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Lento e violento
Luigino Celestino D’Agostino (Torino, 1967) è uno dei pionieri della Mediterranean progressive e l’inventore del Lento violento, una derivazione del genere musicale eurodance, popolare in Europa tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio dei 2000.
Comunicato stampa
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L’anno 2000 era già a metà e Christian non mi amava come lo amavo io
(“Non mi piaci. Sei brutta”, mi aveva scritto un giorno via sms, esasperato dalle infinite dichiarazioni scritte a matita su bigliettini di carta che gli infilavo nell’astuccio: però era proprio con me che si nascondeva a fumare Marlboro Rosse negli spogliatoi abbandonati dell’ex palestra comunale di Oggiono). L’anno successivo avrebbe cambiato scuola e città. Sua madre era morta e sarebbe andato a vivere con lo zio.
Mentre l’autobus scendeva ondeggiando lungo i tornanti che portavano a Lecco, la musica che ascoltavo con le cuffie amplificava passioni e tormenti che mi scuotevano come ventate rabbiose, improvvise. Cos'era quel desiderio di grandezze e oscurità, di vaghi scenari smisurati? Avevo voglia di sesso (a 13 anni ne sapevo meno di niente: ancora non avevo nemmeno baciato) ma non solo: era un bramare più immenso, come davanti al cielo nell’orario azzurro della quasi-sera. Avevo appuntamento con le compagne di classe alle giostre. E Christian? Ci sarebbe stato anche lui?
Mi sentivo come il lago, che a un certo punto, quando l’autobus emergeva dall’ultima curva, mi si spalancava davanti: una vasta e nervosa distesa di argento vivo. L’autobus sfrecciava sul cemento massiccio del Ponte Nuovo e qualcosa dentro di me esplodeva di fronte al bagliore del lago. “I'll Fly With You” ... cantava la voce nelle mie orecchie, dolcissima e, al tempo stesso, violenta, in qualche modo crudele.
La stessa voce e lo stesso pulsare che avrei risentito dopo un’ora, alle giostre. Mentre fumavo una sigaretta seduta sul cofano di un autoscontro fermo, immersa nella musica assordante, avrei visto Christian salire su una giostra che saliva in altissimo e si chiamava Explorer, tenendo per mano Vanessa: e lassù, sullo sfondo del cielo ormai livido di sfumature bluastre e lavanda, avrei creduto, avrei saputo, di vedere un bacio. Il loro.
*********************************************************************
I still believe in your eyesI just don't care what you've done in your lifeBaby, I'll always be here by your sideDon't leave me waiting too long, please come by
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In questo breve racconto è riconoscibile la presenza della cosiddetta Sehnsucht, un concetto-chiave del romanticismo tedesco che vuole significare lo struggimento e la bramosia per qualcosa che non è né sarà mai possibile possedere. Senshucht è il desiderio di desiderare, la dipendenza dal desiderio: l’anelare a qualcosa pur sapendo di non poterlo mai raggiungere, quasi con il gusto di farlo. Secondo Heidegger è «il dolore della vicinanza del lontano».
La musica di Gigi D’Agostino, citata nel brano attraverso una strofa di “L'amour toujours”, costituisce la colonna sonora ideale di questi turbamenti. Se la Heimweh (nostalgia) è il desiderio di riappropriarsi del passato, spesso legato ad oggetti precisi, la Senhsucht è la ricerca di qualcosa di indefinito nel futuro. La mostra Lento e Violento abbraccia Senshucht e Nostalgia, passato e futuro, e si pone come la cristallizzazione di un presente emotivamente carico, slanciato verso l’alto. Attraverso oggetti, immagini, musica e danza, Max Arnold, Max Huckle, Martin Kähler, Nicolina Eklund e Tharsilla Van Brocklin daranno forma a un evento che celebra la musica di Gigi D’Agostino e la sua potenza come mezzo di aggregazione democratico, canale di comunione tra persone altrimenti lontane nel tempo e nello spazio, strumento per raggiungere stati di estasi e illuminazione individuale.
Clara Mazzoleni
(“Non mi piaci. Sei brutta”, mi aveva scritto un giorno via sms, esasperato dalle infinite dichiarazioni scritte a matita su bigliettini di carta che gli infilavo nell’astuccio: però era proprio con me che si nascondeva a fumare Marlboro Rosse negli spogliatoi abbandonati dell’ex palestra comunale di Oggiono). L’anno successivo avrebbe cambiato scuola e città. Sua madre era morta e sarebbe andato a vivere con lo zio.
Mentre l’autobus scendeva ondeggiando lungo i tornanti che portavano a Lecco, la musica che ascoltavo con le cuffie amplificava passioni e tormenti che mi scuotevano come ventate rabbiose, improvvise. Cos'era quel desiderio di grandezze e oscurità, di vaghi scenari smisurati? Avevo voglia di sesso (a 13 anni ne sapevo meno di niente: ancora non avevo nemmeno baciato) ma non solo: era un bramare più immenso, come davanti al cielo nell’orario azzurro della quasi-sera. Avevo appuntamento con le compagne di classe alle giostre. E Christian? Ci sarebbe stato anche lui?
Mi sentivo come il lago, che a un certo punto, quando l’autobus emergeva dall’ultima curva, mi si spalancava davanti: una vasta e nervosa distesa di argento vivo. L’autobus sfrecciava sul cemento massiccio del Ponte Nuovo e qualcosa dentro di me esplodeva di fronte al bagliore del lago. “I'll Fly With You” ... cantava la voce nelle mie orecchie, dolcissima e, al tempo stesso, violenta, in qualche modo crudele.
La stessa voce e lo stesso pulsare che avrei risentito dopo un’ora, alle giostre. Mentre fumavo una sigaretta seduta sul cofano di un autoscontro fermo, immersa nella musica assordante, avrei visto Christian salire su una giostra che saliva in altissimo e si chiamava Explorer, tenendo per mano Vanessa: e lassù, sullo sfondo del cielo ormai livido di sfumature bluastre e lavanda, avrei creduto, avrei saputo, di vedere un bacio. Il loro.
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I still believe in your eyesI just don't care what you've done in your lifeBaby, I'll always be here by your sideDon't leave me waiting too long, please come by
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In questo breve racconto è riconoscibile la presenza della cosiddetta Sehnsucht, un concetto-chiave del romanticismo tedesco che vuole significare lo struggimento e la bramosia per qualcosa che non è né sarà mai possibile possedere. Senshucht è il desiderio di desiderare, la dipendenza dal desiderio: l’anelare a qualcosa pur sapendo di non poterlo mai raggiungere, quasi con il gusto di farlo. Secondo Heidegger è «il dolore della vicinanza del lontano».
La musica di Gigi D’Agostino, citata nel brano attraverso una strofa di “L'amour toujours”, costituisce la colonna sonora ideale di questi turbamenti. Se la Heimweh (nostalgia) è il desiderio di riappropriarsi del passato, spesso legato ad oggetti precisi, la Senhsucht è la ricerca di qualcosa di indefinito nel futuro. La mostra Lento e Violento abbraccia Senshucht e Nostalgia, passato e futuro, e si pone come la cristallizzazione di un presente emotivamente carico, slanciato verso l’alto. Attraverso oggetti, immagini, musica e danza, Max Arnold, Max Huckle, Martin Kähler, Nicolina Eklund e Tharsilla Van Brocklin daranno forma a un evento che celebra la musica di Gigi D’Agostino e la sua potenza come mezzo di aggregazione democratico, canale di comunione tra persone altrimenti lontane nel tempo e nello spazio, strumento per raggiungere stati di estasi e illuminazione individuale.
Clara Mazzoleni
05
maggio 2018
Lento e violento
Dal 05 al 30 maggio 2018
arte contemporanea
Location
SPAZIO BUONASERA
Torino, Via Giacinto Carena, 20, (Torino)
Torino, Via Giacinto Carena, 20, (Torino)
Orario di apertura
da giovedì a sabato ore 16-19
o su appuntamento
Vernissage
5 Maggio 2018, h 18:00
Autore