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Lei | Orta | Vanzo
tre personali
Comunicato stampa
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Galleria Continua inaugura Antarctic Village – No Borders la prima mostra personale di Lucy + Jorge Orta.
Il lavoro degli artisti, sempre in dialogo tra etica ed estetica, si interroga sulle emergenze del pianeta: la comunità e il tessuto sociale, l’edilizia e l’habitat, il nomadismo e la mobilità, lo sviluppo sostenibile, l’ecologia e il riciclaggio. Artisti, gli Orta, che si distinguono nella loro attività anche come abili mediatori, interventisti, provocatori, attivisti, persuasori, interlocutori, professori, ambientalisti e molto altro ancora.
La personale alla Galleria Continua racchiude il lavoro realizzato nell’ultimo anno attraverso la presentazione di tre progetti diversi che fanno riferimento a tre diverse emergenze: Orta Water, sull’imminente crisi idrica; Fallujah, sulle atrocità della guerra in Iraq; Antarctica, sul concetto di migrazione, territorio e frontiere.
Quest’ultimo progetto si svilupperà nell’ampio spazio della platea. Un vero e proprio villaggio costituito da architetture a forma di cupola e paracaduti con centinaia di bandiere di nazioni diverse e riproduzioni serigrafiche di un nuovo emendamento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Dell’Uomo 13, 3 del 1948. Un ambizioso lavoro, il risultato in progress di un grande progetto che vede i due artisti impegnati dall’inizio degli anni ’90 e che ha portato all’installazione di un villaggio metaforico e temporaneo nell’Antartico.
Tra febbraio e aprile 2007 gli Orta sono partiti per una spedizione nella base scientifica argentina di Marambio, nella Penisola Antartica, per installare le loro opere e realizzare un video.
L’ Antartico, oltre ad essere un simbolo di libertà diventa spunto per una riflessione sugli orrori di milioni di uomini e donne cacciati dalle loro terre natie a causa della guerra, delle persecuzioni politiche e delle terribili condizioni economiche. Antartica diviene così il luogo delle speranze dove ricostruire un nuovo mondo senza frontiere. Il progetto, commissionato dalla Biennale The End of the World, si è infatti posto come obbiettivo primario quello della creazione di una sorta di zona franca per le popolazioni di etnie diverse. Lucy e Jorge Orta vogliono in questo modo attirare l’attenzione della comunità internazionale sull’urgenza di emendare l’articolo 13 della Dichiarazione affinché la libertà di movimento sia riconosciuta come un diritto universale dell’uomo.
Il percorso immaginario attraverso le urgenze planetarie per il risveglio delle nostre coscienze prosegue con una serie di nuove installazioni della serie OrtaWater.
Il pianeta è assetato, l’acqua è un bene primario dal quale diritto nessuno può essere escluso, eppure sul nostro pianeta più di un miliardo di persone subisce passivamente la mancanza di accesso all’acqua potabile.
Le condizioni effettive della mancanza d’acqua sono da ritrovarsi nell’attività negativa che l’uomo negli ultimi anni ha inferto all’ecosistema e nello spreco e la mal distribuzione di tale bene.
Come il precedente progetto, anche questo fa parte di un lavoro di ricerca e di sensibilizzazione sul tema delle risorse primarie che gli Orta sviluppano da diversi anni e che gli ha visti impegnati in importanti presentazioni internazionali: dalla Biennale di Venezia, alla Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2005, al Boijmans Van Beuningen Museum di Rotterdam, alla Galleria Continua di Pechino nel 2006 fino a questa settima presentazione nella sede italiana della galleria.
Conclude il percorso espositivo un progetto installativo dal titolo Fallujah, nato dalla collaborazione tra i due artisti e lo scrittore Jonathon Holmes e presentato a maggio del 2007 all’Institute of Contemporary Art offsite di Londra. Le opere presenti in galleria sono gli studi per l’installazione di grandi dimensioni che è servita da scenario al testo teatrale. La ricerca degli artisti è basata sulle approfondite interviste ai testimoni delle atrocità di Fallujah, civili, politici, clerici, soldati americani e diplomatici dell’Iraq. Uno scambio intellettuale che ha fornito agli Orta uno spunto di riflessione sulle conseguenze economiche, politiche e sociali che la guerra in Iraq ha comportato.
Gli artisti anglo-argentini Lucy + Jorge Orta hanno fondato il loro studio nel 1991 con base a Parigi e a Dairy a Marne La Vallé. Per la ricerca e sviluppo dei loro progetti si avvalgono di un gruppo di collaboratori. Le tecniche usate sono varie: scultura, sartoria, pittura, stampe, proiezioni di luci. I temi trattati dallo studio Orta sono di grande attualità e importanza, quali la comunità e il tessuto sociale, l’edilizia e l’habitat, il nomadismo e la mobilità, lo sviluppo sostenibile, l’ecologia e il riciclaggio.
Nata in Gran Bretagna (1966), Lucy Orta ha ricevuto numerosi premi tra cui l’Andy Warhol Foundation grant e il premio UNEP della scultura per l’ambiente; il più recente riconoscimento accademico conferitole è stato nel 2002 il Rootstein Hopkins Chair of Fashion presso il London College of Fashion, Università delle Arti di Londra.
Jorge Orta, nato in Argentina (1953), è famoso per i suoi spettacolari ‘Light-works’ (giochi di luce), ambiziose proiezioni effimere di segni, immagini realizzate su siti che fanno parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, come nel caso del Vulcano Aso in Giappone oppure dei villaggi trogloditi della Cappadocia in Turchia. Jorge Orta ha rappresentato l’Argentina alla Biennale di Venezia del 1995.
Tra le mostre personali più importanti: Antarctic-No Borders, 1st End of the World Biennial, Ushuaia City, Argentina (2007); Antarctic Village-No Borders, Antartico, Polo Sud (2007); Fallujah, Institute of Contemporary Art offsite at the Old Truman Brewery, Londra, Gran Bretagna (2007); Galleria Continua, Beijing, Cina (2006); 9th Havana Biennale Cuba (2006); OrtaWater, 51° Biennale di Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa (2005); Boijmans Van Beuningen Museum, Rotterdam, Olanda (2005); Barbican Art Gallery, Londra, Gran Bretagna (2005); Gwangju Biennale, Korea del Sud (2004); Ludwig Fourm Aachen, Germania (2004); 70 x 7 The Meal Act XX, UNESCO Headquarters, Parigi, Francia; Centre Pompidou, Parigi, Francia Victoria e Albert Museum, Londra, Gran Bretagna (2003); Lothringer 13, Monaco, Germania (2003); Biennale de Valencia, Spagna (2003); G8 Environment Summit, Trieste (2001); 2nd Johanesburg Biennale, sud Africa (1997); Biennale Venezia (1995).
***
Galleria Continua è lieta di ospitare nello spazio espositivo di Via Arco dei Becci la mostra personale di Marcella Vanzo.
L’artista milanese, considerata tra le più promettenti giovani videomaker del panorama italiano, ha già al suo attivo importanti mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.
SUMMERTIME è il titolo del nuovo lavoro video che verrà presentato in anteprima da Galleria Continua. Il progetto, realizzato tra Lampedusa e Zacinto, ci fornisce una visione sulle trasformazioni culturali, etniche e sociali attualmente in atto nell’area geografica del Mediterraneo. Utilizzando le motovedette della Guardia Costiera di Lampedusa l’artista riprende lo sbarco a terra dei clandestini, le ultime drammatiche battute di un viaggio estremo alla ricerca di una forma alternativa di sopravvivenza. Dalle calette greche di Zacinto riprende, invece, l’arrivo quotidiano di centinai di turisti, una sorta di vera e propria invasione di folle informi e colorate che si riversano sulle spiagge fino a farle scomparire sotto un cumulo di corpi.
Sono i dettagli di corpi bianchi e neri, grassi e magri, coperti e scoperti, fatti di dicotomie irriducibili, ossimori e stereotipi eclatanti, i protagonisti -sempre in movimento- di questo video, insieme a barche, pescherecci, pedalò e navi militari.
Così l’artista ci racconta la sua opera: “a metà tra cinema e MTV, scorci di navi, sole, mare; immagini rombanti di motore e di musica mentre appaiono i protagonisti di questi spostamenti paralleli: masse variopinte in bikini all’inseguimento della vacanza esclusiva nel Mediterraneo; gruppi scuri, composti e silenziosi che il Mediterraneo lo attraversano per sopravvivere. Janis Joplin lacera Summertime, mentre la musica dance estiva propone un’utopia e rincorre le immagini senza sincronizzarsi con la realtà frastagliata degli eventi.
… Relitti di barche aprono e chiudono il video: elevati a monumento nella più bella baia di Zacinto, sequestrati e ammassati in un luogo segreto a Lampedusa.
S’incrociano sguardi, incalzati dalla musica, di occhi che non si incontreranno mai.
L’estate impazza e tutti, prima o poi, sorridono. Resta da stabilire quale fosse il sogno che, in partenza, si credeva di sognare…”
Marcella Vanzo nasce a Milano nel 1973, città dove vive e lavora.
Tra le principali esposizioni: TinaB, Performance festival, a cura di M.Giovannotti, Praga (2007); Evolution de l'art, a cura di C.Pietroiusti & Crazy Curators, SPACE, Bratislava (2007); Limbo, Studio Guenzani, Milano, 2006; videoREPORT Italia 2004_05, a cura di A.Bruciati, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone (2006); Aperto per lavori in corso, a cura di L.Matino e F.Pasini, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (2005); Senza confine, Galleria Continua, S. Gimignano, (2005); Italian videos, a cura di M.Farronato, Trafo, Budapest, Hungary (2005); Ama, installazione site specific, Castello di Ama per l’Arte Contemporanea (2005); Assab One, a cura di R.Pinto, Ex GEA, Milano (2004); The Squared Circle, a cura di O.Ilesanmi, Walker Art Center, Minneapolis (2003); Exit, a cura di F.Bonami, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002). Marcella Vanzo ha vinto, tra gli altri, il Premio New York, Art Residency at Columbia University, NYC (2005) e ACACIA – Premio Artisti Emergenti, acquisizione per il futuro Museo di Arte Contemporanea di Milano (2004).
****
Galleria Continua è lieta di presentare Dogzstar project la prima personale italiana dell’artista cinese Yan Lei.
Proseguendo la serie dei lavori dal titolo Super Light iniziata nel 2000, Yan Lei realizza per questa mostra una serie di nuovi dipinti ad olio su tela che si propongono come continuazione ideale dell’esperienza dell’artista alla Biennale di Istanbul. Inviato a prendere parte alla 10° edizione della Biennale Yan Lei si presenta in qualità di manager di un gruppo rock punk cinese, i Brain Failure, ed offre al pubblico un animato concerto di piazza. Dogzstar project restituisce in forma pittorica alcuni momenti del concerto.
Protagonisti delle opere di Yan Lei sono tutti quei soggetti che appartengono al quotidiano dell’artista: le persone che incontra, gli oggetti che usa, i paesaggi che vede, le situazione nelle quali si imbatte ma anche le immagini che gli vengono dalla televisione e dai media. Tutto ciò che lo colpisce o lo preoccupa trova nuova interpretazione attraverso l’azione pittorica.
Cifra distintiva dell’opera dell’artista è sicuramente l’uso della fotografia. Nel passato, quando le sue opere si concentravano maggiormente sulle performance, le immagini servivano semplicemente come documentazione del lavoro che diversamente sarebbe scomparso.
A partire dal 1998 le immagini iniziano ad avere una rilevanza maggiore diventando un vero e proprio strumento del processo creativo.
Yan Lei interpreta, attraverso la pittura, una realtà, quale quella delle installazioni d’arte, precedentemente vissuta attraverso l’istantanea dell’occhio della macchina fotografica, costruendo una relazione distaccata, uno scambio oggettivo con il mondo. Ma mentre la foto è un ricordo veloce dell’arte e della realtà il tempo necessario per riprodurre quella immagine su tela è assai più lungo. L’aspetto meccanico che si evince dall’opera compiuta è il risultato, una volta scattata la fotografia, dell’uso di un software che della fotografia evidenzia e differenzia le linee isometriche dell’immagine distinguendole in zone di colore, tale che, ad opera compiuta, la tela risulta come una mappa fisica della pittura originale.
Yan Lei destruttura le immagini, le schiaccia, le mortifica, le smonta ricostruendo una nuova realtà ed espandendone le potenzialità. Attraverso il colore, che segue scrupolosamente le linee isometriche, riesce a dare tridimensionalità e realtà all’immagine. Benché formalmente il lavoro di Yan Lei si percepisca come lavoro di pittura in realtà è il risultato di un processo elaborato che ha portato ad una reinterpretazione della realtà artistica e fisica del soggetto.
Yan Lei nasce nel 1965 nella provincia di Hebei nella attuale Repubblica Popolare Cinese. Vive e lavora tra Pechino e Hong Kong.
Il suo approccio all’arte è fortemente concettuale e si avvale dell’utilizzo di media diversi. Le sue performance e le opere video sono spesso attacchi incisivi al così detto ordine costituito. Nel 2000 inizia la serie dei nuovi lavori Super light, dalle prime opere si intuisce che si tratta di una serie senza fine. Immagini diverse legate le une alle altre, la cui sequenza si concatena dalla cromia che si ripete al passaggio tra un quadro e l’altro. Immagini diverse che si combinano in nuove realtà e inediti accostamenti: l’interno sacrale del Pantheon, una donna ammiccante che sembra uscita dalle pagine pubblicitarie di una rivista glamour, il profilo di una spada e ancora l’immagine del Buddha tra cerchi concentrici.
Nella serie di acrilici “Are You Among The Invited To The German Exhibition?” Yan Lei denuncia il sistema dell’arte contemporanea in Cina. La sua arte si interroga continuamente su cosa sia l’arte e cosa l’artista.
Tra le mostre più importanti ricordiamo: 2007 10° Biennale di Istanbul, Turchia; Documenta 12, Kassel, Germania; 2006 Art 37 Basel, Svizzera; “MOCA Envisage” MOCA, Shanghai, Cina; 2003 50° Biennale di Venezia, Italia; “Alors, la Chine”, Centre Pompidou, Parigi, Francia; 2002 “Cidades”, 25th São Paulo Biennale, Brasile; “Pause”, The Fourth Gwangju Biennale, Korea.
Il lavoro degli artisti, sempre in dialogo tra etica ed estetica, si interroga sulle emergenze del pianeta: la comunità e il tessuto sociale, l’edilizia e l’habitat, il nomadismo e la mobilità, lo sviluppo sostenibile, l’ecologia e il riciclaggio. Artisti, gli Orta, che si distinguono nella loro attività anche come abili mediatori, interventisti, provocatori, attivisti, persuasori, interlocutori, professori, ambientalisti e molto altro ancora.
La personale alla Galleria Continua racchiude il lavoro realizzato nell’ultimo anno attraverso la presentazione di tre progetti diversi che fanno riferimento a tre diverse emergenze: Orta Water, sull’imminente crisi idrica; Fallujah, sulle atrocità della guerra in Iraq; Antarctica, sul concetto di migrazione, territorio e frontiere.
Quest’ultimo progetto si svilupperà nell’ampio spazio della platea. Un vero e proprio villaggio costituito da architetture a forma di cupola e paracaduti con centinaia di bandiere di nazioni diverse e riproduzioni serigrafiche di un nuovo emendamento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Dell’Uomo 13, 3 del 1948. Un ambizioso lavoro, il risultato in progress di un grande progetto che vede i due artisti impegnati dall’inizio degli anni ’90 e che ha portato all’installazione di un villaggio metaforico e temporaneo nell’Antartico.
Tra febbraio e aprile 2007 gli Orta sono partiti per una spedizione nella base scientifica argentina di Marambio, nella Penisola Antartica, per installare le loro opere e realizzare un video.
L’ Antartico, oltre ad essere un simbolo di libertà diventa spunto per una riflessione sugli orrori di milioni di uomini e donne cacciati dalle loro terre natie a causa della guerra, delle persecuzioni politiche e delle terribili condizioni economiche. Antartica diviene così il luogo delle speranze dove ricostruire un nuovo mondo senza frontiere. Il progetto, commissionato dalla Biennale The End of the World, si è infatti posto come obbiettivo primario quello della creazione di una sorta di zona franca per le popolazioni di etnie diverse. Lucy e Jorge Orta vogliono in questo modo attirare l’attenzione della comunità internazionale sull’urgenza di emendare l’articolo 13 della Dichiarazione affinché la libertà di movimento sia riconosciuta come un diritto universale dell’uomo.
Il percorso immaginario attraverso le urgenze planetarie per il risveglio delle nostre coscienze prosegue con una serie di nuove installazioni della serie OrtaWater.
Il pianeta è assetato, l’acqua è un bene primario dal quale diritto nessuno può essere escluso, eppure sul nostro pianeta più di un miliardo di persone subisce passivamente la mancanza di accesso all’acqua potabile.
Le condizioni effettive della mancanza d’acqua sono da ritrovarsi nell’attività negativa che l’uomo negli ultimi anni ha inferto all’ecosistema e nello spreco e la mal distribuzione di tale bene.
Come il precedente progetto, anche questo fa parte di un lavoro di ricerca e di sensibilizzazione sul tema delle risorse primarie che gli Orta sviluppano da diversi anni e che gli ha visti impegnati in importanti presentazioni internazionali: dalla Biennale di Venezia, alla Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2005, al Boijmans Van Beuningen Museum di Rotterdam, alla Galleria Continua di Pechino nel 2006 fino a questa settima presentazione nella sede italiana della galleria.
Conclude il percorso espositivo un progetto installativo dal titolo Fallujah, nato dalla collaborazione tra i due artisti e lo scrittore Jonathon Holmes e presentato a maggio del 2007 all’Institute of Contemporary Art offsite di Londra. Le opere presenti in galleria sono gli studi per l’installazione di grandi dimensioni che è servita da scenario al testo teatrale. La ricerca degli artisti è basata sulle approfondite interviste ai testimoni delle atrocità di Fallujah, civili, politici, clerici, soldati americani e diplomatici dell’Iraq. Uno scambio intellettuale che ha fornito agli Orta uno spunto di riflessione sulle conseguenze economiche, politiche e sociali che la guerra in Iraq ha comportato.
Gli artisti anglo-argentini Lucy + Jorge Orta hanno fondato il loro studio nel 1991 con base a Parigi e a Dairy a Marne La Vallé. Per la ricerca e sviluppo dei loro progetti si avvalgono di un gruppo di collaboratori. Le tecniche usate sono varie: scultura, sartoria, pittura, stampe, proiezioni di luci. I temi trattati dallo studio Orta sono di grande attualità e importanza, quali la comunità e il tessuto sociale, l’edilizia e l’habitat, il nomadismo e la mobilità, lo sviluppo sostenibile, l’ecologia e il riciclaggio.
Nata in Gran Bretagna (1966), Lucy Orta ha ricevuto numerosi premi tra cui l’Andy Warhol Foundation grant e il premio UNEP della scultura per l’ambiente; il più recente riconoscimento accademico conferitole è stato nel 2002 il Rootstein Hopkins Chair of Fashion presso il London College of Fashion, Università delle Arti di Londra.
Jorge Orta, nato in Argentina (1953), è famoso per i suoi spettacolari ‘Light-works’ (giochi di luce), ambiziose proiezioni effimere di segni, immagini realizzate su siti che fanno parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, come nel caso del Vulcano Aso in Giappone oppure dei villaggi trogloditi della Cappadocia in Turchia. Jorge Orta ha rappresentato l’Argentina alla Biennale di Venezia del 1995.
Tra le mostre personali più importanti: Antarctic-No Borders, 1st End of the World Biennial, Ushuaia City, Argentina (2007); Antarctic Village-No Borders, Antartico, Polo Sud (2007); Fallujah, Institute of Contemporary Art offsite at the Old Truman Brewery, Londra, Gran Bretagna (2007); Galleria Continua, Beijing, Cina (2006); 9th Havana Biennale Cuba (2006); OrtaWater, 51° Biennale di Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa (2005); Boijmans Van Beuningen Museum, Rotterdam, Olanda (2005); Barbican Art Gallery, Londra, Gran Bretagna (2005); Gwangju Biennale, Korea del Sud (2004); Ludwig Fourm Aachen, Germania (2004); 70 x 7 The Meal Act XX, UNESCO Headquarters, Parigi, Francia; Centre Pompidou, Parigi, Francia Victoria e Albert Museum, Londra, Gran Bretagna (2003); Lothringer 13, Monaco, Germania (2003); Biennale de Valencia, Spagna (2003); G8 Environment Summit, Trieste (2001); 2nd Johanesburg Biennale, sud Africa (1997); Biennale Venezia (1995).
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Galleria Continua è lieta di ospitare nello spazio espositivo di Via Arco dei Becci la mostra personale di Marcella Vanzo.
L’artista milanese, considerata tra le più promettenti giovani videomaker del panorama italiano, ha già al suo attivo importanti mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.
SUMMERTIME è il titolo del nuovo lavoro video che verrà presentato in anteprima da Galleria Continua. Il progetto, realizzato tra Lampedusa e Zacinto, ci fornisce una visione sulle trasformazioni culturali, etniche e sociali attualmente in atto nell’area geografica del Mediterraneo. Utilizzando le motovedette della Guardia Costiera di Lampedusa l’artista riprende lo sbarco a terra dei clandestini, le ultime drammatiche battute di un viaggio estremo alla ricerca di una forma alternativa di sopravvivenza. Dalle calette greche di Zacinto riprende, invece, l’arrivo quotidiano di centinai di turisti, una sorta di vera e propria invasione di folle informi e colorate che si riversano sulle spiagge fino a farle scomparire sotto un cumulo di corpi.
Sono i dettagli di corpi bianchi e neri, grassi e magri, coperti e scoperti, fatti di dicotomie irriducibili, ossimori e stereotipi eclatanti, i protagonisti -sempre in movimento- di questo video, insieme a barche, pescherecci, pedalò e navi militari.
Così l’artista ci racconta la sua opera: “a metà tra cinema e MTV, scorci di navi, sole, mare; immagini rombanti di motore e di musica mentre appaiono i protagonisti di questi spostamenti paralleli: masse variopinte in bikini all’inseguimento della vacanza esclusiva nel Mediterraneo; gruppi scuri, composti e silenziosi che il Mediterraneo lo attraversano per sopravvivere. Janis Joplin lacera Summertime, mentre la musica dance estiva propone un’utopia e rincorre le immagini senza sincronizzarsi con la realtà frastagliata degli eventi.
… Relitti di barche aprono e chiudono il video: elevati a monumento nella più bella baia di Zacinto, sequestrati e ammassati in un luogo segreto a Lampedusa.
S’incrociano sguardi, incalzati dalla musica, di occhi che non si incontreranno mai.
L’estate impazza e tutti, prima o poi, sorridono. Resta da stabilire quale fosse il sogno che, in partenza, si credeva di sognare…”
Marcella Vanzo nasce a Milano nel 1973, città dove vive e lavora.
Tra le principali esposizioni: TinaB, Performance festival, a cura di M.Giovannotti, Praga (2007); Evolution de l'art, a cura di C.Pietroiusti & Crazy Curators, SPACE, Bratislava (2007); Limbo, Studio Guenzani, Milano, 2006; videoREPORT Italia 2004_05, a cura di A.Bruciati, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone (2006); Aperto per lavori in corso, a cura di L.Matino e F.Pasini, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (2005); Senza confine, Galleria Continua, S. Gimignano, (2005); Italian videos, a cura di M.Farronato, Trafo, Budapest, Hungary (2005); Ama, installazione site specific, Castello di Ama per l’Arte Contemporanea (2005); Assab One, a cura di R.Pinto, Ex GEA, Milano (2004); The Squared Circle, a cura di O.Ilesanmi, Walker Art Center, Minneapolis (2003); Exit, a cura di F.Bonami, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002). Marcella Vanzo ha vinto, tra gli altri, il Premio New York, Art Residency at Columbia University, NYC (2005) e ACACIA – Premio Artisti Emergenti, acquisizione per il futuro Museo di Arte Contemporanea di Milano (2004).
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Galleria Continua è lieta di presentare Dogzstar project la prima personale italiana dell’artista cinese Yan Lei.
Proseguendo la serie dei lavori dal titolo Super Light iniziata nel 2000, Yan Lei realizza per questa mostra una serie di nuovi dipinti ad olio su tela che si propongono come continuazione ideale dell’esperienza dell’artista alla Biennale di Istanbul. Inviato a prendere parte alla 10° edizione della Biennale Yan Lei si presenta in qualità di manager di un gruppo rock punk cinese, i Brain Failure, ed offre al pubblico un animato concerto di piazza. Dogzstar project restituisce in forma pittorica alcuni momenti del concerto.
Protagonisti delle opere di Yan Lei sono tutti quei soggetti che appartengono al quotidiano dell’artista: le persone che incontra, gli oggetti che usa, i paesaggi che vede, le situazione nelle quali si imbatte ma anche le immagini che gli vengono dalla televisione e dai media. Tutto ciò che lo colpisce o lo preoccupa trova nuova interpretazione attraverso l’azione pittorica.
Cifra distintiva dell’opera dell’artista è sicuramente l’uso della fotografia. Nel passato, quando le sue opere si concentravano maggiormente sulle performance, le immagini servivano semplicemente come documentazione del lavoro che diversamente sarebbe scomparso.
A partire dal 1998 le immagini iniziano ad avere una rilevanza maggiore diventando un vero e proprio strumento del processo creativo.
Yan Lei interpreta, attraverso la pittura, una realtà, quale quella delle installazioni d’arte, precedentemente vissuta attraverso l’istantanea dell’occhio della macchina fotografica, costruendo una relazione distaccata, uno scambio oggettivo con il mondo. Ma mentre la foto è un ricordo veloce dell’arte e della realtà il tempo necessario per riprodurre quella immagine su tela è assai più lungo. L’aspetto meccanico che si evince dall’opera compiuta è il risultato, una volta scattata la fotografia, dell’uso di un software che della fotografia evidenzia e differenzia le linee isometriche dell’immagine distinguendole in zone di colore, tale che, ad opera compiuta, la tela risulta come una mappa fisica della pittura originale.
Yan Lei destruttura le immagini, le schiaccia, le mortifica, le smonta ricostruendo una nuova realtà ed espandendone le potenzialità. Attraverso il colore, che segue scrupolosamente le linee isometriche, riesce a dare tridimensionalità e realtà all’immagine. Benché formalmente il lavoro di Yan Lei si percepisca come lavoro di pittura in realtà è il risultato di un processo elaborato che ha portato ad una reinterpretazione della realtà artistica e fisica del soggetto.
Yan Lei nasce nel 1965 nella provincia di Hebei nella attuale Repubblica Popolare Cinese. Vive e lavora tra Pechino e Hong Kong.
Il suo approccio all’arte è fortemente concettuale e si avvale dell’utilizzo di media diversi. Le sue performance e le opere video sono spesso attacchi incisivi al così detto ordine costituito. Nel 2000 inizia la serie dei nuovi lavori Super light, dalle prime opere si intuisce che si tratta di una serie senza fine. Immagini diverse legate le une alle altre, la cui sequenza si concatena dalla cromia che si ripete al passaggio tra un quadro e l’altro. Immagini diverse che si combinano in nuove realtà e inediti accostamenti: l’interno sacrale del Pantheon, una donna ammiccante che sembra uscita dalle pagine pubblicitarie di una rivista glamour, il profilo di una spada e ancora l’immagine del Buddha tra cerchi concentrici.
Nella serie di acrilici “Are You Among The Invited To The German Exhibition?” Yan Lei denuncia il sistema dell’arte contemporanea in Cina. La sua arte si interroga continuamente su cosa sia l’arte e cosa l’artista.
Tra le mostre più importanti ricordiamo: 2007 10° Biennale di Istanbul, Turchia; Documenta 12, Kassel, Germania; 2006 Art 37 Basel, Svizzera; “MOCA Envisage” MOCA, Shanghai, Cina; 2003 50° Biennale di Venezia, Italia; “Alors, la Chine”, Centre Pompidou, Parigi, Francia; 2002 “Cidades”, 25th São Paulo Biennale, Brasile; “Pause”, The Fourth Gwangju Biennale, Korea.
24
novembre 2007
Lei | Orta | Vanzo
Dal 24 novembre 2007 al 02 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA CONTINUA
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 14-19
Vernissage
24 Novembre 2007, ore 16-20
Autore