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Le stanze dei frammenti
Le stanze dei frammenti è una mostra articolata in tre micro rassegne di videoarte, ognuna autonoma, ma interdipendente dalle altre. Attraverso un approccio percettivo al reale, le rassegne riflettono sui problemi che investono la società odierna, in un connubio di interrogativi e risposte possibili, di visioni ed alterazioni, di oggettivo e soggettivo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Le stanze dei frammenti
a cura di Simona Caramia
in collaborazione con Denise Melfi e Tommaso Palaia
Le stanze dei frammenti è una mostra articolata in tre micro rassegne di videoarte,
ognuna autonoma, ma interdipendente dalle altre. Attraverso un approccio percettivo
al reale, le rassegne riflettono sui problemi che investono la società odierna, in un
connubio di interrogativi e risposte possibili, di visioni ed alterazioni, di oggettivo e
soggettivo.
Sono state scelte tre tematiche attuali: la città, i confini, le relazioni umane, per porre
attenzione alla realtà quotidiana e, al contempo, per delineare percorsi, obiettivi,
motivazioni che qualificano le posizioni degli artisti nel rapporto tra estetica e società.
Ciascuna delle linee tracciate costituisce il punto di partenza per una narrazione
sfaccettata: e difatti, ogni video è un singolo frammento di realtà.
Ogni rassegna è composta da opere di artisti differenti. Ognuna di esse sarà collocata
in una delle sale della collezione permanente del Museo.
Artisti in mostra: Elena Bellantoni, Stefano Cagol, Giulia Caira, Silvia De Gennaro,
Elisabetta Di Sopra, Valentina Ferrandes, Francesca Fini, Salvatore Insana, Raffaela
Mariniello, Carlo Michele Schirinzi, Danilo Torre, Devis Venturelli
Artisti in mostra: Elena Bellantoni, Stefano Cagol, Giulia Caira, Silvia De Gennaro, Elisabetta Di Sopra,
Valentina Ferrandes, Francesca Fini, Salvatore Insana, Raffaela Mariniello, Carlo Michele Schirinzi, Danilo
Torre, Devis Venturelli
Prima stanza
Not in Venice: la città
La città è sempre stata un vasto serbatoio-atelier da cui prelevare materiale da
reimpiegare; quale veicolo di una cultura popolare collocata - e quindi diffusa - in
spazio e tempo ben definiti, ogni città esibisce lo Zeitgeist (lo Spirito del Tempo), a cui
l'arte e gli artisti fanno riferimento. I video che compongono la rassegna enfatizzano
paesaggi umani, visioni urbane - o suburbane -, aspetti e dinamiche socio-culturali.
Fin dalle sue origini, la città è investita da una duplice corrente di desideri: desideriamo la
città come grembo, come madre, e insieme come macchina, come strumento: la vogliamo
ethos nel senso originario di dimora e soggiorno, e insieme mezzo complesso di funzioni;
le chiediamo sicurezza e pace e insieme pretendiamo da essa estrema efficienza, efficacia,
mobilità. La città è sottoposta a contraddittorie domande. Voler superare tale
contraddittorietà è cattiva utopia. Occorre invece darle forma. La città nella sua storia è il
perenne esperimento per dar forma alla contraddizione, al conflitto.
Armido Rizzi, Prefazione, in Massimo Cacciari, La città, Pazzini Editore, Villa Verucchio (Rn) 2004
(...) che cosa chiediamo alla città? Chiediamo di essere uno spazio nel quale ogni forma di
ostacolo al movimento, alla mobilitazione universale, allo scambio, sia ridotto ai minimi
termini, o chiediamo ad essa di essere uno spazio in cui ci siano luoghi di comunicazione,
luoghi pregnanti dal punto di vista simbolico, dove vi sia attenzione all'otium?
Si chiedono purtroppo entrambe le cose con la stessa identica intensità, ma entrambe non
sono proponibili in alcun modo insieme, e quindi la nostra posizione nei confronti della
città appare ogni giorno di più letteralmente schizofrenica.
Massimo Cacciari, La città, Pazzini Editore, Villa Verucchio (Rn) 2004
Seconda stanza
Espansione Piacevole: valicare i confini
Chi è l’umanità migrante? Sono gli esuli dell’odierna società globalizzata, coloro che
cercano un rifugio, una patria - talvolta restando anche nel proprio Paese d’origine – che,
talvolta, vivono una condizione di marginalizzazione e di disagio.
Tematica controversa, difficile da affrontare per le varie implicazioni economiche, politiche
e culturali, legate anche a fenomeni di insicurezza sociale e civile, la rassegna è un
confronto ragionato sui concetti-limite di confine e frontiere, alla base del quale si
scorgono una riflessione ed un ripensamento sul significato di Europa, di cultura e di
Mediterraneo.
È sulle frontiere che si misura tutta la terribile inquietudine che attraversa la storia degli
uomini. La parola frontiera viene dal latino frons, frontis, «fronte». Le frontiere sono i
luoghi in cui i paesi e gli uomini che li abitano si incontrano e stanno di fronte. Questo
essere di fronte può significare molte cose: in primo luogo guardare l'altro, acquisirne
conoscenza, confrontarsi, capire che cosa ci si può attendere da lui. Ma l'esistenza
dell'altro può essere un'insidia. Come nella dialettica delle «autocoscienze opposte» di
Hegel (1967), in questo star di fronte è in palio il riconoscimento. Le frontiere più inquiete
sono quelle che non vengono riconosciute. (...)
Le frontiere sono state e sono in primo luogo questo: luoghi della divisione e della
contrapposizione, luoghi di uomini che stanno di fronte, ognuno dei quali vigila l'altro.
Stare di fronte vuol dire guardare, sorvegliare, non dare le spalle. (...)
Ma la frontiera unifica nel momento stesso in cui separa. In primo luogo unifica tutti coloro
che da essa vengono messi insieme, in una sola figura. Ogni perimetro ha un enorme
potere: dividendo in due lo spazio esso fissa la regola fondamentale, mette insieme i punti
dello spazio proprio dividendoli.
Ogni atto di fondazione è all'origine un atto di divisione. (...)
La frontiera quindi non unisce e separa, ma unisce in quanto separa.
Franco Cassano, Il pensiero meridiano, Editori Laterza, Roma-Bari, 2005
Terza stanza
Un amore vero: il sentimento della fine
Il sentimento della fine attraversa tutta la storia della filosofia occidentale, che ha
tentato di darne spiegazioni, spesso di natura metafisica, e nel contempo di chiarirne il
significato in rapporto all'esistenza dell'uomo. Non solo la caducità della vita, ma la
finitezza - o finitudine - di eventi, sentimenti del quotidiano o di specie, civiltà,
ideologie accompagnano l'umanità nel suo percorso millenario, inducendo a porsi
interrogativi mortali ai quali l'unica consolazione è la possibilità della risposta, seppur
personale ed effimera.
Tra tutti, il sentimento d'amore - e la sua fine - è quello che più affascina ed al
contempo scuote l'animo, poiché attraverso esso è possibile attraversare la
complessità della natura umana e delle relazioni.
UNIONE - Sogno di unione totale con l'essere amato
1. Definizione dell'unione totale: è l'«unico e semplice piacere», «la gioia senza neo e
senza mescolanza, la perfezione dei sogni, il fine ultimo di ogni speranza», «la
magnificenza divina», essa è: il riposo indiviso. O anche: l'appagamento della
possessione; io sogno che noi godiamo l'uno dell'altro secondo un'appropriazione assoluta;
è l'uníone fruitiva, la fruizione dell'amore (la parola è pedante? Con la sua fricazione
iniziale e il suo scorrere di vocali acute, il godimento di cui essa parla s'accresce di una
voluttà orale; dicendola, io godo di questa unione nella bocca).
Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Edizioni Einuadi, Torino 1979
info
orari di apertura: tutti i giorni 9.30-13.00 / 16.30-21.00 (Lunedì chiuso)
ticket: intero € 4,00; ridotto € 3,00
tel. 0961.746797; info@museomarca.com - www.museomarca.info
a cura di Simona Caramia
in collaborazione con Denise Melfi e Tommaso Palaia
Le stanze dei frammenti è una mostra articolata in tre micro rassegne di videoarte,
ognuna autonoma, ma interdipendente dalle altre. Attraverso un approccio percettivo
al reale, le rassegne riflettono sui problemi che investono la società odierna, in un
connubio di interrogativi e risposte possibili, di visioni ed alterazioni, di oggettivo e
soggettivo.
Sono state scelte tre tematiche attuali: la città, i confini, le relazioni umane, per porre
attenzione alla realtà quotidiana e, al contempo, per delineare percorsi, obiettivi,
motivazioni che qualificano le posizioni degli artisti nel rapporto tra estetica e società.
Ciascuna delle linee tracciate costituisce il punto di partenza per una narrazione
sfaccettata: e difatti, ogni video è un singolo frammento di realtà.
Ogni rassegna è composta da opere di artisti differenti. Ognuna di esse sarà collocata
in una delle sale della collezione permanente del Museo.
Artisti in mostra: Elena Bellantoni, Stefano Cagol, Giulia Caira, Silvia De Gennaro,
Elisabetta Di Sopra, Valentina Ferrandes, Francesca Fini, Salvatore Insana, Raffaela
Mariniello, Carlo Michele Schirinzi, Danilo Torre, Devis Venturelli
Artisti in mostra: Elena Bellantoni, Stefano Cagol, Giulia Caira, Silvia De Gennaro, Elisabetta Di Sopra,
Valentina Ferrandes, Francesca Fini, Salvatore Insana, Raffaela Mariniello, Carlo Michele Schirinzi, Danilo
Torre, Devis Venturelli
Prima stanza
Not in Venice: la città
La città è sempre stata un vasto serbatoio-atelier da cui prelevare materiale da
reimpiegare; quale veicolo di una cultura popolare collocata - e quindi diffusa - in
spazio e tempo ben definiti, ogni città esibisce lo Zeitgeist (lo Spirito del Tempo), a cui
l'arte e gli artisti fanno riferimento. I video che compongono la rassegna enfatizzano
paesaggi umani, visioni urbane - o suburbane -, aspetti e dinamiche socio-culturali.
Fin dalle sue origini, la città è investita da una duplice corrente di desideri: desideriamo la
città come grembo, come madre, e insieme come macchina, come strumento: la vogliamo
ethos nel senso originario di dimora e soggiorno, e insieme mezzo complesso di funzioni;
le chiediamo sicurezza e pace e insieme pretendiamo da essa estrema efficienza, efficacia,
mobilità. La città è sottoposta a contraddittorie domande. Voler superare tale
contraddittorietà è cattiva utopia. Occorre invece darle forma. La città nella sua storia è il
perenne esperimento per dar forma alla contraddizione, al conflitto.
Armido Rizzi, Prefazione, in Massimo Cacciari, La città, Pazzini Editore, Villa Verucchio (Rn) 2004
(...) che cosa chiediamo alla città? Chiediamo di essere uno spazio nel quale ogni forma di
ostacolo al movimento, alla mobilitazione universale, allo scambio, sia ridotto ai minimi
termini, o chiediamo ad essa di essere uno spazio in cui ci siano luoghi di comunicazione,
luoghi pregnanti dal punto di vista simbolico, dove vi sia attenzione all'otium?
Si chiedono purtroppo entrambe le cose con la stessa identica intensità, ma entrambe non
sono proponibili in alcun modo insieme, e quindi la nostra posizione nei confronti della
città appare ogni giorno di più letteralmente schizofrenica.
Massimo Cacciari, La città, Pazzini Editore, Villa Verucchio (Rn) 2004
Seconda stanza
Espansione Piacevole: valicare i confini
Chi è l’umanità migrante? Sono gli esuli dell’odierna società globalizzata, coloro che
cercano un rifugio, una patria - talvolta restando anche nel proprio Paese d’origine – che,
talvolta, vivono una condizione di marginalizzazione e di disagio.
Tematica controversa, difficile da affrontare per le varie implicazioni economiche, politiche
e culturali, legate anche a fenomeni di insicurezza sociale e civile, la rassegna è un
confronto ragionato sui concetti-limite di confine e frontiere, alla base del quale si
scorgono una riflessione ed un ripensamento sul significato di Europa, di cultura e di
Mediterraneo.
È sulle frontiere che si misura tutta la terribile inquietudine che attraversa la storia degli
uomini. La parola frontiera viene dal latino frons, frontis, «fronte». Le frontiere sono i
luoghi in cui i paesi e gli uomini che li abitano si incontrano e stanno di fronte. Questo
essere di fronte può significare molte cose: in primo luogo guardare l'altro, acquisirne
conoscenza, confrontarsi, capire che cosa ci si può attendere da lui. Ma l'esistenza
dell'altro può essere un'insidia. Come nella dialettica delle «autocoscienze opposte» di
Hegel (1967), in questo star di fronte è in palio il riconoscimento. Le frontiere più inquiete
sono quelle che non vengono riconosciute. (...)
Le frontiere sono state e sono in primo luogo questo: luoghi della divisione e della
contrapposizione, luoghi di uomini che stanno di fronte, ognuno dei quali vigila l'altro.
Stare di fronte vuol dire guardare, sorvegliare, non dare le spalle. (...)
Ma la frontiera unifica nel momento stesso in cui separa. In primo luogo unifica tutti coloro
che da essa vengono messi insieme, in una sola figura. Ogni perimetro ha un enorme
potere: dividendo in due lo spazio esso fissa la regola fondamentale, mette insieme i punti
dello spazio proprio dividendoli.
Ogni atto di fondazione è all'origine un atto di divisione. (...)
La frontiera quindi non unisce e separa, ma unisce in quanto separa.
Franco Cassano, Il pensiero meridiano, Editori Laterza, Roma-Bari, 2005
Terza stanza
Un amore vero: il sentimento della fine
Il sentimento della fine attraversa tutta la storia della filosofia occidentale, che ha
tentato di darne spiegazioni, spesso di natura metafisica, e nel contempo di chiarirne il
significato in rapporto all'esistenza dell'uomo. Non solo la caducità della vita, ma la
finitezza - o finitudine - di eventi, sentimenti del quotidiano o di specie, civiltà,
ideologie accompagnano l'umanità nel suo percorso millenario, inducendo a porsi
interrogativi mortali ai quali l'unica consolazione è la possibilità della risposta, seppur
personale ed effimera.
Tra tutti, il sentimento d'amore - e la sua fine - è quello che più affascina ed al
contempo scuote l'animo, poiché attraverso esso è possibile attraversare la
complessità della natura umana e delle relazioni.
UNIONE - Sogno di unione totale con l'essere amato
1. Definizione dell'unione totale: è l'«unico e semplice piacere», «la gioia senza neo e
senza mescolanza, la perfezione dei sogni, il fine ultimo di ogni speranza», «la
magnificenza divina», essa è: il riposo indiviso. O anche: l'appagamento della
possessione; io sogno che noi godiamo l'uno dell'altro secondo un'appropriazione assoluta;
è l'uníone fruitiva, la fruizione dell'amore (la parola è pedante? Con la sua fricazione
iniziale e il suo scorrere di vocali acute, il godimento di cui essa parla s'accresce di una
voluttà orale; dicendola, io godo di questa unione nella bocca).
Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Edizioni Einuadi, Torino 1979
info
orari di apertura: tutti i giorni 9.30-13.00 / 16.30-21.00 (Lunedì chiuso)
ticket: intero € 4,00; ridotto € 3,00
tel. 0961.746797; info@museomarca.com - www.museomarca.info
15
ottobre 2016
Le stanze dei frammenti
Dal 15 ottobre al 15 novembre 2016
arte contemporanea
Location
MARCA – MUSEO DELLE ARTI CATANZARO
Catanzaro, Via Alessandro Turco, 63, (Catanzaro)
Catanzaro, Via Alessandro Turco, 63, (Catanzaro)
Biglietti
€ 4,00; ridotto € 3,00
Orario di apertura
tutti i giorni 10.00-13.00 / 15.30-20.00 (Lunedì chiuso)
Autore
Curatore