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Leo – I Bambini di Haiti
Attraverso un percorso di 15 opere su carta di grandi dimensioni, l’artista espone un diario pittorico del dramma haitiano visto con gli occhi dei bambini, bambini che, da sempre, sono soggetto privilegiato della pittura di Leo, esponente della STREET ART.
Comunicato stampa
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Nell’ambito del progetto espositivo “Bianco o Nero”, che vede l’artista Leo Montemanni esporre in contemporanea a Milano al Museo Fondazione Matalon di Foro Bonaparte, si inaugura a Monza la mostra “i Bambini di Haiti” , un reportage pittorico nel dramma del terremoto attraverso 15 opere su carta.
La mostra ha il patrocinio dell’assessorato alla cultura del Comune di Monza, della Provincia di Monza e Brianza e dell’Umanitaria Padana Onlus. Nel catalogo Silvana Editoriale, oltre ad un testo del curatore Luca Tommasi, un intervento di Sara Fumagalli, coordinatrice dell’Umanitaria Padana :
“Bianco o Nero” e “I bambini di Haiti”. Per cercare di spiegare la suggestione e pertinenza dell’accostamento di questi due titoli dell’esposizione, è necessario affrontare a muso duro la realtà, con il coraggio temerario della verità che rifiuta le categorie della retorica, delle ideologie, delle banalizzazioni facili e politicamente corrette, ma sostanzialmente inefficaci. Quella realtà che non puoi cercare di scansare o truccare in alcun modo quando arrivi in un Paese, come Haiti, inginocchiato dalla sciagura di una povertà atavica e cronica, dall’anarchia e dalla disgregazione politica e sociale, dalla violenza e dalla corruzione, dai carri armati bianchi dell’ONU e dall’accanimento di una natura matrigna che aggiunge tragedia a tragedia, ostinandosi a sferzare questo povero popolo con tempeste tropicali e cicloni devastanti, schiacciandolo, infine, sotto le rovine di un catastrofico terremoto.
I bambini di Haiti non sanno che il loro Paese si trovava al penultimo posto al mondo per mortalità infantile già prima del terremoto, ma sanno bene cosa significhino il dolore e la morte. Il terremoto ha portato via a molti di loro, genitori, amici, parenti, oppure un pezzo del loro corpo, perché nell’emergenza per i medici era più importante salvare vite, che braccia o gambe. Eppure i bambini di Haiti, appena riescono a smettere di piangere e a rialzarsi in qualche modo, ridono, cantano e ballano l’hip-hop in mezzo alle rovine, perché la loro stessa vita grida vittoria sulla morte che li circonda. E’ questa una comune esperienza che si fa da queste parti e che interpella la nostra benestante e depressa coscienza europea: da noi non capita mai d’incontrare tanta gioia, quanta se ne trova in mezzo a una tale tristezza e devastazione. Non c’è dubbio: la luce brilla nelle tenebre. Col bianco e nero puoi dipingere un cielo stellato; con il grigio, solo la nebbia. Ad Haiti di grigio ci sono i cumuli di rovine e macerie, ma tutto il resto è coloratissimo.
Leonardo Montemanni nasce ad Asmara in Eritrea l’8 Giugno del 1971 e si accosta alla pittura grazie al padre Giovanni dal quale apprende i rudimenti delle arti visive.
Frequenta l’Istituto d’Arte di Guidizzolo (Mantova). Si iscrive e si laurea all’Accademia delle Belle Arti di Brera.
Nel 1988 l’incontro fatale con il Graffiti o "Writing". Il graffitismo appena sbarcato in Europa rappresentava agli occhi dei primi pionieri, come Leo, una cultura affascinante e misteriosa che portava in se i semi di una visione multi etnica e culturale, sottendendo a un codice espressivo innovativo e giovane.
Naturalmente portato alla pittura affronta con successo la sfida con la bomboletta spray, in pochissimo tempo viene riconosciuto nella scena italiana dell’aerosol-art come elemento di prima categoria. La pittura a carattere evocativo di Leo suggerisce una possibilità, attraverso il ricordo o il sogno, di esperienze condivise da tutta l'umanità.
La mostra ha il patrocinio dell’assessorato alla cultura del Comune di Monza, della Provincia di Monza e Brianza e dell’Umanitaria Padana Onlus. Nel catalogo Silvana Editoriale, oltre ad un testo del curatore Luca Tommasi, un intervento di Sara Fumagalli, coordinatrice dell’Umanitaria Padana :
“Bianco o Nero” e “I bambini di Haiti”. Per cercare di spiegare la suggestione e pertinenza dell’accostamento di questi due titoli dell’esposizione, è necessario affrontare a muso duro la realtà, con il coraggio temerario della verità che rifiuta le categorie della retorica, delle ideologie, delle banalizzazioni facili e politicamente corrette, ma sostanzialmente inefficaci. Quella realtà che non puoi cercare di scansare o truccare in alcun modo quando arrivi in un Paese, come Haiti, inginocchiato dalla sciagura di una povertà atavica e cronica, dall’anarchia e dalla disgregazione politica e sociale, dalla violenza e dalla corruzione, dai carri armati bianchi dell’ONU e dall’accanimento di una natura matrigna che aggiunge tragedia a tragedia, ostinandosi a sferzare questo povero popolo con tempeste tropicali e cicloni devastanti, schiacciandolo, infine, sotto le rovine di un catastrofico terremoto.
I bambini di Haiti non sanno che il loro Paese si trovava al penultimo posto al mondo per mortalità infantile già prima del terremoto, ma sanno bene cosa significhino il dolore e la morte. Il terremoto ha portato via a molti di loro, genitori, amici, parenti, oppure un pezzo del loro corpo, perché nell’emergenza per i medici era più importante salvare vite, che braccia o gambe. Eppure i bambini di Haiti, appena riescono a smettere di piangere e a rialzarsi in qualche modo, ridono, cantano e ballano l’hip-hop in mezzo alle rovine, perché la loro stessa vita grida vittoria sulla morte che li circonda. E’ questa una comune esperienza che si fa da queste parti e che interpella la nostra benestante e depressa coscienza europea: da noi non capita mai d’incontrare tanta gioia, quanta se ne trova in mezzo a una tale tristezza e devastazione. Non c’è dubbio: la luce brilla nelle tenebre. Col bianco e nero puoi dipingere un cielo stellato; con il grigio, solo la nebbia. Ad Haiti di grigio ci sono i cumuli di rovine e macerie, ma tutto il resto è coloratissimo.
Leonardo Montemanni nasce ad Asmara in Eritrea l’8 Giugno del 1971 e si accosta alla pittura grazie al padre Giovanni dal quale apprende i rudimenti delle arti visive.
Frequenta l’Istituto d’Arte di Guidizzolo (Mantova). Si iscrive e si laurea all’Accademia delle Belle Arti di Brera.
Nel 1988 l’incontro fatale con il Graffiti o "Writing". Il graffitismo appena sbarcato in Europa rappresentava agli occhi dei primi pionieri, come Leo, una cultura affascinante e misteriosa che portava in se i semi di una visione multi etnica e culturale, sottendendo a un codice espressivo innovativo e giovane.
Naturalmente portato alla pittura affronta con successo la sfida con la bomboletta spray, in pochissimo tempo viene riconosciuto nella scena italiana dell’aerosol-art come elemento di prima categoria. La pittura a carattere evocativo di Leo suggerisce una possibilità, attraverso il ricordo o il sogno, di esperienze condivise da tutta l'umanità.
15
maggio 2010
Leo – I Bambini di Haiti
Dal 15 maggio al 06 giugno 2010
arte contemporanea
Location
LUCA TOMMASI
Monza, Via Leonardo Da Vinci, (Milano)
Monza, Via Leonardo Da Vinci, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica 15-18.
Vernissage
15 Maggio 2010, ore 16
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore