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Legati da una Cintola. L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una Città
La cintura della Vergine custodita in una Cappella del Duomo di Prato sarà al centro della nuova mostra nel Museo di Palazzo Pretorio. La Sacra Cintola, circa 80 centimetri di lana finissima verde e broccata in filo d’oro, rappresenta, fin dal Duecento, prezioso simbolo del valore identitario cittadino e il motore delle vicende artistiche di Prato.
Comunicato stampa
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Leggenda, storia fantastica o espressione di fede: la reliquia del
Sacro Cingolo, la Cintola della Vergine Maria custodita nel Duomo di Prato, è indubbiamente
un simbolo religioso e civile dell’identità pratese e fulcro delle vicende artistiche e storiche di
Prato.
Prende spunto da quel prezioso mito identitario la mostra di Palazzo Pretorio di Prato Legati
da una cintola - L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città e accende un fascio di
luce intenso sull’arte del Trecento, periodo di grande prosperità con le committenze ad artisti
come Giovanni Pisano e Bernardo Daddi che diedero risonanza alla devozione mariana a
Prato come vero e proprio culto civico. (Prato, 8 settembre 2017 - 14 gennaio 2018).
Oltre 60 opere, con al centro la ricostruzione della pala di Bernardo Daddi che tornerà a farsi
ammirare nella sua interezza, una ricca serie di dipinti, sculture e miniature per raccontare la
città e il suo patrimonio di cultura e bellezza e restituire il fascino di una storia che si legge
come una favola.
La mostra, organizzata dal Comune di Prato in collaborazione con la Diocesi di Prato, a cura di
Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, inaugura i nuovi spazi espositivi del Museo
recuperati nell’attiguo edificio dell’ex Monte dei Pegni.
Leggenda, arte e tradizione - L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel
XII secolo. La leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo e vuole che la cintura,
consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a
Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel
1172, al proposto della pieve. La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87
centimetri, di color verdolino, broccata in filo d'oro con ai capi due cordicelle per legarla. Fra
Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città,
santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne
motore delle vicende artistiche pratesi.
Percorso espositivo - Precursore della diffusione al di fuori dei confini locali del mito legato
alla Cintola mariana fu probabilmente lo scultore romanico conosciuto come Maestro di
Cabestany. Attivo nel Roussillon e in Toscana, a Prato realizzò i capitelli del chiostro
dell’antica prepositura di Santo Stefano, il Maestro di Cabestany apre il percorso espositivo
con la lunetta realizzata per la chiesa di Cabestany che raffigura la la prima attestazione in
Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola. (Sezione 1 – Da Cabestany a Prato:
genesi di un tema).
Punto focale della mostra è la ricomposizione della pala di Bernardo Daddi, una delle
immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della
Cintola all’incredulo San Tommaso. L’opera, commissionata nel 1337-1338, nel tempo è stata
smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della
sua capitale importanza. L’allestimento consentirà di tornare ad ammirare nel suo complesso
la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i componenti che originariamente
comprendevano una doppia predella con la storia del dono della Cintola a San Tommaso e del
successivo arrivo della reliquia a Prato, grazie al pratese Michele (questa custodita nel
Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché
si riunisse a quello di San Lorenzo (opera in arrivo dai Musei Vaticani) e una terminazione con
la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso dal Metropolitan Museum di New
York. (Sezione 2 – La pala pratese di Bernardo Daddi restituita)
Per meglio contestualizzare la pala del Daddi saranno esposte altre opere del pittore giottesco
appartenenti a questa stessa fase stilistica contraddistinta da una felice e vivace vena
narrativa (Sezione 3 – Bernardo Daddi narratore). Un nucleo scelto di cintole profane del
secolo XIV documenteranno la bellezza di questo genere di manufatti, riprodotto
nell'elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale
della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio (Sezione 4 – La Sacra
Cintola, le cinte profane). Seguirà una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni
dell'iconografia che univa la morte della Vergine e la Assunzione nell'arte toscana del
Trecento: una carrellata di dipinti, miniature, sculture permetterà di apprezzare la diversa
interpretazione del tema in area fiorentina, dove San Tommaso afferra la Cintola, e in area
senese, dove la cintola è lasciata cadere dalla Madonna in volo (Sezione 5 – L’Assunta e la
Cintola: varianti nel Trecento toscano).
Il percorso espositivo proseguirà presentando la tradizione iconografica dell’Assunta in terra
toscana, dove prevale il tema della Madonna della Cintola col solo San Tommaso, con la
selezione di esempi particolarmente significativi e concludendo con gli echi più tardi in area
pratese, fino alle pale di Stradano e di Santi di Tito (Sezione 6 – L’Assunta e la Cintola: la
tradizione seguente). Saranno infine esposte tutte le testimonianze documentarie e visive
che accompagnarono il culto della Cintola stessa e l'ostensione: le preziose custodie, le
suppellettili e gli arredi della Cappella della Cintola nella Cattedrale. Alcuni apparati didattici
aiuteranno a comprendere la natura anche tecnica del manufatto e a raccordare fra loro le
testimonianze librarie e archivistiche. Si presenteranno anche testimonianze del culto della
Cintola nel Duomo di Pisa. (Sezione 7 – Il culto e l’ostensione della Sacra Cintola a Prato e
in Toscana).
Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di
entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita e di ammirare da
vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi.
Annullo filatelico – In occasione dell’inaugurazione della mostra giovedì 7 settembre alle 18
sarà presente un annullo filatelico. Il timbro figurato che riporta i riferimenti del Museo di
Palazzo Pretorio e della mostra “Legati da una Cintola” potrà essere richiesto direttamente
agli addetti di Poste Italiane.
PROGETTO DI MOSTRA A CURA DI
ANDREA DE MARCHI E CRISTINA GNONI MAVARELLI
La reliquia della Cintola della Vergine, rilasciata a San Tommaso e dopo avventurose peripezie
pervenuta a Prato nel 1141, rappresentò un vero e proprio mito identitario, in cui l’intera città
si riconobbe nel periodo della sua più tumultuosa crescita, fra Due e Trecento.
La venerata cintura, custodita nella cattedrale di Santo Stefano e nell’occasione resa visibile da
vicino in una teca apposita, nella cappella a lei consacrata, è stata per secoli il tesoro più
prezioso della città, contribuendo a rafforzarne il prestigio e l’identità in un avvincente
intreccio di devozione, arte e tradizione.
La mostra intende raccontare questa storia, che affonda le sue radici nel sec. XII, quando uno
scultore attivo in Spagna e in Toscana, autore dei capitelli del chiostro della cattedrale, il
Maestro di Cabestany, per la prima volta scolpì la Vergine che consegna la Cintola a Tommaso,
in un rilievo che in via del tutto eccezionale sarà esposto a Prato.
Attorno a questa reliquia, disputata fra chiesa e comune, crebbe per gradi la fabbrica gotica
dell’allora prepositura di Santo Stefano, fino alla realizzazione di una cappella apposita presso
l’ingresso, affrescata da Agnolo Gaddi tra 1392 e 1395, e del pulpito di Donatello e Michelozzo
per l’ostensione periodica, sull’angolo della nuova facciata. Nel 1312 il pistoiese Musciattino
aveva tentato di rubarla: venne punito a morte e in seguito si curò un nuovo allestimento in
una cappella a lato della maggiore, per cui Bernardo Daddi tra 1337 e 1338 dipinse
un’importante pala. Cuore spettacolare della mostra è la ricostruzione di questa tavola
dell’Assunta, divisa fra Prato, la Pinacoteca Vaticana e il Metropolitan Museum di New York,
arricchita da due predelle che raccontavano la migrazione della reliquia da Gerusalemme a
Prato e, in parallelo, quella del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma.
Prato in questo modo si proiettava in una dimensione di assoluto prestigio cultuale e
simbolico, rifacendosi all’Urbe e alla Terra Santa, svincolandosi dalle rivalità con le vicine
Firenze e Pistoia.
La Cintola si associava all’idea stessa di un grembo fecondo e faceva convergere nel culto
mariano le attese propiziatorie e taumaturgiche. Una serie di cintole profane di età gotica,
preziosamente decorate, fanno capire la carica simbolica di un simile oggetto, esibito anche
dalla Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel suo polittico pratese. Altri dipinti e
miniature aiuteranno a contestualizzare la fioritura artistica e culturale della città in questo
momento storico, quando attirò l’opera di grandi artisti della statura di Giovanni Pisano e di
Bernardo Daddi.
L’immagine dell’Assunta e della consegna della Cintola trovò dunque a Prato un luogo di
elaborazione privilegiata. Grazie ad una carrellata di opere soprattutto del Tre e Quattrocento
si possono seguire le varianti successive nell’elaborazione di questa scena. Attraverso altre
testimonianze si comprendere la continuità del culto, la valenza civica e politica della Cintola e
della sua ostensione attraverso i secoli seguenti.
Sacro Cingolo, la Cintola della Vergine Maria custodita nel Duomo di Prato, è indubbiamente
un simbolo religioso e civile dell’identità pratese e fulcro delle vicende artistiche e storiche di
Prato.
Prende spunto da quel prezioso mito identitario la mostra di Palazzo Pretorio di Prato Legati
da una cintola - L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città e accende un fascio di
luce intenso sull’arte del Trecento, periodo di grande prosperità con le committenze ad artisti
come Giovanni Pisano e Bernardo Daddi che diedero risonanza alla devozione mariana a
Prato come vero e proprio culto civico. (Prato, 8 settembre 2017 - 14 gennaio 2018).
Oltre 60 opere, con al centro la ricostruzione della pala di Bernardo Daddi che tornerà a farsi
ammirare nella sua interezza, una ricca serie di dipinti, sculture e miniature per raccontare la
città e il suo patrimonio di cultura e bellezza e restituire il fascino di una storia che si legge
come una favola.
La mostra, organizzata dal Comune di Prato in collaborazione con la Diocesi di Prato, a cura di
Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, inaugura i nuovi spazi espositivi del Museo
recuperati nell’attiguo edificio dell’ex Monte dei Pegni.
Leggenda, arte e tradizione - L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel
XII secolo. La leggenda si basa su un testo apocrifo del V-VI secolo e vuole che la cintura,
consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a
Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel
1172, al proposto della pieve. La Cintola è una sottile striscia di lana finissima, lunga 87
centimetri, di color verdolino, broccata in filo d'oro con ai capi due cordicelle per legarla. Fra
Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città,
santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne
motore delle vicende artistiche pratesi.
Percorso espositivo - Precursore della diffusione al di fuori dei confini locali del mito legato
alla Cintola mariana fu probabilmente lo scultore romanico conosciuto come Maestro di
Cabestany. Attivo nel Roussillon e in Toscana, a Prato realizzò i capitelli del chiostro
dell’antica prepositura di Santo Stefano, il Maestro di Cabestany apre il percorso espositivo
con la lunetta realizzata per la chiesa di Cabestany che raffigura la la prima attestazione in
Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola. (Sezione 1 – Da Cabestany a Prato:
genesi di un tema).
Punto focale della mostra è la ricomposizione della pala di Bernardo Daddi, una delle
immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della
Cintola all’incredulo San Tommaso. L’opera, commissionata nel 1337-1338, nel tempo è stata
smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della
sua capitale importanza. L’allestimento consentirà di tornare ad ammirare nel suo complesso
la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i componenti che originariamente
comprendevano una doppia predella con la storia del dono della Cintola a San Tommaso e del
successivo arrivo della reliquia a Prato, grazie al pratese Michele (questa custodita nel
Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché
si riunisse a quello di San Lorenzo (opera in arrivo dai Musei Vaticani) e una terminazione con
la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso dal Metropolitan Museum di New
York. (Sezione 2 – La pala pratese di Bernardo Daddi restituita)
Per meglio contestualizzare la pala del Daddi saranno esposte altre opere del pittore giottesco
appartenenti a questa stessa fase stilistica contraddistinta da una felice e vivace vena
narrativa (Sezione 3 – Bernardo Daddi narratore). Un nucleo scelto di cintole profane del
secolo XIV documenteranno la bellezza di questo genere di manufatti, riprodotto
nell'elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale
della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio (Sezione 4 – La Sacra
Cintola, le cinte profane). Seguirà una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni
dell'iconografia che univa la morte della Vergine e la Assunzione nell'arte toscana del
Trecento: una carrellata di dipinti, miniature, sculture permetterà di apprezzare la diversa
interpretazione del tema in area fiorentina, dove San Tommaso afferra la Cintola, e in area
senese, dove la cintola è lasciata cadere dalla Madonna in volo (Sezione 5 – L’Assunta e la
Cintola: varianti nel Trecento toscano).
Il percorso espositivo proseguirà presentando la tradizione iconografica dell’Assunta in terra
toscana, dove prevale il tema della Madonna della Cintola col solo San Tommaso, con la
selezione di esempi particolarmente significativi e concludendo con gli echi più tardi in area
pratese, fino alle pale di Stradano e di Santi di Tito (Sezione 6 – L’Assunta e la Cintola: la
tradizione seguente). Saranno infine esposte tutte le testimonianze documentarie e visive
che accompagnarono il culto della Cintola stessa e l'ostensione: le preziose custodie, le
suppellettili e gli arredi della Cappella della Cintola nella Cattedrale. Alcuni apparati didattici
aiuteranno a comprendere la natura anche tecnica del manufatto e a raccordare fra loro le
testimonianze librarie e archivistiche. Si presenteranno anche testimonianze del culto della
Cintola nel Duomo di Pisa. (Sezione 7 – Il culto e l’ostensione della Sacra Cintola a Prato e
in Toscana).
Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di
entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita e di ammirare da
vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi.
Annullo filatelico – In occasione dell’inaugurazione della mostra giovedì 7 settembre alle 18
sarà presente un annullo filatelico. Il timbro figurato che riporta i riferimenti del Museo di
Palazzo Pretorio e della mostra “Legati da una Cintola” potrà essere richiesto direttamente
agli addetti di Poste Italiane.
PROGETTO DI MOSTRA A CURA DI
ANDREA DE MARCHI E CRISTINA GNONI MAVARELLI
La reliquia della Cintola della Vergine, rilasciata a San Tommaso e dopo avventurose peripezie
pervenuta a Prato nel 1141, rappresentò un vero e proprio mito identitario, in cui l’intera città
si riconobbe nel periodo della sua più tumultuosa crescita, fra Due e Trecento.
La venerata cintura, custodita nella cattedrale di Santo Stefano e nell’occasione resa visibile da
vicino in una teca apposita, nella cappella a lei consacrata, è stata per secoli il tesoro più
prezioso della città, contribuendo a rafforzarne il prestigio e l’identità in un avvincente
intreccio di devozione, arte e tradizione.
La mostra intende raccontare questa storia, che affonda le sue radici nel sec. XII, quando uno
scultore attivo in Spagna e in Toscana, autore dei capitelli del chiostro della cattedrale, il
Maestro di Cabestany, per la prima volta scolpì la Vergine che consegna la Cintola a Tommaso,
in un rilievo che in via del tutto eccezionale sarà esposto a Prato.
Attorno a questa reliquia, disputata fra chiesa e comune, crebbe per gradi la fabbrica gotica
dell’allora prepositura di Santo Stefano, fino alla realizzazione di una cappella apposita presso
l’ingresso, affrescata da Agnolo Gaddi tra 1392 e 1395, e del pulpito di Donatello e Michelozzo
per l’ostensione periodica, sull’angolo della nuova facciata. Nel 1312 il pistoiese Musciattino
aveva tentato di rubarla: venne punito a morte e in seguito si curò un nuovo allestimento in
una cappella a lato della maggiore, per cui Bernardo Daddi tra 1337 e 1338 dipinse
un’importante pala. Cuore spettacolare della mostra è la ricostruzione di questa tavola
dell’Assunta, divisa fra Prato, la Pinacoteca Vaticana e il Metropolitan Museum di New York,
arricchita da due predelle che raccontavano la migrazione della reliquia da Gerusalemme a
Prato e, in parallelo, quella del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma.
Prato in questo modo si proiettava in una dimensione di assoluto prestigio cultuale e
simbolico, rifacendosi all’Urbe e alla Terra Santa, svincolandosi dalle rivalità con le vicine
Firenze e Pistoia.
La Cintola si associava all’idea stessa di un grembo fecondo e faceva convergere nel culto
mariano le attese propiziatorie e taumaturgiche. Una serie di cintole profane di età gotica,
preziosamente decorate, fanno capire la carica simbolica di un simile oggetto, esibito anche
dalla Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel suo polittico pratese. Altri dipinti e
miniature aiuteranno a contestualizzare la fioritura artistica e culturale della città in questo
momento storico, quando attirò l’opera di grandi artisti della statura di Giovanni Pisano e di
Bernardo Daddi.
L’immagine dell’Assunta e della consegna della Cintola trovò dunque a Prato un luogo di
elaborazione privilegiata. Grazie ad una carrellata di opere soprattutto del Tre e Quattrocento
si possono seguire le varianti successive nell’elaborazione di questa scena. Attraverso altre
testimonianze si comprendere la continuità del culto, la valenza civica e politica della Cintola e
della sua ostensione attraverso i secoli seguenti.
07
settembre 2017
Legati da una Cintola. L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una Città
Dal 07 settembre 2017 al 25 febbraio 2018
arte antica
Location
MUSEO DI PALAZZO PRETORIO
Prato, Piazza Del Comune, 18, (Prato)
Prato, Piazza Del Comune, 18, (Prato)
Biglietti
8 euro intero, 6 euro ridotto
Orario di apertura
10,30-18,30
Chiusura settimanale: martedì
Vernissage
7 Settembre 2017, h 18 su invito
Autore
Curatore