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Leonardo Canella – Le città degli animaletti lici
La visione di Leonardo, quasi un secolo dopo i sogni metafisici del pictor optimus, ha certo respirato le brume della città medievale, ne ha percepito le incertezze spaziali e urbanistiche, e l’odore del pane, ma non si ferma qui, che anzi questi elementi sono ormai parte della sua genetica e non hanno bisogno di essere più citati nei suoi dipinti.
Comunicato stampa
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'Le città degli animaletti lici'
Che la pittura abbia tanta vitalità è sorprendente.
La pittura del pensiero che si fa materia lieve, ma sicura, pennellata dopo pennellata, sulla superficie ristretta di un'idea... Il fondo ruvido della juta ben preparata, o della tela sottile, valorizza il contrasto con la raffinata stesura del colore chiaro, bianco, a volte quasi azzurro o quasi verde, adesso anche rosa, oppure viola cupo ma inondato di luce ( La città dell'ombra, 1997; La città dell'essenza,2001; La città della clorofilla, 2002; La città dei tentacoli rosa, 2002) .
Sono gli spazi ideali di Leonardo Canella, sospesi dentro i perimetri di una "città mentale" aperta a molti accadimenti fantastici, appunto le città visibili di cui hanno scritto gli acuti presentatori del suo ultimo catalogo.
Il perdurare della pittura con i suoi riti, dopo tanta dispersione e deprivazione e negazione della pittura, come abbiamo vissuto di recente, è quello che ci stupisce e ci apre il cuore. Pittura che ci viene da un giovane che ha consolidato la sua sensibilità con buoni studi che noi vediamo ben presenti dentro le sue immagini, come garanti di un approdo creativo sicuro, ma non stabile, dal momento che tutta la ricerca che ci ha mostrato fino ad oggi si mantiene su un equilibrio delicato che non vuole dichiarare impegnative scelte tra Klee, una lirica geometria e una velata appartenenza ai valori fondanti del '900 italiano.
Come può sfuggire, guardando questi dipinti, che il pensiero verso uno spazio ideale, ma non fisico, predilige la storia ferrarese di de Chirico con i suoi interni estraniati da una realtà fastidiosa, con i suoi giochi dei bambini e una atemporalità sospesa e onirica?
La visione di Leonardo, quasi un secolo dopo i sogni metafisici del pictor optimus, ha certo respirato le brume della città medievale, ne ha percepito le incertezze spaziali e urbanistiche, e l'odore del pane, ma non si ferma qui, che anzi questi elementi sono ormai parte della sua genetica e non hanno bisogno di essere più citati nei suoi dipinti ( La città triste, 1997).
L'ultima serie di lavori, quelli presenti per la prima volta in questa mostra, formano un piccolo ciclo intitolato Le città degli animaletti lici, dal nome della regione della Turchia, la Licia appunto. Essi compongono il resoconto spirituale di un grand-tour verso Oriente che Leonardo percorre quasi come un viaggio a ritroso nell'infanzia, godendo della libertà di guardare con occhi ingenui e puri delle lumachine che sono forme assolute e disegnano tracce perfette della natura, quasi delle archeologie ( La città delle chiocciole dorate, 2003).
Da qualche tempo dei piccoli animaletti di vetro, inseriti dentro lo spazio del quadro, ravvivano la pittura come a voler mantenere un rapporto con la realtà esterna che si fa sempre più sfuggente e problematica. Sono elementi un po' spurii, giocosi, direi popolari, alleggeriscono un poco la tensione creativa ( La città dell'elefantino rosso, 2003, La città del pesce balik, arrabbiato, 2004).
Nella pratica di questa pittura diventata sempre più esigente e raffinata, i dipinti che vengono lentamente e laboriosamente alla luce presentano una mestica stratificata dove è possibile scorgere appunto molto pensiero e lunga rielaborazione, tutta giocata ormai nella monocromia, con piccole, quasi impercettibili, variazioni cromatiche.
Le nuove città della Licia sono ancor più luminose; la composizione del quadro registra piccoli segni, rilievi, passaggi appena vibrati e file di chioccioline concentrate e allineate come minuscoli tumuli cimiteriali.
Sono le chioccioline morte nel giardino di Ufuk che hanno riportato Leonardo indietro nel tempo, nel mondo incantato del gioco e dell'infanzia passata lungo il Po, sotto il Castello di Mesola. Per ogni artista è così importante il luogo delle prime scoperte, dei primi sogni a occhi aperti! La natura dei grandi spazi piatti nelle mille tonalità dei grigi, come il Delta sa mostrare allo sguardo sensibile!
Grigio del cielo e dell'acqua con poche lingue di terra giovane intorno...
Ci saranno anche le città del Po nel lavoro di Canella, anzi ci sono già sia nelle complesse stratificazioni delle cromìe che sono quasi delle argille luminose, plasmate, sia nel perimetro delle città che tendono ad una rappresentazione plastica, conclusa, quella propria della cittadella rinascimentale ( F. Ceccarelli "La città di Alcina", Architettura e politica alle foci del Po nel tardo Cinquecento, Il Mulino, Bologna, 1998 )
La natura davvero non ha bisogno di essere rappresentata e resa riconoscibile. Scriveva Felice Casorati a proposito delle sue scelte programmatiche: Di fatto ho sempre cercato il vero e posso anche dire che non ho mai avuto la preoccupazione di copiarlo servilmente. Scriveva poi che il quadro doveva avere il potere di generare una propria luce, e chiamatela poi spettrale subacquea lunare solare ... pur che sia la sua.
Il quadro deve conservare questa sua luce anche se collocato in una parete quasi buia, e anche quando venisse collocato al sole!
Sono affermazioni così pertinenti con il lavoro di Canella, anche oggi e proprio per questa visione della realtà e della natura che si colloca quasi un secolo dopo le considerazioni di Casorati.
Questa infatti è una pittura della misura, dell'attenzione, della sottrazione di elementi, della loro giusta e studiata relazione. Quindi nessun bisogno di rendere esplicite le forme, anche se la natura c'è, ma a Leonardo interessa di più la sua percezione, il suo sentimento: non quindi l'emozione di una natura viva e palpitante, il brivido informale per intenderci, ma la sua razionale ponderazione, la registrazione della sua presenza e anche della sua sconfitta, ormai fuori da ogni mito bucolico e da ogni illusione.
Laura Gavioli
Che la pittura abbia tanta vitalità è sorprendente.
La pittura del pensiero che si fa materia lieve, ma sicura, pennellata dopo pennellata, sulla superficie ristretta di un'idea... Il fondo ruvido della juta ben preparata, o della tela sottile, valorizza il contrasto con la raffinata stesura del colore chiaro, bianco, a volte quasi azzurro o quasi verde, adesso anche rosa, oppure viola cupo ma inondato di luce ( La città dell'ombra, 1997; La città dell'essenza,2001; La città della clorofilla, 2002; La città dei tentacoli rosa, 2002) .
Sono gli spazi ideali di Leonardo Canella, sospesi dentro i perimetri di una "città mentale" aperta a molti accadimenti fantastici, appunto le città visibili di cui hanno scritto gli acuti presentatori del suo ultimo catalogo.
Il perdurare della pittura con i suoi riti, dopo tanta dispersione e deprivazione e negazione della pittura, come abbiamo vissuto di recente, è quello che ci stupisce e ci apre il cuore. Pittura che ci viene da un giovane che ha consolidato la sua sensibilità con buoni studi che noi vediamo ben presenti dentro le sue immagini, come garanti di un approdo creativo sicuro, ma non stabile, dal momento che tutta la ricerca che ci ha mostrato fino ad oggi si mantiene su un equilibrio delicato che non vuole dichiarare impegnative scelte tra Klee, una lirica geometria e una velata appartenenza ai valori fondanti del '900 italiano.
Come può sfuggire, guardando questi dipinti, che il pensiero verso uno spazio ideale, ma non fisico, predilige la storia ferrarese di de Chirico con i suoi interni estraniati da una realtà fastidiosa, con i suoi giochi dei bambini e una atemporalità sospesa e onirica?
La visione di Leonardo, quasi un secolo dopo i sogni metafisici del pictor optimus, ha certo respirato le brume della città medievale, ne ha percepito le incertezze spaziali e urbanistiche, e l'odore del pane, ma non si ferma qui, che anzi questi elementi sono ormai parte della sua genetica e non hanno bisogno di essere più citati nei suoi dipinti ( La città triste, 1997).
L'ultima serie di lavori, quelli presenti per la prima volta in questa mostra, formano un piccolo ciclo intitolato Le città degli animaletti lici, dal nome della regione della Turchia, la Licia appunto. Essi compongono il resoconto spirituale di un grand-tour verso Oriente che Leonardo percorre quasi come un viaggio a ritroso nell'infanzia, godendo della libertà di guardare con occhi ingenui e puri delle lumachine che sono forme assolute e disegnano tracce perfette della natura, quasi delle archeologie ( La città delle chiocciole dorate, 2003).
Da qualche tempo dei piccoli animaletti di vetro, inseriti dentro lo spazio del quadro, ravvivano la pittura come a voler mantenere un rapporto con la realtà esterna che si fa sempre più sfuggente e problematica. Sono elementi un po' spurii, giocosi, direi popolari, alleggeriscono un poco la tensione creativa ( La città dell'elefantino rosso, 2003, La città del pesce balik, arrabbiato, 2004).
Nella pratica di questa pittura diventata sempre più esigente e raffinata, i dipinti che vengono lentamente e laboriosamente alla luce presentano una mestica stratificata dove è possibile scorgere appunto molto pensiero e lunga rielaborazione, tutta giocata ormai nella monocromia, con piccole, quasi impercettibili, variazioni cromatiche.
Le nuove città della Licia sono ancor più luminose; la composizione del quadro registra piccoli segni, rilievi, passaggi appena vibrati e file di chioccioline concentrate e allineate come minuscoli tumuli cimiteriali.
Sono le chioccioline morte nel giardino di Ufuk che hanno riportato Leonardo indietro nel tempo, nel mondo incantato del gioco e dell'infanzia passata lungo il Po, sotto il Castello di Mesola. Per ogni artista è così importante il luogo delle prime scoperte, dei primi sogni a occhi aperti! La natura dei grandi spazi piatti nelle mille tonalità dei grigi, come il Delta sa mostrare allo sguardo sensibile!
Grigio del cielo e dell'acqua con poche lingue di terra giovane intorno...
Ci saranno anche le città del Po nel lavoro di Canella, anzi ci sono già sia nelle complesse stratificazioni delle cromìe che sono quasi delle argille luminose, plasmate, sia nel perimetro delle città che tendono ad una rappresentazione plastica, conclusa, quella propria della cittadella rinascimentale ( F. Ceccarelli "La città di Alcina", Architettura e politica alle foci del Po nel tardo Cinquecento, Il Mulino, Bologna, 1998 )
La natura davvero non ha bisogno di essere rappresentata e resa riconoscibile. Scriveva Felice Casorati a proposito delle sue scelte programmatiche: Di fatto ho sempre cercato il vero e posso anche dire che non ho mai avuto la preoccupazione di copiarlo servilmente. Scriveva poi che il quadro doveva avere il potere di generare una propria luce, e chiamatela poi spettrale subacquea lunare solare ... pur che sia la sua.
Il quadro deve conservare questa sua luce anche se collocato in una parete quasi buia, e anche quando venisse collocato al sole!
Sono affermazioni così pertinenti con il lavoro di Canella, anche oggi e proprio per questa visione della realtà e della natura che si colloca quasi un secolo dopo le considerazioni di Casorati.
Questa infatti è una pittura della misura, dell'attenzione, della sottrazione di elementi, della loro giusta e studiata relazione. Quindi nessun bisogno di rendere esplicite le forme, anche se la natura c'è, ma a Leonardo interessa di più la sua percezione, il suo sentimento: non quindi l'emozione di una natura viva e palpitante, il brivido informale per intenderci, ma la sua razionale ponderazione, la registrazione della sua presenza e anche della sua sconfitta, ormai fuori da ogni mito bucolico e da ogni illusione.
Laura Gavioli
14
marzo 2004
Leonardo Canella – Le città degli animaletti lici
Dal 14 marzo al 04 aprile 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 17-20, sabato e festivi 10.30-12.30 / 17-20, martedì chiuso
Vernissage
14 Marzo 2004, ore 17