile 2024 negli spazi di un edificio industriale, riportata alla vita, nel 1990, dalla volontà di Alberto Zanone. La storia di OPOS ha radici che si diramano dal mondo del design, dell'architettura, a quello del tessile e della maglieria.
La mostra è stata inaugurata con un evento esclusivo e inusuale che ha visto performance di musica, danza e teatro. Gli invitati hanno accettato di partecipare alla serata senza sapere a cosa avrebbero assistito. L'evento è stato solo il primo di un palinsesto, di appuntamenti "segreti", organizzato da Andrea Meregalli, Dora Casadio, Gregorio Baù, Sebastiano Ratti e Duccio Zanone, pensati per gli spazi di OPOS. L'intento è quello d'intrattenere il pubblico con una proposta culturale di qualità, rappresentando in modo trasversale le diverse anime che contraddistinguono questo luogo. Contrariamente alle logiche della comunicazione contemporanea, prima dell'inaugurazione non è trapelata nessuna informazione. Da qui il nome segretOPOS, un modo nuovo di approcciare al contemporaneo.
Per questo primo evento è stato scelto proprio Giulio Alvigini, artista che utilizza la comunicazione come potente mezzo per fare arte, soprattutto tramite i suoi canali social e attraverso i suoi famosi meme (suo è l'account Instagram @makeitalianartgreatagain). Andare controtendenza per l'artista non è una novità, anzi è fra i suoi passatempi preferiti. Il titolo della mostra è un invito non troppo velato allo spettatore a non farsi aspettative, poiché dall'altra parte incontrerà sempre e solo Le solite scritte, ma è anche un'omissione di colpa intelligente e ironica da parte dell'autore.
Non a caso ad accogliere i visitatori all'ingresso c'è la prima opera che reca, su un telo di dimensioni 5x3 metri, la scritta Tutto già visto, refrain ripetuto alla noia in ogni edizione della Biennale o in tutte le svariate fiere d'arte che ormai hanno saturato i dodici mesi del calendario. E se tutto già visto, anche tutto già scritto, poiché sono tanti gli artisti che si confrontano nel quotidiano con parole, frasi, lettering e font differenti. Giulio Alvigini utilizza le sue scritte come un'arma per scardinare il sistema dell'arte. Sistema che definisce come "l'oggetto sociale per me più tossico e affascinante". Lo indaga con onestà e disillusione e focalizza la sua ricerca sulle dinamiche che lo contraddistinguono. È irriverente, provocatorio e mordace. Tutto per lui diventa BELLISSIMO, una parola ripetuta così frequentemente agli opening da risuonare come un intercalare. Se La pittura ormai A rutt i paL, e ce lo fa notare scrivendolo su uno specchietto da trucco per leggerne il riflesso, allora non resta che giocare a il giro del mondo dell'arte, ideato in collaborazione con Bonobolabo, una rivisitazione del gioco dell'oca che ripercorre tutte le difficoltà e le insidie che si trova ad affrontare un giovane artista quando deve confrontarsi con la propria carriera. Forse sono proprio le dinamiche, le regole, gli atteggiamenti, le rigidità dei fautori e dei fruitori, tutto ciò che circonda il mondo dell'arte, e potenzialmente esso stesso opera d'arte, per questo motivo È tutta una performance, opera site-specific a lettere cubitali che occupa una parete di 24 metri di lunghezza, e lo è anche il visitatore nel momento stesso in cui la osserva. Alvigini, infatti, è un convinto sostenitore che la vera opera d'arte di una mostra o di una fiera, in fin dei conti, sia il pubblico.
Gli eventi performativi della serata inaugurale sono stati curati e messi in scena da Gregorio Baù, Sebastiano Ratti (musicista) e Duccio Zanone (attore teatrale) e hanno visto la partecipazione del musicista Giovanni Falascone, la danzatrice Sofia Gattamorta e gli attori Giulia Donini, Jona Franchini, Claudia Manuelli, Marica Pace e Sofia Parola. Testi di: Duccio Zanone; musiche di: Giovanni Falascone e Sebastiano Ratti; soundscape di: Sebastiano Ratti.
Tra gli obiettivi di OPOS c'è quello di offrire un'alternativa per un consumo etico e consapevole. Per questo motivo durante la serata sono stati presentati questi due marchi: NONNO e NATURALBOOM.
La mostra è stata inaugurata con un evento esclusivo e inusuale che ha visto performance di musica, danza e teatro. Gli invitati hanno accettato di partecipare alla serata senza sapere a cosa avrebbero assistito. L'evento è stato solo il primo di un palinsesto, di appuntamenti "segreti", organizzato da Andrea Meregalli, Dora Casadio, Gregorio Baù, Sebastiano Ratti e Duccio Zanone, pensati per gli spazi di OPOS. L'intento è quello d'intrattenere il pubblico con una proposta culturale di qualità, rappresentando in modo trasversale le diverse anime che contraddistinguono questo luogo. Contrariamente alle logiche della comunicazione contemporanea, prima dell'inaugurazione non è trapelata nessuna informazione. Da qui il nome segretOPOS, un modo nuovo di approcciare al contemporaneo.
Per questo primo evento è stato scelto proprio Giulio Alvigini, artista che utilizza la comunicazione come potente mezzo per fare arte, soprattutto tramite i suoi canali social e attraverso i suoi famosi meme (suo è l'account Instagram @makeitalianartgreatagain). Andare controtendenza per l'artista non è una novità, anzi è fra i suoi passatempi preferiti. Il titolo della mostra è un invito non troppo velato allo spettatore a non farsi aspettative, poiché dall'altra parte incontrerà sempre e solo Le solite scritte, ma è anche un'omissione di colpa intelligente e ironica da parte dell'autore.
Non a caso ad accogliere i visitatori all'ingresso c'è la prima opera che reca, su un telo di dimensioni 5x3 metri, la scritta Tutto già visto, refrain ripetuto alla noia in ogni edizione della Biennale o in tutte le svariate fiere d'arte che ormai hanno saturato i dodici mesi del calendario. E se tutto già visto, anche tutto già scritto, poiché sono tanti gli artisti che si confrontano nel quotidiano con parole, frasi, lettering e font differenti. Giulio Alvigini utilizza le sue scritte come un'arma per scardinare il sistema dell'arte. Sistema che definisce come "l'oggetto sociale per me più tossico e affascinante". Lo indaga con onestà e disillusione e focalizza la sua ricerca sulle dinamiche che lo contraddistinguono. È irriverente, provocatorio e mordace. Tutto per lui diventa BELLISSIMO, una parola ripetuta così frequentemente agli opening da risuonare come un intercalare. Se La pittura ormai A rutt i paL, e ce lo fa notare scrivendolo su uno specchietto da trucco per leggerne il riflesso, allora non resta che giocare a il giro del mondo dell'arte, ideato in collaborazione con Bonobolabo, una rivisitazione del gioco dell'oca che ripercorre tutte le difficoltà e le insidie che si trova ad affrontare un giovane artista quando deve confrontarsi con la propria carriera. Forse sono proprio le dinamiche, le regole, gli atteggiamenti, le rigidità dei fautori e dei fruitori, tutto ciò che circonda il mondo dell'arte, e potenzialmente esso stesso opera d'arte, per questo motivo È tutta una performance, opera site-specific a lettere cubitali che occupa una parete di 24 metri di lunghezza, e lo è anche il visitatore nel momento stesso in cui la osserva. Alvigini, infatti, è un convinto sostenitore che la vera opera d'arte di una mostra o di una fiera, in fin dei conti, sia il pubblico.
Gli eventi performativi della serata inaugurale sono stati curati e messi in scena da Gregorio Baù, Sebastiano Ratti (musicista) e Duccio Zanone (attore teatrale) e hanno visto la partecipazione del musicista Giovanni Falascone, la danzatrice Sofia Gattamorta e gli attori Giulia Donini, Jona Franchini, Claudia Manuelli, Marica Pace e Sofia Parola. Testi di: Duccio Zanone; musiche di: Giovanni Falascone e Sebastiano Ratti; soundscape di: Sebastiano Ratti.
Tra gli obiettivi di OPOS c'è quello di offrire un'alternativa per un consumo etico e consapevole. Per questo motivo durante la serata sono stati presentati questi due marchi: NONNO e NATURALBOOM.
27
marzo 2024
Le solite scritte
Dal 27 marzo al 23 aprile 2024
arte contemporanea
Location
OPOS
Milano, Via Ermenegildo Cantoni, 3, (MI)
Milano, Via Ermenegildo Cantoni, 3, (MI)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì dalle 14:30 alle 19:00 | sabato: solo su appuntamento: contact@opos.it
Ufficio stampa
Laura Cometa
Autore
Curatore