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Le urne dei forti. Storie di vita e di morte in una comunità dell’età del bronzo
“Le urne dei forti” a Palazzo dei Musei mette “in scena” le scoperte derivate dagli scavi nella necropoli dell’Età del Bronzo di Casinalbo e da ricerche con nuove tecniche archeologiche.
Comunicato stampa
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Dal 14 dicembre al 7 giugno “Le urne dei forti” a Palazzo dei Musei mette “in scena” le scoperte derivate dagli scavi nella necropoli dell’Età del Bronzo di Casinalbo e da ricerche con nuove tecniche archeologiche. La mostra è a ingresso gratuito
Richiamano i versi di Omero e ci svelano aspetti non solo della morte, ma anche della vita di una comunità della pianura padana di oltre 3.000 anni fa, i risultati degli scavi nella necropoli dell’età del bronzo di Casinalbo (MO) intrapresi dal Museo Civico Archeologico di Modena con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Dal 14 dicembre 2014 al 7 giugno 2015 al Palazzo dei Musei di Modena, le nuove scoperte saranno al centro della mostra “Le urne dei forti”, che rappresenta il punto di arrivo di una pluriennale e innovativa ricerca.
Il sepolcreto di Casinalbo fu individuato alla fine dall’800 a circa 200 metri da uno di quegli abitati dell’età del bronzo, noti come “terramare”, che a partire dal 1650 a.C. occuparono in modo capillare la pianura padana centrale. I nuovi scavi hanno consentito di indagare circa un quinto dell’estensione presunta dell’intera necropoli, 12.000 mq, e di recuperare oltre 600 tombe, costituite da pozzetti entro cui erano sistemate le urne cinerarie con i resti dei defunti.
Nel settore interessato dagli scavi sono stati individuati sentieri che isolavano nuclei di sepolture e aree dove si svolgevano rituali precedenti e successivi al rogo funebre. Questi ultimi, ricostruiti grazie alle evidenze archeologiche, richiamano con forza quelli che Omero descrive nell’Iliade raccontando i funerali di Patroclo e quelli di Ettore.
Le ricerche archeologiche e antropologiche hanno, inoltre, consentito di recuperare informazioni sull’assetto demografico, l’organizzazione della società, le condizioni di vita dei suoi abitanti.
Nella mostra “Le urne dei forti” la necropoli sarà di fatto “messa in scena”, cioè presentata al pubblico attraverso una ricostruzione che conduce il visitatore a percorrere un sentiero dell’area sepolcrale e ad assistere alle cerimonie con cui la comunità affidava il defunto al mondo ultraterreno. Le ricostruzioni, i filmati appositamente realizzati e le voci che nell’oscurità richiamano i versi dell’Iliade, creano una dimensione fortemente evocativa. Intorno a questa sezione poi, è allestito un percorso espositivo ricco di immagini, testi, strumenti multimediali e reperti provenienti da Casinalbo, ma anche da altre necropoli e contesti dell’età del bronzo dell’Emilia Romagna, del Veneto e del Piemonte.
La mostra, realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, e con la collaborazione delle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e della Soprintendenza ai Beni Storici Artistici di Modena, è curata da Andrea Cardarelli, professore di Preistoria e Protostoria all’Università Sapienza di Roma e da Cristiana Zanasi, curatrice del Museo Civico Archeologico Etnologico.
La mostra è affiancata dall’edizione scientifica della ricerca diretta da Andrea Cardarelli, con la collaborazione di Gianluca Pellacani e il contributo di vari autori del Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma e delle Università di Modena e Reggio Emilia e del Salento.
Perché la mostra si intitola “Le urne dei forti”
La mostra “Le urne dei forti” metterà in scena l’essenzialità di ciò che ci rimane di uomini e donne di oltre 3mila anni fa, facendoli uscire dall’anonimato e restituendoci, se non la storia dei singoli individui, l’organizzazione della comunità.
Viene da qui l’idea di intitolare la mostra con il verso dei “Sepolcri” di Ugo Foscolo, il quale - contrario all’editto napoleonico che imponeva di seppellire i morti al di fuori delle mura delle città e stabiliva che le lapidi dovessero essere tutte uguali per evitare discriminazioni fra i defunti - meditava sul concetto che i valori e gli ideali degli individui potessero sopravvivere alla loro morte rimanendo nella memoria di chi resta. Ma il ricordo potrebbe svanire se le sepolture sono impersonali e lontane dai luoghi dei vivi. “La necropoli della terramara di Casinalbo, a pochi chilometri da Modena – spiega Andrea Cardarelli, che ha diretto gli scavi e con Cristiana Zanasi ha progettato la mostra - pare proprio incarnare i timori del Foscolo: collocata fuori dell’abitato, sembrerebbe voler cancellare nell’uniformità minimalista ogni individualità, condannando quella comunità all’oblio. Invece – conclude Cardarelli - oggi gli studi archeologici dispongono di metodologie di ricerca molto sofisticate che hanno ridato voce a quelle lontane vite, restituendo, se non ogni singola individualità, la storia di un’intera comunità”.
Richiamano i versi di Omero e ci svelano aspetti non solo della morte, ma anche della vita di una comunità della pianura padana di oltre 3.000 anni fa, i risultati degli scavi nella necropoli dell’età del bronzo di Casinalbo (MO) intrapresi dal Museo Civico Archeologico di Modena con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Dal 14 dicembre 2014 al 7 giugno 2015 al Palazzo dei Musei di Modena, le nuove scoperte saranno al centro della mostra “Le urne dei forti”, che rappresenta il punto di arrivo di una pluriennale e innovativa ricerca.
Il sepolcreto di Casinalbo fu individuato alla fine dall’800 a circa 200 metri da uno di quegli abitati dell’età del bronzo, noti come “terramare”, che a partire dal 1650 a.C. occuparono in modo capillare la pianura padana centrale. I nuovi scavi hanno consentito di indagare circa un quinto dell’estensione presunta dell’intera necropoli, 12.000 mq, e di recuperare oltre 600 tombe, costituite da pozzetti entro cui erano sistemate le urne cinerarie con i resti dei defunti.
Nel settore interessato dagli scavi sono stati individuati sentieri che isolavano nuclei di sepolture e aree dove si svolgevano rituali precedenti e successivi al rogo funebre. Questi ultimi, ricostruiti grazie alle evidenze archeologiche, richiamano con forza quelli che Omero descrive nell’Iliade raccontando i funerali di Patroclo e quelli di Ettore.
Le ricerche archeologiche e antropologiche hanno, inoltre, consentito di recuperare informazioni sull’assetto demografico, l’organizzazione della società, le condizioni di vita dei suoi abitanti.
Nella mostra “Le urne dei forti” la necropoli sarà di fatto “messa in scena”, cioè presentata al pubblico attraverso una ricostruzione che conduce il visitatore a percorrere un sentiero dell’area sepolcrale e ad assistere alle cerimonie con cui la comunità affidava il defunto al mondo ultraterreno. Le ricostruzioni, i filmati appositamente realizzati e le voci che nell’oscurità richiamano i versi dell’Iliade, creano una dimensione fortemente evocativa. Intorno a questa sezione poi, è allestito un percorso espositivo ricco di immagini, testi, strumenti multimediali e reperti provenienti da Casinalbo, ma anche da altre necropoli e contesti dell’età del bronzo dell’Emilia Romagna, del Veneto e del Piemonte.
La mostra, realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, e con la collaborazione delle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e della Soprintendenza ai Beni Storici Artistici di Modena, è curata da Andrea Cardarelli, professore di Preistoria e Protostoria all’Università Sapienza di Roma e da Cristiana Zanasi, curatrice del Museo Civico Archeologico Etnologico.
La mostra è affiancata dall’edizione scientifica della ricerca diretta da Andrea Cardarelli, con la collaborazione di Gianluca Pellacani e il contributo di vari autori del Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma e delle Università di Modena e Reggio Emilia e del Salento.
Perché la mostra si intitola “Le urne dei forti”
La mostra “Le urne dei forti” metterà in scena l’essenzialità di ciò che ci rimane di uomini e donne di oltre 3mila anni fa, facendoli uscire dall’anonimato e restituendoci, se non la storia dei singoli individui, l’organizzazione della comunità.
Viene da qui l’idea di intitolare la mostra con il verso dei “Sepolcri” di Ugo Foscolo, il quale - contrario all’editto napoleonico che imponeva di seppellire i morti al di fuori delle mura delle città e stabiliva che le lapidi dovessero essere tutte uguali per evitare discriminazioni fra i defunti - meditava sul concetto che i valori e gli ideali degli individui potessero sopravvivere alla loro morte rimanendo nella memoria di chi resta. Ma il ricordo potrebbe svanire se le sepolture sono impersonali e lontane dai luoghi dei vivi. “La necropoli della terramara di Casinalbo, a pochi chilometri da Modena – spiega Andrea Cardarelli, che ha diretto gli scavi e con Cristiana Zanasi ha progettato la mostra - pare proprio incarnare i timori del Foscolo: collocata fuori dell’abitato, sembrerebbe voler cancellare nell’uniformità minimalista ogni individualità, condannando quella comunità all’oblio. Invece – conclude Cardarelli - oggi gli studi archeologici dispongono di metodologie di ricerca molto sofisticate che hanno ridato voce a quelle lontane vite, restituendo, se non ogni singola individualità, la storia di un’intera comunità”.
14
dicembre 2014
Le urne dei forti. Storie di vita e di morte in una comunità dell’età del bronzo
Dal 14 dicembre 2014 al 07 giugno 2015
archeologia
Location
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO ETNOLOGICO – PALAZZO DEI MUSEI
Modena, Largo Porta Sant'agostino, 337, (Modena)
Modena, Largo Porta Sant'agostino, 337, (Modena)
Ufficio stampa
MEDIAMENTE COMUNICAZIONE